Dal Neandertal allo Hobbit: fossili e idee controcorrente
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Fossili “controcorrente”, quindi, ma anche idee “controcorrente” sostenute da uomini che con le loro intuizioni e la loro caparbia determinazione hanno segnato la storia della disciplina.
Nei vari capitoli il lettore troverà delineato, in forma divulgativa e seguendo una traccia storica, il contesto scientifico e culturale nel quale i diversi fossili sono venuti alla luce, le difficoltà che questi hanno incontrato prima di ottenere il giusto riconoscimento mentre, nella parte conclusiva, verrà proposta una sintesi sullo stato delle conoscenze attuali. Partendo dalla scoperta dell’uomo di Neandertal per finire con quella dello Hobbit, un singolare ominide di piccola taglia i cui resti sono stati rinvenuti di recente in Indonesia, il volume viene a coprire un arco di tempo di un secolo e mezzo che va da gli anni della nascita della Paleontologia umana al presente, fornendo così al lettore la possibilità di farsi un’idea degli sviluppi della disciplina.
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Book preview
Dal Neandertal allo Hobbit - Vincenzo Formicola
COLOPHON
Tutti i diritti riservati
Copyright ©2015 Oltre edizioni
ISBN 9788897264668
*passato remoto 4
collana diretta da Roberto Maggi
Prima edizione digitale ottobre 2015
Vincenzo Formicola
Dal Neandertal allo Hobbit
fossili e idee controcorrente
INDICE
COLOPHON
L'AUTORE
PREMESSA
CAPITOLO I
La scoperta dell'uomo di Neandertal e l'affermarsi del pensiero evoluzionistico
CAPITOLO II
Un medico olandese (Eugène Dubois), un mito (l'anello mancante) e la scoperta del Pithecanthropus
CAPITOLO III
Il bambino di Taung: il fossile che dimostrò che Darwin aveva ragione
CAPITOLO IV
Il comportamento funerario dei primi uomini moderni e la natura (sospetta) delle sepolture multiple paleolitiche: davvero tutte morti per cause naturali?
CAPITOLO V
Lo Hobbit: una storia di sopravvissuti
PER SAPERNE DI PIÙ
L'AUTORE
VINCENZO FORMICOLA
Vincenzo Formicola è laureato in Scienze Biologiche ed ha svolto attività didattica e di ricerca in ambito antropologico presso l’Università di Pisa a partire dall’inizio degli anni ’70. Il suo percorso accademico, iniziato presso l’Istituto di Antropologia e Paleontologia Umana, si è concluso nel 2010 presso il Dipartimento di Biologia. In questo periodo la sua attività di ricerca è stata rivolta allo studio del popolamento dell’Europa da parte dell’uomo moderno durante il Paleolitico superiore e all’analisi di aspetti della biologia, della cultura e del comportamento delle ultime popolazioni di cacciatori raccoglitori e dei primi agricoltori europei. Risultato di questa attività sono numerose pubblicazioni scientifiche comparse su prestigiose riviste internazionali, la promozione e partecipazione a scavi di siti d’interesse archeologico, la partecipazione su invito a simposi internazionali. Tra i contributi scientifici di maggior rilevanza figurano i lavori sul tema del calcolo della statura a partire da resti scheletrici antichi, sull’evoluzione della statura nella preistoria europea, sul comportamento funerario dei primi uomini moderni e sulle relazioni fra economia, stile di vita e stato di salute nelle popolazioni del passato.
Attualmente si occupa di divulgazione scientifica anche attraverso l’organizzazione di conferenze rivolte al grande pubblico e la stesura di guide museali nella parte che riguarda la Storia Naturale dell’Uomo.
PREMESSA
Occorre iniziare, credo, spendendo due parole a spiegazione del titolo. Se infatti il termine Neandertal è ben noto ed emblematico dell'idea stessa di evoluzione dell'Uomo, certamente meno evocativo, almeno tra i non addetti ai lavori, è l'appellativo di Hobbit
.
È da tempo consuetudine tra i paleoantropologi designare in modo più vivace di quanto non sia la sigla di catalogo museale fossili di grande importanza e come tali familiari anche al grande pubblico. È questo il caso di Lucy
o del Turkana boy
, tra i fossili est africani ma anche dello scheletro del giovane paleolitico delle Arene Candide, Il Principe
, tra quelli italiani.
Tornando allo Hobbit, col nome del personaggio ideato daTolkien è stato designato un singolare ominide di piccola taglia i cui resti sono stati rinvenuti di recente in Indonesia e che costituiscono l'ultimo dei ritrovamenti inattesi o per così dire controcorrente
rispetto a paradigmi apparentemente consolidati. Ritrovamenti che rappresentano pietre miliari nella storia della Paleoantropologia ma anche e soprattutto fossili che, per i messaggi di cui erano portatori e per lo sconvolgimento di idee consolidate e largamente condivise che essi comportavano, non hanno trovato facile accoglienza nell'establishment scientifico.
Ad illustrare i principali di questi ritrovamenti, ma anche agli uomini che con le loro intuizioni e la loro caparbia determinazione li hanno resi possibili, agli eventi, al contesto scientifico e culturale nel quale i diversi fossili sono venuti alla luce, alle difficoltà che hanno incontrato prima di ottenere il giusto riconoscimento, è dedicato il presente volume. Partendo dalla scoperta dell'uomo di Neandertal per finire con quella dello Hobbit, il volume viene a coprire un arco di tempo di un secolo e mezzo che va da gli anni della nascita della Paleontologia umana al presente fornendo così al lettore la possibilità di farsi un'idea degli sviluppi della disciplina.
Entrando nei dettagli, nel primo capitolo il lettore troverà delineato lo scenario ideologico e scientifico che fa da sfondo alla scoperta dell'uomo di Neandertal e quindi all'acceso dibattito che ne seguì, per arrivare infine a definire lo stato delle conoscenze attuali sulla posizione tassonomica e sul destino evolutivo dei nostri diretti predecessori in Europa. Il secondo capitolo tratterà del ritrovamento nell'isola di Giava del mitico anello mancante
, miraggio della ricerca paleoantropologica dei primi del '900, da parte di un singolare personaggio, protagonista di un'impresa che ha dell'inverosimile. Il fossile è il cosiddetto Pithecanthropus erectus, prima manifestazione di un taxon, ossia di un raggruppamento sistematico, oggi riconosciuto come Homo erectus ma all'epoca da molti ritenuto niente più di una grande scimmia estinta. Il capitolo successivo è dedicato alla scoperta in Sud Africa del bambino di Taung
, ovvero del primo reperto del genere Australopithecus la cui natura ancestrale a Homo sarà ufficialmente riconosciuta solo al termine di un laborioso percorso durato quasi 20 anni. Il fossile male s'inseriva nel concetto allora dominante secondo il quale l'evoluzione avrebbe dovuto procedere gradualmente verso l'acquisizione della stazione eretta e dell'andatura bipede da una parte e verso l'aumento della capacità cranica dall'altra. La sensazionale scoperta dello Hobbit avvenuta nell'isola di Flores in Indonesia nel 2003 costituisce, come detto, l'ultimo dei rompicapo che le ricerche sul campo ci hanno riservato. Singolarmente lo strano reperto ripropone, a distanza di un secolo e mezzo, lo scenario improntato a sconcerto e scetticismo che prese forma a seguito della scoperta dell'uomo di Neandertal. La datazione dello Hobbit a poche decine di migliaia di anni fa e le sue caratteristiche per tanti aspetti da ominide africano Plio-Pleistocenico apparivano infatti inconciliabili al punto che l'ipotesi che si trattasse di un soggetto patologico è sembrata ad alcuni essere la sola via di uscita da un rompicapo biologico-evoluzionistico.
Il volume include un ulteriore capitolo, il quarto, che esula dal tema strettamente legato alla scoperta di fossili. Il capitolo, richiesto dal co-editore del volume, l'amico Roberto Maggi, tratta l'ipotesi da me formulata negli ultimi anni della mia attività istituzionale che le popolazioni del Paleolitico superiore praticassero sacrifici umani. Inizialmente l'ipotesi è apparsa stravagante a molti dei miei colleghi ma ha poi guadagnato credito e trovato accoglienza in riviste scientifiche di grande diffusione e rilevanza. Spero che le prove che adduco possano suscitare anche in voi qualche ragionevole dubbio sulla natura di alcuni seppellimenti del periodo.
Aggiungo due parole in merito alla richiesta di includere questo contributo. La richiesta, devo dire, mi lusinga e nello stesso tempo mi mette in imbarazzo. L'imbarazzo è quello di apparire presuntuoso proponendomi assieme a personaggi che hanno fatto la storia della disciplina. Pregherei quindi il lettore di allontanare da sé questo pensiero. Nello stesso tempo ammetto di essere lusingato di trovarmi in tale autorevole compagnia, per quanto in modo del tutto incidentale. Per non essere frainteso potrei dire che il sentimento che provo mi rimanda a quando, in occasione del primo congresso internazionale cui presi parte, mi ritrovai per caso fianco a fianco al mitico
Ralph von Koenigswald, lo scopritore di importantissimi fossili indonesiani, così vicino che…potei persino sfiorarlo con una mano! Sentivo cioè con piacere che nonostante gli anni luce che ci separavano ero parte di una stessa comunità scientifica animata da comuni obbiettivi.
Concludo con un invito. Se l'introduzione vi ha incuriosito, come spero, continuate nella lettura con l'augurio che il libro possa risultarvi piacevole ed informativo ma anche che vi trasmetta ben chiaro il pensiero che ho sempre cercato di trasmettere ai miei studenti. La storia evolutiva dell'Uomo è tema in continua evoluzione, per usare un gioco di parole. Fatti ed interpretazioni che oggi ci sembrano assodati lo sono solo in base a ciò che conosciamo, sempre di più ma sempre troppo poco.
Un'ultima annotazione. Alla fine del libro troverete riportati alcuni suggerimenti bibliografici per eventuali approfondimenti. Si tratta di opere dalle quali io stesso ho attinto e che si rivolgono ad un pubblico non specializzato. Purtroppo in vari casi si tratta di opere in lingua inglese, essendo la letteratura italiana ancora piuttosto carente sul tema. Contribuire a colmare almeno in parte questo vuoto è uno degli obbiettivi di questo volume.
CAPITOLO I
La scoperta dell'uomo di Neandertal e l'affermarsi del pensiero evoluzionistico
Nulla ha senso in biologia eccetto che alla luce dell'evoluzione. (T. Dobzhansky)
(Figura 1)
Joachim Neumann (Figura 2) dovette essere un apprezzato teologo e compositore se lo si volle ricordare intitolandogli la piccola valle sul fiume Düssel in Germania dove era solito recarsi per trovarvi ispirazione. Il luogo, alla metà dell'800, era noto come la valle di Neander, o Neander Thal in tedesco (divenuto poi Neander Tal a seguito della revisione linguistica del 1901), dal momento che si pensò bene di utilizzare