Per non restare soli al buio
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Per non restare soli al buio - Valerio Pallotti
Valerio Pallotti
Per non restare soli al buio
UUID: 076be634-eac8-11e5-9fa4-0f7870795abd
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un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Indice
I - The Nuer
II - L'interpretazione del tempo in filosofia
a) La filosofia pre-esistenzialistica
b) La filosofia esistenzialistica
III - Il Dio d'acqua
IV - Un tentativo di interpretazione
V - Psicanalisi e antropologia
VI - Il complesso di Edipo
VII - La ricerca del tempo perduto
a) Variazioni culturali nella concezione del tempo
b) Bis repetita placent
VIII - Flectere si nequo superos acheronta movebo
Postfazione
Bibliografia
«Arrivai finalmente sotto gli alberi. Era mia intenzione passeggiare per un po' all'ombra; ma appena lì mi parve di aver messo piede nel cerchio tenebroso di qualche inferno. [...] Sagome nere se ne stavano accovacciate, sdraiate o sedute tra gli alberi, appoggiandosi ai tronchi, aggrappandosi alla terra, per metà in risalto e per metà cancellate da quella luce fioca, in tutte le posizioni della sofferenza, dell'abbandono e della disperazione. Esplose sulla scogliera un'altra mina e ci fu un lieve fremito del suolo sotto i miei piedi. Il lavoro proseguiva. Il lavoro! E in questo luogo alcuni dei manovali si erano rifugiati per morire.
Stavano morendo adagio, adagio – era chiarissimo. Non erano nemici, non erano criminali, non erano più niente di terrestre - soltanto ombre nere di malattia e di fame, che giacevano alla rinfusa in quella penombra verdastra. Importati da tutti i recessi della costa con tutta la legalità dei contratti a termine, sperduti in un ambiente estraneo, nutriti di cibi inconsueti, si ammalavano, diventavano inefficienti e venivano autorizzati a strisciare via e a riposare.
Queste sagome moribonde erano libere come l'aria - e quasi altrettanto sottili.»
Joseph Conrad, Cuore di tenebra
I - The Nuer
Evans-Pritchard nell'opera The Nuer descrive le concezioni di una popolazione nera dell'Africa orientale, più precisamente del Sudan, relative al tempo e allo spazio.
Si possono distinguere due concetti dei nuer in relazione al tempo.
Un tempo ecologico (ecological time) che è il riflesso dei loro rapporti con l'ambiente, e un tempo strutturale (structural time) che riflette le relazioni fra individui nell'ambito della struttura sociale.
Ambedue, comunque, si riferiscono alla successione di eventi che, essendo di sufficiente interesse per la comunità, sono osservati e relazionati l'un l'altro. I periodi di tempo più lunghi sono quasi interamente strutturali perchè i mutamenti che essi descrivono sono variazioni nelle relazioni dei gruppi sociali. La misurazione del tempo basata sui cambiamenti naturali e sulle conseguenti risposte dell'uomo ad essi è limitato ad un ciclo annuale e non può essere usato per differenziare periodi più lunghi delle stagioni.
Le variazioni stagionali e lunari si ripetono anno dopo anno, così che un nuer trovandosi in un certo momento del tempo possiede la conoscenza concettuale di ciò che l'attende e può predire ed organizzare la sua vita in conformità. Anche il futuro strutturale dell'individuo è parimenti impegnato e ordinato nei differenti periodi, in modo tale che il totale dei cambiamenti ai quali è sottoposto un ragazzo, durante il passaggio di iniziazione attraverso il sistema sociale, può da lui essere previsto.
Il tempo strutturale appare ad una tappa individuale attraverso il sistema sociale come completamente progressivo.
Il tempo ecologico è invece ciclico. Il ciclo ecologico è un anno e il ritmo che lo distingue è il movimento di andata e venuta dal villaggio ai campi, esso rappresenta la risposta dei Nuer alla fondamentale dicotomia climatica di pioggia e siccità.
L'anno ha due principali stagioni: Tot e Mai. La prima va dalla metà di Marzo alla metà di settembre e corrisponde all'ascesa della curva della caduta della pioggia, senza coprire l'intero periodo delle piogge. La pioggia può cadere in gran quantità, verso la fine di Settembre e a inizio di Ottobre; la campagna risulta allagata in questi mesi che appartengono alla metà dell'anno
chiamata Mai
che inizia al declino delle piogge, non alla loro cessazione e comprende la parte discendente della curva delle piogge, da circa la metà di Settembre alla metà di Marzo.
Le due stagioni corrispondono solo approssimativamente alla nostra divisione di pioggia e siccità.
A metà Settembre i nuer volgono la loro attenzione alla vita di pesca ed al bestiame (che seguono con accampamenti), e sentono la vita del villaggio e l'orticoltura come appartenenti al passato.
Iniziano a parlare degli accampamenti come se fossero già in essere e anelano di trovarsi già in movimento. La loro ansia di muoversi è più evidente verso la fine della siccità quando, notando i cicli nuvolosi, la gente rivolge la sua attenzione alla vita dei villaggi ed iniziano i primi preparativi per abbandonare gli accampamenti.
I mesi marginali si possono classificare come Tot
e Mai
poiché essi pur appartenendo a un gruppo di attività allo stesso tempo ne presagiscono l'altro.
Il concetto di stagione risulta essere un derivato delle attività sociali più che scaturire dai mutamenti climatici che le determinano.
L'anno è per i nuer un periodo di vita nel villaggio (Cieng) ed un periodo di vita negli accampamenti (Wec).
Le caratteristiche che definiscono chiaramente le stagioni sono quelle che governano il movimento della popolazione nuer: la pioggia, la vegetazione, le migrazioni dei pesci ecc.
Le esigenze del bestiame e le variazioni nelle provviste di cibo introducono il ritmo ecologico nel ritmo sociale dell'anno. Il modo contrastante di vivere all'apice della siccità e all'apice del periodo delle piogge delineano i poli concettuali nel calcolo del tempo.
Oltre alle due stagioni maggiori si possono notare due stagioni sussidiarie incluse in Tot
e Mai
come periodi di transizione fra le due. Le quattro stagioni non sono, però, divise nettamente ma si sovrappongono. Anche noi, d'altra parte, consideriamo l'estate e l'inverno come metà del nostro anno e parliamo pure della primavera e dell'autunno.
I nuer considerano Tot
e Mai
come metà del loro anno e parlano inoltre delle stagioni Rwil e Jiom. Rwil
è il tempo di muoversi dall'accampamento al villaggio, di falciare l'erba e di seminare. Esso va da circa la metà di Marzo alla metà di Giugno, prima che le piogge abbiano raggiunto il loro apice. Jiom
, che