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Nel 2010, quando gli effetti della congiuntura economica sfavorevole erano già piuttosto evidenti, soltanto il 5,5% delle aziende effettuava i pagamenti con ritardi superiori ai 30 giorni rispetto alle scadenze pattuite. Nel 2014 la percentuale si è triplicata. In Italia circa un terzo degli oltre 15 mila fallimenti sempre del 2014 è stato almeno in parte causato da insolvenze della clientela. È inutile vendere quando non si riesce a farsi pagare. La sopravvivenza di un’impresa è insomma oggi più che mai legata ad un equilibrio del ciclo finanziario e alla conservazione della liquidità necessaria per alimentare il ciclo produttivo. Questo ebook illustra tecniche e strategie per la gestione del credito: come calcolare e ripartire il rischio, come valutare i livelli di esposizione sostenibili, come prevenire gli insoluti, come mantenere attivi i flussi di cassa, come evitare il consumo del capitale di giro. È uno strumento utile per imprenditori e responsabili amministrativi che intendano applicare nelle loro aziende le azioni vincenti di un credit manager.
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Una questione di sopravvivenza
Nel 2007, cioè quando ancora non si era manifestata la recessione economica originata dalla cosiddetta "crisi dei mutui subprime" esplosa negli Stati Uniti, il 50,8% delle aziende italiane saldava puntualmente le fatture ai propri fornitori. Nel 2014 la percentuale è crollata al 38%. In base agli ultimi rilevamenti, un’azienda su sei pagava a distanza di oltre 30 giorni dalla scadenza pattuita. Nel 2010 questo tipo di ritardi era limitato ad un’azienda su diciotto. Proprio ai ritardi nei pagamenti è dovuto in Europa un buon quarto dei default [ 1] aziendali. In Italia nel 2014 si sono registrati 15.605 fallimenti (+9% rispetto al 2013), quasi due ogni ora. Oltre un terzo è stato causato dalle insolvenze della clientela.
Per far fronte a queste problematiche, aggravate dalla stretta creditizia attuata dalle banche, le grandi aziende sono già da tempo corse ai ripari dotandosi di un credit manager, una figura che inizialmente ha fatto la sua comparsa nei paesi anglosassoni e che in Italia ha cominciato ad affacciarsi nella seconda metà degli anni Settanta, cioè dopo che l’inflazione prese a galoppare per via della crisi petrolifera seguita alla guerra del Kippur [ 2 ], la quale a sua volta impose una lunga stagione di austerity. Non a caso le prime ad introdurre nei loro organigrammi un credit manager furono le multinazionali legate proprio al petrolio. Anche all’epoca si registrò una riduzione dei finanziamenti e i gruppi petrolchimici non tardarono a comprendere che il fabbisogno di liquidità andava ricercato, per sostenere
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