Su ali d'aquila
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Book preview
Su ali d'aquila - Antonella Bosazzi
Zucchi
1
In quella frazioncina del Lario ai piedi dello Zucco di Manavello
, uno dei fieri monti che sovrastano Mandello, era tutto un vociare, un via vai di bambini in calzoncini corti e zoccoli, una folla di paesani che riempivano un dedalo di vicoletti in ciottoli scivolanti tra casette di pietra.
Scendevano giù, verso il lago, per rincorrere e salutare chi se ne stava andando.
Quando la curva della strada sotto la casa del Girumén, lo nascose alla visuale dei suoi compaesani, molti di loro avevano le lacrime agli occhi.
Quell’onda viva di curiosi aveva seguito due sagome dirette a passo svelto verso la stazione:
Un frate grande, e un bambino. Davide e Golia.
Il frate si teneva stretta sotto il braccio la mano del bambino, quasi per non farselo scappare, come dono troppo prezioso da difendere.
Stanno portando via il Luigi
Padre Biagio si porta il Luigi in convento, vanno a Saiano
.
Di quel tempo perduto, di quel paese a ridosso dei monti sul finire degli anni ’40, di quei profumi buoni di terra e di lago, profumi dolci della prima infanzia, poco è scritto sull’album dei ricordi. A me piace immaginarlo così.
Nascere a Luzzeno, e poi andarsene a 13 anni è quasi come cadere dal nido,quasi uscire di nuovo dal grembo materno, ma un po’ consapevoli di ciò che si perde.
Luigi, poco più che fanciullo, lasciava il paese.
Lasciava la mamma, volto chino e mesto, chiusa nello scialle scuro e con il pensiero rivolto sempre al Signur
. Ma per lei quella pena era sicuramente dolce perché vissuta nella fede, era luce infusa nell’anima.
Lasciava i fratelli, la sorellina più piccola, la Teresina. Lei quasi si sentiva rubare quello che le apparteneva come diritto, un fratello. Una ferita che faceva male nel cuore. Tuttavia, nella sua ingenuità, era quasi conscia che questo doveva accadere, per chissà quale motivo, ma accadere. Forse, come ripeteva la mamma, il Signur
voleva così!
Lasciava il padre, uomo severo e brusco, di poche parole, ma che era riuscito a farlo sentire per la prima volta un uomo. Gli aveva parlato alla pari
.
Seduti al tavolo grande di cucina, l’uno di fronte all’altro.
Si erano parlati della sua strana idea di farsi frate.
Quando ricevette il consenso fu per Luigi un momento di pura gioia.
"Allora …se fai sul serio …va bene.!>> e con il consenso del padre ricevette anche una sorta di benedizione.
Così una sera di fine settembre, Luigi lasciava casa sua.
Vento fresco dal lago, ombre lunghe.
Da dietro il finestrino del treno Luigi salutava le sue amate montagne e le cime più belle del Lario.
Forse è da qui, da questo punto della storia, che Luigi inconsapevolmente sarebbe partito per salire in Grigna, ma questa volta per conquistarne la vetta più alta: quella celeste!
Era stata tutta colpa delle Missioni. I padri francescani, invitati a Luzzeno per le classiche missioni popolari, avevano seminato tanto bene che tutto il paese si era infervorato della Parola di Dio.
Fu così che dopo la semina arrivò anche la raccolta. E Luzzeno donò il suo frutto. Padre Biagio lo raccolse e se lo portò Saiano.
Febbre di conquista:
I primi 100 metri.
In salita….verso il bosco.
Non passarono molti giorni e Padre Biagio ebbe modo di conoscere meglio Luigi. Capì che quella vocazione
precoce era seria. Gli diede il consenso per poter frequentare la scuola media, poi il Ginnasio al Collegio francescano di Rodengo di Saiano.
La scuola, altra gioia insperata..!
Di certo ora capiva che non sarebbe mai finito a costruire motociclette.
Penultimo di sei figli di un contadino, sapeva già che nel suo avvenire, come in quello dei suoi fratelli e di tutta la gente della zona, ci sarebbe stato un posto da operaio nella grande fabbrica della Moto Guzzi.
Ma ora pregustava come cosa meravigliosa quella vita nuova.
Era stato riscattato, una mano amica lo aveva reso libero.
Platini immensi circondavano la vallata fino su al convento e lo racchiudevano tutto intorno come per proteggerlo dal destino che avanzava inesorabile.
E lui sotto, all’ombra. Solo con il sole che nella stagione bella filtrava tra le foglie verdi e formava a terra ricami d’oro, si incamminava in quel percorso di discernimento che lo avrebbe portato a diventare un frate.
Ora si aspettava che quella stessa mano che lo aveva posto al riparo dal mondo, lo avrebbe sollevato verso il cielo. Quel cielo che vedeva tra le fronde quando alzava i suoi grandi occhi azzurri. Si aspettava da un momento all’altro di essere alzato, sollevato su ali d’aquila, portato nella brezza dell’alba della vita verso la conquista della libertà di un figlio di