Senza parole
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Senza parole - Maria Sirianni
978-88-98894-59-8
A mio Padre
CAPITOLO 1
Questa mattina mi sono alzato presto, volevo affacciarmi ancora una volta e vedere questo scorcio straordinario, il regalo di una vacanza ormai finita.
Non potevo perdere questo spettacolo, mi sembra di sentire sulla pelle il calore del sole che sta nascendo e vederlo riflesso nell’acqua del mare è tutto quello che ho sempre desiderato dalla vita.
Carlo da quanto sei qui sul balcone? Non stai bene?
Mia madre non si smentisce mai e alla sua domanda avrei voluto rispondere: Sono qui da sempre e non sono mai stato meglio!
L’ultimo giorno da trascorrere qui non posso passarlo rinchiuso in camera e decido di uscire.
Non voglio che lei venga con me ed approfitto della sua solita lunga permanenza in bagno per raggiungere l’uscita.
Il ricordo vivo di quel giorno di sei anni fa mi perseguita e senza saperlo la mia vita stava cambiando per sempre.
Questa terra è ricca e aspra, i suoi odori e i suoi profumi non puoi trascurarli perché la caratterizzano e l’arricchiscono. La gente che vive in questi vicoletti mi guarda, alcuni sorridono e altri sono incuriositi.
Spesso, durante questo periodo, mi è capitato di guardarli negli occhi e di scorgere un velo di tristezza; prima non capivo cosa potesse turbarli, ma adesso forse mi rendo conto che io e loro abbiamo qualcosa in comune, entrambi abbiamo perso qualcosa; e qualcos’altro ci distingue: sulla loro bocca non manca il sorriso e guardano sempre verso il mare come a cercare quello che hanno perduto.
Attraverso la strada e mi viene incontro una ragazza alta e magra, capelli lunghi e neri, occhi grandi e sorriso solo accennato. Porta un vestito nero con dei piccoli fiorellini rossi, scarpe con la zeppa in sughero e in mano la busta della spesa. Non posso fare a meno di guardarla negli occhi e sorprenderla imbarazzata a ricambiare il mio sguardo.
Non sa esattamente se fermarsi e parlarmi o se proseguire e non voltarsi a guardarmi ancora. Sono io a rompere il ghiaccio e a farle cenno di fermarsi, ma lei mi sorride e dice di essere in ritardo.
Forse sono stato troppo frettoloso, potevo seguirla con lo sguardo e capire dove la portava la sua bellezza e il suo incedere sicuro e disinvolto di chi è giovane e crede di conoscere il mondo intero.
Carlooo, Carlooo…! Finalmente, credevo di impazzire. Cosa ti è saltato in mente? Perché non hai aspettato che uscissi dal bagno per andare via insieme?
Troppe domande mamma, troppe domande.
Ero solo questo che volevo dirle, ma non potevo.
Siamo ritornati in albergo, lei sta preparando la valigia e io guardo la televisione. Sembra quasi che ciò che dice il tg regionale sia lontano dalla realtà che ho conosciuto in questi giorni, ma non è così!
Qui il dolore si mescola alla gioia, l’evoluzione va di pari passo con la tradizione e non esiste il bianco e il nero, esistono i colori e la gente ama mischiarli per provare a colorare la vita.
Mi guarda con un’espressione di rimprovero e anche di pietà, non riesce più a vedermi per quello che sono e io non posso accettarlo; non posso vedere gli occhi di mia madre arrendersi, arrendersi a me e alla vita.
Mi piacerebbe restare ancora qualche giorno, rivedere quella ragazza con il vestito nero a fiorellini rossi e invitarla a bere qualcosa. Provo a incrociare lo sguardo di mia madre per capire se potrebbe essere d’accordo con me e rimandare la nostra partenza.
No, si vede lontano un miglio che non vede l’ora di tornare a casa, non ama i piccoli centri e non ama il mare; è venuta perché non poteva fare diversamente. Come faccio a spiegarle che non potrò più essere felice e che lei sta finendo nel baratro insieme a me?
Vorrei essere più forte, vorrei avere lo sguardo di quella giovane ragazza che ho incontrato oggi e vorrei essere di nuovo alle scuole superiori, allora il mondo sembrava avere un posto anche per me e ora non è più così!
Non posso crederci, mia madre si siede sul letto e mi dice: Carlo, quello che hai fatto oggi mi ha sorpresa, oltre che impaurita. Cosa cercavi, dove volevi andare? Vuoi forse rimanere qualche altro giorno qui, potrei avvisare Simona e chiederle di sostituirmi al lavoro fino a lunedì. Allora cosa ne pensi?
Il mio sguardo valeva mille inutili parole, quella donna che stava di fronte a me conosce il mio cuore, anche se troppo spesso in questi anni non ci siamo capiti fino in fondo e non siamo riusciti a comunicare.
Da quando siamo qui la notte non riesco a dormire, è come se perdessi tempo!
Prendo il blocco per gli appunti e comincio a scrivere, non voglio tralasciare niente per non dimenticare nulla.
Ho prenotato il volo un anno fa. Mia madre preferiva una meta diversa, ma alla fine mi ha accontentato.
Siamo scesi dall’aereo e la prima cosa che ho visto, percorrendo la strada per arrivare in albergo, è stato il mare da una parte e i monti dall’altra come a dire sei libero di andare via, ma quando torni troverai sempre questa terra pronta ad accoglierti.
Qui sembra tutto statico, immobile; quasi a voler dire che tutto passa, ma questo rimane.
In aereo il mio vicino di posto, subito prima di atterrare, dice al suo amico: Respira, questa è aria!
Non lo dimenticherò facilmente perché sono le parole di un uomo che torna nel posto in cui è nato, cresciuto e che ha dovuto lasciare per poter credere ancora in un futuro migliore, per sé e per i suoi figli.
Lei non ama molto questa terra e non credo nutra grande simpatia nemmeno per la gente che vive qui. Io invece sono stato sempre attratto da questi posti e da queste realtà, tutto ciò che è lontano da noi ed è diverso ci permette di completarci e di unire due estremità contrapposte. Carlo usciamo? Ti va di andare da quella anziana signora che abbiamo incontrato qualche giorno fa?
Non mi sorprende che abbia scelto proprio lei, è una donna che mi ricorda tremendamente mia nonna, la mamma di mio padre. Il loro rapporto è così viscerale da lasciare intimiditi e allo stesso tempo è tremendamente inquieto per essere descritto.
Stiamo attraversando tutto il paesino per raggiungere la casa di Assunta, è questo il nome dell’anziana signora, in salita mia madre si stanca e io non sono da meno ed è per questo che lei si sacrifica e mi dà una mano. È sempre stato così, la sua sofferenza era sempre inferiore a quella degli altri e il suo spirito di sacrificio superava l’umana comprensione.
Questa era una delle cose che, stranamente, accomunava mia madre e mia nonna e nel corso degli anni tante altre ne avrei trovato.
Amavano intensamente entrambe, con un’irruenza tale da lasciarti senza fiato: questo a dimostrazione del fatto che chi ama qualcuno finisce, per quanto possa essere diverso, per somigliare a chiunque altro riesca ad amare con la stessa intensità.
È seduta fuori dall’uscio della porta e sta lavorando