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La mia coccinella
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La mia coccinella

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About this ebook

"La mia coccinella" è la storia di una mamma, Elisa, come forse molte di voi. Elisa è la mamma di Diego, nato il 10 maggio 2007 a 27 settimane, del peso di 986 gr. PREMATURO e di Veronica, nata il 4 luglio 2012, a 37 settimane, del peso di 2380 gr. A TERMINE.
Troppo spesso si è sentita dire: “Sei coraggiosa se hai deciso di provarci di nuovo, rischiando di dover affrontare ancora una situazione del genere!” .
Lei non si sente affatto coraggiosa, è semplicemente una donna che vuole avere la gioia di sentire suo figlio piangere a squarcia gola quando nasce, e non il silenzio assordante di una sala operatoria. Un silenzio rotto soltanto dalla voce del medico che dice: “Ora nascita 12.37”. E' una donna che vuole che il ginecologo che ha fatto nascere il suo bambino non ometta il peso di quello scriciolo, o lo dica solo al padre e di sfuggita, mentre lo accompagna davanti alla porta della terapia intensiva. Quasi come se quel peso facesse paura.
Non è coraggiosa. Molte volte ha avuto paura ma è sempre andata avanti.
LanguageItaliano
PublisherElisa Bertani
Release dateFeb 25, 2016
ISBN9788892558205
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    La mia coccinella - Elisa Bertani

    Elisa Bertani

    La mia coccinella

    UUID: bd9d276a-dbc3-11e5-912b-0f7870795abd

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write (http://write.streetlib.com)

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Indice dei contenuti

    Presentazione

    Cos'è la fortuna?

    Non sono sprovveduta!

    Se non uccide rende forti

    Impossibile

    Niente è impossibile

    Scaramantica

    Paure

    Piacere, sono la mamma!

    Dove hai lasciato il cuore?

    Mammole Lugline

    Rullo di tamburi

    I fiori e le api

    La mia ansia

    Tutte io?

    BI TEST

    Io invidio

    Cambiamo

    Copri-fasciatoio

    Femmina

    Angel…coso

    Morfologica, finalmente

    Eterno duello

    La mutua

    Leggere

    Una brutta giornata

    Diego e la nutella

    Io odio il bentelan

    Innamorato

    Siamo in giostra

    Valigia

    4 luglio

    Conclusioni

    Ringraziamenti

    Presentazione

    Mi chiamo Elisa e sono una mamma, come forse molte di voi. Sono la mamma di Diego, nato il 10 maggio 2007 a 27 settimane, del peso di 986 gr. PREMATURO. E di Veronica, nata il 4 luglio 2012, a 37 settimane, del peso di 2380 gr. A TERMINE.

    Troppo spesso mi sono sentita dire: Sei coraggiosa se hai deciso di provarci di nuovo, rischiando di dover affrontare ancora una situazione del genere! .

    Io non mi sento affatto coraggiosa, sono semplicemente una donna che vuole avere la gioia di sentire suo figlio piangere a squarcia gola quando nasce, e non il silenzio assordante di una sala operatoria. Un silenzio rotto soltanto dalla voce del medico che dice: Ora nascita 12.37. Sono una donna che vuole che il ginecologo che ha fatto nascere il suo bambino non ometta il peso di quello scriciolo, o lo dica solo al padre e di sfuggita, mentre lo accompagna davanti alla porta della terapia intensiva.

    Quasi come se quel peso facesse paura.

    Non sono coraggiosa. Molte volte ho avuto paura ma sono sempre andata avanti.

    "Un conto è la vita che imposta il suo gioco … Un conto è averlo capito …

      Un conto è ripeterti sempre, che sei fortunato …"

      Liga

    Cos'è la fortuna?

    Avete mai pensato a cosa sia, davvero, la fortuna? A tutti noi capita, almeno una volta al giorno di dire che sfiga o che culo! Ma cosa sono davvero la fortuna e la sfortuna? Oggettivamente sono una serie di eventi estremamente casuali che fanno prendere, alla nostra giornata, una direzione positiva o negativa.

    Ma se per esempio una sera, prima dell’appuntamento più importante della vostra vita, sporcate le vostra scarpe nuove? O il vestito appena indossato? La potremmo considerare fortuna, ma se appunto, quella stessa sera, conoscete la persona più importante della vostra vita? Questa è fortuna! (almeno per qualcuno). Quindi, la stessa cosa, può essere considerata, allo stesso tempo, fortuna o meno, dipende solo dal punto di vista da cui si guarda.

    Sono i punti di vista che fanno definire qualcosa FORTUNA.

    Per qualcuno, fortuna potrebbe essere guarire dalla malattia, per qualcun altro trovare un lavoro, per altri ancora trovare l’amore, vincere al superenalotto, avere una casa di proprietà, riuscire a fare un viaggio.

    Per me, la fortuna, sono i figli.

    Loro, con uno sguardo, un sorriso o una semplice carezza alleviano i dolori per malattie, disoccupazione, solitudine, vincite perse, affitto da pagare e per le mattine in cui ci deve alzare presto per andare al lavoro.

    Qualcuno può, per scelta, decidere di non averne, ma sono appunto, scelte, individuali e quindi non giudicabili.

    Ma provate a chiedere a chi, da anni, prova ad avere un figlio e non ci riesce o a chi ha dovuto affrontare un iter straziante e snervante per ottenere un’adozione che forse ancora aspetta. Solo loro, per me, possono davvero dire, sono sfortunato.

    Perché nessun altro, nessuno che ha la possibilità di guardare negli occhi un figlio, lo può anche solo pensare.

    La fortuna sono di certo loro. I figli.

    Non sono sprovveduta!

    Prima di decidere di provare di nuovo ad avere un bambino, mi sono fatta una semplice domanda: Potrebbe succedere di nuovo?.

    La risposta, non essendo medico, non sono riuscita a darmela, e cosi io e Luca, mio marito, abbiamo iniziato a valutare ogni tipo di ipotesi possibile. Chiaramente la prima cosa che potevamo fare, oggettivamente, era una visita da un professore competente. Quindi decidemmo di andare dal primario dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna.

    La prima visita nel suo studio fu un giorno di dicembre, freddo, piovoso. Prima di partire ero abbastanza agitata, come non esserlo? Stavo andando a cercare delle risposte, che sapevo

    potevano essere positive o negative, a domande che non mi facevano dormire.

    Entrammo nel suo studio fiduciosi, positivi, il nostro motto è sempre stato ci poniamo il problema solo quando effettivamente ci sarà, o almeno ci proviamo …

    Legge la mia cartella clinica di dimissione dal cesareo, guarda

    attentamente l’esito dell’analisi della placenta. C’è la presenza di trombi

    Che novità! Già lo sapevo! Ho letto quell’esito migliaia di volte, senza chiaramente capirci nulla! Io non voglio mica sapere quello che c’è scritto, voglio che qualcuno mi traduca quello che c’è scritto! Avrò mica speso 250 euro per farmi leggere un esito? Le elementari le ho fatte anche io! Fortunatamente tutto questo rimane un pensiero.

    Mi disse che secondo lui ci sarebbe potuto essere un problema a livello di coagulazione del sangue. Il mio.

    Ma come un problema di coagulazione? Io non ne ho mai avuti! Non ho mai fatto terapie anticoagulanti, non ho mai avuto l’emocromo basso, non ho mai avuto nessun tipo di complicanze a seguito di un intervento chirurgico, come faccio ad averne ora? E solo in gravidanza per giunta?

    Esco dallo studio con in mano la richiesta per eseguire una serie di test, tra i quali quello per la trombofilia.

    La mattina dopo prenoto i test con molta tranquillità, pensavo che fosse impossibile per me avere un problema del genere! Si sarà sbagliato!.

    Però poi, nella mente mi si arrovellava un pensiero: "Ma se è un professore, per giunta il primario, immagino che non sia proprio l’ultima ruota del carro no? Vuoi vedere che magari qualcosa ha

    capito? Anche se poi è strano che subito al primo colpo troviamo il problema? Va bene, proviamo. Per ora non abbiamo alternative".

    Quindici giorni dopo, uscivo dalla porta della divisione Malattie della coagulazione, con la mia bella busta in mano. Le analisi erano correlate da una lettera che diceva: "Il controllo in oggetto ha evidenziato un lieve aumento del livello di base dell’aminoacido omocisteina. Si consigliano, come approfondimento diagnostico, i seguenti esami: Omocisteina basale, analisi di mutazione del DNA (MTHFR), Estrazione del

    DNA, Vitamina B12".

    Faccio anche queste ultime analisi e dopo appena venti giorni scoprimmo che ho la presenza della mutazione C677T dell’enzima Metilentetraidrofolato reduttasi (MTHFR) in forma OMOZIGOTE.

      T ra du z ione? S ono una mu t a nte!

    Vuoi vedere che ho trovato la causa? Ma dai, così presto? Al primo tentativo? Se così fosse quel professore è davvero un mito, dopo una sola visita, non conoscendomi, ha capito subito cos’avrei potuto avere, e mi ha fatto solo fare un’ analisi del sangue per averne la conferma! Perfetto! Adesso che abbiamo trovato il problema, mettiamo in pratica la soluzione! Perché è chiaro che ci sarà, quando c’è un problema c’è anche una soluzione!

    Tornammo nel suo studio. Alla vista delle mie analisi la sua faccia rimase impassibile, senza un cenno di positività. Nulla. Iniziai a preoccuparmi. Sapevo perché ero lì, sapevo cosa gli volevo chiedere e sapevo anche la risposta che volevo sentirmi dare. Il dubbio però era che quello che volevo sentirmi dire non fosse quello che avrebbe detto lui. La mia domanda uscì chiara e diretta: In un’ipotetica altra gravidanza potrebbe succedere di nuovo che il bambino nasca prematuro?

    Ho aspettato almeno due minuti prima di avere una risposta. Non ho mai capito se in quei momenti stava attaccando il cervello o stava cercando il modo più indolore per dirmi quello che avrei sentito di li a poco.

    Si signora, potrebbe succedere. Ci sono cose che possiamo fare per cercare di ridurre le possibilità, ma non potremmo mai annullarle.

    In quel momento iniziai a piangere. In realtà non mi aveva dato una risposta orrenda, anzi! Mi aveva detto che potevo provarci, che le possibilità c’erano. Ma io ero riuscita a vedere questa sfaccettatura positiva. La mia mente ha solo recepito il Ely, potrebbe succedere di nuovo di vedere tuo figlio in Terapia intensiva. Ricordo bene la sensazione che provò il mio cuore.

    Mi faceva male, un male grande, come se piangesse. E’ una sensazione strana quando il cuore piange, senti come il calore delle lacrime che escono da quel muscolo percorrere tutto il centro del tuo petto, ma dall’interno. È un male inspiegabile. Forte. Molto forte.

    In quei minuti rivissi i primi due mesi di vita di Diego. Ogni attimo era ben definito nella mente. Ogni istante. E ho avuto paura. Tanta paura. Da questa sensazione mi sono ripresa solo quando ho sentito mio marito dirmi: Non è cosi grave come la vedi tu! Hai sentito?

    No, non avevo ascoltato quello che nei tre minuti successivi si erano detti, ero troppo impegnata a rivivere la vita di mio figlio. "Con dell’acido folico, nello specifico, il principio attivo dell’acido folico, si può mantenere basso il livello dell’omocisteina, cosi possiamo cercare di evitare i trombi

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