La lunga notte di Kevin (Vivi le mie storie)
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About this ebook
L'autrice
Dopo aver pubblicato quattordici romance storici per I Romanzi Mondadori, due thriller storici per Fanucci Leggereditore, e un contemporaneo brillante (Sotto la stessa luna), Ornella Albanese ha deciso di procedere personalmente, nella collana Vivi le mie storie, alla seconda edizione dei suoi romanzi contemporanei, editi anni fa dalla casa editrice Le Onde.
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La lunga notte di Kevin (Vivi le mie storie) - Ornella Albanese
storie
1
Un trillo insistente lo strappò al sonno.
Kevin imprecò annaspando sotto il lenzuolo per tirare fuori una mano e bloccare la suoneria. Poi aprì gli occhi e mise a fuoco il display della sveglia. Perché diavolo l’aveva puntata alle otto, se era sabato?
Ma subito si ricordò che quello era un giorno speciale. E che il successivo lo sarebbe stato ancora di più.
Era la vigilia del suo matrimonio.
Si sollevò a sedere, all’improvviso ben sveglio, ma poi scivolò di nuovo sotto il lenzuolo con pigra soddisfazione. Aveva voglia di poltrire ancora qualche minuto, mentre delineava il piano della giornata.
Aveva molte cose da fare, come controllare abito e accessori, chiudere la valigia, passare a prendere le fedi nuziali. E poi scegliere il bouquet, dal momento che Cathleen sosteneva che fosse compito dello sposo pensare ai fiori. Cos’altro? Ah sì, doveva ricordare gli orari a Preston, il suo testimone, che sarebbe stato capace di arrivare in ritardo persino a una cerimonia nuziale. E poi un salto da Cathleen, naturalmente.
Bene, si disse, era fatta.
Aveva investito tempo, denaro ed energie, ma alla fine aveva raggiunto il suo scopo. Stava per sposare Cathleen Lee Thompson e neppure nei suoi sogni più sfrenati si era spinto così lontano. Marito della figlia e socio del padre. Il più prestigioso studio legale della California gli avrebbe aperto le porte. Di più. Un tappeto rosso si sarebbe srotolato al suo passaggio. Il vecchio Thompson stravedeva per lui. Era stato così terrorizzato all’idea che la piccola Cathleen sposasse un qualche inetto arrampicatore sociale, che non gli era sembrato vero quando invece il più promettente giovane avvocato di Los Angeles l’aveva chiesta in moglie.
Thompson aveva accordato in fretta il suo consenso. Ci aveva messo persino meno tempo di quanto ne avesse impiegato Cathleen per dirgli di sì. Una passeggiata sul velluto. Poteva essere orgoglioso di se stesso. Tutto quello per cui aveva duramente lavorato si stava concretizzando.
La sua futura sposa era letteralmente in estasi, ancora incredula al pensiero di essere riuscita a conquistarlo. Perché lui era tutt’altro che da buttar via. Fisico notevole, cervello e volontà d’acciaio, meritava appieno tutto quello che stava per avere. Sarebbe stato un marito all'altezza per Cathleen, e un valido aiuto per il padre. Jacob Thompson si dava ancora da fare, testardo e puntiglioso come tutti i vecchi, ma presto avrebbe dovuto lasciare a qualcun altro le responsabilità più gravose. E lui era lì per farsene carico.
Kevin sogghignò. Finalmente avrebbe avuto quello che aveva sempre desiderato. Forse non proprio sempre, a voler essere onesti, ma non poteva risalire alla preistoria. Diciamo che da quando il suo cervello aveva cominciato a funzionare nel modo dovuto, senza lasciarsi distrarre da stupidi idealismi, lui aveva fortissimamente desiderato solo due cose: soldi e potere. E ora li avrebbe avuti entrambi. Cosa gli si chiedeva in cambio? Solo di scandire un monosillabo davanti a un altare. Un piccolo, insignificante monosillabo.
Kevin si allungò nel letto, sospirando beato. Poi fece ruotare lo sguardo nella stanza.
«Ho chiuso con tutto questo» affermò con forza, a voce alta.
Sì, aveva chiuso con il suo inadeguato appartamento da single, con la ragazza a ore più disordinata di lui, con i pasti consumati velocemente in un fast food economico.
Lui e Cathleen avrebbero abitato in una villa a due piani, avrebbero avuto giardiniere e servitù, e anche un autista personale che lo avrebbe riaccompagnato a casa per il pranzo e poi, subito dopo, riportato in ufficio. La piccola aveva detto a suo padre che detestava pranzare da sola e naturalmente lui aveva subito provveduto. Bastava solo organizzarsi, e Kevin avrebbe potuto lavorare durante il tragitto dallo studio a casa e viceversa. Ecco a cosa serviva l’autista.
Suo suocero aveva quel difetto. Aveva sempre organizzato in ogni dettaglio la vita delle persone che lo circondavano, e adesso ci stava provando anche con lui. Kevin doveva solo avere pazienza. Sarebbe stato docile e disponibile per... quanto tempo? Un anno? Due anni? Ma nel frattempo si sarebbe ritagliato degli spazi suoi, nel lavoro e nella vita. Sarebbe stato gentile con Cathleen, l’avrebbe trattata con rispetto, ma nessuno avrebbe potuto pretendere che le fosse anche fedele. Non era stato fedele a donne che gli piacevano fisicamente, che erano belle e desiderabili, come avrebbe solo potuto pensare di esserlo con quella scialba ragazza, la cui unica attrattiva era lo studio legale del padre?
Cathleen non era bella, e neppure particolarmente sveglia. Priva di qualsiasi interesse, era incapace di provare slanci per nulla che non fosse estremamente costoso. Suo padre continuava a viziarla esaudendo tutti i suoi desideri prima ancora che lei facesse la fatica di formularli. Inutile raccontarsi storie, quello era il reale, deludente identikit della sua futura moglie. Ma a lui non importava. Avrebbero condiviso quella splendida villa, le avrebbe fatto costosi regali, qualche volta l’avrebbe amata con doverosa passione. Era tutto quello che Cathleen si aspettava da lui e tutto quello che era disposto a darle.
Kevin corrugò la fronte. I suoi pensieri stavano prendendo una piega che non aveva previsto ma, per una volta, non si costrinse a pensare ad altro.
Tutto sommato, gli andava bene così. L’obiettivo che si era posto stava per essere raggiunto e solo quello contava. L’amore che ruba i pensieri, la passione ardente che non fa dormire... sensazioni troppo invadenti per lui, a quel punto della sua vita e della sua carriera. E poi erano secoli che non provava nulla di simile, probabilmente non ne era più neppure capace. Una tranquilla convivenza senza problemi e il brivido di qualche appagante avventura extra-coniugale. Non voleva altro. E non aveva dubbi: il suo sarebbe stato un invidiabile, riuscitissimo matrimonio di convenienza.
Lo squillo del telefono interruppe i suoi pensieri. Allungò una mano verso il comodino, ma poi si fermò. Poteva essere solo Cathleen e in quel momento non aveva voglia di parlare con lei. Voleva soltanto rimanersene ancora un po' a letto per godersi in santa pace quella eccitante vigilia di matrimonio.
Lasciò squillare il telefono, poi udì la frase registrata per la segreteria. Dopo il segnale acustico, una voce femminile leggermente su di tono. «So che sei in casa, Kevin! Ti ho lasciato un altro messaggio ma non mi hai richiamato. Ho bisogno di parlarti. Mi hanno detto che ti sposi domani. Vuoi rispondermi, bastardo?»
Kevin sorrise. La ragazza misteriosa dava per scontato che lui riconoscesse la sua voce. Ma non era stata l’unica donna della sua vita e, a quanto pareva, neppure indimenticabile. Forse, se gli avesse lasciato il nome o almeno il numero di telefono, avrebbe anche potuto richiamarla. Ma lei doveva essere molto sicura di sé. Molto sicura di aver lasciato tracce indelebili. Forse Gwen? Gwen era stata un tipo così.
Al diavolo, non poteva lasciarsi distrarre da una Gwen qualsiasi o da chiunque altra. Almeno non la vigilia del suo matrimonio. Se la ragazza avesse richiamato di lì a un paio di settimane, sogghignò con compiaciuto cinismo, forse sarebbe stato diverso. Di ritorno dalla luna di miele, avrebbe potuto cominciare a organizzarsi.
Con un movimento brusco, gettò le gambe fuori dal letto. Era ora di alzarsi e aveva proprio bisogno di un caffè.
Si diresse fischiettando verso la cucina e, quando passò davanti al grande specchio del corridoio, lanciò un rapido sguardo alla sua immagine riflessa. Non doveva farsi troppi scrupoli, decise. Dopo tutto, in cambio di soldi e di potere, stava dando a Cathleen se stesso. E non era neppure da escludere che soldi e potere non sarebbero arrivati ugualmente, considerato il suo brillante inizio di carriera. Avrebbe dovuto, però, aspettare troppo e lui non era un tipo paziente.
In cucina si preparò un caffè bollente e lo bevve a piccoli sorsi, seduto su uno sgabello. Per un attimo si chiese come sarebbe stata la sua vita se, secoli prima, tutto fosse andato come avrebbe dovuto. Ma fu soltanto una frazione di secondo. Infastidito, Kevin scacciò quell’irritante fantasia e tornò a concentrarsi sul presente. E sul suo immediato futuro. Però la cosa non gli riuscì così bene come solo pochi attimi prima. Una strana irrequietezza lo infastidì, un nervosismo insolito.
Allora si alzò di scatto e tornò in camera da letto. Tanto valeva vestirsi e uscire.
Ho bisogno di una doccia, decise, aprendo la porta del bagno. Uno scroscio veloce, poi, ancora in accappatoio, spalancò le ante dell’armadio.
Il suo guardaroba era molto ricercato, decisamente al di sopra delle sue possibilità, ma lui aveva sempre saputo che occorreva investire soldi per fare soldi. Quindi, quel guardaroba era stato un ottimo investimento.
Indossò un paio di pantaloni color tabacco e una leggera camicia sabbia. Poi prese le chiavi della macchina e si avviò a lunghi passi verso l’ingresso. Immerso nei suoi pensieri, girò la chiave nella serratura e aprì la porta con un movimento deciso.
La ragazza sussultò spalancando i grandi occhi chiari su di lui.
Kevin dissimulò la sorpresa e la scrutò divertito. «Ciao, Gloria, cosa ci fai sul mio zerbino?»
Lei riacquistò all’istante il suo sangue freddo. Il che non le costò la minima fatica, dal momento che era sempre stata uno splendido animale a sangue freddo. «Stavo appunto per premere il campanello» disse, in tono gelido.
«Sto uscendo» le rilanciò Kevin, rimanendo fermo sulla porta. Non aveva nessuna intenzione di invitarla a entrare.
Ma lei non si spostò