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Il mio cuore appartiene solo a te
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Il mio cuore appartiene solo a te
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Il mio cuore appartiene solo a te

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Il mio cuore appartiene solo a te, di Melissa Storm
Possono due cuori feriti curarsi a vicenda?

Ogni giorno Rip Rocwell combatte il suo senso di colpa – la colpa di essere sopravvissuto alla guerra mentre il suo migliore amico non ce l'ha fatta – e la sua psicosi traumatica. Entrambe gli impediscono di tornare a una vita normale. Quando incontra una bellissima giovane donna nel suo nuovo quartiere, deve far fronte anche ai sentimenti che nutre per lei. Dopo tutto, lui non merita di essere felice dal momento che è colpa sua se il suo migliore amico è morto.

Deborah Walker ha promesso il suo cuore ad un uomo scomparso durante la guerra in Corea. Sebbene voglia mantenere la promessa di aspettarlo, ignora se sia sopravvissuto alla battaglia in cui è stato dichiarato disperso. Quando vicino a casa sua si trasferisce un affascinante veterano, lei nega la crescente attrazione che prova per lui, soprattutto perché la sua presenza le ricorda l'uomo che ha perduto.

Deborah e Rip riusciranno a trovare un modo per guarirsi a vicenda o sono destinati a patire una serie infinita di sofferenze d'amore?

LanguageItaliano
Release dateJun 1, 2016
ISBN9781507142882
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    Book preview

    Il mio cuore appartiene solo a te - Melissa Storm

    A Falcon.

    Non ho ancora trovato abbastanza modi per dichiararti il mio amore. Questo è solo uno in più.

    Omaggio gratuito

    Grazie per aver acquistato una copia di Il mio cuore appartiene solo a te. Spero davvero che ti piaccia! Per ringraziarti, vorrei farti un regalo. Proprio così: ho scritto un racconto breve che è disponibile solamente agli iscritti alla mia newsletter. Lo riceverai gratuitamente via mail non appena ti iscriverai qui: www.MelStorm.com/Newsletter.

    Spero che entrambe le storie ti piacciano. Buona lettura!

    Con affetto,

    Melissa.

    1

    Freddo. Tanto, tanto freddo. I denti di Rip battevano mentre stringeva il fucile al petto e correva lungo i pendii, facendo del suo meglio per non essere scorto in campo aperto. Una pioggia di proiettili cadde intorno a lui mentre il nemico si faceva più vicino. Si tolse il guanto con i denti e cercò di chiedere aiuto via radio, ma l'aria gelida ne aveva esaurito la batteria. Neanche un'interferenza rispose alla sua chiamata fatta per chiedere più uomini.

    Tutto ciò che abbiamo siamo noi, disse George dietro di lui. Quindi dobbiamo bastarci.

    Rip annuì. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma ogni respiro incerto gli causava un violento dolore. L'aria gelida gli entrava nelle narici come un artiglio affilato che cerca di conficcarsi nel cuore per tirarlo fuori. Questo avrebbe risparmiato lavoro al nemico.

    Con tutta la determinazione che aveva in corpo, strisciò verso l'accampamento nemico all'orizzonte. Il suo respiro ne rivelava la presenza, come la striscia discontinua del fumo di un drago, quando aveva solo bisogno di fuoco – di qualsiasi cosa che lo scaldasse.

    Ancora proiettili.

    George lanciò un urlo acuto e si allontanò da lui a gran velocità.

    Rip cercò di stargli dietro, ma il ghiaccio gli aveva attanagliato i muscoli – e adesso li teneva stretti, costringendolo a fare piccoli, rapidi passi piuttosto che i lunghi balzi di cui aveva bisogno per soccorrere il suo amico.

    Ancora proiettili. Un calore gli spuntò dal centro del petto, un calore che non riusciva a dare sollievo. Avvertì un dolore acuto e cadde su un lato, stringendosi il petto e pregando per una morte veloce.

    George proseguì, saltando attraverso il campo come una lepre. Alzò il fucile per prendere la mira, e poi... niente. I proiettili non volevano uscire. Questo dannato ghiaccio l'ha inceppato! urlò e cercò di ritirarsi.

    Ancora proiettili, ma questa volta non era George a spararli: venivano verso di lui.

    Rip guardò con terrore il suo più caro amico cadere sulle ginocchia con la faccia a terra, e quella fu l'ultima cosa che vide prima che tutto divenisse bianco.

    Con un sussulto caricò furiosamente il fucile e sparò all'impazzata. Il paesaggio invernale svanì facendo posto a una stanza vuota priva di finestre, con pareti di un marrone sbiadito. Inspirò ed espirò con facilità. Sulla sua pelle, fredde gocce di sudore; a causargli dolore solo lo spettrale ricordo delle ferite del passato. Qualche attimo prima erano così reali...

    L'incubo era sempre lo stesso, riemergeva con dettagli così vividi che non gli lasciavano altra scelta se non rivivere ogni notte quella battaglia da cui era riuscito a malapena a salvarsi. A volte non aveva nemmeno bisogno di addormentarsi: gli bastava chiudere gli occhi per evocare il massacro, ricordandogli come il suo fallimento nel coprire George era costato la vita al suo amico.

    Non poteva correre allora, ma di sicuro non poteva correre ora. E avrebbe voluto. Se avesse corso abbastanza lontano forse avrebbe potuto finalmente sfuggire al ricordo.

    ***

    Qualcuno bussò alla porta. I martedì erano i giorni in cui sua madre andava al salone di bellezza, e lo faceva con la stessa devozione con cui andava in chiesa la domenica, il che significava che il compito di accogliere gli ospiti sarebbe ricaduto su Deborah. Si sforzò di alzarsi dal letto, si gettò una vestaglia sulle spalle, e camminò lentamente verso la porta.

    Un uomo in uniforme stava in piedi di fronte a lei, con il braccio avvolto in una fasciatura. Signora, disse salutandola.

    Sì? Posso aiutarla? Cercò di trattenere uno sbadiglio, ma non ci riuscì. E comunque non era molto presto?

    Sono Morrison, Caporal Maggiore dell'Aviazione – Tommy. Lei è Deborah Walker?

    Sì, sono io. Di che si tratta?

    Io... dunque, io sono un amico di James Morgan.

    La paura invase il cuore di Deborah. Non ricordò di essersi mossa, ma in qualche modo lei e Tommy si ritrovarono in salotto a prendere un tè come se si trattasse di una visita amichevole, e non di una visita per...

    Alla fine lei parlò. James è...? Si rifiutò di finire la domanda. Le parole avevano un potere, dopo tutto, e lei non voleva dargliene ancora di più in questa situazione.

    Morto? Tommy congiunse le mani, facendo una dolorosa pausa.

    Deborah avrebbe voluto scuoterlo con forza fino a fargli uscire la risposta alla sua domanda, ma non aveva la forza di dire nulla.

    No, ma è disperso in azione, signora. Alcuni dicono che è praticamente la stessa cosa, ma io conosco il vecchio Jimmy, e aveva uno spirito abbastanza combattivo da sopravvivere.

    Deborah rimase in silenzio mentre la notizia la investiva. Per mesi lo aveva aspettato e con solo un'unica lettera a cui aggrapparsi. E' stato disperso per tutto questo tempo? Era forse...? No, si rifiutava persino di pensarci.

    Ad ogni modo, pensavo che lei dovesse saperlo prima che la notizia diventasse di dominio pubblico, considerato che lei era la sua ragazza.

    La ringrazio molto, Caporal Maggiore, mormorò, tenendo gli occhi fissi sulle scarpe di lui, appena lucidate.

    Lui aggiunse qualcosa, ma lei non ci fece

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