Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

I soggetti della Mediazione
I soggetti della Mediazione
I soggetti della Mediazione
Ebook413 pages4 hours

I soggetti della Mediazione

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Nuova edizione giugno 2013.
La mediazione sta entrando nella cultura dei professionisti/cittadini che sempre di più si rivolgono a questo istituto con la speranza di raggiungere accordi in tempi certi e a costi contenuti.
L’istituto della mediazione, considerato l’attuale contesto economico, costituisce un’importante opportunità in virtù delle risorse finanziarie che può mettere immediatamente a disposizione del sistema Paese.
La pubblicazione raccoglie le riflessioni di alcuni esperti e si prefigge lo scopo di visitare in maniera critica i ruoli e le figure dei soggetti che entrano in mediazione, con particolare attenzione alle responsabilità che il cittadino stesso ha nel governare una società civile.
LanguageItaliano
PublisherDigital Index
Release dateJun 22, 2012
ISBN9788897982005
I soggetti della Mediazione

Related to I soggetti della Mediazione

Related ebooks

Law For You

View More

Related articles

Reviews for I soggetti della Mediazione

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    I soggetti della Mediazione - AR Net

    AR Net

    Organismo di Mediazione

    I SOGGETTI DELLA MEDIAZIONE

    seconda edizione

    DIGITAL INDEX

    NOTA ALLA SECONDA EDIZIONE

    Il presente volume è stato redatto prima della sentenza della Corte Costituzionale n. 272 del 6 dicembre 2012. 

    Tutti i riferimenti alla mediazione obbligatoria devono ritenersi al momento non più validi, in quanto superati da tale sentenza, che - come è noto - ha ritenuto che vi sia stato un eccesso di delega da parte nel Governo nel disporre che la mediazione rappresentasse una condizione di procedibilità per le materie definite all’art. 5 del D. Lgs 28/2020. 

    In attesa di un nuovo intervento del legislatore, si è ritenuto comunque utile mantenere l’attenzione anche sulle specificità che riguardavano la mediazione obbligatoria, proprio per offrire un quadro il più possibile completo dell’esperienza in questi anni.

    PREFAZIONE

    Come Presidente di AR Net mi è stata affidata la redazione di questa prefazione, credo, e spero, in virtù della visione strategica e della sensibilità socio-economica di chi ricopre un ruolo come il mio in un settore nuovo come quello della mediazione.

    La mediazione, non senza difficoltà, sta entrando nella cultura dei professionisti/cittadini che sempre di più si rivolgono a questo istituto con la speranza di raggiungere accordi in tempi certi e a costi contenuti.

    Dai dati in mio possesso che riguardano non solo il nostro Organismo, posso sostenere che oggi, in Italia, la mediazione rappresenta uno strumento necessario per lo sviluppo di una società civile sempre più orientata all’individuo concepito come soggetto integrato in una collettività evoluta.

    L’istituto della mediazione, considerato l’attuale contesto economico, costituisce un’importante opportunità in virtù delle risorse finanziarie che può mettere immediatamente a disposizione del sistema Paese.

    Negli ultimi quattro mesi del 2012, prima della pronuncia della Corte Costituzionale, si era registrato una crescita, mese su mese, del 25%; questo tradotto in chiave economica indicava una ricaduta estremamente positiva su tutti i settori che regolano una società civile: minore carico sull’apparato statale che regolamenta la giustizia, disponibilità di risorse economiche altrimenti immobilizzate, maggiore occupazione e, soprattutto, maggiore soddisfazione del cittadino che vedeva finalmente la possibilità, attraverso l’istituto, di manifestare la sua partecipazione civile al sistema Paese, con strumenti di risoluzione delle controversie in linea con i nuovi scenari che la coinvolgono sul piano economico e sociale.

    La pubblicazione raccoglie le riflessioni di alcuni esperti e si prefigge lo scopo di visitare, in maniera critica, i ruoli e le figure dei soggetti che entrano in mediazione, con particolare attenzione alle responsabilità che il cittadino stesso ha nel governare una società civile.

    Francesco Scandale

    INTRODUZIONE

    Dall’entrata in vigore del D.Lgs. n. 28/2010 che ha introdotto nel nostro Paese la disciplina della Mediazione civile e commerciale, molti autori, tecnici e studiosi di discipline giuridiche, hanno scritto manuali di analisi e descrizione della normativa, dovendosi adeguare ai numerosi interventi sia del legislatore, sia del Ministero della Giustizia, avvenuti per conformare e plasmare i dettami legislativi alle sempre maggiori e nuove esigenze pratiche ed applicative. 

    Questo testo, che ho avuto il piacere di curare, intitolato I soggetti della Mediazione, è nato dalla visione e dallo studio di numerosi manuali sulla mediazione che si limitavano, a parere di noi autori, all’analitica descrizione dei testi normativi, senza analizzare le difficoltà operative che, nel concreto, la disciplina creava. 

    Dal confronto di noi tutti formatori e mediatori di Ar Net è nata l’idea di leggere la normativa della mediazione da una angolazione diversa, con gli occhi di chi si trova giornalmente a dover applicare la disciplina, a dover svolgere l’attività professionale di mediatore, a dover interpretare "pro cliente" le norme meno chiare.

    La visione della mediazione, da parte di questo testo, è una visione soggettiva, ma non nel senso di personale o personalizzata, piuttosto, nel senso di visione dal punto di vista dei soggetti, delle diverse persone che, a vario titolo, si trovano coinvolte nel procedimento di mediazione.

    Trattandosi, comunque, di un volume che deve essere utilizzato anche da chi si approccia per la prima volta alla conoscenza della disciplina, non potevamo non trattare pure gli argomenti base della normativa, analizzati nella loro evoluzione, ma i titoli dei diversi lavori, ognuno approfondito da un autore diverso, hanno come riferimento i singoli personaggi, se mi lasciate passare il paragone con un film, tra cui i protagonisti principali (le parti), gli attori non protagonisti (gli avvocati/consulenti), il regista (il mediatore), gli autori (l’Organismo di mediazione), gli scenografi (la segreteria), i produttori (il legislatore ed i magistrati).

    Serena Belluardo

    GLI ORGANISMI DI MEDIAZIONE

    di Francesco Romano Iannuzzi, 

    Dottore Commercialista, Revisore Legale, Mediatore professionista, Formatore per mediatori.

    Premessa

    La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale avvenuta in data 5 marzo 2010 del decreto legislativo n. 28, ha sancito l’introduzione della nuova mediazione civile e commerciale con cui l’Italia risponde alle richieste comunitarie sulla individuazione di sistemi alternativi per la risoluzione delle liti civili e commerciali. Il decreto è stato emanato in attuazione dell’art. 60 della Legge Delega 69/2009, che, a sua volta, recepiva l’orientamento comunitario volto ad individuare nella mediazione un mezzo veloce ed efficiente per la risoluzione stragiudiziale delle controversie.

    Il decreto legislativo definisce il campo di applicazione della nuova disciplina che ha per oggetto tutte le controversie del diritto civile purché queste vertano su diritti disponibili. Successivamente al decreto legislativo, che ha delineato i principi generali dell’istituto, sono stati emanati due regolamenti attuativi, il D.M 180/2010 e il D.M. 145/2011 (correttivo del primo), con i quali sono stati determinati i criteri e le modalità per la costituzione degli organismi di mediazione e degli enti di formazione riconosciuti ai sensi del decreto legislativo, nonché le indennità relative allo svolgimento dell’attività di mediazione.

    La mediazione, intesa quale attività diretta alla composizione bonaria delle liti, è un procedimento volontario; si usa dire che la mediazione appartiene alle parti, proprio per sottolineare l’importanza della volontà degli attori convenuti, innanzitutto ad incontrarsi di fronte ad un mediatore, ma anche a ricercare un accordo. Il decreto legislativo, però, al fine di diffondere la conoscenza dei metodi alternativi di risoluzione delle controversie, di radicare la cultura conciliativa e, soprattutto, di contenere l’elevato numero di procedimenti giudiziari pendenti dinanzi i tribunali italiani, aveva introdotto all’art 5 la condizione di procedibilità per alcune materie e cioè l’obbligo di esperire un tentativo di mediazione prima di spiegare la domanda giudiziale.

    Affinchè la mediazione abbia quindi una ricaduta sui procedimenti giudiziari deve essere svolta con le modalità e nei termini previsti dal decreto legislativo e dai regolamenti attuativi. Questo la rende idonea, inoltre, a produrre una serie di effetti quali: il credito di imposta per le indennità corrisposte per il servizio di mediazione, le esenzioni sulle imposte di bollo per gli atti e i documenti relativi al procedimento di mediazione, l’esenzione da imposta di registro per il verbale di accordo entro certi limiti di importo e soprattutto l’efficacia esecutiva riconosciuta all’accordo raggiunto in mediazione, in seguito ad omologa, ad opera del Presidente del tribunale, del verbale che recepisce l’accordo stesso. Tali misure sono state previste per agevolare la diffusione dell’istituto e la cultura della mediazione, limitare al massimo eventuali oneri per i cittadini e soprattutto rendere efficace la sua valenza come metodo alternativo di giustizia.

    Gli organismi di mediazione

    La procedura di mediazione a norma del d.lgs. 28/2010 deve svolgersi presso specifici organismi di mediazione appositamente accreditati dal Ministero della Giustizia e presso i quali svolgano la propria prestazione professionale mediatori in possesso di specifici requisiti.¹

    L’istituzione presso il Ministero della Giustizia del registro degli organismi di mediazione e dell’elenco degli enti di formazione, la loro regolamentazione, i criteri per la costituzione degli organismi e per l’iscrizione dei mediatori e dei formatori sono stati demandati dal decreto legislativo alla regolamentazione governativa. Il registro è ubicato presso il Dipartimento per gli affari di giustizia e ne è responsabile il direttore generale della giustizia civile, che può delegare un dirigente della medesima direzione generale o un magistrato.²

    Nella precedente normativa sulla conciliazione societaria, il termine organismo di conciliazione era contenuto nel dm 222/2004 che definiva tali enti come l’organizzazione di persone e di mezzi che, anche in via non esclusiva, è stabilmente destinata all’erogazione del servizio di conciliazione. Il D.lgs 28/2010 all’art. 16, definisce l’organismo di mediazione come una struttura riconducibile ad un ente pubblico o privato dotata di garanzie di serietà ed efficienza. Il legislatore, dunque, nel suo intervento normativo non determina in maniera puntuale gli organismi di mediazione. Le ulteriori definizioni e specificazioni sono affidate al D.M. 180/2010, entrato in vigore il 5 novembre 2010, che individua i requisiti necessari ad un organismo per esercitare le sue funzioni.

    Attraverso la presentazione di una apposita istanza si può ottenere l’iscrizione presso il registro. All’istanza vanno allegati il proprio regolamento di procedura, in cui devono essere previste le procedure telematiche eventualmente utilizzate, ed il codice etico. L’iscrizione può essere richiesta sia da un ente pubblico sia da un ente privato, i quali, a seconda della natura, vengono iscritti in due parti separate dello stesso registro. Nel caso si tratti di ente privato, all’istanza deve essere allegata, insieme al regolamento, anche la tabella delle indennità spettanti all’organismo che dovranno essere approvate dal Ministero.

    Il registro è, poi, suddiviso in specifiche sezioni:

    sezione A contenente l’elenco dei mediatori;

    sezione B riguardante i mediatori esperti in materia internazionale;

    sezione C riservata ai mediatori esperti in materia di consumo.

    Inoltre, solo per gli enti privati, è prevista una ulteriore sezione riservata all’indicazione dei soci, associati, amministratori e rappresentanti degli organismi.

    I requisiti per l’iscrizione dell’organismo presso il registro suddetto sono disciplinati dall’articolo 4 del decreto ministeriale³ in cui è prevista la verifica della professionalità ed efficienza dei richiedenti. Tutte le regolamentazioni attinenti il registro sono adottate dal Ministero della giustizia e, per la parte attinente le mediazioni in materie di consumo, dal Ministero della giustizia in concerto con quello dello sviluppo economico.⁴

    Al fine di ottenere l’iscrizione nel registro, l’organismo deve dimostrare innanzitutto di avere un’adeguata capacità finanziaria ed organizzativa. La prima si ritiene garantita attraverso la dotazione di un capitale non inferiore a quello necessario per la costituzione di una società a responsabilità limitata, pari, oggi, ad euro 10.000,00 (diecimila/00). L’ente presso il quale è costituito l’organismo di mediazione, che può coincidere con l’ente stesso o esserne una sua articolazione, può rivestire la forma giuridica di una società di persone o di capitali, ovvero di persona giuridica (quale ad esempio l’associazione) ma in ogni caso il capitale minimo necessario deve essere interamente versato; inoltre l’ente deve obbligatoriamente sottoscrivere una polizza assicurativa non inferiore a 500.000,00 euro (cinquecentomila/00), per la responsabilità derivante a qualsiasi titolo dallo svolgimento dell’attività di mediazione.

    L’obbligo di sottoscrivere tale polizza assicurativa, pari a mezzo milione di euro, ha suscitato qualche polemica perché considerata eccessivamente onerosa ed una limitazione alla libera concorrenza tra organismi. In realtà, visto che non esiste un limite massimo al valore delle controversie oggetto di mediazione e al numero di parti che possono partecipare, l’importo della polizza non sembra essere eccessivo, soprattutto quando si tratti di casi di eredità, controversie avente ad oggetto beni immobili, casi di responsabilità professionale medica. Ai fini della dimostrazione della propria capacità organizzativa, bisogna poter operare almeno in due diverse regioni italiane o, in mancanza, in almeno due diverse province della stessa regione.

    L’organismo, poi, deve dimostrare la compatibilità dell’attività di mediazione con l’oggetto sociale o lo scopo associativo dell’ente. Tale specifica previsione, da un lato, lascia intendere la possibilità che l’attività di mediazione non debba necessariamente essere esercitata dall’ente in via esclusiva, dall’altro lato, però, si è voluto impedire che qualsiasi ente, qualunque fosse il proprio oggetto sociale, potesse procedere alla costituzione e registrazione di un organismo di mediazione.

    I soci, gli associati, gli amministratori e i rappresentanti dei suddetti enti devono possedere dei requisiti di onorabilità conformi a quelli fissati dall’art. 13 del d.lgs. n. 58 del 24 febbraio 1998⁶, stabiliti con dm 11 novembre 1998 n. 468. Tali requisiti sono:

    non trovarsi in una delle condizioni di cui all’art. 2382 cc e cioè essere interdetti, inabilitati, falliti o condannati a pena che comporta interdizione dai pubblici uffici, anche se temporanea, o l’incapacità di esercitare uffici direttivi;

    non essere stati sottoposti ad alcuna misura preventiva applicabile dalla autorità giudiziaria a persone pericolose per la pubblica sicurezza e la pubblica moralità così come previsto dalla legge 1423/1956 e a persone indiziate di appartenere ad associazioni di tipo mafioso, salvi gli effetti della riabilitazione, così come previsto dalla legge 575/1965;

    non essere stati condannati con sentenza irrevocabile, e fatti sempre salvi gli effetti della riabilitazione, anche a seguito di patteggiamento, a:

    pena detentiva superiore ad un anno per uno dei reati previsti dalle norme che disciplinano l’attività bancaria, finanziaria, mobiliare, assicurativa e dalle norme in materia di mercati e valori mobiliari, di strumenti di pagamento;

    alla reclusione superiore ad un anno per uno dei delitti previsti nella legge fallimentare (bancarotta fraudolenta e semplice, ricorso abusivo al credito, denuncia di creditori inesistenti)

    alla reclusione non inferiore ad un anno per un delitto contro la pubblica amministrazione, contro la fede pubblica, contro il patrimonio, contro l’ordine pubblico, contro l’economia pubblica ovvero per un delitto in materia tributaria;

    alla reclusione per un tempo non inferiore a due anni per un qualunque delitto non colposo.

    L’organismo deve sempre improntare le proprie procedure amministrative e contabili a principi di trasparenza e sugli stessi principi di trasparenza deve essere improntato il rapporto economico e giuridico tra l’organismo e l’ente di cui eventualmente costituisca articolazione interna.

    Devono, poi, essere garantiti indipendenza, imparzialità e riservatezza nello svolgimento della procedura di mediazione conformemente al D.lgs. 28/2010 e deve essere sempre garantita la conformità del regolamento dell’organismo alla legge.

    Gli articoli 18 e 19 del D.lgs. 28/2010 disciplinano l’istituzione di organismi di mediazione presso i singoli ordini professionali purché, una volta costituiti, operino esclusivamente nelle materie di loro diretta competenza. Soltanto gli organismi degli ordini degli avvocati non hanno limitazioni nelle materie per le quali possono attivare le procedure di mediazione. Per la costituzione di questi organismi, che vengono iscritti su semplice domanda, gli ordini devono avvalersi di proprio personale ed utilizzare locali che siano nella propria disponibilità, eccezion fatta per gli organismi degli ordini degli avvocati che, se pur obbligati ad avvalersi di proprio personale, possono ubicare il servizio di mediazione nei locali posti a disposizione dal Presidente del tribunale.

    Ciascun organismo, pubblico e privato, come stabilito dall’art. 7 lett. c) del D.M. 180/2010, può avvalersi delle strutture del personale e dei mediatori di altri organismi con i quali si siano raggiunti accordi di mediazione anche per singoli affari. Questa facoltà permette, per esempio, agli organismi, qualora si trovino costretti per particolari circostanze a dover svolgere il procedimento di mediazione in luoghi dove non sono presenti proprie strutture, di rivolgersi ad altri organismi per sopperire alle sopravvenute difficoltà logistiche.

    I mediatori dell’organismo

    Ogni organismo è obbligato ad avere la disponibilità di almeno cinque mediatori, sebbene nessuno debba necessariamente essere vincolato in esclusiva (diversamente da quanto avveniva per la conciliazione societaria⁷) ed è necessario che tutti posseggano un titolo di studio non inferiore al diploma di laurea triennale oppure, in mancanza, che siano iscritti ad un ordine professionale. Il mediatore inoltre deve aver effettuato un percorso formativo ad hoc pari ad almeno 50 ore in mediazione e tecniche di negoziazione, svolto presso un ente appositamente accreditato, ed ogni due anni deve seguire un percorso formativo di aggiornamento professionale pari a 18 ore⁸.

    Rispetto al D.M. 222/2004 (conciliazione societaria) sono state apportate sostanziali modifiche su quelli che devono essere i requisiti di qualificazione dei mediatori privilegiando una specifica formazione ad hoc per il mediatore, che verte soprattutto sulla conoscenza delle tecniche di mediazione e negoziazione. Nel precedente decreto venivano riconosciute le capacità professionali del mediatore ai professori universitari in discipline economico – giuridiche, agli iscritti in albi professionali nelle medesime materie con anzianità d’iscrizione di almeno 15 anni e ai magistrati in quiescenza, a prescindere se avessero o meno frequentato un corso di formazione abilitante. Con il D.M. 180/2010 si eliminano i c.d. conciliatori di diritto, ma si allarga di molto il bacino di utenza delle categorie professionali perché non sono soltanto gli specializzati in materie giuridiche ed economiche che possono accedervi, ma tutti i laureati o gli iscritti ad ordini professionali.

    Del resto la precedente disciplina della conciliazione societaria verteva prevalentemente su materie economico-giuridiche mentre la nuova mediazione civile e commerciale ex D.lgs. 28/2010 interessa gran parte dell’ambito del diritto civile, purché si tratti di diritti disponibili.⁹ Di conseguenza il regolamento attuativo ha dato spazio ad ogni tipologia di laurea, nonché figura professionale purché iscritta al relativo ordine. A tale requisito deve però aggiungersi l’adeguata formazione nelle tecniche dinegoziazione e mediazione ed istruiti sulle specificità del nuovo istituto. Originariamente, nella prima formulazione del D.M. 180/2010 non erano previste particolari conoscenze tecniche nelle materie oggetto della mediazione, prediligendosi esclusivamente la competenza specifica del mediatore nella gestione del conflitto. Tale ultimo orientamento è stato di recente modificato con l’emanazione del D.M. 145/2011. Le modifiche apportate saranno approfondite più avanti in questo contributo.

    Oltre alla specifica formazione e all’aggiornamento professionale i mediatori devono essere in possesso di determinati requisiti di onorabilità¹⁰ quali l’assenza di condanne definitive per delitti non colposi, non essere stati interdetti, non essere mai stati sottoposti a misure di prevenzione o di sicurezza e non essere mai stati sottoposti, nello svolgimento della propria attività professionale, a sanzioni disciplinari diverse dall’avvertimento. Ogni mediatore non può essere iscritto a più di cinque organismi.

    I mediatori che vogliano iscriversi nella sezione riguardante le materie internazionali devono altresì dimostrare le proprie conoscenze linguistiche. Non sono specificati i criteri di valutazione di tali conoscenze, ma è ipotizzabile che non possa bastare una conoscenza esclusivamente priva della pertinente certificazione internazionale. Il mediatore si trova, sovente, a dover fronteggiare situazioni complesse, nelle quali l’emotività, i sentimenti, la rabbia ed il rancore rappresentano una componente determinante. In queste condizioni, il linguaggio utilizzato dalle parti potrebbe risentire dello stress emotivo e soprattutto, è facile che sorgano malintesi e fraintendimenti. Il compito del mediatore consiste proprio nell’individuare e rimuovere tali ostacoli cognitivi, legati spesso anche all’articolazione del linguaggio. Il mediatore, quindi, dovrebbe avere la capacità di padroneggiare la lingua straniera.

    Il registro con la lista degli organismi iscritti e l’elenco dei mediatori sono pubblici e liberamente consultabili. Questa disposizione rende applicabile ed effettivo quanto stabilito dall’art. 7 comma 5 lettera c) del D.M. 180/2010 in cui è prevista la possibilità che le parti possano indicare all’organismo prescelto il mediatore che si occuperà di gestire la loro controversia. Naturalmente questo non sarebbe possibile se le parti non avessero la possibilità di accedere alle liste dei mediatori abilitati. Questa facoltà concessa alle parti contraddistingue e differenzia ancora di più questo procedimento di giustizia alternativa da quello della giustizia ordinaria dove alle parti non è possibile stabilire quale sia il giudice chiamato a gestire il processo. La designazione finale del mediatore spetta sempre al responsabile dell’organismo, ma è facile ipotizzare che in mancanza di specifici motivi ostativi la scelta, nel caso, cadrà sul mediatore indicato di comune accordo dalle parti.

    Procedura di iscrizione e cancellazioni

    Per procedere all’iscrizione dell’organismo di mediazione deve essere presentata, presso il registro, affinché venga valutata dal responsabile del registro stesso, una specifica domanda di iscrizione, disponibile sul sito del Ministero della Giustizia. La domanda può anche essere presentata telematicamente purché lo strumento utilizzato garantisca l’avvenuto ricevimento.¹¹

    La domanda deve essere poi completata da una serie di allegati tra cui:

    il regolamento dell’organismo (insieme al codice etico), che è il documento attraverso il quale l’organismo si autodetermina e recepisce la volontà del legislatore di costituire un istituto basato sulla autonomia, sulla rapidità e sull’informalità;

    il questionario di valutazione del servizio di mediazione, che è uno strumento statistico con il quale lo Stato intende garantire una attività di monitoraggio sull’intero istituto per valutarne in corso d’opera vantaggi, svantaggi, lacune e possibilità di miglioramento;

    la tabella delle indennità per il servizio di mediazione, nella quale vengono esposti i corrispettivi che l’organismo richiede per svolgere i propri servizi di mediazione;

    la descrizione delle procedure telematiche adottate (se previste).

    Una volta depositata la domanda il responsabile del registro ha tempo 40 giorni per rispondere. Qualora sia ravvisata una carenza nella documentazione presentata il responsabile dell’organismo può chiederne una integrazione, prorogando di ulteriori 20 giorni il termine per la conclusione del procedimento di iscrizione, che decorrono dalla data di richiesta della integrazione. Se invece, entro il termine di 40 giorni, il responsabile del registro non formula alcuna risposta in merito alla richiesta di iscrizione, opera la disciplina del silenzio assenso e la domanda si intende accolta. Il provvedimento d’iscrizione viene comunicato al richiedente con numero d’ordine (PDG) attribuito nel registro che deve essere citato in tutti gli atti e la corrispondenza.

    Qualora l’organismo di mediazione preveda modalità on-line di accesso alla mediazione deve essere allegata alla domanda anche la descrizione delle procedure telematiche adottate¹² onde sia possibile verificare che esse garantiscano la sicurezza delle comunicazioni e la riservatezza dei dati. In ogni caso è escluso che l’accesso alla mediazione possa avvenire esclusivamente attraverso canali elettronici perché deve essere sempre garantito l’accesso attraverso modalità convenzionali.¹³

    A seguito dell’iscrizione, sia il mediatore designato che l’organismo non possono, se non per giustificato motivo, rifiutarsi di svolgere la mediazione.

    Naturalmente il responsabile del registro, in ogni momento, successivamente ai 40 giorni può comunque procedere a delle verifiche sulla documentazione presentata ed eventualmente chiederne una integrazione qualora questa risulti carente o anche procedere alla sospensione dell’organismo o alla sua cancellazione. L’art. 10 del D.M. 180/2010 prevede, infatti, per l’organismo la sua sospensione o cancellazione, nei casi più gravi, se dopo l’iscrizione sopravvengono o risultano nuovi fatti che avrebbero impedito l’iscrizione stessa. Sospensione e cancellazione sono anche previsti nei casi in cui i mediatori violino i propri obblighi e nel caso in cui l’organismo non effettui almeno 10 mediazioni nel corso di un biennio. L’organismo può richiedere nuovamente l’iscrizione decorso un anno dalla sua cancellazione.¹⁴

    In linea generale, si può affermare che le sospensioni sono applicate tutte le volte che viene meno l’affidabilità dell’organismo; può essere per esempio il caso della mancata comunicazione qualora si verifichino variazioni nell’anagrafica dell’organismo o dei requisiti dei propri mediatori.¹⁵

    Le cancellazioni, invece, intervengono quando si verificano fatti che di per sé avrebbero impedito l’iscrizione dell’organismo oppure questi fatti si erano già verificati, ma il responsabile del registro ne venga successivamente a conoscenza: per esempio può verificarsi che il responsabile del registro verifichi effettivamente l’assenza di uno dei requisiti che invece era stato autocertificato¹⁶ dal richiedente.

    L’organismo è obbligato a specificare nel proprio regolamento

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1