IL COLORE DEL GOL - il riscatto di un popolo attraverso il calcio
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Parte un progetto sportivo serio basato principalmente sull’orgoglio infinito dei giovani sanfratellani. Una passione calcistica che coinvolgerà ben presto l’intero paese e spingerà la squadra locale ad ottenere in due stagioni altrettante promozioni.
Un diario di bordo di un immaginario viaggio, ma la storia raccontata è assolutamente vera, come sono veri i protagonisti di una rivoluzione calcistica che tra mille problemi ha esaltato i veri valori dello sport. L’ascesa, la caduta e la rinascita di una piccola società come tante in Italia e nel mondo, ma la storia del San Fratello dispensa lezioni di buon senso. È come un ricettario per preparare il pasto della vittoria, puntando sui giovani, sul gioco, sul calcio così come l’hanno concepito i padri fondatori ed i più grandi interpreti di questo gioco.
“Il calcio è un gioco, se non ci divertiamo che gioco è”
Questa storia non è inventata e nessuno ci ha ricamato sopra per farla apparire come qualcosa di diverso. Non si tratta di raccontare le semplici vittorie di una qualsiasi squadra di calcio, ma la storia sportiva che si scontra con i problemi gravi di una comunità che ha rischiato seriamente di scomparire dalla faccia della terra; il conto salato degli errori, le vittorie che hanno illuso perché costruite solo con i soldi, i continui passaggi a vuoto ed, infine, una nuova metodologia con l’instaurarsi di una mentalità vincente che porterà alla gloria; un progetto sportivo basato sul settore giovanile, sull’entusiasmo della gente e sul sano divertimento.
“Una squadra fatta di grandi uomini che condividevano un’identica passione. Una lezione da imparare per tutto il calcio italiano, anche quello professionistico, perché storie come quella del San Fratello fanno bene allo sport, come acqua nel deserto per il nostro calcio costantemente in crisi e privo di idee, orfano di grandi uomini e recentemente anche con poche storie belle da raccontare”
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IL COLORE DEL GOL - il riscatto di un popolo attraverso il calcio - Carmelo Emanuele
Nardo
Il colore del gol
Il riscatto di un popolo attraverso il calcio
San Fratello – Alcara (1-1 d.t.s.), il gol di Ciro Gerbino I realizzato al 119’ che promuove il San Fratello in Prima Categoria
Copyright © Carmelo Emanuele 2016
Ed. Streetlib srl
Il colore del gol
Il riscatto di un popolo attraverso il calcio
carmelo.emanuele@hotmail.it
In copertina anteriore: foto di Delfio Bellitto
In copertina posteriore: foto di Pippo Maggiore
Indice
4 Presentazione
6 Perché questa pubblicazione
8 C’era una volta…
13 All’ombra della Promozione
21 Il castello di carta
26 L’apice prima della catastofe
42 Quella maledetta domenica
47 La caduta
57 Un nuovo anno zero
76 I giorni della fenice
91 L’esordio in campionato
96 Casa dolce casa
101 Un periodo difficile
112 Uno per tutti e…
118 Il delirio all’improvviso
131 Una efficace programmazione
151 Dentro un girone di ferro
158 Obiettivo salvezza, ma…
166 La svolta in campionato
179 Il duello con la Nuova Acquedolci
205 Passione neroverde
230 Dall’album dei ricordi
243 Crediti e Ringraziamenti
Presentazione
"La pazienza vale a volte più dell’intelligenza"
Hermann Hesse
Un diario di bordo in un immaginario viaggio a San Fratello, un piccolo paesino sui monti Nebrodi della Sicilia. Ma la storia raccontata è assolutamente vera, come sono veri i protagonisti di una grande rivoluzione calcistica che tra mille problemi ha esaltato i veri valori dello sport.
In questo splendido angolo di Sicilia si vive quotidianamente il dramma dello spopolamento delle montagne, un fenomeno che sta svuotando l’entroterra siciliano. I giovani vanno via principalmente perché manca il lavoro, altri scappano a pochi chilometri sulla vicina costa, che garantisce un clima più mite, maggiori servizi e una viabilità più diretta e rapida con le grandi città dell’isola. Eppure a San Fratello, nei primi anni del duemila, il calcio raggiunge un inconsueto apice di successo, la squadra locale infatti centra una serie incredibili di promozioni scalando una categoria dopo l’altra.
Ma questo è un sogno effimero, senza basi né fondamenta per durare a lungo, perché spinto principalmente da grandi finanziatori, mentre la vera rivoluzione si compie alle spalle delle vittorie della prima squadra. C’è un settore giovanile che nasce, vince e si diverte, dove i protagonisti sono dei bambini e un giovane mister alle prime armi, Carmelo Emanuele.
Quando San Fratello viene colpito da un violento dissesto idrogeologico tutto si sgretola sotto gli occhi increduli della popolazione: il campo di calcio viene occupato dalla Protezione Civile, la società di calcio viene ceduta, il settore giovanile soppresso. Il paese entra in una delle fasi più difficili della sua lunga storia, ci sono interi quartieri devastati, la gente è depressa e lo spopolamento continua inesorabile.
Dalle macerie però un gruppo di ragazzi, gli stessi protagonisti di quella rivoluzione con a capo lo stesso comandante di quella nave che tanto bene ha fatto col settore giovanile, decidono che è giunto il momento di ripartire. I giovani ritrovano l’entusiasmo, la passione per il calcio, l’orgoglio e il senso di appartenenza ad una comunità ancora una volta ferita dal destino.
Ricominciano gli allenamenti senza una struttura sportiva, in mezzo ai container, tra le strade del paese. San Fratello ha di nuovo una squadra, un logo con cui identificarsi, due colori il nero e il verde ritornano attuali e sgargianti sotto il vessillo portato dai giovani locali. Un’intera comunità coinvolta nella rinascita di una passione sportiva che traina la squadra verso due promozioni volute e cercate a furor di popolo. Vittorie frutto del lavoro e dell’umiltà di una comunità laboriosa come quella sanfratellana. È il trionfo dello sport come in un romanzo a lieto fine. Un testo, quindi, che racconta l’ascesa, la caduta e la rinascita della passione nero verde
, ma è anche un libro che dispensa lezioni di buon senso, un ricettario per preparare il pasto della vittoria, puntando sui giovani, sul gioco, sul calcio così come l’hanno concepito i padri fondatori ed i più grandi interpreti di questo gioco.
Antonio Longo
Perché questa pubblicazione
Non è il buono contro il cattivo e fare in modo che vinca il buono. Il senso del calcio è che vinca il migliore in campo, indipendentemente dalla storia, dal prestigio e dal budget
Johan Cruijff
Ho conosciuto Carmelo Emanuele nella stagione calcistica 2014-15, al debutto da allenatore nella prima squadra del San Fratello. Lo chiamavo diverse volte al telefono, per avere delucidazioni sull’andamento delle gare del suo San Fratello. Con lui avrei potuto parlare per ore di calcio, non si sarebbe mai stancato, ma soprattutto mi ha colpito la sua idea calcistica, diversa, innovativa per il mondo dilettantistico che siamo abituati a vedere. Il calcio è un gioco, se non ci divertiamo che gioco è
, diceva sia che la partita andava bene sia quando andava male. In lui la passione per il calcio si percepisce dal tono della voce, dalla voglia di raccontarti come sono andate realmente le cose.
Dopo aver ottenuto la promozione dalla Terza alla Seconda Categoria mi disse che sul suo San Fratello si sarebbe dovuto scrivere un libro, perché quella vittoria era simbolica per il suo paese, caduto in sfortuna dopo una frana che ne aveva decimato la popolazione, in fuga verso altri lidi. L’amor patrio lo aveva spinto ad affrontare una scommessa quasi impossibile, riportare l’entusiasmo ad un popolo demoralizzato, umiliato dalla natura e da scelte spesso inconcepibili con il progresso.
Questa storia non è inventata e nessuno ci ha ricamato sopra per farla apparire come qualcosa di diverso. Non si tratta di raccontare le semplici vittorie di una qualsiasi squadra di calcio, ma la storia sportiva che si scontra con i problemi gravi di una comunità che ha rischiato seriamente di scomparire dalla faccia della terra; il conto salato degli errori, le vittorie che hanno illuso perché costruite con i soldi, i continui passaggi a vuoto ed, infine, una nuova metodologia con l’instaurarsi di una mentalità vincente che porterà alla gloria; un progetto sportivo basato sul settore giovanile, sull’entusiasmo della gente e sul sano divertimento.
Il testimone principale di questa appassionante storia è proprio Carmelo Emanuele con i suoi scritti, i suoi pensieri e le sue annotazioni che raccontano come tutto ebbe inizio. Due anni fa, poi, quell’idea calcistica trova vita in una squadra, come dice il giovane tecnico, fatta di grandi uomini che condividevano un’identica passione. E dopo la seconda promozione consecutiva questo San Fratello il libro se lo è davvero meritato.
Bisogna ammettere che questa piccola società ha fatto di più di una semplice vittoria sul campo, ha dato gioia e speranza a tutta la sua comunità, ha insegnato come vincere dando fiducia ai giovani, ha dato a tutti gli appassionati di calcio dispersi per il mondo una lezione semplice da imparare: i sogni si possono realizzare con il duro lavoro, una sconfinata passione e continui sacrifici.
Una lezione da imparare per tutto il calcio italiano, anche quello professionistico, perché storie come questa del San Fratello fanno bene allo sport, come acqua nel deserto per il nostro calcio costantemente in crisi e privo di idee, orfano di grandi uomini e recentemente anche con poche storie belle da raccontare.
Michele Di Nardo
C’era una volta…
"Il calcio per me è sempre stato un modo
per rendere migliore un uomo"
Arrigo Sacchi
Agosto 2004
Mi è stato chiesto di mettere insieme una rosa di giocatori dai 6 ai 10 anni, per svolgere un torneo a Santo Stefano di Camastra. Grazie alla gestione del campetto di San Fratello conosco diversi bambini bravi, che periodicamente svolgono insieme a me, ed a passatempo, degli esercizi di tecnica di base. Dopo questo torneo ho capito il reale potenziale dei giovani del mio paese. Continuerò a giocare a calcio, contemporaneamente però mi piacerebbe iniziare ad allenare sul serio questi giovani.
Marzo 2005
A San Fratello quando si parla di sport inevitabilmente si deve parlare di calcio, perché le sole strutture sportive che esistono sono calcistiche. Le origini di questo sport nel nostro paese sono ricche di ingredienti comuni ad altri luoghi come il sudore, i sacrifici, la passione; e ingredienti meno comuni come l’asfalto, l’alcol e la presunzione.
La storia parla di figli della strada che avevano come passatempo preferito calciare una palla, anche per dimenticare i numerosi problemi che le famiglie avevano nel post-guerra. Quel gioco tanto amato dagli italiani, che è entrato a far parte della cultura del nostro Paese, un tempo veniva vissuto in modo diverso anche dai sanfratellani. Negli anni settanta iniziava a muovere i primi passi la rappresentativa di San Fratello e il paese dei cavalli e dei giudei diventava anche il paese del calcio. La gente che vedeva le partite era tanta, e veramente appassionata, per un centro che iniziava il lento declino di residenti che tuttora continua inarrestabile.
Una formazione del San Fratello nel 1974
Le cose funzionarono bene per un po’ di tempo, ma il resoconto dopo tanti anni non è da considerarsi certo degno. Viene da chiedersi: Perché all’inizio degli anni ’90 il calcio è morto a San Fratello? Perché la nostra prima squadra non ha mai superato la seconda categoria? Perché dei nostri giovani solamente uno ogni dieci anni riesce ad affermarsi almeno in un campionato di Promozione?
Azzardando si può dire che molte risposte a queste e altre domande simili, potrebbero essere le seguenti. L’educazione calcistica è una materia sconosciuta a San Fratello! E la presunzione di certe persone ha fatto il resto. Bisogna poi aggiungere che la cultura di sport è errata nella maggior parte dei giovani che lo praticano, mentre la cultura dell’alcol è quasi appoggiata
dai genitori. Alcuni preferirebbero vedere il figlio sulle orme del padre nei bar e nelle cantine, invece di perdere tempo a correre dietro ad una stupida palla!
Se si mettono insieme tutte queste cose, sembra quasi un miracolo che qualche volta il San Fratello abbia giocato anche in Seconda Categoria. Il fondo fu toccato, come detto, agli inizi del ’90, quando un giovane appassionato poteva giocare solo nelle strade, come trent’anni prima. Io l’ho vissuta in prima persona, e mentre negli altri paesi i giovani crescevano frequentando le scuole-calcio, io e i miei amici frequentavamo le scuole e basta! Nel senso che, abbiamo sempre giocato nei cortili delle scuole medie ed elementari
.
Se si osava mettere piede nel Campo Sportivo Gagliani, c’era il rischio di beccarsi il tifo
(e non è un riferimento a quello da stadio, ma alla pericolosa malattia) perché, nel frattempo il campo sportivo era diventato un campo di animali. Che dire poi dell’idea del Comune di organizzare in quel luogo le mostre?! Come se in tutto il territorio di San Fratello, non ci fossero altri posti disponibili! In quel periodo i ragazzi più promettenti erano chiusi anche a livello dilettantistico. Ma per fortuna qualcosa di lì a breve cambiò!
Il San Fratello vincitrice del campionato di Terza Categoria 1998-99
La nuova era incominciò nel 1996, quando il prof. Benito Carroccio decise di fondare la Polisportiva San Fratello, che cedette nel 2002 (sei stagioni, cinque in Terza Categoria e una in Seconda, e la vittoria del campionato di Terza nel 1998-99), lasciando spazio all’Asc San Fratello che ha iniziato un programma di tutto rispetto con l’intenzione di conquistare a breve la Prima Categoria. E la fondazione della squadra allievi, con relativa partecipazione al campionato provinciale di categoria, sembra essere un punto d’inizio molto positivo.
Con il nuovo secolo sono arrivate anche le tanto attese strutture: l’adeguamento del Campo Sportivo Gagliani e il nuovo Impianto Sportivo Polivalente Paolo Carroccio, per adesso riconosciuto nel campo di calcio a 5. E anche se queste due opere sono incomplete, si spera di non dover aspettare un altro secolo per il completamento o per nuove strutture sportive.
Dicevamo, è grazie alla Polisportiva fondata da Benito Carroccio se San Fratello riscopre il calcio, anche se le cose non sono più come una volta. La pay-tv ha svuotato tutti i campi dilettantistici, togliendo tifosi e attenzione. E se in passato per questioni culturali, la famiglia, la scuola, il lavoro e l’alcol erano inversamente proporzionali alla carriera calcistica, oggi si deve fare i conti anche con i videogiochi, la Tv, la droga e tutte quelle altre piccole cose che ubriacano la mente delle nuove generazioni.
Nonostante tutto arriviamo ai giorni nostri, dove grazie al sacrificio, all’impegno e alla passione di persone devote a questo sport (l’attuale amministrazione di San Fratello, la dirigenza delle società dell’ASC e del CP San Fratello), il nostro paese può vantarsi di essere uno tra i paesi più attivi sui Nebrodi sul piano calcistico.
La partecipazione alla Terza categoria fuori classifica
, al campionato provinciale Allievi, al campionato di serie D di calcio a 5, ed ancora, la partecipazione al campionato Esordienti e Pulcini, e un progetto partito questo inverno dedicato ai bambini delle scuole elementari, medie e superiori. Tutti questi progetti danno fiducia per il futuro, almeno sul piano sportivo. Aggiungiamoci i due tornei che vengono disputati in estate: il Memorial Paolo Carroccio e il Torneo dei Quartieri, ed ecco che a San Fratello si respira tutto l’anno aria di calcio. Auguriamoci che questo sia solo l’inizio, ed a proposito di inizio, sarebbe pure ora che iniziassero a fare sport le donne!
All’ombra della Promozione
"Alla radice di tutto c'è che i ragazzini
si devono divertire a giocare a calcio"
Johan Cruijff
10 maggio 2007
Si può vincere contro lo Sport Training? E' la domanda che mi frulla in testa da dicembre, subito dopo la sconfitta per 1 a 6 che ha lasciato poco all'immaginazione. Penso che questo sia l'anno giusto per battere quelli che finora sono stati gli imbattibili per tutti. Loro fanno selezione in un paese cinque o sei volte più grande di San Fratello, inoltre prendono i migliori dei paesi limitrofi. Noi siamo tutti sanfratellani, ma con questi miei giovani allievi lavoro ormai da tre anni, ed hanno fatto negli ultimi cinque mesi passi da gigante, mi seguono, si allenano con costanza, credono nella vittoria. E questa partita inserita in calendario il 10 maggio è forse un segno del destino.
Potrei chiamare anche oggi stesso in federazione e farla rinviare, visto che oggi è la festa patronale a San Fratello. Un'ottima giustificazione per evitare una possibile figuraccia. Perché questa festa si caratterizza per un pellegrinaggio su un monte nei pressi di San Fratello dove c'è un antico Santuario. La festa, che si svolge principalmente in mattinata, è molto stancante. La gente sta per diverse ore sotto il picco del sole, la salita al monte è molto ripida e, infine, la presenza di numerosi esemplari di cavalli rende la festa una specie di corrida per le vie del paese. Qualche anno fa la festa cadde
di sabato, ed io partecipai insieme ai miei amici. Tornammo a casa verso le cinque del pomeriggio, mi coricai sul divano e mi addormentai per un paio d’ore dalla stanchezza. L'indomani avevo un'importante gara di campionato e solo a fine partita compresi quanto quella festa mia aveva stravolto.
Eppure oggi sento che sarà diverso, bisogna compiere un'impresa, un miracolo sportivo se vogliamo, ma sento che è possibile. L'ho percepito già nelle prime due partite della fase primaverile, ogni singolo componente della nostra squadra è in crescita costante. Ho chiesto ai bambini un sacrificio pesante: rinunciare alla festa o, in alternativa, non partecipare in maniera attiva, non andare a cavallo, non stare al sole, bere molta acqua, non fare quella salita verso il santuario.
Ho fatto un giro durante la festa e non ho visto nessuno dei miei allievi. Ci siamo! Alle 18,30 comincia la partita. Io gioco senza attaccanti, facendo