Fiore di Luna
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Book preview
Fiore di Luna - Ylenia Pizzetti
OSHO
Giorno 1
La sera, quando mi corico e la luce lascia lo spazio all’oscurità, tutto attorno a me pare trasformarsi. Mi sento osservata da qualcosa che non riesco a vedere. Mi scopro fragile mentre il buio, celando il mio corpo, sembra invadere anche la mia anima.
I miei occhi lentamente si abituano ala notte e iniziano a scorgere delle immagini vaghe e indistinte. Vedono che il mondo è lo stesso, solo che così, fa molta più paura. Così fu anche quella sera lontana, il cui ricordo è custodito nella mia mente. Affacciata alla finestra della camera da letto, la città con le sue case, dormiva sotto la chiara luce della Luna. Mi tranquillizzai e mi sdraiai. La porta scricchiolò. Lulù, facendo le fusa, rasentò la parete, saltò sul letto e si accoccolò fra le mie gambe e finalmente scivolai in un sonno profondo.
Nella notte, improvvisamente mi svegliai. Erano già le 3,47. Ancora poche ore e il mio viaggio sarebbe iniziato. Non riesco mai a dormire tranquilla, prima di un'occasione importante.
"Quasi quasi non parto. Ma poi perché non andare? Questo è un viaggio importante per me, dopotutto saranno solo due giorni!" dopo una breve riflessione decisi di non rinunciare al mio sogno di Parigi.
Fino a qualche giorno prima avevo un fidanzato, che diceva di amarmi e con il quale avrei dovuto fare questo viaggio. Quel giorno che tornai a casa e lo vidi fra le braccia e soprattutto tra le gambe infelici della sua assistente di studio, la mia vita cambiò. Non gli concessi nemmeno il diritto di una sola parola. E questa vacanza, che sarebbe dovuta essere il nostro viaggio d'amore, (ma quale amore?) si trasformò in un'eccezionale occasione di fuga in solitaria. Sarei scappata dall'invasione dei sentimenti che provai. Non versai una lacrima, mai. Non avevo di certo scelto l'uomo giusto, anche se purtroppo me ne ero accorta dopo un anno e mezzo.
Per fortuna il compagno perfetto non mi avrebbe mai abbandonata, l'obiettivo della mia macchina fotografica, in grado di catturare anche le mie emozioni!
Ricordo che ero riuscita, dopo lunghe insistenze, a convincere i miei nonni a comperarmela. Avevo undici anni e per Natale mi regalarono la prima macchina usa e getta e quando finalmente feci sviluppare il rullino fu il giorno più felice della mia vita! Per scoprire poi che su venti foto fatte solo sette erano venute con un soggetto centrato, le altre sfocate o con le mie dita in primo piano. Ne ero però troppo gelosa. Nessuno aveva il permesso di poterla usare. E se avessi voluto essere io la protagonista di una foto, la tenevo in mano allungando le braccia davanti a me, collezionando così foto con la mia faccia sempre per metà, mai per intero.
A quel punto Morfeo si ricordò di me e per poche ore riposai. Il tempo di chiudere gli occhi e la sveglia suonò. Scattai in piedi di colpo e in una decina di minuti fui pronta per uscire. Salutai Lulù con una razione doppia di coccole.
«Non preoccuparti piccola mia che poi viene Mariella a darti da mangiare.»
Mariella, la vicina, si occupava di lei quando io ero fuori.
Alle 8 precise stavo uscendo di casa. Il freddo penetrava le mie ossa. C'erano tre gradi, e dopo aver scaldato la macchina, misi in moto verso l'aeroporto.
Mi piace assaporare le lunghe ore prima di un viaggio. Amo gli aeroporti. Puoi incontrare le persone più disparate. Uomini soli in viaggio d'affari, bambini eccitati di salire sull'aereo per la prima volta, donne impaurite di viaggiare sole che tengono sempre una mano sulla borsa e altre che sorridono solo se incroci il loro sguardo. È proprio lì che solitamente comincio a scattare le mie foto. Fermo l'immagine delle persone senza che mi vedano. Cerco la naturalezza dei gesti e dei movimenti. Mi sembra di riuscire a sentire le loro voci, soltanto guardando la loro immagine nelle fotografie.
In realtà non ho fatto molti viaggi all'estero nella mia vita e proprio nessuno da sola. Ho vissuto fino ai ventun anni con i miei nonni