Sparsi racconti
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Book preview
Sparsi racconti - Alberto Furia
Alberto Furia
Sparsi racconti
UUID: 91f3a34e-c8dd-11e5-bd57-0f7870795abd
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un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Indice dei racconti
Anno nuovo, vita nuova
Per amore, solo per amore
Gelo Sia
La sposa radiosa
Lolium temulentum
Per chi suona la campana?
Siamo angeli caduti dal cielo
Recupero crediti
Mens sana?
Tomi nel muso
Racconto fiorentino
Colpo di fulmine
Tristessa, peffavvoure vavvia...
Boia d’un Satanasso!
Vuolsi così colà dove si puote
E’ quasi tutta una favola. Quasi…
Ciao a tutti
E’ tutto vero!
Ah, la Svizzera!
Arrivederci
Salterello medioevale
Sant’Ambrogio
Vorrei che questa raccolta di piccoli racconti rallegrasse l'umore di chi la legge, solo questo.
Un libro che, spero, sia utile, quindi, per riempire i minuti di attesa nella sala d'aspetto senza cedere all'esaurimento nervoso, godersi serenamente il dondolio sull'amaca in campagna, assopirsi pigramente durante la tintarella al mare, rilassarsi dopo una lunga giornata di lavoro…
Alberto
I see trees of green, red roses too I see them bloom for me and you And I think to myself, what a wonderful world I see skies of blue and clouds of white The bright blessed day, the dark sacred night And I think to myself, what a wonderful world The colours of the rainbow, so pretty in the sky Are also on the faces of people going by I see friends shakin' hands, sayin' How do you do? They're really saying I love you I hear babies cryin', I watch them grow They'll learn much more than I'll ever know And I think to myself, what a wonderful world Yes, I think to myself, what a wonderful world
Oh yeah
(Louis Armstrong)
Anno nuovo, vita nuova
Anto', lasciami stare. Fammi dormire, dai. Tengo nu cerchio alla testa che sto' a scoppia'
Teresa, eddai, mollati nu poco.
Con la mano allungata inequivocabilmente nel cercare un po' di, diciamo, conforto, il nostro Antonio stuzzicava la sua bella Teresa.
eglio, provava a stuzzicare.
Amoninne, Teresina, fammi vedere che c’è qui sotto, dai
Tonino, smettila
Terè, no, ti prego, Tonino no. Tonino mi chiamava mia nonna
E vabbuò Antò. Non ti chiamo più Tonino ma tu Toni..anzi, Antonio, per parlare pulito, riponi la mano dove deve stare; te l’ho detto. Tengo nu male alla capa che manco mezzo
Teresina mia bella, ma lo sai che giorno è oggi? Lo sai che sera è questa?
Antò, o’saccio, o’saccio
"Mbeh?
Mbeh cosa? Che ci posso fare se proprio stasera mi scoppia la capa
"Terè, eccheccazzo, ‘na volta tieni le tue cose, n’altra stai indisposta, n’altra sei stanca, n’altra ti sei commossa a vedere il film, n’altra ancora c’hai non so bene io cosa… ’nzomma, tra ‘na minchiata e l’altra non si…
TONINO! BADA A COME PARLI! Diomiocchemmale!
Teresina bella tra n’orata fanno i botti di capodanno. C’amm’ affà? Usciamo sul balcone a vederli?
Antò, i botti no. Proprio nun me la sento. Anzi, chiudi bene le imposte accussì non si sente la rumorata
Teresina, agg’accattato a mutandina roscia pe ttia. Te la indossi?
Diommiocchemmale alla testa! Diommiochepascienza che ci vole! Tonino…Antò, parlo adagio adagio accussì capisci e leggi il labiale: c’ho un male di testa che ‘splodo e non sono una sgualdrina. A mutanda roscia non la apri e dimane, anzi, dopo dimane ca dimane è festa, torni indove che l’hai presa e la cambi con ‘na canottiera per te, macari senza buchi
.
Teresina mia bella, manca solo ‘na mezzora all’anno novo. Me lo dai un bacio?
E avanti con ‘sto bacio. Poi mi lasci in pace?
Teresina mia bella, anno nuovo, vita nuova, vero?
Vero, vero
Teresina mia bella, prometti che l’anno venturo sarai più carina con il tuo Antoniuccio?
Vero vero
Teresina mia bella, se mo’ ti faccio dormire e mi faccio il brindisi da solo, poi ad anno novo facciamo il brindisi insieme come si deve?
Vero, vero
…
…
Terè, bon anno! Ti sei fatta ‘na bella durmita. Mo’, come te la senti? Tieni ancora male alla capa?
Mah Antò. Che t’ agg’a dì. Non male, non bene
Teresina mia bella, lo vogliamo festeggiare come si deve l’arrivo del nuovo anno?
Antò, mi sento ancora nu poco indisposta. Qua, tra lo stomaco e la panza. Nun ci riesco proprio. Mi ci vorrebbe una spirina, che dici? O un bicarbonato? Ah, Antò?
Che c’è?
Buon anno, eh.
F I N E
These mist covered mountains Are a home now for me But my home is the lowlands And always will be Some day you'll return to Your valleys and your farms And you'll no longer burn To be brothers in arm Through these fields of destruction Baptism of fire I've watched all your suffering As the battles raged higher And though they did hurt me so bad In the fear and alarm You did not desert me My brothers in arms There's so many different worlds So many different suns And we have just one world But we live in different ones Now the sun's gone to hell And the moon's riding high Let me bid you farewell Every man has to die But it's written in the starlight And every line on your palm We're fools to make war On our brothers in arms
(Dire Straits)
Per amore, solo per amore
Peppe, Peppino, come stai? che t’è successo? Dio mio che spavento! Dio mio che paura!
Niente, niente. Una sciocchezza
Ma come? Ricevo una telefonata dall’ospedale e mi dici niente?
Niente, Assunta, se ti dico niente è niente. Una sciocchezza ti dico. Avevo chiesto di non chiamarti, avrei preferito non disturbarti ma loro…loro…vero dottore?
Lo sguardo di Peppe avvinghiò fin quasi a stritolarlo il giovane dottorando guardia medica al P.S. che, considerato il contesto, forse un po’ troppo frettolosamente aveva deciso di far chiamare con urgenza la signora Garofalo Assunta, coniugata Caruso, moglie di Giuseppe, per i famigliari Peppe, che era dovuto ricorrere urgentemente alle cure del pronto soccorso.
Per i famigliari Peppe; per gli amici Peppino; per i malevoli colleghi camionisti Peppino il breve
, laddove il riferimento non è tanto da attribuirsi alla statura (nella norma) quanto al, diciamo così, emblema della sua virilità (questo, sicuramente, sotto la norma).
Sciagurata fu anni addietro la prima e ultima cena con colleghi cui Peppe partecipò; troppo alcool ad accompagnare il troppo cibo, ancora troppo alcool per i successivi quattro salti in balera ed l’ancora successivo dopo balera.
I lucidi ricordi di quella nottata s’interrompono bruscamente con la rumorosa ma ormai decimata compagnia di camionisti presa ad ascoltare la decana della strada, tale Rosa, in gioventù detta la pantera Rosa
, ora, invece, da qualche anno, ahinoi e ahi lei, la pancera Rosa
, la quale, dopo aver, come dire, passato in rassegna il plotone, soldato per soldato, ne tranciava giudizi lapidari.
Quella notte nacquero le leggende di Marcellino o’capitone
, di Ferdinando Sandokan il tigrotto della Val Sesia
e di Ernesto spara lesto
; purtroppo la stessa notte lasciò in eredità, al mondo, la leggenda di Peppino il breve
e a Peppino un tormento che lo accompagnerà, praticamente, per tutti i rimanenti kilometri della sua vita.
Tanto asfalto era passato sotto le gomme del suo camion ma la malevola leggenda pareva non declinare mai.
Ora, l’annuncio pubblicitario parlava chiaro: aumenta le dimensioni del tuo amico con il nuovo rivoluzionario metodo xxxx. Vuoi saperne di più? Telefona al numero xxxxx
E Peppe dopo aver tergiversato per qualche giorno senza che, però, l’annuncio abbandonasse la sua testa, aveva telefonato.
Poi aveva preso appuntamento per la visita in ambulatorio e, infine, vi si era recato.
E, qui, la prima sorpresa.
A riceverlo non un chirurgo uomo ma un’affascinante dottoressa che aveva avuto ben presto gioco facile sulle residue resistenze psicologiche del povero Peppino.
Guardi Sig. Caruso
sussurrò al termine dell’incontro la dottoressa aprendo davanti a Peppino e sfogliandolo lentamente un catalogo di foto prima della cura e dopo la cura
in cui erano raccolte immagini alcune delle quali anche decisamente inquietanti e sbalorditive, l’operazione è assolutamente indolore, assolutamente priva di controindicazioni e sicura al cento per cento
. Pausa, sorriso, nuovo giro di pagina, nuove foto di precedenti grigi e tristi omini con micro erezioni e altre foto di successivi mostruosi arnesi sfoderati impunemente da neo-Rambo che parevano impazienti di affrontare il mondo a colpi di coda. E che coda!
Vede, Sig. Caruso…Giuseppe, se mi permette… possiamo darci del tu? Posso? Allora, vedi Giuseppe, una semplice iniezione ed anche tu, dopo dieci minuti dieci, potrai affrontare il mondo con maggior sicurezza, potrai essere quello che hai sempre voluto essere: il migliore di tutti, il più grande di tutti
Ancora uno sguardo ammiccante, una pagina sfogliata, nuove immagini in cui, ora, gli energumeni erano contornati da femmine sorridenti.
Si, ma… a mia moglie, all’Assunta, cosa dico?
Adoro gli uomini come te, Giuseppe! Quelli come te, che si curano della propria donna come del bene più prezioso di tutto l’universo. Giuseppe, pensaci bene
Ci stava pensando Peppino, anche se non aveva capito bene a cosa.
Ci stai pensando?
Dottoressa, ci sto…
Chiamami Pamela, per favore
Va bene, Pa…Pamela, ci sto pensando. Ma, di preciso, a cosa dovrei pensare?
A quella donna fortunata che è tua moglie, la Anselma
Assunta
Assunta, si appunto. A come sia fortunata ad avere un uomo che per amore, solo per amore, decide di fare la cosa che stai per fare
.
Per amore, dice…dici?
Perché, se non per amore, per cosa lo faresti?
Lo fece Peppino, lo fece.
Impianto mini? No.
Medium? No
Maxi? Neanche.
Ultra maxi? Quello.
Tanto, Giuseppe, per poche migliaia di euro di differenza… mica stiamo a guardare al centimetro, giusto?
Lo fece Peppino.
E si ritrovò con una strana sensazione nelle mutande.
Come avere qualcosa di esplosivo sotto l’ombelico.
Che, di fatti, esplose.
Alla prima discesa in campo, al primo test sperimentale, insomma alla prima uscita ufficiale.
No, non c’era Assunta ad assistere al debutto.
Peppino aveva preferito affidarsi all’esperienza della Irina, che da qualche tempo aveva preso il posto della Rosa sia sul ciglio della strada che nei cuori dei camionisti.
Purtroppo per Peppino era stato un disastro.
Poco dopo l’inizio delle danze si era udito uno scoppio cui era seguito un dolore lancinante al basso ventre.
Urlava Peppino, ma non di piacere. Urlava anche Irina, così tanto per condiscendere le grida di Peppino, senza capirne le ragioni.
Urlava Peppino e urlava anche Irina che, però, a questo punto iniziava a farsi delle domande.
Urlava Peppino e Irina, invece, aveva finalmente smesso di gridare e chiamava l’ambulanza.
Quella sera morì la leggenda di Peppino il breve
e nacque quella di Giuseppe la bomba
.
Per amore, solo per amore.
F I N E
And I find it kind of funny I find it kind of sad The dreams in which I'm dying Are the best I've ever had I find it hard to tell you 'Cause I find it hard to take When people run in circles It's a very, very
Mad world
(Tears for Fears)
Gelo Sia
Si può essere gelosi di un fantasma?
La risposta è: si, è assolutamente possibile essere gelosi di un fantasma.
A questa presa di coscienza deve necessariamente seguire la presa d'atto che, per quanto possibile, essere gelosi di un fantasma è, comunque, sicuramente, rassegniamoci tutti, inutile.
Contro i fantasmi non si vince. Si perde e basta.
Ed io ho perduto.
Il punto si riduce al se perdere con dignità o perdere miseramente.
Contro i fantasmi non vinci.
Capiamoci, nel mio caso non si trattava di un fantasma nel vero senso della parola.
Grazie a Dio parliamo di una persona ancora viva, vegeta e in salute.
Parliamo del famigerato ex
. Del suo di lei ex
, per essere precisi.
Mai visto di persona, mai udita la sua voce, mai avuto nulla a che farci; eppure c'era.
Tra me ed ella, vertice di un triangolo che non volevo.
La sua presenza si materializzava nei modi più disparati e nei momenti meno opportuni.
Proprio, appunto, come un fantasma; invadente e inopportuno.
Capiamoci, il tutto avveniva assolutamente suo malgrado ed in assoluta sua buona fede.
Ogni fantasma per materializzarsi necessita di un medium, di un transfert che ne renda palpabile la presenza.
Il suo modo più immediato per farsi sentire era, banalmente, attraverso sms; nulla di male, se non che gli stessi giungevano, di norma, nei non proprio frequentissimi momenti di intimità che la mia novella mi donava, guastandone, ovviamente, la romantica atmosfera.
Erano sms il cui contenuto mi si diceva essere assolutamente banale. L'unica utilità di questi messaggini, quindi, apparentemente, si riduceva ad essere quella di guastare la festa, di scassare a’uallera
come diceva il mio amico Calogero.
Di contro, in altri periodi, il modo per palesarsi era il non farsi