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La Vendetta del Titano
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La Vendetta del Titano

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About this ebook

Amin, un ragazzo di 15 anni, scopre di essere un semidio. Il suo cammino è ostacolato da profezie, maledizioni e vendette. Incontra molti amici e alleati ma purtroppo incontrerà anche nemici disposti a ucciderlo. La sua avventura è piena di incredibili vicende, coinvolgente e pieni di colpi di scena.
LanguageItaliano
PublisherAmin Hammani
Release dateMar 21, 2016
ISBN9786050423921
La Vendetta del Titano

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    La Vendetta del Titano - Amin Hammani

    Saluto le S , alcuni del treno EM,AB

    e al resto della E

    La Vendetta del Titano

    Quando Urano e Gaia ebbero dei figli, i Titani. Essi furono governati da Crono dal cuore così malvagio che divorava i suoi figli, ma tre riuscirono a fuggire: Zeus, Poseidone e Ade. Con la Lama Maledetta uccisero Crono. Ma Crono. è destinato a tornare e vendicarsi del loro tradimento infondendo caos e distruzione ovunque. Per mano di un semidio dai più antichi Dei al suo quindicesimo anno salverà o cancellerà l’Olimpo e con sé il mondo.

    Queste furono le ultime parole dell’oracolo, che mi disse.

    Io sono Amin, sono un semidio e sono figlio Poseidone. Forse si riferiva a me quella profezia ma non ne sono più convinto poiché l’ho ascoltata la scorsa estate e dal quel periodo sono successe tante cose e ne ho scoperto altrettante. Ad esempio non sono l’unico semidio che è figlio dai più antichi Dei, c’è Andrea figlio di Zeus, e c’è Luca figlio di Ade. E non era solo la questione della profezia ma c’era anche il tradimento di Marco, figlio di Ermes, che si era infiltrato nelle viscere del Tartaro per recuperare il sarcofago con i resti di Crono. E in più ho conosciuto mio fratello Gianluca non la presero molto bene i miei amici e soprattutto io di avere un fratello come ciclope. Diciamo che i ciclopi si cibano di noi, ninfe, satiri. Erano selvaggi e violenti. Gianluca era diverso dagli altri ciclopi e quindi era molto più semplice diventare un suo amico/fratello.

    Come semidio io avevo alcuni poteri come: dominare l’acqua, riuscire a parlare con alcune specie marine e avevo la Spada che mi regalò mio padre, era una penna a sfera ma quando premi il bottone della penna, si trasforma in una micidiale arma. Andrea aveva il potere di comandare e controllare il cielo e aveva avuto un regalo da Gianluca: una lancia e uno scudo. La lancia era di Ercole invece lo scudo che terrorizzava tutti, era stato forgiato da mio fratello che rappresentava la testa di Medusa. Invece, Luca era figlio di Ade ovvero il Dio dei Morti, aveva il potere di comandare la terra e controllare (non comandare, solo suo padre poteva) le vite che passano per il Tartaro.   E’ molto impulsivo e scontroso dopo che suo padre l’ha umiliato di fronte a tutti gli dei dell’Olimpo per essersi fatto scappare Marco dal Tartaro. Non aveva nessuna arma in particolare.

    Oggi è il 30 dicembre ed io, Alessio (un mio amico satiro) e Davide (figlio di Atena) siamo partiti per Francoforte in Germania, perché Alessio ha sentito la presenza di due semidei in una scuola militare. Arrivati all’ora di cena, Alessio s’intrufolò nella scuola come un serpente e andò a cercare i bambini ma poi mi arriva un messaggio da Alessio che diceva: Non ci sono solo i due semidei qua, ma sento la presenza anche di un mostro-. Forse si riferiva a un mostro che cerca i due mezzosangue. Alessio ed io ci addentrammo quando appena all’ingresso vennero due professori.

    - Buona sera – disse uno dei professori. – Che ci fate qua? Non dovete essere al ballo?

    - Oh, sì – rispose Davide salvandoci. – Andiamo adesso!- concluse.

    - Aspettate un attimo! – ci fermò l’altro professore – Ci conosciamo? Scusate perché non vi ho mai visti prima in questa scuola. Sarete mica gli studenti Müllstrager? – ci domandò un professore. Il professore aveva una pronuncia diverso dal tedesco sembrava più orientale come il russo ma non lo era.

    - Nossig…… - risposi ma mi fermò Davide– Sì, siamo noi. Dov’è che si trova il ballo? E dove possiamo mettere i nostri bagagli? – gli domandò.

    - Seguitemi per il ballo – rispose il professore coll’accento russo. – In ogni caso sono il professore Pavel – disse nel mentre che ci indicò la direzione.

    - Lei non è tedesco? – gli chiesi.

    Lui mi studiò e mi disse – Neanche lei è tedesco? Immagino. Ma sappiamo entrambi perché vi siete fatti passare per gli studenti Müllstrager – egli terminò con da russo e ci lasciò davanti a dei ragazzini che ballavano con la musica a tutto volume.

    Noi vidimo Alessio scatenarsi insieme a gruppetto misto di ragazzi e ragazze   – Che fai? – gli domandò Alessio. Si vedeva che Alessio iniziava ad arrossire dall’imbarazzo. – Ehm… cercavo di togliere … - Lo fermai – Guarda ecco i due mezzosangue – indicando i due bambini.

    Iniziammo a pensare come avvicinarci ai due mezzosangue senza incuterli paura.

    - Non ci sono più! I due mezzosangue non ci sono più! – esclamò preoccupato Davide. Ci voltammo e iniziammo a cercarli ovunque finché non vidi il professor Pavel che accompagnava i due mezzosangue. Li seguì. Presi la penna a sfera e pronto ad attivare il meccanismo in caso di pericolo. Man mano che mi avvicinavo al gruppetto mi feci scoprire dal professore. Proprio in quel momento mi vidi attaccato al muro con un cuneo conficcato nella mia felpa. I due bambini sembravano terrorizzati al vedere il professore Pavel mutarsi in un mostro: aveva una coda come quella di un scorpione che immagino che sparava da lì i cunei affilati, il resto sembrava un grosso leone con delle ali come quelli dei pterodattili. Appena che mossi il pollice per attivare la spada, mi vidi un cuneo accanto alla faccia e pensare che non lo avevo visto muoversi. Ero del tutto stordito forse contenevano del veleno, dato che mi sanguinava la guancia.

    - Non muori. Fino a quanto mi servirai. – mi disse il mostro. Non avevo neanche la forza di rispondere.

    I due mezzosangue erano terrorizzati ed erano aggrappati alla mia felpa quasi quasi sembrava che iniziassero a piangere. Il mostro ci portò fuori dicendo che il momento sta arrivando. Ci fermammo davanti a un precipizio, iniziai a pensare che ci voleva spingerci per di lì. Invece no. Ci voleva vivi, capendolo dal suo comportamento. Cercai di inviare un messaggio a Davide di venirmi a salvare, proprio nel momento che inviai il messaggio mi trovai il telefono bucato da un cuneo.

    - Non chiamare i rinforzi, da? – mi disse il mostro.

    Scoprii che i due mezzosangue si chiamavano Samir e Fabrizia e che sono fratelli.

    Nel momento in cui facevo conversazione vennero Davide e Alessio. Fecero un’imboscata ma non serviva a molto, quando Alessio si trovò attaccato a una roccia con un cuneo infilzato. Invece Davide non lo vidi, forse aveva il capello dell’invisibilità con lo stemma dello Knicks Fes. A un certo punto sentii sguainare la spada e il mostro iniziò a fiutare nell’aria, e si voltò di scatto verso il precipizio come se fosse riuscito a capire dove era Davide. Sentimmo il fruscio dal bosco come un esercito in marcia, sbucarono delle cacciatrici che schioccarono delle frecce verso il mostro. Esso cercò di difendersi coprendosi con le sue ali da pterodattilo. Dalla confusione Davide sbucò proprio il punto dove un attimo prima fissava il mostro. Togliendosi il capello divenne visibile, sguainò la sua spada cercando di infilzarlo ma il mostro o il professore Pavel stordito cadde nel precipizio portando con sé Davide. Non ebbi neanche la forza di correre verso il precipizio e di gridare il suo nome invano.

    - Abbassate gli archi – ordinò una cacciatrice. Sembrava che avesse l’età intorno i dodici anni e aveva il capelli ramati.

    - Sissignora – risposero il restante gruppo.

    Alessio riuscì a liberarsi e venne al mio soccorso, pareva che non riusciva a togliere lo sguardo dalla ragazza di dodici anni con i capelli ramati.

    - Cos’era quel mostro? – domandai ad Alessio. – Non lo sai? – mi chiese con la smorfia di uno che lo sta prendendo in giro. – E’ una manticora – concluse.

    - Ti piace? – gli domandai indicando la ragazza dai dodici anni. – Beh… - fece di nuovo la smorfia di prima – E’ Artemide, dea della caccia. Lo sanno tutti, beh quasi tutti -  mi vide con un sogghigno nella faccia – Che i satiri sono molto attratti dalla dea per l’amore che prova verso natura e per altre cose.

    Artemide si diresse verso Samir e Fabrizia dicendoli qualcosa, forse per calmarli un po’. In seguito vidi Artemide che si dirigeva verso una tenda che un attimo prima non c’era e una delle cacciatrici si diresse verso di noi.

    - Amin Hammani – prese un po’ il respiro come se ci odiasse e fosse costretta a farlo – La vuole la nostra Dea – ci disse indicando la tenda che è appena entrata.

    - O…okay – mormorai perplesso. E’ la prima volta che parlo con un dio da molto tempo, l’ultima volta con cui parlai è stato Ares; abbiamo discusso e lui mi lanciò una maledizione: che ogni volta che mi servirà  un’arma in battaglia si renderà inutile e diventerà pesante come diecimila ippocampi. Comunque ci dirigemmo verso la tenda.

     - Accomodativi – disse una voce soave – Penso che sapete perché siete qui?-

    Vidi Alessio inginocchiarsi come per venerarla, mi sentii a disagio a vederlo, ma non sapevo cosa potessi fare di altro.

    - Non c’è bisogno di inginocchiarsi. Sedetevi, vi devo parlare – continuò la Dea.

    - Per quale motivo ci ha chiamati, mia Dea – mormorò Alessio con una voce sognante. – Amin ha fatto qualcosa che non va – continuò – Se è così lo possiamo buttare giù per il precipizio – concluse con una voce tremante.

    - Cosa? – domandai a Alessio incredulo.

    - No, no. No – mi bisbigliò – E un modo per dire che noi possiamo fare qualsiasi cosa per lei – concluse.

    - Divertente, ma non c’è bisogno di fare questo – continuò la Dea con un sorriso in faccia – Prima di tutto vi devo dire di scusarmi per il comportamento delle mie cacciatrici. Hanno un comportamento un po’ scontroso verso i maschi.

     - Questo lo sappiamo o forse lo so. Giusto Amin? – interruppe Alessio con sogghigno – Beh… no – gli risposi gentilmente ma in realtà lo volevo uccidere per l’imbarazzo che mi ha fatto fare davanti Artemide.

     - Ogni mia cacciatrice è immortale, perché all’inizio erano normali semidei, ninfe anche mortali ma quando hanno fatto il giuramento da me imposto, ovvero:

    Consacro me stessa alla dea Artemide. Volgo le spalle alla compagnia degli uomini, accetto la fanciullezza eterna e mi unisco alle Cacciatrici.

    Continuai a guardare Artemide, incredulo per la sua età. Come poteva una ragazzina di dodici anni essere una dea e anche capo di un esercito di Cacciatrici.

     — Ti sorprende la mia età – mi chiese Artemide.

     — Sì. Un po’. — le risposi perplesso.

     — E’ normale che te lo chiedi. Ho la sembianza di una ragazza di dodici anni perché è l’età media delle mie Cacciatrici: vanno dai dieci ai quattordici anni.

    Io annuì.

    Proprio in quel momento entrò dalla tenda una cacciatrice con Fabrizia.

     — Oh, ecco Fabrizia! — esclamò contenta Artemide. — Dobbiamo parlare anche con te — continuò la Dea.

     — Si… va bene – disse con una voce tremante Fabrizia.

     — Vi ho riuniti qua per discutere quello che

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