Indeed stories 3 (racconti fantastici)
By Marco Milani
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Book preview
Indeed stories 3 (racconti fantastici) - Marco Milani
Edizioni DIVERSA SINTONIA
Collana: Narrativa/unlimited
8
Marco Milani
Indeed stories
3 – FANTASTIC TALES
(racconti fantastici)
E-BOOK EPUB
Impianto grafico, copertina, editing e impaginazione
by EDS & DOMIST
ISBN: 978-88-96086-68-1
Pubblicato in formato elettronico da
www.edizionidiversasintonia.it
Copyright © 2012 - Marco Milani
Tutti i diritti riservati
Edizioni DIVERSA SINTONIA © 2012
3
FANTASTIC TALES
(racconti fantastici)
8 HERTZ
Mi ero stravaccato sul divano con la scusa del ‘chiudo gli occhi solo due secondi per riposarmi’. Ovvio che mi sono appisolato, la lancetta lunga dell’orologio a muro ha percorso mezzo giro abbondante. Solo che in casa non ho un orologio a muro e questo non è un divano… è un letto, e nemmeno il mio…
Tento di riprendermi e a fatica di riassestarmi in una posizione più decente, magari seduto così non mi addormento di nuovo, forse. Vorrei schiarirmi a sufficienza la mente per riuscire a pensare, dovrei farlo, mettere un po’ d’ordine nell’insieme di dati e cercare un aggancio a qualche filo logico da seguire… e qui mi accorgo che sto fischiettando la filastrocca di ‘piri wosh’ - piri wosh, piri wosh, piri piri wosh - e lo sto facendo sulla base natalizia di Jingle Bells.
Ma che cazzo di meccanismo mentale può automatizzarmi una combinazione del genere?
Non riesco a capire questo strano stato d’animo che ho addosso… potrei essere triste: spererei giungesse la felicità; potendo scegliere potrei sì propendere per un sopravvalutato ‘felice’, e mi ritroverei di sicuro ad attendere il sopraggiungere della tristezza. Meglio di no.
Un minimo di ponderazione mi consiglia di non darmi troppo retta e scelgo di considerarmi ‘intermedio’, annullando una volta tanto ogni obbligo di scelta. Sono stanco morto.
"Ogni atomo ponderabile è differenziato da un fluido tenue, che riempie tutto lo spazio meramente con un moto rotatorio, proprio come fa un vortice di acqua in un lago calmo. Queste parole non mi vogliono lasciare… - 8 hertz! -
Una volta che questo fluido – ovvero l’etere – viene messo in movimento, esso diventa grossolana materia. Non appena il suo movimento viene arrestato la sostanza primaria ritorna al suo stato normale… - 8 hertz! -
Può allora accadere che, se riesce in qualche modo a imbrigliare questo fluido, l’uomo possa innescare… o fermare…
La mattinata era iniziata come al solito, peggio del solito. L’incarico del giornale era di routine, ritrovarsi all’ospedale Sant’Anna almeno per le nove e presenziare alla lettura del bollettino medico ufficiale sullo stato di salute del dottor Robert Gaggia, lo scienziato canadese – in aria di Nobel per la fisica – in Italia per una serie di conferenze, e l’Università di Ferrara era una delle tappe.
Senza fotografo al seguito e non sapendo il chi-come-dove, la triade esplicativa di cui il suo caporedattore difettava spesso nel dispensare incarichi minori, la tecnica di lavoro era assodata: arrivare quella mezz’oretta in anticipo, scovare i colleghi e, sorriso di circostanza stampato con due battute sul tempo o sulle ultime stupidaggini uscite dalla giunta comunale, recuperare le informazioni mancanti a completare il quadro preventivo.
Detto, fatto. ‘Chi’ era il primario di medicina generale dottor Previtali, il ‘come’ solo una rapida lettura di comunicato stampa, la sala d’attesa del reparto il ‘dove’. Un’idiozia di servizio per un trafiletto di una dozzina di righe a pagina sei.
Il canadese è ancora vivo. Forse. Firmato: Davide Mercalli. Giornalista, ma non sempre.
Immaginò il trafiletto come fosse una battuta sparata in un qualche TG satirico. Si obbligò a riderne, senza andare oltre un accenno di sorriso amaro.
Si era predisposto all’attesa pensando all’inutilità di essersi infilato in tasca la microcamera digitale. Puntuale invece giunse Previtali, zazzera bianca e scompigliata in look da Einstein dei poveri, accompagnato da un giovane medico calvo e abbronzato con un fisico da culturista che contrastava parecchio col camice bianco e gli occhiali privi di montatura. Il luminare non si era mescolato alla mezza dozzina di giornalisti presenti, rimanendosene nell’atrio a due passi dalla porta rimasta parzialmente aperta in una specie di via di fuga.
Accennando un buongiorno
appena comprensibile aveva preso a leggere come se una tarantola gli stesse grattando le chiappe: - La condizione patologica del paziente, dottor Robert Gaggia, è contraddistinta da una totale riduzione dello stato di coscienza e della reattività a sollecitazioni esterne.
- Che sarebbe? - riconobbe la voce bassa e sarcastica di Toffoli, del Carlino.
Il primario non si era scomposto. - È in coma. - poi aveva ripreso la lettura, la tarantola aveva allentato la presa - …livello 10 della scala di Glasgow, funzioni organiche involontarie presenti con applicazione di respirazione artificiale. La prognosi rimane riservata almeno fino a lunedì salvo variazioni. Grazie per il vostro interessamento. - In men che non si dica si era ritirato oltre la porta del reparto che si era richiusa, mentre il medico culturista distribuiva freneticamente fotocopie del comunicato.
Davide era rimasto perplesso osservando il foglio che si era ritrovato in mano, immaginando Previtali che infilava catenacci a nastro o a murare la porta appena richiusa del reparto, e con quel pizzicorino dietro la nuca che si attivava quando prendeva corpo la percezione che qualcosa non quadrava.
Troppo generico. Troppo evasivo. Troppo veloce.
Il pizzicorino stava diventando addirittura sibilante, come il fischio di una bomba in caduta verso l’obiettivo. Attese l’esplosione.
A passo lento si avviò al seguito dei suoi colleghi lasciando che la maggior parte lo sorpassassero, ascoltando i soliti commenti post servizio e i medesimi scambi di battute poco fantasiosi su relative mogli e capiredattori. Nulla che potesse interessarlo.
Giunti in corridoio, il gruppo si era districato in un lungo serpentone e i giornalisti, singolarmente o al massimo in coppie, si mescolarono rapidamente nel normale traffico ospedaliero, tra gli utenti in cerca del giusto laboratorio o ufficio e il personale sempre di corsa in un guazzabuglio di camici azzurri, verdi o bianchi. Un paio si erano fermati davanti a un quadro appeso – il corridoio fungeva da spazio d’arte per la Galleria Melotti – commentando senza cognizione di causa quel che vedevano per poi leggere a voce altissima la targhetta di presentazione in fondo: - La fata bambina. Olio su tela, cm. 130x100. Anna Maria Cianchini.
Nessun altro aveva dato segni di subodorare qualcosa, questo avrebbe dovuto sedare quel suo istinto controcorrente. Non lo fece. Una certa idea aveva preso forma da subito e stava solo combattendo con se stesso in attesa che la logica, come nella maggior parte dei casi, soccombesse. Nell’antro principale Davide si fermò. Fuori si vedeva lo scorrere del traffico di Corso Giovecca e dall’altra parte della strada una coppia di anziani davanti a una porta condominiale pareva battibeccare. Non si sarebbe introdotto furtivamente nel reparto blindato, non subito almeno, e non prima di aver fatto qualche domanda in giro.
A chi poteva chiedere? Domanda neppure da porsi. Ovviamente e come ogni qualvolta aveva bisogno in ‘zona ospedale’ alla Marisona. La zia Marisa, sorella di sua madre, nonché capoinfermiera di Neonatologia.
Ferrara era una gran città ma di certo non una metropoli. Moderna sotto molti aspetti, per i ferraresi il provincialismo – nel senso buono del termine – restava un discorso di tipo genetico, inscardinabile. E nelle cerchie familiari un parente o un mezzo cugino acquisito nei vari uffici o enti pubblici l’avevano più o meno tutti. Per i Mercalli e i Zappaterra – cognome di sua madre – lui, Davide, era il giornalista; suo fratello Gino era geometra al comune e la Wanda, sorella di suo padre, lavorava all’Inps. Mario, cugino Mercalli di terzo grado, era il più gettonato anche dagli amici dei parenti: faceva il bigliettaio alle partite della Spal. Zia