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Per sognare ancora
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Per sognare ancora

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About this ebook

In questo libro Zerka Toeman Moreno ci racconta la propria vita narrandoci storie di coraggio e di sopravvivenza, di incrollabile determinazione, di garbata dignità, di acuta ironia, di etica e di grande, profonda umanità. La voce interiore che accompagna l'autrice in tutto il suo cammino l'ha portata inevitabilmente ad incontrare J.L. Moreno con il quale ha sviluppato e divulgato il metodo psicodrammatico ovunque nel mondo. Se è vero che lo psicodramma ha influito profondamente sulla sua vita è lecito affermare che Zerka T. Moreno è colei che più di chiunque altro ha influito profondamente sulla vita dello psicodramma.
LanguageItaliano
Release dateJun 7, 2016
ISBN9786050453614
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    Per sognare ancora - Zerka Toeman Moreno

    Moreno

    Nota dell'editore

    Edward Schreiber Direttore della Zerka T. Moreno Foundation

    È stato un onore lavorare con Zerka per quasi quattro anni nell'organizzazione, preparazione ed editing delle sue memorie. È stata un'esperienza vivificante avere uno scambio duraturo con una persona tanto straordinaria. Zerka era stata l'editor dei libri di J.L. Moreno, quindi con molta umiltà mi sono avvicinato al ruolo di editore per questo lavoro. Alle volte lei modificava le mie modifiche ed alle volte i miei commenti erano d'aiuto a chiarire la sua storia. Le sono grato per il suo lavoro, per la sua vita e per l'ispirazione che ha offerto a così tante persone. Queste memorie sono una raccolta di racconti, così come lo sono quelle di un altro grande in questo ambito: Milton Erikson. Questo libro contiene storie riguardanti la famiglia Moreno, storie che narrano di una vita dedicata all'umanità, al raggiungimento della natura divina che sta in noi, al risveglio del centro di guarigione autonomo.

    Sono grato al Dottor Robert Landy e a Marcia Karp per le prefazioni ed al Dottor Richard Buchanan per la postfazione. Hanno offerto una cornice alla storia di Zerka, un preambolo ed un post scriptum di per sé degni di nota. Sono riconoscente al Dottor Jonathan D. Moreno per i suoi consigli e la sua guida, a Brian Donoghue del Mental Health Resources per l'eccezionale supporto offerto nel processo di pubblicazione. I loro saggi, flessibili ed onesti punti di vista, sono stati essenziali per la realizzazione di questo progetto.

    Le memorie di Zerka sono allo stesso tempo un'autobiografia spirituale, la storia della nascita e dello sviluppo di una teoria ed un metodo che influenzano il mondo intero. La trasformazione umana come impulso evolutivo non dettato solo dalla sopravvivenza ma, necessaria per il materializzarsi della spontaneità e della creatività nella sua forma ed ispirazione, pulsano in tutto il libro. Dalle prime descrizioni delle voci udite e seguite, nel coraggioso desiderio di creare una nuova vita, alla perdita dell'arto, passando per la sua relazione personale e professionale con J.L. Moreno, rendono questa storia un risveglio esistenziale. L'influenza di Zerka è stata universale e, come per suo marito, rimane una voce sul palcoscenico del mondo. La sua storia cattura la necessità umana di una fine delle sofferenze e di una giustizia per questo mondo. Come un maestro Zen tamburella sull'anima per risvegliarla al potere che possiede, per creare e ricreare se stessa. Questo libro incoraggia ognuno di noi a realizzare delle vite piene, amorevoli e significative.

    Racchiuse nel libro ci sono le formule per l'avvento di una coscienza evoluta. C'è una storia ancora più grande di quella della sua vita e della sua anima: c'è quella riguardante una relazione con il Grande Spirito, avvertito, percepito e seguito. Questo ultimo libro, lascito del lavoro di J.L. e di Zerka T. Moreno, contiene tutta la storia di questo risveglio.  

    Prefazione di Robert Landy

    Durante un recente viaggio in Grecia per lavorare con un gruppo di psicodrammatisti mi sono concesso un giorno libero per entrare nel ruolo di turista. Ho domandato di un luogo significativo ed a poca distanza da Atene dove potermi recare e i miei studenti mi hanno consigliato caldamente di visitare il Monte Parnaso a Delfi, sede dell'antico oracolo di Apollo e mitica dimora di Orfeo e delle Muse. Immediatamente mi emozionai e cominciai a chiedermi se fosse possibile consultare l'oracolo. Non avevo domande particolari da porre ma portavo con me i soliti dubbi riguardo l'esistenza, specialmente quando mi trovavo in terre straniere. Arrivato ai piedi del Monte Parnaso iniziai la salita ed in poco tempo giunsi al tempio di Apollo, delimitato da sei colonne doriche. Il mio corpo di solito rileva la presenza di un centro spirituale ma sentii poco mentre osservavo le rovine. Né le muse, né Apollo si manifestarono a me ed io da parte mia non avevo niente da offrire o da chiedere. Continuai quindi a salire ed in poco tempo arrivai ad un anfiteatro poco oltre il tempio, in mezzo ad altri turisti come me. Mi sentii piccolo nel mio corpo. C'era però un altro sentiero da salire quindi continuai. Riprendendo fiato per un momento vidi un'insegna che recava la scritta stadio. Mentre mi avvicinavo vidi in alto, sopra il tempio ed il teatro, l'arena sportiva, che sapevo essere il luogo dove si svolgevano i giochi pitici, precursori dei giochi olimpici. Mi chiedevo perché lo stadio si trovasse allo zenith ed il tempio al nadir. Per qualche ragione ebbi difficoltà nel lasciare questo luogo, la meglio conservata delle rovine del Monte Parnaso. Volevo intensamente crogiolarmi nella luce degli dèi sottostanti. Lasciai lo stadio, discesi, e non appena raggiunsi il teatro avvertii una piccola scossa elettrica in cima alla spina dorsale, un bruciore che mi arrivò alla testa. La domanda che dovevo porre non era stata ancora formulata ma mi arrivò presto ed arrivò dal corpo. Fu qualcosa di questo tipo: Cosa mi ha guidato qui e cosa aveva da dire alla mia psiche questo luogo mitico? La risposta giunse immediatamente: cosa mi ha condotto qui è stata la saggezza degli antichi greci nel concepire spazi armonici in natura ed il messaggio di Delfi faceva parte di questo progetto. È chiaro che il teatro, che si trova tra il tempio e lo stadio è lo spazio terapeutico principale. Rappresenta un luogo sia fisico che psichico ed un principio che integra il corpo e lo spirito.

    Mentre leggevo le memorie di Zerka Toeman Moreno – in realtà non le ho lette bensì attraversate, come fosse un viaggio – l'immagine di Delfi continuava ad apparire di fronte ai miei occhi. La storia di Zerka rappresenta un viaggio alla ricerca di un centro, un principio integrativo forte abbastanza da tenere uniti il corpo e lo spirito. Nella narrazione della storia di Zerka il corpo è sia fragile che resiliente, non in competizione con gli altri ma con se stesso, in un ben più grande compito olimpico. Troviamo la fase della centralità del corpo nella descrizione che Zerka ne fa rispetto alla perdita del braccio e nella scoperta di un doppio fantasma, nella ciclica malattia mentale della sorella, nella dolce morte del suo amato Moreno, nel suo attaccamento e nella perdita di Merlyn Pitzele. Zerka descrive il corpus della vita lavorativa di Moreno come condotta in situ, o su un palcoscenico psicodrammatico attraverso corpi in azione.

    Emerge dalla sua storia che lo spirito è il tratto maggiormente presente nella visione di Moreno in cui gli umani sono esseri cosmici e come sostiene anche Teilhard de Chardin: non siamo esseri umani in un un viaggio spirituale ma esseri spirituali in un viaggio umano.

    In molte delle riflessioni sulla sua vita con Moreno, Zerka si riferisce alla sua relazione come ad un viaggio cosmico pieno di misteri e di prove da superare.

    Al centro del suo corpus e del suo cosmo (come ho scoperto a Delfi) si trova il teatro o, per usare dei termini moreniani, il principio spontaneità-creatività. Questo principio non solo ha condotto Zerka in visita a molti teatri americani ed in giro per il globo, ma l'ha guidata al nuovo mondo ed alla sua profonda connessione con Moreno, suo mentore, collaboratore ed amato. Aggiungerò quindi che, non è solo il teatro della spontaneità a trovarsi tra il corpus ed il cosmo, ma anche il teatro della co-creazione, della relazione.

    Arrivai allo psicodramma poco dopo la morte di Moreno, alla metà degli anni '70. Stavo affrontando il mio viaggio, cercando forme creative di cura e un'integrazione dei miei interessi accademici rivolti al teatro, la psicologia, l'educazione e la letteratura. A quei tempi nel campo della drammaterapia non esisteva un movimento organizzato. Avevo studiato la terapia della Gestalt in California con George Brown, che era stato scelto da Fritz Perls per trasformare l'educazione pubblica secondo i principi della Gestalt. Ma, nonostante i proclami di Perls, il suo lavoro sembrava derivare da altre teorie ed incompleto, poichè mancante di un'attenzione alle dimensioni sociali e somatiche del trattamento. Mi imbattei anche nel libro di Richard Courtney Play, Drama and Thought, un inglese che lavorava in Canada e che sviluppò un ambito di ricerca chiamato Developmental Drama basato sui principi del teatro educativo. Questa pratica era stata applicata nelle scuole primarie e secondarie in Inghilterra, Canada e Stati Uniti sin dall'inizio del Ventesimo Secolo. Courtney divenne un mentore ed io ammiravo l'ampiezza della sua conoscenza nell'ambito delle scienze sociali, umane, e delle arti drammatiche. Dopo un certo periodo però mi disincantai a causa della sua mancanza di focus e di profondità. Anche se molte delle loro idee derivavano da idee moreniane, né Perls né Courtney parlavano spesso di Moreno. Dopo aver completato un dottorato interdisciplinare iniziai ad insegnare teatro alla California State University, Northridge, e lavorai per l'integrazione del teatro con la psicologia. Mentre mi trovavo in questa università incontrai Lew Yablonsky che mi introdusse allo psicodramma ed alla sociometria. Per la prima volta ebbi l'impressione di aver trovato un metodo che dialogava con il mio bisogno d'integrazione. Lew mi condusse in molte direzioni, la più importante delle quali era il lavoro di J.L. Moreno. A quei tempi, la metà degli anni '70, Lew stava sperimentando la conduzione di gruppi di psicodramma in televisione, un progetto che era stato nei pensieri di Moreno anni prima. Quando mi spostai dalla California a New York, nel 1977, Lew mi presentò a Jim Sacks che divenne mio insegnante e formatore. Lui mi introdusse alla forma più classica dello psicodramma in modo gentile e saggio. Nel 1979 diventai docente di educazione alla teatralità alla NYU dove alla fine sviluppai un programma di drammaterapia. Nel 1980 ho anche avuto l'opportunità di produrre due programmi televisivi sul canale WCBS dedicati allo psicodramma ed invitai Jim a dirigere una sessione. Le descrizioni di quelle sessioni possono essere trovate nel mio libro Handbook of Educational Drama and Theatre.

    Dato che il mio atomo sociale psicodrammatico si espandeva sempre di più, mi avvicinavo sempre di più al circuito di Zerka e prima o poi l'avrei incontrata. Collaborai con Peter Pitzele in svariati progetti, inclusa un'esplorazione della figura letteraria e spirituale di Ismaele e delle figure bibliche di Maria e Miriam. Il padre di Peter, Merlyn, viveva con Zerka dopo la morte di Moreno e Zerka parla in modo molto affettuoso della loro relazione nelle sue memorie. Io e Peter avevamo entrambi interesse ad integrare la nostra comune passione per l'interpretazione, la cura, la letteratura e la religione. Peter fu il primo a cui chiesi di insegnare psicodramma alla NYU e nel corso degli anni fui fortunato ad avere diversi grandi esperti nel nostro lavoro con in questo ambito – Bob Siroka, Tian Dayton e Nina Garcia. Jonathan Fox (figliastro di Merlyn Pitzele insegnava) playback theatre al NYU ed insieme spendemmo molte intense ore a parlare di questi metodi, di politica, viaggi, mitologia e baseball. Da Peter e Jonathan ho appreso non solo del bibliodramma e del playback theater ma anche dell'eredità familiare che emanava da Zerka. In seguito, collaborando e conversando a lungo con Tian e Nina ho anche imparato ad apprezzare in profondità la dimensione spirituale e relazionale della visione del mondo di Moreno. Tutti questi individui straordinari, allo stesso tempo amici e mentori – Lew e Jim, Peter e Jonathan, Bob, Tian e Nina – mi condussero alla porta. Il passo successivo era quello di entrare.

    Il mio primo incontro con Zerka fu a distanza, tramite una vecchia pellicola sgranata, negli anni '60. Moreno lavorava al Camarillo State Hospital con un giovane uomo, emozionalmente vulnerabile, che era ansioso di tornarsene a casa dopo un lungo periodo di ospedalizzazione. Da un colloquio con Moreno emerse chiaramente che i suoi genitori non erano in grado di fornirgli un ambiente buono abbastanza perché la sua evoluzione potesse prosperare. Ad un certo punto, avendo bisogno di un ausiliario per fare in modo che questo ragazzo vedesse la propria madre nel suo ruolo infantilizzante chiamò Zerka come ex-fidanzata dell'uomo. In questo ruolo – e nel ruolo di giovane uomo, assunto dopo l'inversione di ruolo – Zerka aiutò questi a trovare la forza necessaria per fronteggiare sua madre. L'intensità e la tenacia di Moreno erano completati dall'energia femminile contenitiva di Zerka. Devo ammettere che fui dapprima sorpreso dalla mancanza del suo braccio sinistro e mi chiesi come potesse sentirsi il ragazzo della pellicola. Ma poi vidi Zerka come una guaritrice ferita, proprio la persona giusta per indossare il mantello di forte guida materna, che guida questo ragazzo e decine di altri verso la scoperta delle loro parti mancanti, verso il compimento di se stessi.

    Mi avvicinai a Zerka quando partecipai a suoi workshops durante le conferenze. Poi, nel 1997, la invitai a tenere il discorso d'apertura ad una conferenza di drammaterapia alla NYU dove collaboravo con Tian Dayton e Peter Pitzele. Il discorso di Zerka, pubblicato in The Quintessential Zerka, fu erudito e d'ispirazione. Mi portò indietro ai greci, innovatori nella cura attraverso l'azione, per poi riportarmi in avanti alle sorprendentemente fresche idee di Moreno.

    Più recentemente, mentre lavoravo ad un nuovo libro sul passato e sul presente delle psicoterapie, attive invitai Zerka a scrivere un'introduzione. Non solo realizzò uno scritto impegnato e provocatorio ma si offrì di leggere il manoscritto e di darmene un rimando dettagliato ed approfondito. A mano a mano che scrivevo e ricontrollavo (ed anche dopo che al libro fu permesso di andarsene a spasso per il mondo) Zerka mi rimase sempre vicina. La sua voce, via e-mail, non solo mi riportò alla mente dettagli ma colmò buchi concettuali e storici. Questo scambio di corrispondenza mi diede la sensazione di essere connesso ad una fonte che mai altrove avrei potuto trovare per la mia ricerca. La vita di Zerka aveva attraversato tutta la storia della psicoterapia attiva e lei in buona misura aveva contribuito a quella storia. Come Laura Perls, che fu co-creatrice della terapia della Gestalt con suo marito Fritz Perls, l'apporto di Zerka fu significativo per fondare una nuova disciplina. Zerka parlò apertamente, condusse sessioni ovunque nel mondo, prese la guida del Moreno Institute quando J.L. si ammalò, scrisse articoli importanti, disseminò il verbo dello psicodramma e della sociometria, incessantemente nel corso dei decenni. Con la pubblicazione di queste memorie Zerka consolida il proprio posto nel pantheon dei geni, usando la parola che utilizzava Moreno quando si riferiva ai suoi studenti preferiti che varcavano il portale dello psicodramma.

    Ho avuto molte reazioni alle memorie di Zerka. Se le affrontiamo sotto il profilo del viaggio la sua storia è uno zigzagare geografico, storico e ai confini della psiche per trovare il suo posto nel mondo. Una donna con una propensione al rischio sempre un paio di passi in avanti rispetto ai suoi tempi lascia l'Europa mentre i nazisti marciano verso l'inevitabile distruzione e l'olocausto. Lascia New York City ed un lavoro sicuro per tentare la sorte con il carismatico e sposato Moreno, traslocando alla periferia di Beacon, New York. Ritorna a New York con Moreno quando questi apre un istituto su Park Avenue e nell'Upper West Side. Dei tanti aneddoti che racconta sui suoi spostamenti tra New York e Beacon, i più toccanti per me sono quelli che narrano di un uomo in età avanzata e di una giovane donna che tornano a casa la sera tardi, sotto la neve, dalla stazione di Beacon dopo una lunga giornata di lavoro d'ufficio e di training psicodrammatico in città. In silenzio, fianco a fianco, camminano entrambi assorti nei propri pensieri, entrambi profondamente legati l'uno all'altra. Con l'indebolirsi della salute di Moreno, Zerka di nuovo si avventura nel mondo ed in special modo in Europa, per ripercorrere il proprio passato. Poi, dopo la morte di Moreno, Zerka espande i propri orizzonti geografici portando il lavoro di una vita a nuove culture ed in nuovi paesi, come la Cina e Taiwan. È stata in grado di dare l'addio al suo amato marito e di avventurarsi nuovamente in una nuova relazione con Merlyn, per poi, dopo aver perso anche lui, ricominciare a viaggiare, formare, scrivere e trasferirsi in Virginia, ricongiungersi con la sua famiglia allargata e riflettere su una vita vissuta profondamente.

    Un altro tema che mi cattura completamente è quello del doppio. Non solo apprendiamo delle sue origini nello psicodramma moreniano ma sappiamo dell'ampia comprensione di Zerka del concetto e del suo funzionamento nel trattamento psicodrammatico, nella letteratura, nello sviluppo infantile (come illustrato nelle osservazioni compiute su suo figlio Jonathan, e nella sua vita in generale). Penso alla complessa relazione di Zerka con i suoi diversi doppi psichici: la sua sorella malata grazie a cui conosce Moreno; Moreno stesso, il quale si riferisce a Zerka come suo strumento e attraverso cui scopre di essere colei che propagherà e divulgherà i canoni dello psicodramma e della sociometria; suo figlio grazie al quale scopre il suo ruolo materno; Merlyn, che porta alla luce un altro aspetto della sua femminilità; e il più significativo, la perdita del suo braccio dal quale emerge la sua creatività, la sua unica bellezza ed integrità, così come il suo ruolo primario di guaritrice ferita. Non solo Zerka fu il braccio destro di Moreno, fu anche quella che ne incarnò le idee e le consegnò, interamente completate, sia a parole che mettendole in azione con l'utilizzo del doppio.

    Zerka soventemente parla del genio di Moreno e del fatto che spesso si sia riferito ai suoi studenti come a dei geni. Apprende in seguito che nonostante non l'abbia mai apertamente detto, Moreno considerava anche lei geniale. Quindi qual è la genialità in Moreno? E qual è la genialità dello strumento da lui utilizzato – Zerka – che a sua volta (ed a pieno titolo) è diventata la forza e la voce dello psicodramma?

    La vita ed il lavoro di Moreno hanno illustrato il campo del modernismo e dell'esistenzialismo nell'arte, nella letteratura e nella cultura. Il suo esempio ha posto le basi per intellettuali e praticanti di varie discipline. Uno fra tutti fu Martin Buber nell'ambito della teologia e della filosofia, le cui nozioni sull'incontro e sul dialogo furono precedute ed influenzate dai pensieri e dagli scritti di Moreno.

    Nel teatro il contributo di Moreno ha portato al teatro dell'improvvisazione che possiede una lunga storia che va dai greci alla commedia italiana rinascimentale, ma che divenne popolare alla metà del Ventesimo secolo. Negli anni '50 Viola Spolin diffuse i giochi teatrali, che erano stati usati nelle performance teatrali in ambito educativo ed in varie forme di arteterapia. Negli anni '60 e '70, con l'avvento di gruppi come il Living Theatre e l'Open Theatre (che rappresentavano un radicale ripensamento delle conserve culturali e del conservatorismo culturale), l'improvvisazione raggiunse un pubblico di giovani in cerca di cambiamento, se non di una rivoluzione. Questi esperimenti furono notevolmente influenzati dai primi lavori di Moreno sul teatro spontaneo e trasformativo.

    Anche se non ci sono prove della connessione tra Moreno e il suo contemporaneo Bertolt Brecht – il grande drammaturgo ed innovatore del teatro sociale – i suoi esperimenti di sociometria e sociodramma precorrevano molte delle idee del teatro epico. Il pensiero di Moreno influenzò anche Augusto Boal che introdusse il teatro dell'oppresso in Sud America ed in Europa alla metà del ventesimo secolo. Anche i primi testi teatrali di Moreno presagivano gli esperimenti di scrittori come August Strindberg, William Butler Yeats e Samuel Beckett.

    Nel campo della psicoterapia l'opera di Moreno diede un chiaro modello a chi sviluppava forme attive di trattamento, con o senza riferimenti a lui. L'intera branca della psicoterapia di gruppo difatti era basata sulle idee moreniane di comunità, incontro e relazione e prima di lui questa forma di psicoterapia era praticata molto di rado. Moreno iniziò i suoi esperimenti sui gruppi a Vienna, all'inizio del ventesimo secolo e più tardi fece da consigliere ad organizzazioni governative e di comunità durante le due guerre mondiali su come migliorare l'efficienza del trattamento in gruppo dei veterani, molto prima che la diagnosi di disturbo post-traumatico da stress fosse accettata dal mondo psichiatrico. Le idee di Moreno furono riprese da molti dei pionieri della terapia di gruppo in innumerevoli scuole di psicoterapia. Fra i vari esempi troviamo il lavoro psicoanalitico degli americani Hyman Spotnitz e Lou Ormont e degli inglesi S.H. Foulkes e Wilfred Bion. Altri terapeuti i cui lavori riflettono quello di Moreno includono Irvin Yalom nella terapia esistenzialista, Fritz Perls nella Gestalt therapy ed Eric Berne nell'analisi transazionale. Moreno influenzò anche l'ambito della terapia familiare, come si può vedere dal lavoro di Virginia Satir ed altri che utilizzano regolarmente il role-playing e l'inversione di ruolo nei loro trattamenti.

    Anche gli psicoterapeuti individuali che utilizzano l'azione o approcci teatrali nella loro teoria e nella loro pratica sono debitori al lavoro pionieristico di Moreno. Molti di questi comprendono psicoanalisti come Carl Jung, Wilhelm Reich e Sándor Ferenczi; la psicologa e femminista Carol Gilligan, che applica regolarmente il teatro alla comprensione del comportamento umano; terapeuti cognitivo-comportamentali che impiegano spesso prove di efficacia comportamentale; il costruttivismo di George Kelly che usava un approccio teatrale chiamato terapia del ruolo stabilito; terapeuti del movimento, del teatro, della poesia, dell'arte e della musica che applicano così tante delle tecniche moreniane. Henry Murray che ha diretto l'Harvard Psychological Clinic per tanti anni e che ha inventato il Thematic Apperception Test, costruì un teatro psicodrammatico ad Harvard e sviluppò e sostenne diversi approcci teatrali proiettivi per la valutazione e la cura di fenomeni sociali, culturali e psicologici.

    Nel campo dello psicodramma stesso Moreno ha influenzato ogni rinnovamento. Tra questi l'assiodramma, il bibliodramma, il playback theatre, il sambadrama, così come nuove forme di sociodramma e di teatro sociale. Moreno ha influenzato molte forme di teatro educativo tra cui il teatro applicato, il teatro nelle prigioni, nell'educazione e l'etnodramma.

    Il genio di Moreno risiedeva nella sua invenzione di forme di cura e nelle forme culturali dello psicodramma, del sociodramma e della sociometria, basate sul semplice ed elegante principio della creatività e della spontaneità. Come emerge chiaramente dalle memorie di Zerka la genialità fu nel co-creare, sviluppare e affinare molte delle idee e delle pratiche originarie, per poi assicurare che l'influenza di Moreno continuasse a diffondersi con scioltezza in ambito filosofico, teatrale e psicoterapeutico – di fatto in tutte quelle discipline che aderivano all'importanza primaria della creatività e della spontaneità come essenziali per dare un senso all'esistenza umana. All'interno della storia dell'action psychotherapy, J.L. Moreno e Zerka Toeman Moreno sono architetti, costruttori, restauratori e rinnovatori di un sistema le cui radici poggiano nelle antiche civiltà ed i cui rami arrivano lontano nel futuro.

    Come drammaterapeuta spesso mi viene chiesto della differenza tra lo psicodramma e la drammaterapia. A tale domanda io rispondo molto semplicemente che lo psicodramma si origina ed evolve dai Moreno e la drammaterapia da molti pionieri. Aggiungo anche che lo psicodramma è orientato alla realtà e che i protagonisti mettono in scena ruoli propri in relazione ad altri significativi, mentre la drammaterapia spesso invece è metaforica, la drammatizzazione di una finzione in cui i protagonisti interpretano altri invece di se stessi. Inoltre, lo psicodramma è più direttivo di altre forme di drammaterapia, come nelle trasformazioni comportamentali in cui il terapeuta diventa un attore nella scena del protagonista. Lo psicodramma spesso conduce alla catarsi del protagonista, mentre in alcune forme della drammaterapia come il narradrama e il role method non succede.

    Lo psicodramma classico è un metodo ben ordinato, provvisto di chiare tecniche, definite, utilizzate e divulgate da Moreno e dai suoi numerosi tirocinanti. Inoltre, è basato su un modello di teoria dei ruoli, è articolato in numerosi testi scritti da Moreno e rifiniti da Zerka ed altri nel corso degli anni. Il lavoro teorico di Moreno è anche basato sulla comprensione di principi sociometrici che mirano ad esplicitare la natura sociale e politica degli esseri umani.

    La drammaterapia invece è di una forma eclettica composta da molte tecniche, alcune delle quali definite in modo vago. Molte scuole di drammaterapia si sono delineate negli Stati Uniti, in Gran Bretagna ed in altre culture diversificandosi tra teoria dei ruoli e del metodo, trasformazioni evolutive, il modello integrativo delle cinque fasi, il narradrama, lo story making terapeutico, il teatro terapeutico, il ritual drama e la drammaterapia transpersonale. Essendoci così tanti orientamenti pratici esistono altrettanti approcci teorici, anche se solo alcuni sono ben quantificabili e sviluppati. La teoria più chiaramente sviluppata è quella connessa ad un ambito più convenzionale, la psicoanalisi, tramite il lavoro di Eleanor Irwin. La teoria dei ruoli sviluppata da Landy poggia le sue basi sulla teoria dei ruoli di Moreno, nella psicologia sociale della metà del ventesimo secolo e sui numerosi teorici del teatro come Constantin Stanislavski, Bertolt Brecht, Antonin Artaud e Jerzy Grotowski.

    Molti in drammaterapia affermano che questa si basi sulle antiche forme di guarigione praticate dai greci precristiani o sugli sciamani non occidentali, precedendo lo psicodramma di duemila anni. Inoltre, alcuni come John Casson sostengono che la drammaterapia si sia evoluta dagli esperimenti performativi condotti nelle istituzioni psichiatriche dell'Europa del diciannovesimo secolo e più tardi negli sviluppi teatrali russi dell'inizio del ventesimo secolo.

    Molti nello psicodramma affermano che le forme moreniane di action sociometry e di psicodramma si svilupparono in origine nella Vienna dell'inizio del ventesimo secolo, precedendo la drammaterapia come disciplina di almeno cinquant'anni. Queste stesse persone sostengono che molte delle teorie quotidianamente utilizzate dalla drammaterapia derivano da classiche tecniche di riscaldamente psicodrammatiche, così come la tecnica della sedia vuota, il doppio, lo specchio e l'inversione di ruolo.

    Il mio punto di vista, descritto in The Couch and the Stage è che lo psicodramma e la drammaterapia sono più simili che diversi e che il determinare le origini per comparazione è un po' come cercare di svelare il mistero dell'uovo e della gallina. Entrambe le discipline sono essenzialmente basate sul teatro, in cui un attore assume un ruolo ed esplora problemi irrisolti all'interno della sicurezza del ruolo. Entrambi credono nell'azione sulla scena come metodo cardine per la cura. Entrambi incoraggiano l'espressione dell'emotività, favoriscono la catarsi caratterizzata da un equilibrio tra il sentimento e la riflessione, momento a cui Moreno si riferisce come catarsi integrativa. Entrambi lavorano muovendosi dalla realtà quotidiana alla realtà messa in scena, definita da Moreno surplus reality e status nascendi, e dalla drammaterapia come spazio di gioco e regno immaginale. Entrambi offrono una struttura composta da riscaldamento, messa in scena e condivisione; quest'ultima nella maggior parte dei casi porta ad una riflessione sull'incontro. Entrambe vedono il processo creativo come la strada maestra per la guarigione, e tutti e due pongono il momento spontaneo del qui ed ora al centro del processo di cura. Entrambi considerano gli esseri umani come integrativi, e i processi psicologici come attinenti alla persona nel suo complesso: mente, corpo, emozioni e spirito. Come tali entrambi lavorano simultaneamente su tre livelli: personale, relazionale, cosmico.

    Io sono un drammaterapeuta che conversa facilmente e si sente a proprio agio con lo psicodramma, il sociodramma, il bibliodramma ed il playback theatre. Quando avvicinai Zerka nel 2006 e le chiesi di scrivere l'introduzione al mio nuovo libro ricevetti molto di più di quanto mi potessi aspettare. Zerka aprì la porta, e tutto ciò che io dovevo fare era varcare la soglia. Una volta dentro mi resi conto di essere entrato in una casa composta da molte stanze, che quando illuminate diventavano familiari. Quando Zerka nel 2008 mi chiese di scrivere un'introduzione alle sue memorie ritornai sui miei passi e nello stesso momento mi avventurai in avanti, in una storia che rimane in divenire, incompiuta, così come lo sono le salde vecchie case.

    Il teatro che io avevo scoperto a Delfi, tra lo stadio ed il tempio, era il luogo in cui Zerka mi aveva invitato. Contiene fermamente il passato ed il futuro nel presente. Contiene l'intero nuovo mondo e quello della classica Europa insieme nella piccola sfera del mondo intero. Contiene coloro che non ci sono più e quelli che ancora stanno per arrivare nel suo lucido crogiolo. Tiene il corpus ed il cosmo nell'asse della creatività-spontaneità. Invita tutti voi che leggerete queste meravigliose memorie a farvi avanti e celebrare i viaggi di Zerka e, attraverso i suoi occhi, quelli di un ristretto circolo di geni le cui vite sono dedicate a procreare ciò che è più vitale, brillante e semplice in noi tutti.

    Prefazione di Marcia Karp

    Provo invidia per tutti coloro che si accingono a leggere questo libro per la prima volta. Con Per Sognare Ancora la celebre autrice Zerka T. Moreno ci racconta storie sagge sul coraggio dei sopravvissuti, storie d'incrollabile determinazione, garbata dignità, acuto humor e di semplice forza. La cosa più toccante non è la determinazione che Zerka dimostra contro qualsiasi evento inaspettato, non solo il prendere possesso del suo ruolo sul palcoscenico mondiale della cura, della psicoterapia e dell'umanitarismo, non tanto l'essere il mastro artigiano e la grande dame dello psicodramma, ma l'onore di averla nel nostro agitato e gioioso mondo. Una delle sue più pure qualità è l'abilità di sapere cosa sa e trasformarlo in azione. Il libro è una lezione su come vivere. Ci insegna che il coraggio è la più importante di tutte le virtù. Come ci ha detto Maya Angelou, senza il coraggio non possiamo praticare nessun altra virtù con coerenza.

    In questa introduzione ho provato a dar voce a tanti amici, studenti, colleghi e membri della famiglia che sono stati in contatto con l'influenza di Zerka. Alcuni dei loro commenti sono resi in modo anonimo, nel vero spirito dei creatori, un tributo ai nostri eroi ed eroine.

    Il mio legame con Zerka iniziò con una lettera, più di quarant'anni fa; avevo ventun anni. La lettera era un riconoscimento ad un workshop di psicodramma che avevo condotto e mi suggeriva di recarmi a Beacon, New York, alla Moreno Academy per un percorso di formazione. Era sia una pacca sulla spalla che un colpetto sulla schiena.

    La lettera era firmata da Zerka T. Moreno.

    Aveva ragione, avevo bisogno di formazione. Sapevo tutto dello psicodramma. Avevo letto i libri scritti da suo marito Jacob Levy Moreno, il fondatore della psicoterapia di gruppo, della sociometria e dello psicodramma; autore di trecento titoli e padre di almeno quaranta idee. Per due anni avevo osservato lui ed altri condurre sessioni di psicodramma a New York, dalle quali avevo guadagnato insight interpretando ruoli nei crudi drammi della vita.

    A quei tempi, avendo un master in logopedia conseguito alla Columbia University, utilizzavo action methods terapeutici con giovani balbuzienti. L'efficacia nell'interpretare ruoli diversi dai propri per l'acquisizione di una rapida fluidità del linguaggio era impressionante. Lavorai anche con persone con piccoli danni cerebrali in cui il lavoro era dedicato al faticoso recupero del linguaggio.

    Quando ricevetti la lettera tutto cambiò. Non molto rimase uguale da allora. Era il 1965. La prospettiva di un training psicoterapeutico era nuovo ed emozionante. La prima notte del training noi studenti eravamo parte di un pubblico di spettatori di 150 persone al Moreno Institute di New York City. Il dottor Moreno promosse il riscaldamento del gruppo parlando di preoccupazioni delle persone ed eventi attuali coinvolgendo il pubblico. Strinse mani cercando segni di resistenza o di disponibilità a partecipare allo psicodramma, una terapia delle relazioni. Era affascinante e carismatico e faceva presto amicizia instillando un clima di sicurezza. Sentivo come se la stanza fosse avvolta dalle sue braccia. Moreno disse, cominciamo con nulla e strutturiamo la performance gradualmente. Introdusse Zerka che ci diresse con calma ed in modo non giudicante. Sembrava pronta per qualsiasi cosa. Sul palco quadrato di legno intrecciò il proprio lavoro a quello di Moreno. Il tema che interessò la maggior parte delle persone era la perdita e divenne il tema della sessione. Una persona, che prese il ruolo di protagonista, presentò scene dalla sua propria situazione di vita reale. Con la sensibile direzione di Zerka e l'introduzione di una tecnica chiamata surplus reality la protagonista fu in grado di rappresentare una scena che non era mai avvenuta. La giovane donna ringraziò e disse addio alla propria madre morta. Attraverso l'inversione di ruolo fu in grado di esprimere i sentimenti di sua madre nel darle l'ultimo saluto. Pianse il lutto in entrambi i ruoli e completò il suo commiato. Fu per lei un sollievo il riuscire a produrre lacrime di gioia e di tristezza che non erano mai state espresse prima. Un membro del pubblico giocò il ruolo di altro significativo, sua madre, e fu mostrato il ruolo attraverso la percezione della protagonista, che fu intervistata nel ruolo di madre e mise in scena il suo comportamento e le sue risposte. L'azione nella rappresentazione fu diretta alla connessione con gli altri. Era un teatro per curare la mente, in cui le persone non erano vittime della propria situazione ma piuttosto potevano cambiare le loro relazioni interpersonali. Ci fu detto che lo psicodramma è sia ciò che nella vita non succede, sia ciò che invece avviene.

    Libera te stesso dalle antiche convenzioni e manifesta il tuo personale talento creativo creando un nuovo mondo era lo slogan degli espressionisti a Vienna che avrebbe influenzato il giovane Moreno. Quando le persone realizzano che possono mettere i loro pensieri e sentimenti in azione vengono coinvolti nel grande compito di cambiare il mondo.¹

    La conformità compulsiva² – il timore di essere originali, differenti e spontanei – pervade la società. Avere il coraggio di sognare ancora e di credere che tutto sia possibile è la pietra angolare del lavoro di Moreno.

    Domande quali, Cosa ti trattiene dal fare ciò che vuoi nella vita? Qual è la tua vicenda incompiuta? Con chi hai bisogno di parlare? Cosa provi e cosa pensi mentre stai parlando? aiutano il protagonista a ricordare il passato, fronteggiare il presente e muoversi verso il futuro. Dato che il corpo ricorda ciò che la mente dimentica, sia le espressioni verbali che quelle non verbali vengono utilizzate. La fase di condivisione segue al riscaldamento ed alla messa in scena, dando la possibilità alle persone di condividere le proprie similari esperienze, normalizza un percorso coraggioso e cambia le loro percezioni sulle proprie relazioni. Quella notte in quella sessione pubblica Zerka aiutò la protagonista a vedere chi poteva diventare ed a realizzare il proprio sogno.

    Dopo la sessione i Moreno ci invitarono a cenare con loro al Russian Tea Room. Rudolf Nureyev e la sua compagna di danza Dame Margot Fonteyn erano seduti vicino a noi. I camerieri si complimentarono con J.L. per la sua intervista televisiva della sera precedente. Moreno parlò con calore e umorismo dell'obiettivo della psicoterapia di gruppo e dell'importanza dell'espressione spontaneo-creativa nella vita quotidiana. La cena fu sontuosa. Intorno a mezzanotte, con Zerka al volante, i nostri famosi insegnanti ci portarono indietro all'Academy lungo l'Hudson River.

    L'ingestione di panna acida, pancakes, caviale rosso e tè russo, miscelati con la mia eccitazione e le mie domande si dimostrarono non confortevoli per il mio sonno.

    Il paragone tra la vita in una piccola città rispetto alla metropoli di New York city era inquietante. Mi scatenò domande come, sono una insignificante nullità o sono qualcosa di importante per l'universo? Questa considerazione esistenziale mi diede l'opportunità di scegliere tra il sentirmi priva di senso e l'universalità e la responsabilità. La mia mente ed il mio stomaco iniziarono ad agitarsi dall'eccitazione con il risultato che persi il primo giorno di training!

    Zerka era la referente principale della formazione nel teatro. Come insegnante fu chiara. Sapevi dove dovevi stare. I direttori in formazione potevano sentirla gridare, stai dando la schiena al pubblico! non ti sento! non dimenticare il cambio di ruolo! Come protagonista il suo doppiaggio, quando entrambi i partecipanti si interconnettevano in una empatia a due vie, ci aiutava ad esprimere ciò che era rimasto sottinteso. Espandeva ed approfondiva i nostri pensieri e le nostre emozioni. Diventò la nostra voce interna che misteriosamente colpiva sempre nel segno e allo stesso tempo ci faceva sentire compresi e meno soli.

    Ogni sera, il Dottore e Zerka tenevano un seminario nel loro salotto dove si passava in revisione la giornata di lavoro. Un giorno Zerka stava lavorando con una donna con tendenze suicide. Al gruppo fu chiesto di assistere in silenzio. La protagonista voleva disperatamente scomparire da questo mondo. Zerka le suggerì di stendersi sul pavimento nel ruolo di morta e per tutto il tempo che voleva. Le luci del teatro furono fatte diventare di colore blu. Tutto era buio e silenzioso. Il mio cane, Samantha, che partecipò al training per due anni, sedeva tranquilla sotto la mia sedia. Zerka ne era a conoscenza ma non il Dottore; a lui non piacevano gli animali. Dopo un interminabile silenzio, Samantha lentamente camminò sul palco dalla ragazza morta e la leccò sulla guancia. Il cane si voltò, scese dal palco e ritornò al suo posto. La ragazza iniziò a singhiozzare. Un saggio cane le riportò in vita, agendo per conto di tutti noi. La protagonista sembrava sorpresa. Questa è la tenerezza che mi manca. Voglio vivere di nuovo, trovare qualcosa di gentile.

    Alle volte c'era un buon film che tutti insieme potevamo andare a vedere. Il Dottore e Zerka si tenevano la mano al cinema, cosa che era toccante nella sua ordinarietà. Ogni 4 di luglio andavamo al parco a vedere i fuochi d'artificio poi a mangiare la pizza, la pietanza favorita di Moreno. Loro figlio Jonathan veniva con noi, felice di essere con mamma e papà. Quando il Dottore teneva la lezione Zerka ascoltava, utilizzando il proprio tempo per cucire. Dopo la perdita del braccio ha imparato a guidare e cucire con un braccio solo. Quando cuciva teneva il materiale tra i denti e cuciva con la mano sinistra. Era un esempio di determinazione finalizzata ed ingegno.

    Il suo marchio di femminilità era fatto su misura per adeguarsi ad ogni situazione. In un animato dibattito sul matrimonio una volta ci disse, alcune donne trovano soddisfazione nel vedere un pavimento pulito. Io? A me non frega un accidente! Zerka è sia dura che tenera. È sempre se stessa, Moreno diceva di lei. Uno studente pensò, il suo handicap velocemente si è diretto verso la periferia della consapevolezza e noi ci riferivamo a lei semplicemente come a un'esperta di psicodramma. È presumibile pensare che il suo stato emotivo – relativo alla sua condizione di invalida – non dovesse essere diverso da quello di chiunque si trovasse nelle sue condizioni. Nonostante questo, non ha mai imposto a noi il proprio handicap.

    Poco dopo l'amputazione si trovò di fronte a duecento detenuti. Guardò a questo oceano di facce in attesa di risposte e di una prova, scagliò indietro il proprio mantello e dichiarò, questo è il mio handicap. Qual è il vostro? Un brutale invito ad un incontro che però costrinse gli uomini a confrontare i propri ruoli di vittime, individui svantaggiati, prigionieri ed esseri umani. Mostrò che le persone sono più simili che differenti. Usava la sua forza di sopravvissuta.

    La vita raramente è giusta. Anni dopo, Zerka parlò del suo concetto di rabbia etica. Questa particolare forma di rabbia è vitale per il nostro benessere. Come scrisse, ci sono momenti in cui il rilascio della rabbia porterà beneficio a tutte le persone coinvolte. C'è un considerevole consenso nel pensare che alcune condotte sociali siano giuste ed altre sbagliate. Con questo concetto di rabbia etica Moreno ci ha messo a disposizione una categoria per comprendere e per comportarci, vale a dire che ci sono certi momenti nella nostra vita in cui siamo giustificati ad essere in collera e a non permettere che accadano cose che la nostra coscienza non può consentire. La rabbia etica è passionale e intesa a sfidare e risvegliare. Sconvolge i principi e le azioni delle persone che offendono ciò che ci è caro.³

    Quanti di quei prigionieri con cui aveva lavorato Zerka, prima di diventarlo, erano stati bambini abusati? Infatti, quanti pazienti o clienti che vanno dallo psicoterapeuta sono emotivamente, sessualmente, psicologicamente o psichicamente abusati? Alcuni, sentendosi non amati, non voluti e pieni di collera e risentimento, ripetono la propria storia. Molti non sono capaci di reindirizzare l'ingiustizia etica o morale subita dal responsabile originale vivendo così in uno stato di confusione, chiudendo e sigillando anni di sentimenti. Agiscono d'impulso piuttosto che in base alla spontaneità, dove quest'ultima è un'adeguata o nuova espressione che viene da dentro, appropriata per una data situazione. Come ho evidenziato altrove, imparare dove l'originale flusso della libertà si è bloccato è un eccellente inizio per costruire nuove risposte a vecchie situazioni.

    Esplorare con l'azione il non detto, il sottinteso, il non ancora nato, aiuta le persone a connettersi con le relazioni che sono rimaste intrappolate nel passato. Durante questo processo il terapeuta può toccare il centro di guarigione autonomo. Come scrive Zerka nelle sua memorie, come potrei non volere che più persone facciano l'esperienza di provare come ci si sente quando gli viene dato ciò di cui hanno bisogno: il sapere che sono amabili e degni di essere amati?

    Facendo eco a questa visione di Zerka, nel 1985, all'International Association of Group Psychotherapy Congress di Buenos Aires un membro degli Inca proveniente dal nord dell'Argentina si mise di fronte a mille psicoterapeuti e con elegante semplicità disse: per ottocento anni abbiamo guarito le persone chiedendo loro 'chi non ti ama?' Poi chiediamo, 'chi risente dalla tua condizione di non essere amato?' Evidenziare l'importanza dell'amore per gli psicoterapeuti è più che appropriato.

    Come scrive Maya Angelou, ho imparato che le persone dimenticheranno quanto detto, quanto fatto, ma non dimenticheranno mai come la hai fatte sentire. Un esempio personale di ciò arrivò quando mia figlia Poppy, a otto anni, stava provando a capire in che modo Zerka fosse connessa con la nostra famiglia; supponeva che fossimo imparentati. Con uno sguardo dapprima un po' confuso alla fine mi disse, ho capito. Zerka è un parente inconscio!

    Come fanno i bambini, ha trovato una risposta che calzasse con quello che lei provava. Zerka possiede l'abilità di far sentire le persone imparentate.

    Cosa dicono i suoi studenti? Zerka non ha bisogno di attenzione per sé ma solo di attenzione per coinvolgere nell'incontro. Un altro studente dice:

    Zerka è la quintessenza dello psicodramma. La sua prospettiva ottimista ci insegna ad assumere ruoli nuovi e che i nostri sogni si possono avverare. Molti anni prima dell'attuale presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, usava dirci yes we can. Il suo retroterra europeo ci ha insegnato a comprendere ed apprezzare una varietà di culture differenti. È stata in grado di portarci ad un intimo incontro personale basato sul mutuo riconoscimento ed apprezzamento. I suoi viaggi in giro per il mondo e le sue strette relazioni al di là dei differenti confini hanno costruito un senso di famiglia universale, indipendentemente dai nostri background. La sua personale esperienza con la malattia mentale di sua sorella le ha dato questa capacità unica di comprensione interna sul processo di funzionamento della mente. Sempre empatica, possiede una straordinaria abilità a mettersi nei panni dell'altro quando profondamente depresso, in preda a strane allucinazioni o spaventato della propria ombra. Zerka era presente, invertendo ruoli, doppiando, facendo da specchio e fornendo sagge parole di sharing. Conosco personalmente il suo tocco caldo sulla spalla che mi dava, magicamente, sostegno e conforto, oltre a spingermi a proseguire. Sempre garbata, brillante nelle sue intuizioni, attenta ai bisogni ed ai sentimenti degli altri, risponde sempre in un modo che invita alla comunicazione ed alla condivisione, spingendo in avanti il processo relazionale. Come mentore alle volte interpretava il ruolo di madre ma era in grado di farsi nutrire dagli altri. Zerka era sempre disponibile a scrivere prefazioni a libri ed a congratularsi per i successi altrui.⁵

    J.L. Moreno enfatizzava l'importanza di assumersi le proprie responsabilità piuttosto che essere dipendenti dalle massime autorità. Ha scritto, questa distribuzione di spontaneità e creatività rende Dio un partner, un nostro pari: egli è qui per servire, non per regolamentare, è inteso per co-esistere, co-creare e co-produrre.⁶

    Nel 1965, Margaret Mead, l'antropologa americana, con uno spirito similare irruppe alla Columbia University, guidata da un bastone da passeggio intagliato a mano. Parlò a centinaia di studenti dello spirito comunitario delle Isole Galapagos, pronunciando le sue famose parole, mai dubitare che un piccolo gruppo di cittadini impegnati non possa cambiare il mondo. In effetti, è l'unica cosa che è sempre stata così. Nella vita è il nostro lavoro a disegnare il momento successivo, ognuno a proprio modo ed in modo collettivo.

    Ecco la storia del più grande arciere del mondo. Viaggiava nella campagna e vide un bersaglio con una freccia conficcata perfettamente nel mezzo. La misurò per essere certo di quello che aveva visto. Non aveva mai visto una simile abilità di tiro. Finalmente incontrò l'arciere che aveva scoccato quella freccia e chiese, dimmi, come ti è riuscito un colpo simile? L'arciere rispose è facile, prima tiro la freccia, poi gli dipingo la sagoma attorno. In modo simile mia figlia commentò l'acume di Zerka, è molto accurata. Non perde tempo. L'ho trovata molto più sveglia, consapevole e disponibile di molti altri. Inoltre ride tanto, specialmente con te.

    Quando chiesi a mio figlio Jackson cosa ricorda di vent'anni a contatto con Zerka rispose, non esisteva una distinzione palpabile tra insegnante e studente. Pensavo che ciò che stesse alla base dello stare insieme delle persone fosse il rivolgersi a qualcosa che non c'era. Sembrava che a ognuno mancasse qualcosa. Quando si rivolgevano a me personalmente era divertente collaborare. Ma quando si recavano a teatro ci andavano come gruppo, per affrontare qualcosa che era più grande di loro come individui. Principalmente uscivano con il sorriso.

    Dopo aver assistito, ascoltato ed appreso, Zerka divenne il predicatore del vangelo di Moreno. Se lui era Dio, lei era il suo profeta. Citando e spiegando il suo spessore germanico, Zerka parlava un linguaggio che le persone comprendevano, usava esempi concreti della vita di tutti i giorni. Sviluppò gli insegnamenti di Moreno in un sistematico approccio clinico con strategie stabilite, come illustrato in un suo articolo del 1965, Psychodramatic Rules, Techniques and Adjuntive Methods.

    Come scrive Peter Haworth in The Handbook of Psychodrama, dal mio punto di vista, l'importante decisione di concentrarsi sullo psicodramma, piuttosto che su un'altra delle idee di cui andava entusiasta Moreno e che gli portarono dei riconoscimenti, fu dovuta all'influenza di Zerka Moreno.

    Moreno aveva una mente germinativa. All'apice della sua produttività i suoi libri rappresentavano per entrambi la preoccupazione maggiore. Altre idee come la sociatria, sono ad oggi oggetto di riscoperta e di sviluppo, con l'aiuto di Zerka.

    Al momento la carriera di Zerka si estende per più di settant'anni. Un suo studente ricorda, mentre conduceva una sessione mi diede un abbraccio per supportarmi. Potevo sentire entrambe le sue braccia. Il suo calore era tale che mi ci è voluto del tempo per ritornare al fatto che avesse un braccio solo. Sapevo quanto tutti noi fossimo dei privilegiati.

    Attraverso le parole di Zerka, le persone chiedono così poco, e spesso non riescono neanche ad ottenere quel poco. Sono quindi così immensamente grati quando ottengono qualcosa per se stessi. Chi siamo noi se non dei canali? Le persone mi telefonano dopo tanti anni – uno di questi trentotto anni dopo – per dirmi quanto gli ha dato la sessione a cui hanno partecipato e quanto abbia cambiato la loro vita. Altri sono così affamati d'azione che non hanno nessun ricordo del lavoro fatto, e anche questo va bene. Basta che funzioni. Non è una gita per l'ego; è un viaggio cosmico.

    Zerka scrive, spesso, voltandomi indietro penso che la mia vita sia una fiaba. Sono arrivata a Beacon in cerca di una nuova vita per la mia sorella psicotica e ciò che ho trovato fu una nuova vita per me. Questa fu una profonda lezione per me. Qualunque cosa tu faccia, non cercare te stesso. Cerca di aiutare il prossimo, allora troverai ciò di cui hai bisogno.¹⁰

    Questo libro è un contributo unico alla nostra letteratura contemporanea, un libro fantastico. Mikhail Gorbachev, ex presidente dell'URSS disse, un sogno non è realizzabile. Se è realizzabile non è un sogno.¹¹

    Nelson Mandela sognava più liberamente durante i suoi ventisette anni di prigionia che quando si trovò politicamente costretto nel suo ruolo di presidente del Sudafrica, in cerca di dar vita al suo sogno di liberare le persone di colore.¹² Mentre voltiamo le pagine ci torna alla memoria il saggio consiglio di Will Rogers: la cosa peggiore che ti succede può essere la migliore che ti sia mai capitata, se non le permetti di prendere il meglio di te.

    Bibliografia

    1. B. Kristoffersen, Actions and Connections: Jacob Moreno in Vienna, Trondheim, Norway, Nordic Journal for the Pedagogy of Drama, no. 3-4 (2008).

    2. J.L. Moreno, The voice of J.L. Moreno, audiotape of interview by James Sacks (1965). Available from Holwell International Centre for Psychodrama and Sociodrama, East Down, near Barnstaple, N. Devon, EX31 4NZ, United Kingdom.

    3. Zerka T. Moreno, The Quintessential Zerka, ed. Toni Horvatin and Edward Schreiber (New York: Routledge, 2006).

    4. Marcia Karp, The River of Freedom, in Psychodrama Since Moreno: Innovations in Theory and Practice, ed. Paul Holmes, Marcia Karp, and Michael Watson (New York: Routledge, 1994).

    5. P.F. Kellermann, personal communiction with Marcia Karp, 2009.

    6. J.L Moreno, Preludes of the Sociometric Movement, in Who Shall Survive? Foundations of Sociometry, Group Psychotherapy, Sociodrama (Beacon, NY: Beacon House, 1953).

    7. Reprinted in Toni Horvatin and Edward Schreiber, eds., The Quintessential Zerka (New York: Routledge, 2006).

    8. Peter Hawort, Historical Background of Psychodrama, in The Handbook of Psychodrama, ed. Marcia Karp, Paul Holmes, and Kate Bradshaw Tauvon (New York: Routledge,1998).

    9. Zerka Moreno, unpublished interview with Marcia Karp, 1983.

    10. Zerka Moreno, personal communication with Marcia Karp, 2008.

    11. Interview with M. Gorbachev, BBCI-TV, November 2008.

    12. See Nancy Harrison, Winnie Mandela: Mother of a Nation (London: V. Gollancz, 1985).  

    Ringraziamenti

    Questo libro esiste grazie ad alcune persone che mi hanno ispirato e supportato in ogni momento della sua stesura. La prima è Rosalie Belazar Minkin che un giorno, più di un decennio fa, mi fece una domanda che emergeva dal profondo del suo cuore: mi chiese se qualcuno avesse mai narrato la mia storia e, nel caso nessuno l’avesse mai fatto, avrei potuto prendere in considerazione una sua offerta di aiuto nel farlo. Rosalie riteneva che la mia storia non fosse di interesse solo alla mia famiglia ma anche ad altri e quando le chiesi: perché? lei semplicemente rispose: perché no? Questo ci ha portato ad una serie di sessioni di registrazione, durate fino a che Rosalie non si trasferì sulla West Coast. Le nostre interviste cessarono e l’idea del libro rimase in una fase di gestazione. Rosalie mantenne il suo interesse nel progetto restituendomi capitoli e lettere raccolte durante, gli anni ogni qualvolta ritornava all’Est. Il libro mutò in qualcosa di diverso rispetto alle cassette registrate ma Rosalie, indicandomi il potenziale che poteva avere per un più vasto numero di lettori, mi convinse ad andare avanti.

    Un’ulteriore stimolo venne da Dale Richard Buchanan che anni fa mi disse: ti conosciamo come la moglie e la compagna di J.L. Moreno ma non sappiamo nulla della tua vita precendente a questo. Quindi, chi era Zerka prima di incontrare Moreno? Come sei diventata chi sei? Nel corso degli anni ho vissuto molti avvenimenti, prima, durante e dopo Moreno. Questi, in una forma più dettagliata, sono diventati la base di questo libro; non avevo idea di quanto ci sarebbe voluto.

    Jeanne Burger mi accompagnò per un periodo durante un viaggio di lavoro di quindici settimane in Europa. Era con me quando caddi per strada a Riga, in Lettonia e tra tutte le possibili date storiche in cui poteva avvenire, il calendario quel giorno segnava 11 settembre 2000. Se non fosse stato per il suo eroico intervento questo libro potrebbe non aver mai visto la luce.

    Riga nel 2000 non era un buon posto per cercare assistenza medica. È grazie al suo tempestivo, devoto, energetico e geniale salvataggio che io mi sento particolarmente in debito con lei, non solo per il fatto di avermi salvato la vita ma anche per la sua gentile e costante presenza. Oltre a qusto mi fornì anche un gran numero di dettagli degli eventi accaduti in Riga visto che io ero sotto l’effetto della morfina e la mia memoria era quantomeno intermittente. Un breve racconto di quell’episodio appare in questo libro.

    Durante la mia convalescenza e dopo un numero di addizionali operazioni all’anca a Charlottesville, Kate Hudgins ed Elaine Keuchen sono state sempre al mio fianco (insieme alla mia famiglia) preoccupandosi del mio benessere; mi sento molto fortunata ad avere delle amiche tanto leali.

    Deborah Qele Smith, che si è presa amorevolmente cura di me, si è anche occupata di trascrivere sul computer molta parte del manoscritto, prima solo battuto a macchina.

    Ex studente e mia assistente per più di un anno, non solo abile con il computer (a differenza di me) diventò il mio doppio, mano a mano che la storia si sviluppava, indagando le lacune, superando i confini del tempo, credendo instancabilmente nel valore del nostro lavoro. Si dimostrò sempre coerente e seria, spronandomi, interrogandomi ed impegnandosi sempre, nella convinzione che il libro valesse lo sforzo.

    Al momento della partenza di Qele, Maribeth Hynnes e Constance Wright proseguirono il lavoro di battitura con me, ed anche loro meritano il mio ringraziamento per la loro pazienza. Gladys Donerlson, esperta in informatica, ha scavato nel mio materiale e ha inoltre svelato alcuni dei misteri dei computer a questa ignorante scrittrice. Una parte di redazione e di organizzazione del testo è stata compiuta da Tanzira Zaman, che ha lavorato affrontando e sistemando gli ultimi capitoli ed aiutandomi a modellare il libro. Quando Tanzira si laureò partì ma trovò per me una sostituta: Jessica Huang. Gli studi di Jessica non le permisero di continuare ma fu a sua volta sostituita da Jabeen Akhtar che lavorò con me per un periodo maggiore. Jabeen (che ha scritto un suo libro) fu visibilmente dispiaciuta quando dovette abbandonare il suo lavoro con me, ma la sua vita prese una direzione differente, impedendole di continuare. Un’altra volta Gladys Donerlson (ora con due lauree in informatica) divenne la mia salvatrice definitiva, dal momento che la mia storia ancora non possedeva un ordine cronologico. Il suo lavoro è visibile nella versione finale del libro.

    È necessario un valido, paziente e leale gruppo per trasformare una vita in un materiale da lettura. Queste compagne sono state indispensabili ed il loro contributo vitale.

    Edward Schreiber, il co-editore insieme a Toni Horvatin di un libro precedente The Quintessential Zerka, fu molto eccitato quando fu informato dell’idea di quest’impresa; c’era ancora molto da fare per lucidare e assemblare il testo e ancora mancava un editore. Si mise subito all’opera per assicurarsi che il libro fosse pubblicato e riuscì a stimolare l’interesse di Brian Donaghue di Mental Health Resources – un nome così confortante. Senza l’ardore e la fede in me che entrambi espressero, questo progetto sarebbe potuto essere molto più complicato da realizzare.

    Mia madre fu la maggiore depositaria della vita dei nostri antenati e mi guidò in queste lande raccontandomi nel corso degli anni le loro storie. Molto di questa storia lo devo a lei.

    Questo libro non è un resoconto della moltitudine di persone creative che hanno lavorato con lo spirito di Moreno e che continuano a farlo, qui ed altrove. Non ci sarebbe sufficiente spazio per includerle tutte.

    Queste memorie sono ovviamente soggette alla mia fallibilità ed alcune che non sono più verificabili potrebbero essere mescolate ad una buona dose di fantasia. In termini psicodrammatici sono vere, anche se giudicate in modo differente da altri. Questo non vale per i fatti, quindi, come valutiamo la vita di una persona anziana o defunta? E se seguissimo la regola della sospensione del giudizio critico, accettandola come un particolare modo di esprimere questo pericoloso, eccitante, esilarante, umile viaggio che chiamiamo vita?

    Questo libro è in modo speciale un grazie a tutti i membri della mia famiglia più prossima che pazientemente hanno sopportato tale lungo processo, esortandomi a continuare.

    Inoltre, senza le varie persone che hanno incrociato il mio cammino questa storia non si sarebbe potuta realizzare nel modo in cui è stato fatto (il nome di parte di queste persone è stato cambiato). Anche a loro va il mio apprezzamento.

    Se questo libro ha qualche valore, la mia riconoscenza va anche a loro. Nessuno di questi è responsabile per qualsivoglia errore o giudizio sbagliato che può essere apparso nel testo. Questi sono unicamente di mia responsabilità.

    Se in questo viaggio volete accompagnarmi, possa il vostro sforzo essere ricompensato.

    Prologo

    E i miei sogni ho sparso sotto i tuoi piedi; cammina leggero perché stai camminando sui miei sogni. 

    William Butler Yeats

    Andrò in America un giorno! È la metà del giugno del 1935 e ho appena compiuto diciotto anni. Queste parole saltano fuori dalla mia bocca così come Pallade Atena uscì dalla testa di Zeus. Come è sorta questa inverosimile idea? Non è certamente la sensazione di sentirmi pronta che mi spinge. Mi arrivò, semplicemente, completa e sicura: È destinato ad essere così, nel futuro. A causa della magia della vita questo presunto piano si realizzò nel giro di quattro anni.

    Molti anni dopo, Walt Anderson, un giornalista che lavorava per il Los Angeles Times domandò in un’intervista: Moreno, cosa vorresti fosse accaduto in modo diverso durante la tua vita? e Moreno rispose: Mi sarebbe piaciuto incontrare Zerka quindici anni prima.

    Avrei avuto nove anni.

    Introduzione

    Dobbiamo dare il benvenuto al futuro, ricordando che presto sarà passato, e dobbiamo rispettare il passato, poiché un tempo rappresentava l’umanamente possibile.

    George Santayana

    Forse le memorie rappresentano un tentativo – nel senso adottato da Montaigne – di descrivere la propria vita o essere una lunga lettera indirizzata a se stessi.

    Riguardo al passato di ciascuno di noi, William Faulkner scrisse in Requiem per una monaca: «Il passato non è affatto morto, anzi non è nemmeno passato».

    In vista del recente dibattito letterario sulla distinzione tra memorie o autobiografie e narrativa, posso confessare senza falsa modestia di non possedere alcun talento per la scrittura narrativa, a parte sotto forma di favola; il che è molto più semplice. Gli autori di libri di finzione sono ammirevoli, in grado di creare ripetutamente interi nuovi mondi; ma come ci riescono?

    Si dice che quando ascoltiamo per la prima volta la musica di un grande maestro, abbiamo la percezione che sia esistita da sempre. Essere in grado di scrivere facendo in modo che il lettore riceva la creazione come se fosse da sempre stata presente, e che sia semplicemente stata trovata e strappata dall’etere è come sentire il canto degli angeli. Molte forme d’arte sono in grado di contenere questo trasporto. Io non rivendico nessuna di queste capacità artistiche, come il modellare il linguaggio trasformandolo in musica, ma mi auguro che qui e là risuoni.

    In Le distese interiori del cosmo. La metafora nel mito e nella religione, Joseph Campbell scrisse: «Negli ultimi anni di una vita, guardandosi indietro… e notando come incontri ed eventi, che apparivano a quei tempi accidentali, diventarono le caratteristiche fondamentali di una storia di vita non intenzionale…, può essere difficile resistere alla tentazione di paragonare lo svolgimento della propria biografia a quella di un ben strutturato romanzo, domandandoci chi sia l’autore di questa sorprendente trama».

    Secondo J.L. Moreno siamo dapprima esseri cosmici e solo dopo esseri biologici, psicologici, sociologici, o economici. Teilhard de Chardin ha formulato questo concetto in modo meraviglioso: «Non siamo esseri umani che compiono un’esperienza spirituale. Siamo esseri spirituali che compiono un’esperienza umana». L’auspicio è quello di arrivare a comprendere perché siamo qui, mentre siamo qui.

    L’idea della vita come viaggio cosmico mi legò profondamente a Moreno. Intrisi da quel mistero abbiamo provato a vivere, probabilmente ingenuamente – certamente non sempre con successo – credendo e insegnando che tutti gli individui sono co-creatori dell’universo.

    Tale co-creazione implica nel corso della vita una responsabilità per tutti e tutto. La responsabilità è la chiave per un'esistenza fatta di significati, che incarna spontaneità, creatività e cura nella nostra vita di tutti i giorni.

    Come compagni nella creazione condividiamo questa responsabilità e non possiamo rinunciarvi, anche se non ne siamo all’altezza. Anche se questo può suonare come un pesante fardello nel nostro fallibile tentativo di abbracciare questa responsabilità, siamo in grado di sperimentare gioia e allegria.

    Se la vita non saggiata non merita di essere vissuta la vita

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