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Olalla (Tradotto)
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Ebook64 pages1 hour

Olalla (Tradotto)

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About this ebook

Un ufficiale britannico, ferito in Spagna durante le guerre carliste, si appresta a trascorrere la convalescenza presso una nobile famiglia spagnola decaduta, che vive nel più completo isolamento sulla Sierra. I singolari abitanti della casa, i cui tratti si tramandano di generazione in generazione, saranno fonte di numerose domande, e la comparsa di Olalla, sconvolgerà il cuore del protagonista.
Il racconto gotico che si dice abbia ispirato "Dracula" di Bram Stoker.
LanguageItaliano
Release dateJan 30, 2016
ISBN9788892548923
Olalla (Tradotto)
Author

Robert Louis Stevenson

Robert Louis Stevenson was born in Edinburgh in 1850, the only son of an engineer, Thomas Stevenson. Despite a lifetime of poor health, Stevenson was a keen traveller, and his first book An Inland Voyage (1878) recounted a canoe tour of France and Belgium. In 1880, he married an American divorcee, Fanny Osbourne, and there followed Stevenson's most productive period, in which he wrote, amongst other books, Treasure Island (1883), The Strange Case of Dr Jekyll and Mr Hyde, and Kidnapped (both 1886). In 1888, Stevenson left Britain in search of a more salubrious climate, settling in Samoa, where he died in 1894.

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    Olalla (Tradotto) - Robert Louis Stevenson

    Titolo originale:

    Olalla

    Pubblicato per la prima volta nel 1887

    in The Merry Men and Other Tales and Fables

    da Chatto & Windus, Londra, Regno Unito.

    Prima edizione digitale:

    Gennaio 2016

    Traduzione integrale dall'inglese:

    © Jessica Pelide

    In copertina:

    Reading woman di Ivan Kramskoy

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    /VentoEstEbooks

    @Vento_dell_est

    Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.

    Robert Louis Stevenson

    OLALLA

    Indice

    Olalla

    Olalla

    «EBBENE» disse il dottore, «la mia parte è fatta e, posso dire, con una certa vanità, anche molto bene. Resta solo da portarvi via da questa città fredda e venefica, e procurarvi due mesi di aria pura e di coscienza serena. Quest’ultima è affar vostro. Quanto alla prima, credo di potervi aiutare io. Cade, guarda caso, curiosamente a proposito. L’altro giorno il Padre è arrivato dalla campagna e siccome siamo vecchi amici, nonostante l’esercizio di professioni contrastanti, si è rivolto a me circa una spinosa situazione in cui si trovano dei suoi parrocchiani. Questa era una famiglia… Ma voi non sapete nulla della Spagna, e persino i nomi dei grandi del nostro paese vi sono pressoché sconosciuti. Vi basti sapere, dunque, che un tempo queste erano persone importanti e che ora sono cadute sull’orlo dell’indigenza. Non hanno più nessun possedimento, a parte la residencia e alcune leghe di montagna deserta, dove neppure una capra troverebbe di che vivere. Ma la casa è una bella dimora antica e si trova sulle colline, a grande altitudine, in un punto dove l’aria è molto salubre; e appena ho sentito il racconto del mio amico, mi sono ricordato di voi. Gli ho detto che avevo un ufficiale ferito — ferito per la buona causa, che ora era in grado di spostarsi ed ho proposto che i suoi amici vi accogliessero come pensionante. Subito il Padre si è fatto scuro in volto, come avevo maliziosamente previsto: era fuori questione, mi ha risposto. Allora lasciateli morire di fame, ho replicato io, perché non ho alcuna compassione per l’orgoglio degli straccioni. Al che ci siamo separati, non molto soddisfatti l’uno dell’altro. Ma ieri, con mio grande stupore, il Padre è ritornato e ha fatto atto di sottomissione: dopo aver indagato, ha detto, gli ostacoli si sono rivelati minori di quelli che temeva; o, in altre parole, quella gente orgogliosa aveva messo da parte l’orgoglio. Ho concluso l’offerta; e, salvo vostra approvazione, ho preso delle stanze per voi alla residencia. L’aria di quelle montagne vi rinnoverà il sangue; e la quiete in cui vivrete vi gioverà più di tutte le medicine del mondo».

    «Dottore» dissi, «siete stato il mio angelo custode finora, e ogni vostro consiglio è un ordine. Ma, vi prego, raccontatemi qualcosa della famiglia presso la quale andrò a stare».

    «Stavo per farlo» replicò il mio amico, «e, giust’appunto, c’è di mezzo una difficoltà. Questi pezzenti, come vi dicevo, sono di altissimo lignaggio e gonfi della più immotivata vanità. Da alcune generazioni vivono in un isolamento crescente, allontanandosi sia dai ricchi, che ormai stanno troppo in alto per loro, sia dai poveri, che essi considerano ancora troppo in basso; e persino oggi, che la povertà li costringe ad aprire le porte ad un ospite, essi non possono farlo senza una condizione davvero poco cortese. Voi dovrete rimanere, dicono, un estraneo; provvederanno a voi, ma rifiutano a priori l’idea di una qualsiasi intimità».

    Non nego che mi sentii piccato nell’orgoglio, e forse questo rafforzò il mio desiderio di andare, poiché confidavo che sarei riuscito ad abbattere quella barriera, se avessi voluto.

    «Non vi è nulla di offensivo in tale condizione» dissi, «e posso perfino capire i sentimenti che l’hanno ispirata».

    «È vero che non vi hanno mai visto» ribatté il dottore, cortesemente, «e se avessero saputo che siete l’uomo più attraente e più piacevole che sia mai giunto dall’Inghilterra (dove, da quanto mi si dice, gli uomini attraenti sono diffusi, ma non altrettanto quelli piacevoli), senza dubbio vi avrebbero dato il benvenuto con una grazia maggiore. Ma visto che prendete la cosa così bene, non ha importanza. A me, in verità, sembra scortese. Ma scoprirete di averci guadagnato voi. La famiglia non vi attrarrà troppo. Una madre, un figlio e una figlia: una vecchia, che si dice sia mezza scema; un giovinastro di campagna e una ragazza di campagna, che viene tenuta in gran conto dal suo confessore ed è, perciò» ridacchiò il medico, «una sempliciotta, molto probabilmente. In tutto ciò non v’è molto per solleticare la fantasia di un affascinante ufficiale».

    «Eppure dite che sono di nobili natali» obiettai.

    «Ebbene, quanto a questo, devo fare una distinzione» ribatté il dottore. «La madre lo è, ma non i figli. La madre è l’ultima discendente di un casato principesco, decaduto tanto nel sangue quanto nelle sostanze. Il padre di lei non solo era povero, ma anche pazzo e, fino alla sua morte, la ragazza è vissuta nella

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