Tra poesia e physiologia.: Il sublime e la scienza della natura
Descrizione
GIOVANNI LOMBARDO, insegna Estetica presso il Dipartimento di Scienze Cognitive, della Formazione e degli Studi Culturali dell’Università di Messina. Tra le sue pubblicazioni: Hypsegoria. Studi sulla retorica del sublime (Mucchi, 1988), L’estetica antica (il Mulino, 2002), La pietra di Eraclea. Tre saggi sulla poetica antica (Quodlibet, 2006), La traduzione della poesia. Studi e prove (Editori Riuniti, 2009), L’esthétique antique en 50 questions (Klincksieck, 2011). Ha inoltre tradotto e commentato: Ps. Longino, Il Sublime (Aesthetica, 2007, terza ed.), Demetrio, Lo Stile (Aesthetica, 1999) e ha curato l’ed. ital. di W.J. Verdenius, I principi della critica letteraria greca (Mucchi, 2003).
Cura per Mucchi la collana CapitoloUnico.
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Anteprima del libro
Tra poesia e physiologia. - Giovanni Lombardo
CapitoloUnico
collezione di saggi brevi
diretta da Giovanni Lombardo e Antonino Pennisi
1
Giovanni Lombardo
Tra poesia e physiología
Il sublime e la scienza della natura
Mucchi Editore 2011
© STEM Mucchi Editore s.r.l.
Via Emilia Est, 1741 - 41122 Modena
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Edizione digitale: agosto 2014
ISBN: 9788870006407
Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl
Sommario
Avvertenza
1. Un giudizio di Galilei su Dante
2. Sublime degli antichi e sublime dei moderni
3. Poesia e physiología
4. Il sublime fra terra e cielo
5. La critica
sferopoietica
6. Grandezza dell’ingegno e grandezza del cosmo
7. Extra moenia mundi
8. La períodos e lo stile sublime
9. Ordine cosmico e ordine frastico
10. Oltre il
celeste confine
Note
Bibliografia
Avvertenza
Convergono in questo opuscolo, in una forma ampliata e un po’ rielaborata, i seguenti tre scritti:
1. G. Lombardo, Extra moenia mundi. Il sublime e gl’intervalli del cosmo , in: «Studî di Estetica», terza serie, xxxii/29, 2004, pp.107-32.
2. G. Lombardo, Il sublime e la poetica cosmologica , in: Studî in onore di Girolamo Cotroneo , iv. Filosofia e Scienze , a cura di G. Gembillo, Rubbettino ed., Soveria Mannelli (Cz) 2005, pp.319-41.
3. G. Lombardo, Le sublime et la poétique cosmologique , in: J. Dhombre, (éd.), La poésie scientifique de Lucrèce à nos jours. (Actes du Colloque de Peyresq, Haute Provence, 14-19 juin 2008) , in corso di stampa.
1. Un giudizio di Galilei su Dante
Nel 1588, invitato a pronunciarsi sulla questione del sito, della forma e della misura dell’Inferno dantesco, il giovane – ma scientificamente già piuttosto rinomato – Galileo Galilei scrive:
Se è stata cosa difficile e mirabile l’aver potuto gli uomini per lunghe osservazioni, con vigilie continue, per perigliose navigazioni, misurare e determinare gl’intervalli dei cieli, i moti veloci e i tardi, e le loro proporzioni, le grandezze delle stelle, non meno delle vicine che delle lontane ancora, i siti della terra e dei mari, cose che, o in tutto o nella maggior parte, sotto il senso ci caggiono; quanto piú maravigliosa deviamo noi stimare l’investigazione e descrizione del sito e della figura dell’Inferno, il quale sepolto nelle viscere della terra, nascoso a tutti i sensi, è da nessuno per niuna esperienza conosciuto, dove se bene è facile il discendere, è però tanto difficile l’uscirne [...] che dal mancamento dell’altrui relazione viene sommamente accresciuta la difficultà della sua descrizione. Per lo che era necessario allo spiegamento di questo infernal teatro corografo e architetto di piú sublime giudizio, quale finalmente è stato il nostro Dante¹.
Questo Galilei ventriquattrenne che chiama sublime la costruzione dell’aldilà dantesco perché vi coglie il frutto di «una mens al tempo stesso poetica e matematica»² ovvero di un ingegno capace di fondere rigore e fantasia (non solo nel descrivere «gl’intervalli dei cieli» ma anche nell’escogitare il cono rovesciato dell’oltretomba sottostante alla crosta terrestre) è ancora uno scienziato tolemaico, fedele alla cosmologia tradizionale e pronto a celebrare il «divino» Platone che, nel Fedone e nel Timeo, «sí accortamente svelò la mirabil fabbrica del cielo e sí esquisitamente disegnò il sito della terra»³. Sottolineando l’interesse storico-critico dell’esegesi galileiana di Dante, Franco Brioschi ha recentemente ricordato che il Galilei maturo avrebbe riconsiderato la concezione pitagorica e platonica del numero come principio ordinatore del mondo su basi sperimentali lontane dalla metafisica antica e dal simbolismo medievale. E tuttavia l’ammirazione per il lascito dell’antica cosmologia si radicava in una vocazione umanistica che nemmeno il rigore dello scienziato sperimentale sarebbe riuscito a scalfire: «Il fatto è», spiega Brioschi, «che la misurazione matematica rivela proporzioni, corrispondenze, simmetrie celate nelle cose che misura: per dirla con una parola sola, l’armonia dell’universo. È questo tema, la fiducia in un rapporto di reciproca implicazione tra numero e armonia, ciò che accomuna il rinascimentale Galileo al gotico
Dante, e che impronterà i suoi gusti letterarî, nel pieno trionfo dello sperimentalismo barocco, a una tenace fede classicistica»⁴.
La pagina dantesca di Galileo era un esempio di quella critica topografica
che Benedetto Croce avrebbe poi giudicato subalterna e ancillare rispetto alla critica estetica⁵. Lungi dal separare l’arte dalla scienza, la lettura di Galileo intendeva infatti custodire, come sottolinea Brioschi⁶, l’unità del sapere tipica del Cinquecento. Non solo: ma quella lettura veniva anche a stabilire – aggiungiamo noi – un collegamento ideale con una curiosità cosmologica assai diffusa nella critica letteraria antica