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Dove sono le Mosche dei Maya?
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Ebook77 pages58 minutes

Dove sono le Mosche dei Maya?

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About this ebook

Dio sta avendo una brutta giornata. Il vecchio Creatore dell'Universo è separato da suo figlio, pieno di sensi di colpa, e constretto a combattere battaglie su più fronti. Le sue poche regole ancora in vigore vengono aggirate, ed i suoi angeli vengono trovati ammazzati.

A meno che Egli non riesca scoprire in fretta chi lo vuole morto, potrebbe verificarsi l'impensabile.

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateMar 18, 2016
ISBN9781507135143
Dove sono le Mosche dei Maya?
Author

Ian Fraser

Ian Fraser is a naturalist, conservationist, author, ABC broadcaster, natural history tour guide, environmental consultant and adult educator, who has lived and worked in Canberra since 1980. He was awarded the Australian Natural History Medallion in 2006 and a Medal of the Order of Australia in 2018 for services to conservation and the environment, and is the author of A Bush Capital Year and Birds in Their Habitats.

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    Dove sono le Mosche dei Maya? - Ian Fraser

    DOVE SONO LE MOSCHE DEI MAYA?

    Di Ian Fraser

    Ian Fraser website: ianfraserlive.com

    Tanto tempo fa, io ero Dio.

    Perché continui a venire qui?

    Da quella volta che ho guardato nel Vuoto, pensando che la luce potesse essere una buona idea, ho avanzato con cautela, cercando di non fare errori. Ma ogni passo falso ne provoca un altro, e non importa quanto duramente ci si provi, non c'è verso di riavere le uova intere dopo averci fatto una frittata.

    Ricordo ancora di aver guardato la mia Creazione, e di essermi chiesto che cosa significasse esattamente il bene, se confrontato con l'enormità dell'eterno. Per quanto tempo ciò-che-è-splendido avrebbe potuto rimanere grandioso di per sé stesso? Chi vive accanto a una spiaggia alla fine smette di sentire il fragore delle onde. La magnificenza della mia Creazione era gradualmente svanita, a tal punto che non sapevo più se il Paradiso ed il mio Regno fossero una cosa buona.

    Qualcosa andava fatto, e decisi di farlo. Io. La colpa della complessità è solo mia.

    Perché continui a venire qui? ripeté Gabriel, anche se già lo sapeva.

    Eravamo da Cohen il Buddista, un bar di malaffare, pieno di turisti, drogati, prostitute e porcherie di ogni tipo. Il locale era appena oltre il confine delle mie terre, dove gli edifici del centro diminuivano e il circondario si faceva sporco e pieno di immondizia. Le strade erano scarsamente illuminate, gli edifici fatiscenti erano chiusi da assi di legno e fiancheggiati da vicoli stretti pieni di clandestini rannicchiati attorno ai fuochi.

    Gabriel ed io ci stavamo facendo degli shot di vodka e liquori vari. Piccole increspature roteavano sul fondo del mio bicchiere. Sospirai guardando i buttafuori, beffardi all'estremità della folla. 

    Ero arrivato tardi e James, il proprietario del bar, aveva cercato di prendere il mio cappotto. Gli avevo schiaffato via la mano. Assumi ancora in nero? 

    Era una domanda ridicola. Ovvio che lo faceva. Lo facevano tutti. In quale altro modo si sarebbe potuto raccogliere la spazzatura, pulire le strade o cuocere il cibo? James non disse nulla. Mi sentivo inspiegabilmente messo nell'angolo, come se stessi giocando a un gioco delle cui regole non ero al corrente. Trattenni l'impulso di urlargli contro. Datti un contegno.

    James mi accompagnò da Gabriel, che se ne stava seduto con le Cristiane a guardare le spogliarelliste. Sul palco, le nappine roteavano sui capezzoli tra cerchi di luce. Le Cristiane erano bionde, e in soggezione all'idea di intrattenersi col loro Creatore. Frenando il disgusto che mi provocavo dal solo, guidai una delle due donne sotto il tavolo. Abbassai la zip e le diedi qualcosa su cui riflettere.

    Gabriel mi lanciò un'occhiata. Sei sicuro di quello che stai facendo, capo?

    Lo guardai storto. Ricevette il messaggio, ed io continuai a frantumare cocaina usando il fondo di un posacenere. Ricordava il suono di piedi in marcia. Rabbrividii, come se qualcosa stesse camminando sulla mia tomba. Come se fosse possibile...

    I buttafuori erano appoggiati alla parete di fondo. Ignorai gli sguardi. Una delle nuove spogliarelliste aveva un serpente. Ho un debole per i serpenti. Le scaglie della creatura brillavano sotto i riflettori, mentre i muscoli oliati e guizzanti si muovevano con grazia sotto la pelle del serpente. 

    Da sotto il tavolo, alla mia Cristiana sfuggì un Glug

    L'eternità era ben diversa, una volta. Ma disfare questo nuovo Cielo non sarebbe servito a nulla. Sul palco la spogliarellista si contorceva mentre il serpente oscillava avanti e indietro, all'apparenza donandole una gamba centrale. Presi una cannuccia e mi avvicinai al tavolo per tirarmi una riga, pensando all'ingratitudine della gente.

    Gabriel sospirò. Capo?

    Allora, la mia decisione mi era sembrata giusta. Avevo diviso il mio infinito dominio in regioni, e avevo iniziato a suddividerlo. Ai margini della mia città c'erano qualche migliaia di metri quadri di inutili zone portuali in degrado. Dissi a mio figlio che quel quartiere era suo. Da allora non abbiamo più parlato. Doveva sapere che frequentavo uno dei night club dei suoi apostoli. Doveva. E allora, perché lo stai facendo? Non ne ero sicuro.

    Mi tirai su, strofinandomi il naso. Il serpente sibilò, umido del sudore della spogliarellista roteante. I suoi occhi scintillavano. Perché la musica è così dannatamente forte?

    Dopo che ebbi diviso il mio Regno, gli eventi si erano susseguiti rapidamente. Sono passato da essere l'unico Dio ad essere solo uno tra tanti. Una vasta gamma di regni si è diffusa oltre i miei confini. Mi rimanevano ancora delle eccellenti proprietà: la mia città e il Cancello, da dove i nuovi arrivi entravano nell'aldilà, rimanevano sotto il mio controllo.  L'espansione urbana delle zone di periferia che circondano la mia città era tutto un altro discorso. Per fortuna, Martin Luther King teneva in riga i Panthers, ma Gandhi, quella rogna col pannolino, era una spina nel fianco.

    La complessità aveva generato altra complessità.

    Guardai minaccioso il serpente. Da sotto il tavolo, si sentì un rumore.

    Glug.

    Andiamo a fare un po' di casino? disse

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