Il Canepardo
By Alessandra Rando and Edoardo Lipari
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Il Canepardo - Alessandra Rando
ALESSANDRA RANDO - EDOARDO LIPARI
IL CANEPARDO
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ALESSANDRA RANDO
EDOARDO LIPARI
IL CANEPARDO
Storie e racconti di una Sicilia che crede, sogna, eccelle. Un'Isola viva
IL CANEPARDO
Alle nostre famiglie
Questo tempo è gravido di avvenimenti… non lo sprecate. Quando ci libereremo dalla superstizione, dai pregiudizi, quando trionferà la verità, il diritto, la ragione, la virtù se non adesso? Quando risorgerà l’amor della patria? Quando? Sarà morto per sempre? Non ci sarà più speranza? Io parlavo a voi… Ora è il tempo… O in questa generazione che nasce, o mai. Abbiatela per sacra, destatela a grandi cose, mostratele il suo destino, animatela.
Giacomo Leopardi, Dell'educare la gioventù italiana
Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così, solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è, allora, che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.
GiovanniFalcone
A me dà fastidio chi parla male della Sicilia, ma ne parla male perché il giudizio non è tale, è mal motivato, è piuttosto un qualcosa di non corrisposto, un risentimento.
Manlio Sgalambro
Prefazione
Sono nato a Ruvo di Puglia, cittadina di venticinquemila abitanti, in provincia di Bari. Dalla città d'arte pugliese sono andato via in giovane età. Il talento e la passione per il basket mi hanno portato, a soli diciotto anni, ad abbandonare il luogo dove sono nato e il lavoro nell'azienda di famiglia per intraprendere una strada fatta, al contempo, di sforzi e gratificazioni, giungendo fino al punto più agognato, lì dove la linea delle aspirazioni si interseca con quella dei sogni.
Mi chiamo Gianluca Basile e di professione faccio il cestista. Ho vissuto nell'esuberante Reggio Emilia, tra i pizzi di Cantù e i portici di Bologna, nella convulsa e brumosa Milano, nell'incredibile ed esaltante Barcellona. Accanto a me, sempre la mia famiglia: supporto necessario, emozione quotidiana, indispensabile felicità.
Dopo aver conquistato trofei nazionali, europei e mondiali, nell'anno in cui l'Olimpia Milano mi nega la riconferma contrattuale, arriva una telefonata di Gianmarco Pozzecco per una grande squadra di un piccolo comune siciliano.
La Sicilia è troppo spesso un luogo noto per le proprie negatività; una storia infelice satura di momenti tragici, scelte incaute e stereotipi d'ogni genere. Ma non ho mai avuto pregiudizi.
Così, dopo una, non immediatamente condivisa scelta familiare, decidiamo insieme, dopo un breve soggiorno, di vivere in un luogo che si è rivelato un paradiso.
Abitare in Sicilia, a Capo d'Orlando, ti fa sentire ogni giorno vivo.
I raggi caldi del sole, la tranquillità rasserenante, il ritmo della vita distensivo e la monumentale immensità del mare cancellano ogni reticenza. La trascinano via, la volatilizzano in un istante.
Sono un uomo di mare e di mondo ed è bastato un niente, un nulla talmente denso di significato, per farmi innamorare della Trinacria.
Il resto lo hanno fatto i siciliani. Con il loro modo di fare donano quel qualcosa in più ad un'isola già di per sé incantevole.
Uomini che, tra i pur normali difetti umani, hanno qualità straordinarie. La disponibilità sicula non ha eguali, così come il concetto di domani
: una parola indeterminata, vaga, sospesa e imprecisata. In Sicilia non si corre inseguendo il tempo, si dà un valore diverso ad ogni istante, ogni ci vediamo dopo
oscilla tra una decina di minuti e un paio di mesi… E come non amare tutto questo, come rimpiangere lo stress, la nebbia, il continuo rincorrere ogni secondo del settentrione?
Questo è un posto che ho sognato, che ho cercato con fervore, dove potere fare crescere serenamente le mie figlie, cullato dal suono dolce del mare ogni mattina. Tutto questo non ha prezzo.
Scorgo ogni giorno un Sud con tante difficoltà e molteplici meraviglie che va condiviso e raccontato con tutti i mezzi possibili.
Il Canepardo, a tal proposito, è un’opportunità per far emergere ciò che per troppo tempo si è negato. Al mio sguardo esterno, pugliese e internazionale al tempo stesso, seppur radicato nella realtà siciliana, è chiaro e lineare che dalla Sicilia si può trarre esclusivamente un bilancio positivo. È innegabile che vi siano delle problematiche fin troppo note, ma altrettante, anzi maggiori, sono le positività, le eccellenze che conferiscono a questa terra un valore aggiunto e incommensurabile.
Il Canepardo non è una semplice opera, ma uno strumento di incredibile valenza per portare alla luce le meraviglie di una Sicilia protesa verso il futuro, che esiste e si diffonde rapidamente, in modo contagioso.
Il tiro della vittoria, sul filo dell’ultimo millesimo di secondo, da centrocampo, col pubblico con il fiato sospeso, nella partita per il titolo… è rimbalzato su un tabellone di stereotipi e negatività, ma ha poi fatto centro nel canestro della positività. Pubblico in delirio. Partita da ricordare per il resto della vita. Metafora del Canepardo.
Come in un incontro giocato all'ultimo canestro, con le squadre affaticate e la tensione alle stelle, bisogna provare a rimanere vigili e lucidi, ribaltando ogni possibile avversità, rendendosi protagonisti dell’avvenire.
É questo, in senso lato, il lavoro che Alessandra ed Edoardo hanno compiuto nel loro viaggio in Sicilia: in una partita ardua hanno trovato gli elementi per credere, fino in fondo, nella vittoria.
Vittoria di una Sicilia che è cambiata affinché tutto cambi.
Gianluca Basile
Introduzione
In copertina impera, solenne, il CANEPARDO, fiero, avvolto dal suo mantello regale. Tra le mani stringe uno scettro che evoca la sua terra: la Sicilia.
Il CANEPARDO per sua natura, animale, natura istintiva più che razionale, è l’antagonista del Gattopardo. È proprio da una rilettura dell’opera di Tomasi di Lampedusa che nasce questa mitica figura.
Se nel volume storico la Sicilia appariva dominata da leggi immutabili e durature, e i suoi abitanti caratterizzati da un eterno sonno, oggi è necessario smentire tutto ciò. Per anni, abbiamo conservato la convinzione di essere avversati dal destino, da una natura maligna che, germogliando in questi luoghi, ci rende narcolettici, spettatori dormienti di una realtà della quale non possiamo essere protagonisti. Ma è chiaro che non è così. La storia, i media, gli stereotipi comuni associano l'Isola alla mafia, alla corruzione, alla sudditanza, alla povertà. Nessuno inneggia alle eccellenze, alle positività dilaganti, alle molteplici e contagiose realtà che qualificano questa terra.
In ogni uomo che crede nella Sicilia, che lotta per portare avanti questa splendida Isola, vi è un CANEPARDO che, con con il suo vigore graffiante, squarcia il velo delle negatività, assorda l’eco di un passato marcio, sconfigge ogni ostile nemico, uccide il Gattopardo silente.
Ma un CANEPARDO non si limita a questo: sente il bisogno di diffondere un messaggio positivo, nato da esperienze di vite insonni, dalla creatività dei singoli, dal talento dei tanti.
E qui entriamo in gioco noi, scrittori, servi di questa mistica e mitica entità che opera in ogni uomo indirizzandolo verso sempre più ardui traguardi e più importanti soddisfazioni. È un'esigenza primaria, un dovere, una missione: dare voce al CANEPARDO, dimostrare che la Sicilia vale, che i siciliani eccellono, tanto da ergersi a modello ed esempio, spronando tanti altri uomini ad intraprendere strade virtuose. Raccontiamo storie di uomini, imprese, associazioni, esperienze in ogni campo ché fungano da stimolo positivo per ognuno di noi. IL CANEPARDO è un ‘crossover’ di esperienze che hanno un denominatore comune: la positività di questa terra, la Sicilia che si protende al futuro, fatta di uomini che la valorizzano. Il CANEPARDO è insito in ogni uomo, è la Sicilia stessa che ruggisce alla vita.
Il Gattopardo
« In Sicilia non importa far male o bene: il peccato che noi Siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di ‘fare’. Siamo vecchi, Chevalley, vecchissimi. Sono venticinque secoli almeno che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee, tutte venute da fuori già complete e perfezionate, nessuna germogliata da noi stessi, nessuna a cui abbiamo dato il 'la' ; noi siamo dei bianchi quanto lo è lei, Chevalley, e quanto la regina d'Inghilterra; eppure da duemila cinquecento anni siamo colonia. Non lo dico per lagnarmi: è in gran parte colpa nostra; ma siamo stanchi e svuotati lo stesso. [...] Siamo troppi perché non vi siano delle eccezioni; ai nostri semi-desti, del resto, avevo di già accennato. […] D'altronde vedo che mi sono spiegato male: ho detto i Siciliani, avrei dovuto aggiungere la Sicilia, l'ambiente, il clima, il paesaggio siciliano. Queste sono le forze che insieme e forse più che le dominazioni estranee e gl’incongrui