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La civiltà dei Maya
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La civiltà dei Maya

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LA SCOPERTA DI ALBERTO RUZ LHUILLIER

Indice dei Contenuti

LA SCOPERTA DEL MONDO MAYA


Primi contatti

IL MONDO MAYA: QUADRO GEOGRAFICO E STORICO

Nascita e fioritura delle culture La città maya, una vera città-giardino

Il tribunale

La guerra

RELIGIONE E SCIENZA PRESSO I MAYA

Notizie generali sul pantheon

Le divinità terrestri Le divinità sotterranee
Il clero

Le offerte

I sacrifici umani

Le esecuzioni alla “San Sebastiano”

Il pozzo per i sacrifici di Chichén Itza'
Il gioco della pelota

L'architettura maya

Una scultura impregnata di misticismo

L'orrore del vuoto

LA SCOPERTA DI ALBERTO RUZ LHUILLIER

La cripta del grande halach uinic
Tre grandi luoghi dell'epoca classica

I luoghi archeologici del nord, nello Yucatan

Pitture rarissime

Lo straordinario insieme di Bonampak

La prima sala di Bonampak

La seconda sala
La terza sala

La fine dei Maya
LanguageItaliano
PublisherStargatebook
Release dateJan 31, 2016
ISBN9788892549104
La civiltà dei Maya

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    La civiltà dei Maya - AA. VV.

    LA CIVILTA’ DEI MAYA

    Autori Vari

    S. Di Fraia Editore – Prima edizione digitale 2015 a cura di David De Angelis

    LA SCOPERTA DI ALBERTO RUZ LHUILLIER

    INDICE

    LA SCOPERTA DEL MONDO MAYA

    Primi contatti

    IL MONDO MAYA: QUADRO GEOGRAFICO E STORICO

    Nascita e fioritura delle culture mesoamericane

    Il popolamento dell'America

    Il mais

    La civiltà olmeca

    La facies americana, comune denominatore

    Il pensiero religioso dell'Indio

    Il territorio maya, il quadro geografico

    Le terre del Sud

    Il territorio centrale

    La provincia settentrionale

    Quadro storico: dal periodo della formazione al periodo classico

    Il declino

    LA VITA QUOTIDIANA E LE ATTIVITA' DEL POPOLO MAYA

    Le lingue maya

    Organizzazione sociale e politica

    Il clero ed il popolo

    Il matrimonio

    Attività quotidiana

    La morte di un cacicco

    La città maya, una vera città-giardino

    Il tribunale

    La guerra

    RELIGIONE E SCIENZA PRESSO I MAYA

    Notizie generali sul pantheon

    Le divinità terrestri

    Le divinità sotterranee

    Il clero

    Le offerte

    I sacrifici umani

    Le esecuzioni alla San Sebastiano

    Il pozzo per i sacrifici di Chichén Itza'

    Si può parlare di crudeltà?

    La scrittura

    Le stele e il loro culto

    I tre codici

    Libri maya dell'epoca coloniale

    Il Popol-vuh

    Calendario e astronomia

    Il gioco della pelota

    L'architettura maya

    Una scultura impregnata di misticismo

    L'orrore del vuoto

    LA SCOPERTA DI ALBERTO RUZ LHUILLIER

    La cripta del grande halach uinic

    Tre grandi luoghi dell'epoca classica

    I luoghi archeologici del nord, nello Yucatan

    Pitture rarissime

    Lo straordinario insieme di Bonampak

    La prima sala di Bonampak

    La seconda sala

    La terza sala

    La fine dei Maya

    LA SCOPERTA DEL MONDO MAYA

    Nella notte dall'11 al 12 ottobre 1492, dopo settanta giorni di navigazione sul mare infinito, Cristoforo Colombo e i suoi uomini, ormai in preda allo scoraggiamento, scorgevano finalmente una terra; all'alba le tre caravelle della squadra gettavano l'ancora in una baia silenziosa e deserta. Per conto della casa reale di Castiglia, un notaio registrava la presa di possesso di quell'isolotto, probabilmente l'attuale isolotto di Watling, battezzato col nome di San Salvador dall'illustre navigatore.

    Poco dopo veniva scoperta Haiti, chiamata Hispaniola, che a lungo ci si ostinò a confondere con l'estrema propaggine dell'Asia! Cuba e la Giamaica, raggiunte poco dopo, non potevano essere altro, per i loro scopritori, che il Cipango e il Catai, cioè il Giappone e la Cina! Approdando in Florida, Ponce de Leon toccava per primo, senza saperlo, il continente americano propriamente detto. Gli Indiani incontrati fino a quel momento nelle Grandi Antille non dimostravano di possedere un'altra cultura, e vennero subito trattati come selvaggi primitivi; il vicino Messico, molto più evoluto e a quei tempi soggetto al potere degli Aztechi, rimaneva sconosciuto e insospettato.

    Quando Cristoforo Colombo tornò per la prima volta a Siviglia, la folla gli si accalcò intorno per vedere qualcuno di quei selvaggi di cui si diceva che fossero i discendenti di Adamo; seminudi, alcuni portavano pappagalli dai colori scintillanti sulle spalle abbronzate.

    Nei dodici anni successivi a quello della scoperta, a tre riprese e con grandi mezzi - il secondo viaggio fu intrapreso da diciassette velieri - Colombo ripercorse la nuova rotta per le Indie Occidentali. La quarta spedizione (1502-1504) lo vide costeggiare l'Honduras e il Panama attuali alla ricerca ostinata dell'introvabile Cina.

    Poco dopo, nel 1506, anno della morte di Colombo, Juan Diaz de Solis e Vicente Yanez Pinzon toccavano per primi le coste messicane sulla punta settentrionale dello Yucatan, un'immensa penisola a forma di tavola che si protende verso Cuba. Ma il mondo maya, di cui questa zona era stata il focolare, non venne scoperto e per molto tempo i marinai pensarono di avere a che fare con una nuova isola.

    I Maya, che per l'eccezionale livello artistico raggiunto nelle loro opere sono spesso considerati i Greci del Nuovo Mondo, cominciarono ad essere noti in Europa solo nel XIX secolo. È ben vero che all'epoca della conquista di Cortés la civiltà maya era ormai scomparsa e che le sue ultime grandi realizzazioni, quelle di Chichén Itza e di Uxhal in particolare, risalivano già a tre secoli prima.

    Primi contatti

    La prima vera presa di contatti con i Maya, prima dell'arrivo di Cortés, è da far risalire al 4 marzo 1517, quando tre velieri dell'Avana (Cuba) andarono ad ormeggiare in vista delle coste settentrionali dello Yucatan. A dire il vero, la flottiglia era alla ricerca di schiavi destinati alle piantagioni delle Antille che richiedevano una mano d'opera sempre più numerosa; i coloni delle Indie Occidentali avevano preso l'abitudine di compiere razzie negli arcipelaghi vicini e lungo le coste dell'istmo di Panama. Partiti alla ventura verso il tramonto del sole, persero la rotta a causa di una tempesta e furono trascinati nei paraggi del capo Catoche; accolti dagli indigeni e accettato l'invito a visitare la loro città, furono colti da un'improvvisa imboscata.

    Tornati alle navi ripresero poi il mare, dirigendosi prima verso ovest e poi verso sud, sempre costeggiando la riva sulla sinistra. Venne effettuata una sosta in un luogo che venne chiamato La Punta de las Mujeres, perché vi si trovavano costruzioni di pietra che contenevano certi idoli femminili che gli Indiani chiamavano con nomi strani.

    A Champoton, ancora più a sud, il gruppo subì un duro attacco; le perdite furono pesanti e fu necessario battere in ritirata. Comunque si tornava con un po' d'oro in tasca e qualche ciondolo a forma di anitra o di pesce; l'oro era di pessima qualità, ma era sufficiente per attirare gli avventurieri. Si parlò anche di costruzioni di cemento, sconosciute nelle Antille, e tutto ciò fece grande scalpore. Alcuni pensatori audaci e avveduti (!) dissero che gli idoli riportati dalla spedizione erano figurine ebraiche introdotte dagli esiliati cacciati da Tito e Vespasiano dopo la caduta di Gerusalemme! A Puerta de Tarenas (l'Avana) ed a Santiago de Cuba, dove con epiteti magniloquenti si distinguevano i combattimenti, i templi, gli indumenti, le piume, i gioielli, non si pensava ad altro che a ripartire.

    Diego Velasques, conquistatore e governatore di Cuba, affidò a Juan de Grijalva la direzione della nuova spedizione che partì da Santiago de Cuba il 25 gennaio 1518. Dopo uno scalo all'Avana, la flotta arrivò nell'isola di Cozumel, che fiancheggiava la costa orientale dello Yucatan e proseguendo la navigazione verso sud, il 7 maggio gli spagnoli videro apparire, sbalorditi, i maestosi e severi edifici in muratura di Tulum.

    Quella di Tulum però non è una delle città più notevoli dei Maya, poiché in essa si notano già i segni della decadenza, infatti Uxmal o Chichén Itzà nel loro splendore li avrebbero impressionati ancora di più.

    La presenza dei conquistatori però infastidì gli abitanti della città, per questo in fretta e furia si reimbarcarono sulle navi, senza dimenticare però di redigere l'atto notarile che comprovava la presa di possesso del luogo.

    Tornati dalle Grandi Antille, i compagni di Grijalva infiammarono l'immaginazione della gente con i loro racconti avventurosi e le loro descrizioni colorite, tanto che Velasques organizzò una nuova e grandiosa spedizione il cui comando fu affidato al suo segretario Hernan Cortés.

    A Cozumel, Cortés compie il primo gesto autoritario: fa spezzare e gettare sui giardini del tempio gli idoli aborriti e li sostituisce con una croce e un'immagine della Vergine. In seguito Cortés ripeterà molte volte quel gesto decisivo, convinto del ruolo evangelizzatore della sua missione.

    Il 12 Marzo 1519, la squadra di Cortés si trovava all'altezza del Tabasco e nonostante gli indios della zona si mostrassero minacciosi e contrariati fu nuovamente sancita la presa di possesso del territorio del Tabasco. Infine dopo abili trattative e astuti stratagemmi Cortés riuscì a impressionare gli indios al punto che ottenne la loro sottomissione. Quegli indios maya del Tabasco furono, constata Bemal Diaz, i primi vassalli, che nella Nuova Spagna, offrirono la loro obbedienza a Carlo V.

    Nel 1548 lo Yucatan venne unito al Messico dal punto di vista amministrativo, ma in realtà non ci fu mai unione poiché i maya continuarono a manifestare la loro opposizione.

    Mentre gli abitanti delle Grandi Antille avevano colpito gli spagnoli per la loro arretratezza culturale, quelli del paese Maya suscitarono la loro ammirazione: erano un popolo organizzato in modo stupefacente, abituato a vestirsi correttamente, civile e capace di costruire imponenti opere in muratura. Da dove mai provenivano tutte quelle conoscenze e quell'abilità tecnica? I Maya erano forse discendenti dei Cartaginesi o degli Ebrei o degli Irlandesi? Inevitabilmente sorsero subito molte domande e soprattutto ora ci si chiede se aveva una giustificazione morale il voler ridurre a ogni costo quel popolo in schiavitù.

    IL MONDO MAYA: QUADRO GEOGRAFICO E STORICO

    Le scoperte archeologiche di questi ultimi decenni hanno distrutto la vecchia teoria secondo la quale la civiltà maya si sarebbe trovata isolata nel suo splendido sviluppo, per diventare poi in seguito l'ispiratrice delle altre culture vicine. Non c'è nulla di vero, e noi oggi sappiamo che cinque nuclei importanti si sono sviluppati parallelamente durante il periodo classico, e cioè all'incirca tra il 300 ed il 900; quattro civiltà si sono dunque trovate in contatto culturale più che materiale con il mondo maya: quella detta degli Olmechi, o dei La Venta, la più vicina ai Maya, in

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