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Letteratura Araba RACCONTI TUNISINI
Letteratura Araba RACCONTI TUNISINI
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Letteratura Araba RACCONTI TUNISINI

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Abdelaziz El Aroui, , nato il 17 dicembre 1898 a Monastir e deceduto nel 1971 a Monastir. Un drammaturgo, giornalista e cronista tunisino annesso al gruppo Taht Essour.

Dopo gli studi primari nella sua città natale, inseguì degli studi secondari al Collegio Sadiki fin al 1921. Interruppe i suoi studi per lavorare come commesso al ministero del lavoro e viaggiò attraverso il paese. In 1927, diventò chierico di avvocato e traduce nello stesso tempo due colonne per il giornale arabophone Ennahda da cui raggiunse poi il servizio delle inserzioni prima di essere incaricato della stampa. Diventò direttore di redazione

Questo libro è stato tradotto dal dott. Zoghlami Tarek
LanguageItaliano
Release dateJan 1, 2016
ISBN9788892535602
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    Letteratura Araba RACCONTI TUNISINI - Abdel-aziz El Eroui

    Aroui

    Basta un’ora con Dio per arricchirsi ساعة من ساعاتو تِغني

    Oggi vi raccontiamo la storia dal titolo ‘Con la volontà di Dio sarò ricco" del defunto Abdel Aziz El Eroui.

    C’era una volta un fornaio il cui capitale era misero a quell’epoca. Aveva preso in affitto un panificio, aveva due o tre impastatrici e qualche volta portava la legna o sfornava alla gente dell’impasto in cambio di un compenso.

    Quel fornaio era povero, senza casa, né moglie, né figli e non riusciva a guadagnarsi la giornata. Passava le sue giornate a lavorare nel forno e dormiva anche lì. Aveva un giovane aiutante, che come lui non aveva nessun parente e si consolavano l’un l’altro per andare avanti.

    Ogni giorno l’apprendista prima di mettere l’impasto dentro il forno, citava questo versetto coranico: Mi rifugio in Dio dal diavolo ,per avere l’aiuto di Dio, perché la piastra che copriva la bocca del forno era pesantissima. Diceva al suo capo : Maestro, magari se il peso di questa piastra fosse d’oro !. Il fornaio gli diede uno scappellotto dicendogli: Non ti basterebbe solo un pugno d’oro, vuoi addirittura il peso della piastra in oro!?.

    L’apprendista replicò: Se uno chiede a Dio, pretende il massimo da lui, perchè la sua misericordia è immensa e la sua ricchezza è infinita e solo un momento con lui fa arricchire. Chi potrà mai dire se rimarremo per sempre in queste condizioni di miseria e povertà? Può darsi che verrà il giorno in cui la nostra situazione migliorerà. Ogni giorno il ragazzo ripeteva le stesse parole e il capo gli dava uno scappellotto sulla testa.

    Purtroppo le cose non andavano bene, il destino si rivoltò contro di loro e il fornaio disgraziatamente fallì. Rinunciò così al forno, vendette le impastatrici, il misero tappeto su cui dormiva, la legna rimanente e disse: Se non è convenuto vivere in un paese meglio andare altrove anche se dove vivevi le pietre fossero state di smeraldo e di diamanti. L’apprendista supplicò il fornaio dicendo: Capo! Come fai ad andartene lasciandomi solo? A chi mi lasci?. Gli rispose: Figlio, c’è Dio che provvede, e non abbandona ciò che ha creato … . Non dicevi che solo un momento con lui fa arricchire? Può darsi che Dio ti aiuterà in quel momento magico. Gli lasciò circa due franchi per arrangiarsi finché Dio non gli avesse concesso un altro lavoro. Il fornaio andò per la sua strada …

    Il giovane rimase solo, vagando da un mercato ad un altro, aggirandosi senza meta tra i vicoli e le vie della città. Spese quei pochi soldi e si mise alla porta della città aspettando che venisse qualcuno ad offrirgli un lavoro. Passò il primo giorno, il secondo, il terzo.. Un giorno era li fermo, un uomo si avvicinò e gli chiese: Figliolo, vuoi lavorare? gli rispose Padre, sono a tua disposizione. Allora l’uomo gli chiese di seguirlo.

    L’uomo camminava mentre il ragazzo era dietro di lui. Attraversarono Bab Suika, la medina, arrivando circa alla piazza di Romdan Bey. Entrando in una stradina, l’uomo si fermò davanti ad una casa (un portone decorato, sembrerebbe una casa di gente benestante). Tirò una chiave dalla tasca, aprì il portone e disse al ragazzo di entrare. La casa era lussuosa, fatta in ceramica, marmo, granito, e vi erano poltrone e tappeti inchiodati al muro; sembrava un castello. Arrivarono nel cortile della casa dove c’era una fontanella che schizzava acqua e camere simmetriche; al centro della casa c’era un tavolo apparecchiato. L’uomo disse dai figliolo, adesso mangia. Gli offrì il pranzo e lui mangiò fino alla sazietà, ringraziando Dio per il cibo. Dopo l’uomo gli disse: vieni con me. Uscirono al centro del cortile dove c’era una lastra sopra un pozzetto e l’uomo gli disse: alzala!. C’era un’altra lastra in vicinanza della prima e Gli disse: Solleva pure quella. Il primo pozzetto era pieno e il secondo era vuoto. Quello pieno era riempito fino al bordo con oro e diamanti come Dio misericordioso darebbe a noi e a voi come ricchezza guadagnata in fede. L’uomo disse : Nessuno dovrà sapere di questo pozzo tranne te, sta attento a non dirlo a nessuno. Gli portò un sacco con della segatura , lo rovesciò vicino a lui e gli disse Prendilo, pulisci con la segatura e butta tutto nell’altro pozzo vuoto finchè si riempie. Il tuo pranzo , la tua cena e il tuo letto saranno qui. Il giorno che finirai ti ricompenserò e sarai soddisfatto.

    Cercò conforto in Dio e lavorò per l’intera giornata, seduto per terra con le gambe divaricate, riempiva con un sacco e lo svuotava davanti a lui (smeraldi verdi luccicanti), ripassava e puliva finché la pietra diventava brillante, e poi la buttava dentro l’altro pozzo. La casa era chiusa e ogni tanto l’uomo si affacciava per dare un’occhiata. Il pranzo e la cena erano lì finché non finiva il suo lavoro, l’uomo lo pagò generosamente e lo lasciò andare per conto suo.

    Cominciò a economizzare quei soldi arrangiandosi come poteva, a volte caricava merci e altre puliva negozi di commercianti e altri gli davano mansioni.. Passava il tempo e un giorno sentì un intermediario che annunciava la vendita di una casa che si trovava in quel quartiere. Il ragazzo chiese e successivamente seppe che la casa era di uno ormai morto senza eredi, era la casa di quel signore che aveva il pozzetto pieno d’oro ed essa sarebbe stata venduta e i soldi aggiunti alla cassa pubblica. La gente andava con l’intermediario per visionare la casa, lui li seguì rimanendo indietro ed entrò nella casa quando la gente uscì e rimase lì con la porta chiusa. Si recò in fretta al pozzetto, lo trovò col malloppo stracolmo di smeraldi accecanti e si riempì le tasche. La porta era chiusa, quindi lui non potendo uscire passò la notte lì. Il giorno dopo, l’intermediario ritornò con altra gente per vedere la casa. Il ragazzo si infilò tra la folla e poi l’intermediario iniziò l’asta, la gente cominciò a gareggiare e partecipò anche lui, aggiudicandosela, usò il denaro, pagò il prezzo e prese la chiave. Andò con l’intermediario dal notaio per registrarla e la casa diventò sua. L’apprendista andò al mercato, comprò sette/otto casseforti, del tipo che si aprivano solo con il codice, con i bulloni più grossi delle ossa di un pollo, le riempì con smeraldi e oro e le chiuse. Aprì la casa e vi portò la servitù. Comprò un negozio al mercato denominato Rubaa, e lo riempì di merce. Se la gente vendeva a cento la merce, lui la vendeva a cinquanta (dono di Dio), diventò famoso nel paese ed una delle figure più importanti. Si fidanzò con una ragazza delle famiglie più note, si sposò e la sua casa diventò meta per tutte le genti.

    Un giorno bussò alla sua porta un barbone. Il ragazzo era seduto nel salone con la sua sposa e sentì la voce del mendicante, la riconobbe, era quella del suo capo.

    Disse Oh, la vita ha tradito il mio capo e lo ha costretto all’elemosina? É lui?. L’aiutante uscì a vedere ed era proprio il suo capo. Ma il fornaio non lo riconobbe, allora il ragazzo gli dissePadre, prego accomodati. Gli offrì del cibo e mangiò fino alla sazietà. Il fornaio si alzò per andarsene, ma il ragazzo gli disse: Rimani, sei mio ospite.

    Passarono tre giorni, egli mangiò, bevve e riposò, e il padrone di casa lo faceva mangiare con lui allo stesso tavolo. Al terzo giorno l’aiutante cominciò a raccontare all’ospite la storia del fornaio, del suo aiutante, della piastra d’oro e come il fornaio dava lo scappellotto al suo aiutante. Allora il fornaio gli chiese : Signore come conosce la storia del panificio? Ha sfornato il pane da loro?, gli rispose: No!. Il fornaio disse Perché il fornaio ero io, la vita mi ha ridotto cosi male che sono finito a chiedere l’elemosina e cominciò a piangere. Il ragazzo gli disse L’aiutante ero io. Rispose il fornaio Tu!.

    L’aiutante abbracciò il fornaio, cominciò a piangere e gli disse: Hai visto capo, quando mi davi gli scappellotti e mi dicevi di non chiedere le cose irraggiungibili, io dicevo che colui che chiede a Dio deve chiedere l’eccellenza e solo un attimo con lui fa arricchire! Dai rimani da me, casa mia è la tua, tu sei sempre stato un padre per me. Il vecchio rimase da lui e vissero felici. La morale della storia è cheUn attimo con Lui fa arricchire"...

    Dio respingerà il più eminente dei pericoli دفع الله ما كان أعظم

    Oggi vi racconterò la storia di Dio respingerà il più eminente dei pericoli.

    Si raccontava che un sultano aveva un ministro, come tutti i sultani. Ma questo sultano odiava il suo ministro e lo disprezzava, ma non c’era nulla di strano nel suo comportamento. I re odiavano i loro ministri, su dieci, sei o sette detestavano i loro ministri, perché colui il quale dà consigli, è odiato. Il ministro stava sempre al fianco del suo signore e tutta la giornata lo martellava di consigli e suggerimenti . Ci sono re che accettavano i consigli e ragionavano e ci sono altri che vedevano il consigliere come un controllore che contraddiceva ogni cosa ed erano fastidiosi come una spina nella gola.

    Abbiamo detto che questo sultano odiava il suo consigliere al punto che qualsiasi cosa diceva non era gradita. Il sultano aveva un cavallo di puro sangue che amava tanto, di quelli che, si diceva, veniva nutrito con il sesamo e gli davano da bere l’acqua di fior d’arancio. Quel cavallo … si ammalò e si alternarono molti medici per farlo guarire. Il sultano accecato dalla rabbia e dalla disperazione disse che se qualcuno gli avesse portato la brutta notizia della morte del cavallo gli avrebbe tagliato la testa.

    Il destino e la volontà di Dio volle che il cavallo morì, e chi avrebbe mai avuto il coraggio di avvisare il re?

    Il capo della servitù disse: Io no!, il personale del castello, ognuno di loro si dileguava , i medici scappavano, il capo della portineria disse io non c’entro nulla

    Il ministro disse: Lo informerò io,affido la vita e la morte nelle mani di Dio!. Entrò dal sultano in maniera rispettosa e disse : Mio signore, il cavallo ..!. il sultano l’interruppe dicendogli: non dirmi che è morto!. Gli rispose il ministro è uscito dalla tua bocca, non dalla mia ... , il sultano cominciò a piangere il suo cavallo, cosa avrebbe fatto senza di lui .. il ministro lo consolò dicendo: Dio respingerà il più eminente dei pericoli, in futuro Dio ti ricompenserà con cose migliori.

    Il sultano disse: Oh ministro!, ma ti rendi conto, che cosa dici? .. Dio respingerà il più eminente dei pericoli , ma c’è una catastrofe più grande di questa? e il sultano si arrabbiò col suo ministro …

    Trascorse un periodo di tempo e il sultano dimenticò l’accaduto. La figlia del sultano si ammalò e morì .. Il sultano si addolorò per la morte della figlia e tutto il castello si vestì di nero . Il giorno dopo avvenne il funerale , il sultano era in piedi e i re si succedevano per fargli le condoglianze, i nobili si prestavano per dare conforto, la gente si accalcava e non c’era neanche uno spazio libero. Quando il ministro si avvicinò per fare le sue condoglianze , si inchinò, gli baciò la mano e gli disse : Dio respingerà il più eminente dei pericoli. Il sultano non ci vide più dalla rabbia e disse nel suo intimo: Come è possibile che questo dice ancora Dio respingerà il più eminente dei pericoli un’altra volta!!! C’è peggio di quello che è successo? Supponiamo che invece di mia figlia fosse morta sua moglie, direbbe la stessa cosa? Questo sicuro mi invidia. Fissando il ministro con occhi d’ira come se fosse il suo nemico,ordinò al capo della servitù di metterlo in prigione … e come sappiamo gli ordini dei re sono indiscutibili, cosi il ministro rimase in carcere e consegnò il suo destino nelle mani di Dio.

    Dopo un po’ di tempo, quasi tre mesi, nacque una disputa tra il sultano e il vicino regno per motivi di confini, e ciascuno dei due re rimase del suo parere e il tutto sfociò così in una guerra.

    Il sultano scarcerò il ministro chiedendogli consigli come se non fosse successo niente …

    Le preparazioni per la guerra iniziarono e si presentarono l’esercito e i plotoni. Dopo scontri che si alternavano giorno e notte, l’esercito del sultano fu sconfitto e sterminato, non rimase neanche un soldato. Il paese rimase in lutto e le attività si fermarono, la gente andava vagando senza meta e il castello sembrava un mortorio. Il ministro si presentò alla corte del sultano, esitando dopo il saluto a sua maestà, e disse: Mio signore non ti devi rattristare, l’uomo è una volta vincitore e una volta perdente e Dio respingerà il più eminente dei pericoli" …

    Queste parole cadevano sul sultano come fulmini ed erano per lui peggio della sconfitta, l’ira gli chiuse gli occhi e decise di condannare a morte il ministro per liberarsi di lui …

    Chiese al capo della guardia di portargli una vipera velenosa in grado di uccidere cento persone col suo veleno. Il servitore obbedì e nel giro di una settimana portò un serpente simile ad un mostro dal quale morso non si può guarire, come quello che chiamavano dagergia nella zona di Gafsa e Hammama …

    Nella stanza dove il sultano si sedeva c’era una mensola che circondava i tre muri , con sopra un vaso vuoto, uno di quelli preziosi usati per decorazione. Il sultano ci mise dentro la vipera e aggiungendo un bigliettino piegato, chiamò il ministro che arrivò in fretta, dando il buongiorno al sultano.

    Il sultano gli ordinò di sedersi e iniziarono ad esaminare le vicende del regno, dopo di che il sultano disse al suo ministro: Vedi quel vaso, c’e dentro un bigliettino da leggere … il ministro si alzò però era troppo basso, quindi salì sopra una sedia per raggiungere la mensola. L’uomo era anziano e di poca salute, perse l’equilibrio e cadde dalla sedia a terra fratturandosi la gamba. Il sultano si avvicinò e gli disse: Spero che tu stia bene!. Gli rispose Questa è la volontà di Dio e mi rifugio in lui, Dio respingerà il più eminente dei pericoli.

    In quel momento il sultano si rese conto e tornò alla ragione. Capì che aveva un’idea sbagliata del suo ministro e disse : Oggi ho capito il senso della frase che il ministro ripeteva sempre … Dio respingerà il più eminente dei pericoli. Oggi caro ministro, Dio ha respinto un pericolo eminente e ti ha risparmiato la vita, perché se fossi arrivato a quel vaso e avessi messo la mano all’interno saresti adesso tra i morti. Chiese scusa al ministro rispettandolo di più. Da quel giorno quel ministro diventò al pari di un prezioso vassoio di rose per il sultano e la sua parola non fu mai negata.

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