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Scriviamo un'altra storia. Perché di silenzi, talvolta, si muore
Scriviamo un'altra storia. Perché di silenzi, talvolta, si muore
Scriviamo un'altra storia. Perché di silenzi, talvolta, si muore
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Scriviamo un'altra storia. Perché di silenzi, talvolta, si muore

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Tara Gandhi ci spiega cosa diceva il Mahatma sul risveglio della coscienza dell'uomo. Alessandro Del Piero sostiene invece di essere più bravo ad usare il pallone che le parole anche se poi, con la sua prosa, dimostra il contrario, mentre Maurizio Costanzo vorrebbe assegnare la patente di impotente a chi vessa una donna. Tante sono le voci che si sono alzate contro la violenza di genere, compresa quella del poeta Dante Maffia, già candidato al Nobel per la Letteratura. Ma lirico, cristallino, forte, è anche il timbro dei tanti racconti raccolti in questo libro e scritti da uomini e donne che si sono scoperti scrittori per una causa giusta. Raccontano tante piccole storie, non solo di violenza ma anche di rinascita. Delineano la dignità delle donne, anche di quelle che per amore dei figli subiscono le botte, ma soprattutto la forza di quelle che alzano la testa e hanno il coraggio di dire basta, anche per il bene dei loro figli. Perché è solo allontanandosi da certi retaggi culturali retrivi, che si rinasce, davvero.
LanguageItaliano
Release dateJun 4, 2016
ISBN9788898815876
Scriviamo un'altra storia. Perché di silenzi, talvolta, si muore

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    Scriviamo un'altra storia. Perché di silenzi, talvolta, si muore - Autori Vari

    Edizioni

    Prefazione

    In Italia una donna su tre, tra i 16 e i 70 anni, ha subito nel corso della propria vita qualche forma di violenza fisica o sessuale. In pratica il fenomeno interessa ben 6 milioni 788 mila donne. Eppure siamo nel 2016 e pare incredibile che la cronaca ci avvisi del fatto che ogni due giorni un uomo uccide una donna. La giustificazione? Ammesso ci sia una giustificazione, l’assassino in genere non accetta che l’ex compagna abbia deciso di lasciarlo, non sopporta che possa vivere come meglio crede, magari anche senza di lui, lontano dalle sue ingerenze e spesso dalla sua violenza. Il paravento è sempre quello dell’amore, ma cosa ha a che fare l’amore con le botte?

    Nulla.

    E non si può più tollerare che si parli di gelosia e di sentimento, in caso di femminicidio.

    Ecco perché è un problema di cultura, perché interessa una società intera.

    Da anni Equilibra è impegnata nel sociale. Nel 2014 ha devoluto oltre 95 mila euro a 11 associazioni che operano in favore delle donne vittime di violenza. Poi ha avuto un’intuizione. Va bene aiutare le associazioni e ogni singola donna. Ma per ogni persona alla quale si offre conforto, c’è n’è un’altra che nel silenzio, in solitudine, subisce.

    C’è una cosa che vale la pena di ripetere: il fenomeno della violenza sulle donne si combatte con la denuncia, ma non solo: se non cambia la mentalità, la battaglia è perduta in partenza.

    Se noi mettiamo dei vasi di fiori in una stanza buia e senza luce non serve che ci affanniamo a dare acqua alla singola ciotola, i fiori continueranno a morire perché è l’ambiente a essere malato. Dobbiamo aprire le finestre, fare entrare l’aria e la luce.

    Ci sono dei topos terribili: bella = oca, ad esempio. E di una donna che indossa la minigonna si dice che in fondo, se la stuprano, un po’ se l’è cercata. Siamo nel 2016 eppure l’archetipo femminile si gioca su binomi che ci vogliono o angelicate al ruolo di mogli e madri o demonizzate in quanto donne autonome e libere.

    Ci sono frasi che fotografano a pieno certe ottiche culturali. Se di una persona diciamo: è un uomo libero l’accezione è positiva, ma la stessa frase al femminile è una donna libera sottintende invece un significato recondito negativo.

    Siamo tre donne molto diverse. Maria Zuccarelli, una imprenditrice al vertice della comunicazione dell’azienda di famiglia, Equilibra; Patrizia Mirigliani, patron di Miss Italia e che ogni anno incontra migliaia di giovani donne e si batte per la loro dignità ed Elvia Grazi, giornalista e scrittrice, da sempre impegnata in favore delle donne. Abbiamo pensato di fare qualcosa insieme, perché ci piace la sinergia al femminile, specie quando si tratta di muoverci in favore di altre donne.

    L’idea è venuta a Maria: fare cultura per combattere la sottocultura della violenza di genere. E come ogni idea che vale è stata un volano, che ha saputo coinvolgere intellettuali, politici, sportivi, persone del mondo dello spettacolo, della cultura e gente comune, una marea di persone che hanno voluto far sentire la propria voce, dire no alla violenza di genere!

    Ecco il senso di questo premio letterario: Donne: stop alla violenza. L’abbiamo pensato per denunciare pubblicamente che noi non ci stiamo. Per scoperchiare un vaso, per porre l’accento su una situazione, un’idea: l’idea di libertà.

    Non di uguaglianza, badate bene. Di libertà.

    Se volete capire quanto è civile ed evoluta una società, allora osservate come vengono trattate le donne lo scriveva, pensate un po’, Karl Marx nel 1850. Sono passati più di 160 anni, ma non c’è da stare allegri. E noi donne non vogliamo certo dormire sugli allori. Siamo abituate, come si suole dire, a rivoltarci le maniche, e lo stiamo facendo a più livelli.

    L’intento è quello di diffondere il contagio con l’onestà del nostro impegno per una causa giusta. Vogliamo arrivare a tutte le donne, anche a quelle richiuse in una prigione di paura. E perché no, anche agli uomini, a quelli che alzano i pugni e forse soprattutto a loro che sono dei duri ma solo quando si sentono al sicuro. Non quando iniziano a capire che il vento sta cambiando. Non quando si sentono accerchiati, additati, scovati.

    Questa è la nostra scommessa. Noi donne diamo la vita e un crimine contro le donne è un crimine contro la vita.

    Qualcosa che non si può più accettare.

    Un motivo sufficiente per impegnarci al massimo, per dare il meglio, per schierarci in prima linea.

    Questo libro è una piccola miniera.

    Di idee, di sensazioni, di emozioni, di pensieri liberi e sani.

    Un caleidoscopio a tinte forti che pure, in più di un caso, sconfina nella poesia.

    Perché la cultura, l’arte, la poesia, attraverso la loro efficacia, la facilità, la pervasività e la capacità di far riflettere possono davvero cambiare il mondo.

    Quando le idee sono buone somigliano al vento, che non si può imbrigliare e scompiglia ogni cosa, rendendola nuova. Crea consapevolezza, spazza la polvere dell’ignoranza, mette in luce la sensibilità, l’intelligenza e la responsabilità di ognuno di noi.

    Di ognuno di voi.

    Maria Zuccarelli

    Patrizia Mirigliani

    Elvia Grazi

    Contro la violenza sulle donne

    Il contrario dell’amore è la paura. Andare oltre la paura significa liberarsi dallo stereotipo che la donna deve solo subire e sottomettersi.

    Avevo sintetizzato con queste parole il terribile argomento della violenza sulle donne a Patrizia Mirigliani e alle tantissime ragazze di Miss Italia durante il mio indimenticabile incontro a Montecatini di qualche anno fa in una splendida atmosfera condivisa di amore e felicità.

    Trovo giusto e importante l’iniziativa Donne, stop alla violenza con un Premio letterario e un libro promosso anche dall’amica Patrizia Mirigliani, che tanto fa per far emergere nelle giovani la coscienza di autonomia e di identità della donna. Bisogna rimanere sempre ben vigili sul tema della violenza, in ogni occasione, tempo e luogo essa avvenga.

    Il Mahatma Gandhi ne ha fatto la sua ragione di vita e la sua bandiera per combattere la violenza, affermando: "Vorrei sopportare tutte le umiliazioni, tutte le torture, l’ostracismo assoluto e anche la morte, per prevenire la violenza".

    Con la onestà di cuore e intelletto che lo ha reso grande, Gandhi riconobbe anche la sua fragilità iniziale verso le donne e la sua volontà di superarsi, quando affermò "è stata mia moglie Kasturba ad insegnarmi la non violenza quando ho tentato di piegarla alla mia volontà. La sua ostinata resistenza da un lato, e dall’altro la sua paziente sottomissione alle sofferenze che la mia stupidità le causavano, hanno fatto sì che infine mi vergognassi e la smettessi di credere di avere per natura il diritto di dominare su di lei".

    è la donna, dunque, che diventa personificazione della forza creativa, non solo in quanto genitrice di figli, ma anche, e soprattutto, in quanto loro educatrice; personificazione dello spirito di sacrificio e di dedizione, in quanto fedele compagna e collaboratrice del marito nei compiti che a lui competono. Di conseguenza, Gandhi cercò con insistenza di inserire tra i suoi amici, discepoli, collaboratori, quante più donne possibile. Prima rendendole consapevoli, ove già non lo fossero, dei valori profondi di cui sono portatrici; poi stimolandole a rendere questi ultimi validi strumenti di lotta contro gli oppressivi usi e costumi, contro l’ignoranza e il degrado sociale, contro la schiavitù di qualsiasi tipo: culturale, religiosa, morale, politica, economica.

    Vi racconto una mia esperienza personale.

    Una volta ho trascorso del tempo molto prezioso con Sua Santità il Dalai Lama. Sua Santità è così disarmante che non puoi che essere naturale e te stesso dinanzi a lui.

    Sua Santità gli dissi: Non pensa che i figli, sia le bambine che i bambini, debbano essere allevati con compassione, così da crescere con esempi di compassione nella loro vita?.

    , rispose con fascino e convinzione. Dovremmo proporre loro esempi di compassione. La sola compassione però non è abbastanza. Dovrebbero avere un senso di responsabilità verso la società intorno a loro.

    La via più breve verso il futuro dei nostri sogni può essere raggiunta solo dando la giusta educazione ed esempi posti da noi per i bambini e la gioventù del paese. La vita di ogni essere umano si basa sulle esperienze dell’infanzia, non dimentichiamo che molti terroristi e violenti hanno affrontato un’infanzia brutale. Dobbiamo impartire la giusta educazione e proporre esempi di compassione e responsabilità ai nostri figli e alla gioventù.

    Il miglior regalo per un figlio è un ricordo bellissimo per il suo futuro.

    L’indicazione di Sua Santità il Dalai Lama vale anche per le donne: insieme al diritto alla libertà, le donne devono avere responsabilità verso la società e il futuro.

    La libertà non è possibile senza un senso di seria responsabilità.

    Più di un anno fa ho avuto il privilegio e l’onore di essere in un’udienza speciale con Sua Santità Papa Francesco nella Città del Vaticano.

    Il Papa ha ripetuto più volte in cinque lingue: Il Creatore ci perdona sempre. Ciò che è creato non dimentica e non perdona. Se facciamo del male a un albero o a un animale, la vita e la natura si vendicano. Vi prego, proteggete la vita intorno a voi.

    Stava facendo appello alla Congregazione.

    Questa è la via di Gandhi alla Sarvodaya. Sarvodaya significa il risveglio della coscienza dell’uomo di vivere in armonia con la natura e tutta la vita senza lo sfruttamento dell’uomo e della natura stessa.

    Plaudo all’iniziativa Donne, stop alla violenza, e invio ogni auspicio e preghiera alle tante belle persone che si prodigano alla sua buona riuscita.

    Tara Gandhi Bhattacharjee

    Amiamo gli uomini, odiamo il patriarcato!

    Sotto i nostri occhi si dispiegano epocali cambiamenti, alcuni nello spazio globale altri nello spazio sociale. Le enormi diseguaglianze si avvertono sia all’interno che fra i vari Paesi, e producono vere e proprie rivolte. Il fatto che tali rivolte si traducano in un sovvertimento effettivo degli ordini sociali esistenti è tutta un’altra storia, e a tale scopo è fondamentale che i gruppi portatori di tali tendenze sappiano evitare l’errore di esigere il cambiamento dalle classi dominanti, strette in difesa dello status quo. È in questo quadro generale che si inserisce il processo di emancipazione delle donne, una rivoluzione inarrestabile e irreversibile, iniziata negli Stati Uniti negli anni ’70-’80, e che in questa sede, alla luce della massiccia violenza sulle donne, consideriamo legata a questo mutamento: omicidi, pestaggi, aborti selettivi, infanticidi, una vera e propria caccia alle streghe.

    L’Italia non ha il monopolio di questo problema, ma fa parte di un sistema che pure sta morendo in tutto il mondo.

    Qual è il motivo di tanta brutalità?

    [1] Prendiamo per esempio il caso dello stupro. Molti uomini sono ignoranti, non solo perché non sanno bene quali siano le conseguenze di uno stupro sul corpo, sulla mente e sullo spirito di una donna, ma non sanno neanche di infliggere un trauma indelebile che ne soffoca la crescita spirituale. D’altronde, anche i governi umiliano gli stati avversari conquistando le loro donne e seminando i loro semi bio-genetici, usando la guerra come stupro.

    [2] Inoltre, gli uomini ignorano che c’è un cambiamento di paradigma in atto che li coinvolge direttamente. Immaginiamo un uomo che non sappia niente di cambiamenti sociali, culturali e storici e si trovi davanti una donna che ha la sua identità, le sue opinioni, la sua personalità. Non sa che fare.

    [3] Ci sono poi gli uomini che hanno intuito ciò che sta succedendo, ma che non sanno come affrontare il cambiamento e ancora combattono per mantenere intatto il loro ruolo all’interno della famiglia e della società. In altre parole, lottano per preservare quella struttura violenta che mira a tenere le donne al proprio posto. Una battaglia persa.

    La principale risorsa nelle mani delle donne è l’istruzione, un ambito in cui superano facilmente i maschi, più indolenti e negligenti. A questa si uniscono altre qualità. Oltre alla compassione, che permette loro di superare gli stretti confini dei conflitti, le donne hanno una maggiore resilienza e una capacità di pensiero olistico e dialettico, affine al taoismo, indicativa di una profonda affinità fra le donne e il mondo Orientale.

    Mutamento mondiale dunque, ma che cela alcuni aspetti problematici che è bene tener presenti per poterli affrontare concretamente, creativamente e costruttivamente.

    [1] I dualismi – colpevole o innocente, responsabile o no – sono troppo semplicistici e insidiosi, impediscono di avere un quadro più articolato della situazione, e soprattutto di trovare delle soluzioni a beneficio mutuo e uguale per tutte le parti coinvolte.

    [2] Un’analisi esasperata della sofferenza cementa il vittimismo creando uno status, una vera banca per traumi alla quale attingere al momento opportuno per criminalizzare strumentalmente non solo i responsabili diretti ma tutti gli appartenenti alla categoria per un tempo senza fine. Non è un approccio molto utile.

    [3] Un’attenzione esclusiva per la sofferenza femminile può escludere la sofferenza altrui, creando un circolo vittima-carnefice che rischia di produrre altri traumi, di impedire una riconciliazione fra i generi e una trasformazione del conflitto attuale.

    [4] Non vengono presi in considerazione gli aspetti della pace positiva, in altre parole mancano visioni di cooperazione finalizzate al beneficio mutuo ed equo fra i generi, compresa l’idea taoista di soffrire le sofferenze e godere delle gioie autentiche – quando non avvengano a spese di nessuno – dell’altro genere.

    Ricordiamoci, ci sono uomini – milioni, un miliardo? – che temono una cosa sola: che le donne al potere li trattino come gli uomini hanno trattato loro.

    Con Gandhi potremo dire che il punto fondamentale non è combattere gli uomini ma combattere il patriarcato.

    Johan Jakob Bachofen, giurista-filologo-sociologo svizzero, nella sua opera Il matriarcato. Ricerca sulla ginecocrazia nel mondo antico nei suoi aspetti religiosi e giuridici¹ ha coniato il termine patriarcato per indicare una formazione sociale governata da uomini e ha richiamato l’attenzione sulle formazioni matriarcali di 5-6.000 anni fa, prima che la desertificazione (Sahara = sabbia) e un’economia basata sulla scarsità favorissero valori come la guerra rispetto a valori amorevoli.

    La caccia privilegia gli uomini e li predispone per le lunghe distanze, il nomadismo, la violenza e la guerra. L’abbondanza materiale genera un’economia centrata sulla distribuzione, sulla condivisione e la cura, tutte specialità femminili di lunga data, presenti ovunque nel mondo. In tempi di scarsità, siccità e cambiamenti climatici di base, gli uomini si mobilitano, e con loro il patriarcato. L’Africa più nera ha avuto un lungo periodo di abbondanza prima che il colonialismo venisse da un’Europa che lavorava sotto climi rigidi e in cui prevalevano scarsità e concorrenza. I maschi sono stati uccisi e schiavizzati, e i coloni hanno trovato qualcosa intorno cui costruire la scarsità.

    Con la sua opera, Bachofen ha ispirato il movimento delle donne negli anni ’70 e, soprattutto, ha aperto una nuova prospettiva chiave nello studio della violenza e della pace, dei conflitti e della loro trasformazione: il genere.

    Il femminismo ha dato un formidabile contributo identificando il patriarcato come la struttura che sta alla base del capitalismo e del militarismo. Dal punto di vista della pace negativa il

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