L'adolescenza rubata
By Carlo Mia
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L'adolescenza rubata - Carlo Mia
padre.
INTRODUZIONE
Romanzo storico romantico, di un’epoca non vissuta.
Per tutti i ragazzi ai quali, per gli eventi tragici delle Guerre Mondiali del ‘900 e dell’epoca fascista , si sono visti, la propria adolescenza rubata.
Ragazzi a cui sono state sottratte le speranze di chi era in giovane eta’, con la vita davanti a se che, per i fatti succeduti, videro crollare il proprio futuro, come un castello di carta spazzato via dal vento.
Le descrizioni di aneddoti legati ai periodi ed ai luoghi dove questi si sono svolti, recuperati dalla memoria dei racconti, che si ascoltavano nelle serate con i nonni ed i propri genitori, testimoni di queste pagine di storia.
CAPITOLO I
E’ una fredda mattina di gennaio, sono le prime ore della giornata, quelle che ritengo siano le migliori per scrivere.
Nella penombra di un sole che ancora non risplende dando luce e calore naturale, ma sotto quella di una lampadina che illumina questo angolo di silenzio, mi accingo a trasferire dalla mia mente al foglio, i miei ricordi di bambino, affinche’ siano di dominio per altri, che vorranno poi ritrovarsi negli stessi.
Ricordi di un tempo che non ho vissuto, ricordi di un tempo del quale ho solo sentito i racconti, sentiti e risentiti, dalle voci dei nonni, di mio padre, di mia madre, degli zii, testimoni di quel passato, senza perdere comunque il loro fascino.
Ecco in questa fredda mattina di gennaio, inizio una cosa che ho sempre sognato di fare, scrivere il romanzo che ho dentro di me, che parla dell’adolescenza rubata a mio padre ed a tutti i ragazzi della sua epoca, causa il periodo fascista e la seguente e conseguente seconda guerra mondiale.
L’anno della scrittura, e’ quello in cui mio padre avrebbe compiuto novant’anni, essendo nato il cinque settembre del millenovecento26 o nell’anno IV dell’era fascista, come si diceva a quel tempo, che datava appunto questo anno, dal vent8 ottobre del millenovecento25 al venti7 ottobre millenovecento26, facendo riferimento al periodo in cui la dittatura divenne cosa ufficiale per l’Italia, dopo la marcia su Roma, che avvenne il vent8 ottobre millenovecento22.
Il titolo del libro fa appunto riferimento, a tutti quei ragazzi che per via dei conflitti mondiali del novecento, hanno avuto la propria adolescenza rubata, ma ancor peggio, a coloro cui l’adolenza e’ stata rubata essendo stati deportati sui campi di concentramento da bambini e che questa adolescenza non l’hanno neppure sfiorata o se la fortuna ha voluto che ancor oggi fossero testimoni di un’esperienza solo tragica da immaginare, ha lasciato loro come regalo un ormai sbiadito numero, tatuato sul braccio.
Quei ragazzi che ben presto si ritrovarono uomini, perdendo una parte della loro vita.
Gli anni venti, sono stati quelli dell’Italia che usciva vittoriosa dalla Prima Guerra Mondiale, ma che non aveva ancora una stabilita’ economico-politico-sociale, causa i costi altissimi e quindi l’indebitamento in denaro ed in vite umane patiti a causa della stessa, che era uscita stremata dal conflitto e stava cercando un suo equilibrio, nel malessere generale che serpeggiava tra la popolazione.
In queste condizioni fu cosa facile per Mussolini approfittare della situazione per salire al potere, utilizzando anche metodi di convincimento non proprio ortodossi ed essendo abile con le parole nei suoi discorsi alle masse.
Egli pote’ in breve tempo prendere il dominio delle istituzioni e del popolo o per volere o per necessita’, situazione che portera’ la nazione, dopo il famoso e famigerato ventennio, grazie e soprattutto all’alleanza con la Germania di Hitler, allo sfascio totale ed al fallimento della sua politica, con il tragico epilogo sfociato nella dichiarazione di guerra a Gran Bretagna e Francia, annunciata dal balcone di piazza Venezia il dieci giugno millenovecento40, anno XVIII dell’era fascista, con il quale ebbe inizio la Seconda Guerra Mondiale.
Furono vent’anni nei quali l’Italia subì diversi mutamenti, alcuni imposti con la legge del manganello e dell’olio di ricino, altri, come le pensioni, la liquidazione, le ferie, ancora attualmente vigenti ed il sabato non lavorativo detto il sabato fascista
, che era la giornata che veniva dedicata alle attivita’ sportive, culturali, paramilitari e professionali, alle quali volenti o nolenti, ovviamente tutti vi dovevano partecipare con entusiasmo
ed in divisa.
Per volere del Duce, con un intervento repressivo, la censura stabilì che anche tutti i nomi non italiani
fossero italianizzati
, per combattere il servilismo verso le parole straniere, come ad esempio, bar in mescita
, Cuormayeur in Cormaiore
ed addirittura nel calcio, l’Inter in Ambrosiana
o espressioni come goal, corner, cross, trasformate dalla magica voce di Nicolò Carosio, in rete, angolo, traversone.
Era quella che si poteva definire, l’autarchia linguistica.
L’emanazione delle leggi razziali fasciste in Italia, che nel finire del millenovecento38, proibivano alla gente di religione ebrea, di frequentare scuole e di svolgere qualsivoglia attivita’ lavorativa, compresa quelle del divieto di matrimonio tra italiani ed ebrei e con esse anche quanto relativo a libri e professioni intellettuali e per tante altre combinazioni sociali.
Queste leggi avevano un solo obiettivo, che era l’idea fissa del nostro piu’ illustre alleato, la difesa della razza Ariana, che venne presa a riferimento dalle idee dei darwinisti sociali tedeschi e che si pensava fosse quella pura.
Per raggiungere questo scopo, vennero fatte le cose piu’ orribili a tutti coloro che non avevano, diciamo, i parametri della purezza e vennero particolarmente colpiti ebrei, rom-zingari, polacchi, disabili, omosessuali, testimoni di Geova e con loro altre categorie.
Tra tutti quelli elencati i piu’ bersagliati e umiliati furono gli ebrei.
Marcati come le bestie su indumenti, sulle vetrine dei loro negozi, con una stella gialla a sei punte, la stella di David, affinche’ fossero riconoscibili tra la gente.
Erano le vittime dell’era nazi-fascista e ne furono sterminati circa sei milioni, una cifra impressionante.
Ci fu anche la disposizione che venissero soppresse tutte le testate giornalistiche che si opponevano al regime fascista e con esse, anche tutti i parlamentari che, non essendo di ideologia fascista, furono costretti a lasciare le loro cariche.
Dunque il governo era composto da soli esponenti fascisti e qualche militare e tutti coloro i quali, per spirito di liberta’, volevano che questo dono dell’uomo libero rimanesse tale fomentassero rivolte, vennero a loro volta brutalmente repressi, deportati o esiliati al confino.
Fu il governo piu’ longevo della storia d’Italia, duro’ infatti ben vent’anni, otto mesi e venticinque giorni.
Ci sono state pero’ nel secolo scorso, due età di ragazzi che per colpa delle guerre mondiali, hanno perso la loro adolescenza e la loro gioventù, quella dei ragazzi del novanta99
, che vennero arruolati a fine conflitto relativo alla Prima Guerra Mondiale e quelli degli anni venti, come già accennato.
I ragazzi del novanta99
erano i coscritti che nel millenovecento17 avrebbero compiuto i diciotto anni, eta’ necessaria per essere arruolati.
Nati nel milleottocento99, furono impiegati sui campi di battaglia e chiamati alle armi dopo la disfatta di Caporetto, alcuni addirittura arruolati prima del compimento del diciottesimo anno d’eta’.
Questi giovanissimi combattenti, rinvigorirono il Regio Esercito con nuova linfa, con nuova e soprattutto giovane carne da mandare al macello.
Ma non vorrei divulgarmi troppo sulla parte storica, che e’ sempre complessa e influenzata dalle proprie convizioni politiche e ideologiche.
Vorrei piuttosto narrare, visto che e’ questo lo scopo del libro, gli episodi che riguardarono i ragazzi di quell’epoca ed in particolare, quelli che riguardano mio padre ed i luoghi dove ha vissuto quegli anni.
Oltre a cio’, anche alcuni aneddoti inerenti gli anni tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, di altre persone che hanno vissuto allora, per quanto la mia memoria mi potra’ aiutare in questo esercizio del ricordo.
Sono le