Elogio all'immondizia
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Book preview
Elogio all'immondizia - Marco Minicangeli
a cura di Vincenzo Vizzini
Marco Minicangeli
Elogio all'immondizia
Racconto lungo
Prima edizione aprile 2016
ISBN 9788865306895
© 2016 Marco Minicangeli
Edizione ebook © 2016 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano
Versione: 1.0
TUTTI I DIRITTI RISERVATI
Sono vietate la copia e la diffusione non autorizzate.
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Indice
Il libro
L'autore
Elogio all'immondizia
Il morto
Le indagini
Un vecchio amico
Un incontro
Il bue toscano
La chiesa
Alessandra
Delos Digital e il DRM
In questa collana
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Il libro
Manie. Vizi. Ossessioni… ognuno ha la propria. Anche Enrico ne ha una e ha sempre pensato che la sua fosse innocente.
Ossessioni. Enrico ha sempre pensato che ognuno ha le sue. Piccole pazzie che aiutano a tirare avanti, a sopportare le difficoltà quotidiane. La sua è frugare nella spazzatura dell’ufficio in cui lavora a riordinare scrivanie e vuotare cestini. Fogli stracciati, accartocciati, post-it e bigliettini, appunti. Una mania innocente e strana allo stesso tempo. Che può diventare estremamente pericolosa quando meno te lo aspetti…
L'autore
Marco Minicangeli (Roma 1963) si occupa da anni di noir e fantascienza. Ha pubblicato su questi argomenti alcuni saggi: Storia del romanzo di fantascienza (Castelvecchi, in collaborazione con Fabio Giovannini), Ammazzo tutti (Stampa Alternativa, in collaborazione con il criminologo Francesco Bruno). Tra i suoi romanzi ricordiamo Conti in sospeso (Perrone), Uomo(n) (Segretissimo Mondadori) e La Storia Sporca (Besa). Per Delos ha pubblicato I killer di Jahve ed Elena. Ha vinto il Premio Grado Giallo 2015 con il racconto Storia da un’estate romana.
Dello stesso autore
Marco Minicangeli, I killer di Jahve Delos Crime ISBN: 9788867756339 Marco Minicangeli, Elena Delos Crime ISBN: 9788867759798
Il morto
Con un gesto meccanico Enrico posò la tazzina del caffè sul piattino e accese una sigaretta. Erano le otto e il bar iniziava a riempirsi di impiegati pronti a raggiungere le loro scrivanie. Fece una lunga tirata rimanendo a guardarli mentre si affannavano intorno a cappuccini, cornetti e zuccheriere: inquadrati nelle loro giacche scure e cravatte sembravano tanti manichini che si agitavano nervosi.
– Ciao Enrico, come stai?
Si voltò. Carlo, il proprietario del bar, lo aveva salutato dalla cassa. Tutte le mattine scambiavano qualche parola intorno alle notizie del giornale, una tappa fissa della sua giornata scandita da orari lavorativi ben diversi da quelli degli altri.
– Allora? Hai già finito il turno? – gli domandò Carlo ripiegando il giornale.
Dalle sei alle otto la mattina, dalle cinque alle otto la sera: era quello il suo turno. Enrico era uno dei disgraziati che lavoravano alla Polinet, l’impresa che aveva in appalto le pulizie nella sede dell’IHO, l’International Health Organization. Attaccavano il servizio quando tutti gli altri erano ancora a letto o quando uscivano la sera per andarsene a casa, e tutto per poco più di novecento euro il mese.
Enrico sorrise. – Sì, finito, per ora – rispose facendo segno di sì con la testa, poi portò di nuovo la sigaretta alle labbra. – Oggi ho il secondo turno alle cinque.
Erano otto mesi che faceva quella vita, da quando si era separato da Simona ed era stato costretto ad abbandonare l’ufficio del suocero dove lavorava. Otto mesi d’inferno, fatti di levate notturne, di cestini da svuotare e scrivanie da pulire.
Bella vita di merda, si disse tra sé. Era giunto alla soglia dei trentacinque anni senza realizzare nemmeno uno dei suoi sogni: un’occupazione decente, una casa, una famiglia. Non aveva chiesto molto alla vita, ma la vita gli aveva negato anche quel poco. E così eccolo lì, solo come un cane, i primi capelli bianchi, il lavoro alla Polinet che gli bastava appena per pagare l’affitto di quel fetido seminterrato, ventinove metri quadrati d’umidità che si vergognava a chiamare casa. Vita di merda, si ripeté continuando a guardare la danza che stava avvenendo davanti al bancone.
Un’occhiata all’orologio, le otto e dieci. Si avvicinò alla cassa da Carlo.
– Vista la Roma ieri? Come si fa a perdere una partita così?
Le solite parole. Il traffico, lo sciopero, il calcio. La vita che scorreva senza grossi scossoni. Alzò la testa e vide che nel bar stava entrando Emanuele, il collega che spesso gli dava un passaggio a casa con lo scooter. L’uso