Stirpe Infernale
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Anteprima del libro
Stirpe Infernale - Roberto Genovesi
NOCTURNA
Stirpe Infernale
di AA.VV.
NOCTURNA
Copyright © 2012 Nocturna - GDS Edizioni
Design di copertina © 2012 Nocturna
Stirpe Infernale
di AA.VV.
curatori:
Filomena Cecere (new gothic, horror),
Roberto Carlo Deri (fantascienza)
e Alfonso Zarbo (fantasy).
Tutti i diritti sono riservati. È vietata ogni riproduzione, anche parziale. Le richieste per la pubblicazione e/o l’utilizzo della presente opera o di parte di essa, in un contesto che non sia la sola lettura privata, devono essere inviate a:
NOCTURNA di Editrice GDS
E-Mail edizionigds@hotmail.it
ISBN 9788890687150
www.nocturnagds.it
NOCTURNA
Via Matteotti, 23
20069 Vaprio d’Adda - Milano
Tel 02 9094203
NOTE DELL’EDITORE
La presente antologia è opera di pura fantasia. Ogni riferimento a nomi di persona, luoghi, avvenimenti, indirizzi e-mail, siti web, numeri telefonici, fatti storici, siano essi realmente esistiti o esistenti, è da considerarsi puramente casuale e involontario.
Questo libro è il prodotto finale di una serie di fasi operative che esigono numerose verifiche sui testi. È quasi impossibile pubblicare volumi senza errori. Saremo grati a coloro che avendone trovati, vorranno comunicarceli.
Per segnalazioni relative a questo volume: iolanda1976@hotmail.it
INDICE
Prefazione di Vito Di Domenico
Antonini Christian Il contratto
Cecere Filomena Il tempio delle concubine
Centi Luca L’inferno sono gli altri
Cortini Matteo L’ospedale
Di Orazio Paolo Chi sei sei sei
Furchì Fabrizio Schiavi dell’inferno
Genovesi Roberto Seme di Legione
Graziani Matthias Il demone in grembo
Guadalupi Marco Demon’s Rock
Manco Emanuele I diavoli della Zisa
Mazzantini Thomas Backstein
Moretti Leonardo Il demone del call center
Tetro Michele La sulfurea celia
Vanni Irene Il giuramento
Zarbo Alfonso Il volere di Dio, la mano del Diavolo
Postfazione di Roberto Carlo Deri
Ringraziamenti
Biografie
Prefazione: A DISTANZA DI SICUREZZA – Vito Di Domenico
Ci sono temi che riescono a scatenare l’interesse degli artisti e del pubblico indipendentemente dal fatto che siano stati ampiamente sfruttati nel corso degli ultimi duemila anni.
Se l’Inferno e gli inferi sono da sempre tra i luoghi simbolo più consolidati della narrativa di genere fantastico e non solo, i demoni, i diavoli e tutte le innumerevoli emanazioni o incarnazioni del Maligno sono, a loro volta, tra gli strumenti narrativi
più utilizzati da registi, scrittori, cantastorie, sceneggia-tori di albi a fumetti o autori di testi per canzoni. Insomma, gli agenti del Male hanno attraversato, nel tempo, tutti i media in mille modi diversi. Come dire, hanno conquistato il mondo… Almeno quello della finzione.
Questo non significa, però, che tutte le storie infernali
siano già state narrate, né che si possa liquidare superficialmente come banale o già vista
un’antologia di racconti come quella qui presentata. I demoni cambiano con il cambiare del mondo, si aggiornano per restare al passo con i tempi, trovano sempre nuove vie per portare a termine il loro lavoro di tentatori, mentitori, portatori di Oscurità. Un racconto sui demoni scritto oggi non potrà mai risultare identico a uno scritto dieci anni fa, perché il mondo è cambiato e con esso le mode e i modi in cui le forze del Male possono raggirare, mentire, ingannare l’umanità. E perché, ovviamente, si sono modificate la sensibilità e la percezione dei narratori, figli di un tempo diverso.
È con occhio curioso e attento che dobbiamo, quindi, scorrere le pagine di questa antologia, pronti a cogliere le particolarità di ogni opera. L’assortimento di autori e tematiche lo merita e, anzi, lo richiede.
Si parte da Il contratto, di Christian Antonini, un racconto horror che ha tutto il flavour della tradizione e riesce a stupire per i colpi di scena e l’intensità della vicenda, ambientata ai nostri giorni. Segue Il tempio delle concubine, di Filomena Cecere, fantasy d’azione caratterizzato da un leggero tocco di erotismo e da un’agguerrita protagonista femminile in grado di confrontarsi (forse) con le forze del Male. L’inferno sono gli altri, di Luca Centi, propone in maniera intrigante, in un’ambientazione di fine ’800, una figura di demone inquietante e tragica, molto più condivisibile
di quanto ci aspetteremmo.
L’ospedale, scritto da Matteo Cortini, è un horror dai toni pulp che non molla per un attimo la tensione e crea un potente senso di disorientamento, quasi ci fossimo appena risvegliati da un’anestesia ospedaliera. Chi sei sei sei? di Paolo Di Orazio ci riporta alla mente - inevitabilmente, visto il tema - un classico del cinema di spavento quale L’esorcista, narrando di una suora fuori dagli schemi chiamata a intervenire in un caso davvero complesso. Schiavi dall’inferno, di Fabrizio Furchì, ci trascina in un’inedita ambientazione fantastica in cui i demoni sono costretti a vivere tra e con gli umani, condividendo con la nostra realtà problematiche sociali fin troppo note.
Seme di Legione, opera di Roberto Genovesi, è invece un thriller soprannaturale in cui un viaggio nella Città Eterna si trasforma in incubo, per una coppia di turisti americani, grazie alla figura di un demone che risulta fra le più agghiaccianti dell’intera antologia. Ancora un tocco di fantasy puro ci viene proposto da Il demone in grembo, di Matthias Graziani, racconto in cui bene e male risultano legati indissolubilmente, qui anche fisicamente e non solo in senso metaforico. Demon’s Rock, di Marco Guadalupi, descrive per la seconda volta nell’antologia il mondo della musica rock - tema ormai imprescindibile quando si parla di demoni e indemoniati - narrando le gesta di un esaltato chitarrista. I diavoli della Zisa, opera di Emanuele Manco, trae spunto da una leggenda siciliana per mettere in scena, con gusto e un pizzico d’ironia, la tesa storia di due bravi picciotti
della mafia.
Sempre a una leggenda, in questo caso germanica, si ispira Backstein, di Thomas Mazzantini, un racconto dalla peculiare atmosfera sospesa, a tratti gotica, che riesce a coinvolgere pienamente il lettore. Esilarante e amaro è Il demone del call center, di Leonardo Moretti, che con grande ispirazione narra le gesta di un povero diavolo
obbligato a vivere nell’odierna società umana.
Prosegue con il registro comico La celia sulfurea, di Mi-chele Tetro, dove uno scaltro ometto e un potentissimo diavolo si trovano inaspettatamente faccia a faccia, in una storia dissacrante che in più di un momento ricorda i coloratissimi battibecchi tra Jac Mandolino e il suo diavoletto tentatore Popcorn, protagonisti dei fumetti firmati decenni fa da Benito Jacovitti. Il giuramento, di Irene Vanni, è una favola cupa che non manca di far sorridere e di dimostrare ancora una volta che l’amore è un motore potente. Conclude l’antologia il racconto Il volere di Dio, la mano del Diavolo, di Alfonso Zarbo, una storia che si inserisce coraggiosamente nella mitologia letteraria del ciclo carolingio per narrare ciò che accade quando il demone è in realtà un inarrestabile guerriero assetato di sangue.
In conclusione possiamo affermare che ognuno dei quindici racconti qui presentati riesce a proporre un microcosmo coerente - e a suo modo credibile - variamente legato a leggende, tradizioni e topos infernali
, rielaborati e aggiornati al gusto e alla sensibilità di oggi. Si tratta di un lavoro d’immaginazione e di tecnica che in alcuni casi raggiunge risultati davvero lodevoli per efficacia e originalità e che ci invita a riflettere, in maniera non banale, su diversi aspetti della realtà che ci circonda. Si può forse chiedere di più a un’opera di intrattenimento?
Tutti noi ci auguriamo di non dover mai avere a che fare nella nostra vita - e anche e soprattutto dopo la nostra vita! - con alcun rappresentante della Stirpe Infernale. Ma il gusto di poter osservare da una distanza di sicurezza, grazie all’estro di quindici narratori, diversi esemplari di tale stirpe durante l’esercizio delle loro funzioni, è un privilegio al quale non si può rinunciare.
Il contratto - Christian Antonini
All’Inferno non ci si va per caso.
Forse per uno scherzo dell’architettura urbana o per il fatto che l’ingresso ha un aspetto relativamente modesto, nessuno lo nota mai. Ha una singola porta d’acciaio, un’incisione sull’architrave, l’insegna al neon e un buttafuori. Oh, sì... L’Inferno ha un buttafuori e basta un suo sguardo per dissuadere le persone sbagliate.
Dietro la porta c’è una scala. Scende nella pancia della città: i muri vibrano per la musica che viene dal basso e per il passaggio dei metrò.
L’Inferno è come lo si immagina. La musica è assordante. Il fuoco è ovunque: sulle torce appese alle pareti, nei bracieri e proiettato dai molti monitor. Diavolesse e carnefici, con corpi fasciati di cuoio e metallo, si occupano degli ospiti. Sul palco, danzatrici scatenate eseguono complicati movimenti. Gli avventori ottengono ciò per cui pagano, qualunque cosa sia. Evasione, stordimento, trasgressione. Segretezza. Nessuna luce rischiara i clienti. Eppure...
Tutti stanno guardando un tavolo ben preciso e, ovviamente, i suoi occupanti.
Due uomini e due donne. Le donne non ci interessano. E a loro interessa solo uno dei due uomini. Con le loro grazie esposte, con le loro moine, tentano invano di attirare la sua attenzione. Ci occuperemo di lui tra poco. Prima dobbiamo parlare dell’altro. È grasso. Non riusciamo a vederne gli occhi, perché ha degli occhialini tondi e neri che li coprono. Parla stando chino sul tavolo. Urla per via della musica. Saliva e sudore piovono nei cocktail e nel posacenere. E sulle carte che ha distese di fronte a sé. I suoi anelli d’oro riflettono la danza cremisi delle fiamme. E fiamme animano i cerchi neri del suo sguardo. Tutti lo conoscono come Asmodeus. È un agente, un impresario, un esperto di pubbliche relazioni... un creatore di celebrità.
Tutta l’attenzione dell’Inferno è concentrata sull’ultimo membro del quartetto. È per lui che siamo qui ed è per lui che questa storia viene raccontata. Lo chiamano con molti nomi e in molte lingue. Principe Nero. Signore delle Mosche. L’Ingannatore. Saatan. Saatan è il nome più vecchio. Se l’è dato egli stesso, tredici anni fa, prima di conoscere Asmodeus.
Fuma. Esala bianche spirali dalle narici sottili. Il suo volto è emaciato, asciutto come la mano di un morto. Il trucco è sapientemente steso per far risaltare le occhiaie e i segni dei suoi molti vizi. Prova fastidio per tutto quello che gli sta intorno. Per le mani curiose delle ragazze che cercano le sue attenzioni, per il bruciore dell’alcool nello stomaco, per il raschiare che sente in gola, frutto dell’ultimo delirante concerto e per... il contratto che ha di fronte. Un plico di immacolati fogli bianchi, infestati da parole che odia leggere, dominato dalla preziosa stilografica di Asmodeus. I suoi occhi continuano a tornare a quei fogli anche se ostenta un doloroso disinteresse.
Al momento è Asmodeus che sta parlando. Ascoltiamo.
Dimmi, non avevo ragione? Prendi quella volta in cui hai voluto a tutti costi tenere un concerto a Roma. Tutti volevano dissuaderti, ma non io! Ti ho difeso! Anche quando le ambulanze portavano via i morti! Ok, un gruppo di bigotti ci ha lasciato occhi e dita. Ma checcazzo, è solo colpa loro! I tuoi fan li hanno fatti a pezzi e MTV non ha potuto far altro che riprendere tutto! Il contratto che ho strappato loro era fenomenale! Fe-no-me-na-le! È stata la cosa migliore da quando quel frocio di Manson ha annunciato che ti lasciava il suo pubblico!
Si accende un sigaro, Asmodeus, mentre il suo pupillo si limita a fare una smorfia di disgusto. Il manager riprende subito.
La Scomunica, poi! Quella è stata un’altra cosa eccezionale. Non credevo sarebbero arrivati a tanto. Non hanno fatto altro che sollevarti più in alto di quanto già non fossi! E sai perché? Perché sono stato io a crearti una cortina intorno. A far sì che si sputtanassero con le proprie mani. Cazzo, è stato un bagno di sangue, ma ammetterai che pagare tutti quei soldi a quel vescovo è stata una grande idea. Quello è stato un video! Lui e i suoi bambini che cantano il ritornello! Hanno perso ogni credibilità e tu ne sei uscito più forte!
L’accesso di tosse che interrompe la risata del manager è sibilante.
Il suo pupillo si volta, finalmente. Allontana la più invadente delle ragazze e appoggia entrambe le mani sul tavolo. Aperte, ma ben lontane dal contratto.
Vaffanculo, Asmodeus!
Il manager sorride, ma senza allegria.
Quando vuoi. Ma sai bene che è merito mio se sei quello che sei.
Sono una merda. Ecco, quello che sono.
Oh, dai. Non è vero. Lo sei stato, questo sì. Ma siamo riusciti a dare una bella ripulita, a questa merda, no? A profumarla per bene. E ora piace a tutti!
Ride ancora, sguaiato e sicuro di sé. Il marketing della merda! Questo abbiamo fatto, noi due!
Sono stanco di queste stronzate.
Saatan spinge via entrambe le ragazze. Fa sul serio.
Il manager chiude la bocca. E quando parla lo fa quasi a bassa voce.
"Non sono stronzate. Non eri nessuno! Ti ho pescato in quella topaia in cui suonavi con quei tre coglioncelli. Eri uno sbandato, con il cervello fuso dalle droghe. Ti ho dato una nuova vita... Documenti! Ti ho fatto io! Hai un dono, te lo concedo. Hai un carisma pazzesco. E ti dico una cosa. Butta via tutto e fai il santone New Age: cazzo, ti ritroverai con un seguito di milioni di stronzi che penderanno dal tuo culo! Ma a te piace fare la stella del rock, figliolo. E da che mondo è mondo, alle stelle del rock serve un manager. E quello sono io."
E dove mi hai portato, manager?
sibila Saatan per tutta risposta.
Così in alto che il sole si fa venire il torcicollo per guardarti. Ecco dove! Prendi i contratti che ti ho fatto avere! Hai tanti dischi d’oro e di platino che è da non credere. Fai soldi a palate e valgono milioni addirittura i diritti per ascoltare una tua scoreggia. E come mi ringrazi? Facendo lo stronzo!
Il cantante aspira dalla sua sigaretta. Sposta la stilo e sfoglia il contratto. L’inchiostro colato dalla punta è rosso e spicca sulla carta bianca. Sangue sull’immacolato candore legale.
Mi stai vendendo, lo sai? Mi fai rinunciare a tutto, così.
No: rinunci a tutto se molli
risponde pronto Asmodeus. Se vuoi salire devi faticare. E più sali e più ti fai male se cadi. Lo sanno tutti.
Questa cosa...
Il contratto rotea sul tavolo, quando Saatan lo getta al manager. Questa cosa non c’entra niente con quello che sono davvero!
E che cosa saresti? Sentiamo!
Le labbra tinte di nero si tendono in un sorriso stanco. O forse è una smorfia di dolore.
"Sono la Ribellione, io! Sono la realizzazione di tutti i desideri di evasione, di trasgressione. Guardati intorno! Tutti qui, ti rendi conto? Per vedere quello che vorrebbero essere. Non hanno mai avuto il coraggio di provare. Non lo avranno mai. Io sono lo sputo sulla faccia della vita. Questo dicono le mie canzoni. Quelle cose che mi hai fatto fare con i confessionali... quelle andavano bene! Era il richiamo, l’incitamento a osare. A sollevare i pugni e a urlare vaffanculo! a una vita che ti prende a calci ogni giorno. Quando guardano me, vedono il simbolo di quello che potrebbero essere. La possibilità di diventare, di vivere, come vorrebbero."
E allora rafforza questa convinzione. Firma! E splendi ancora di più! Firma e avrai tutto quello che vorrai!
lo incalza il
manager.
Se firmo, perdo tutto. Divento uno schiavo. Sarà il peggiore dei tradimenti. Sarò uguale a tutti gli altri. Il ribelle che si piega. È questo che vuoi?
"Voglio il meglio! E questo contratto con la GoldSonics è la cosa migliore che possa capitarti. Se non lo firmi, perdi tutto. Tutto, hai capito?"
Chi se ne frega!
sbotta Saatan.
Eh no, cazzo! Tra cinque anni non sarai più nessuno! Tornerai a essere un fenomeno da baraccone! Creperai in un motel o sul fondo di una piscina. Da solo e dimenticato!
Sarò libero.
Libero un corno!
È scattato in piedi, Asmodeus. Fanculo! Devo pisciare. Ma quando torno, firmi. O ti mollo un calcio in culo. Perderai tutto, stronzo. Che cazzo ti costa piegarti a qualche compromesso, eh?
Saatan non lo guarda andare via e Asmodeus scompare nel frastuono, nel buio.
Un brivido corre per tutto l’Inferno. Molti hanno notato quello che è accaduto. Rimaniamo a guardare…
Ecco, la porticina bianca, quella del principale. Si richiude dietro la figura che è appena emersa dall’ufficio. Avanza, immune al frastuono o alla confusione: è la proprietaria. Ignora i cicisbei che le si fanno innanzi con mazzi di fiori. Il suo fascino androgino attira lo sguardo di tutti. Molti la invidiano, tutti la desiderano. Lei è irraggiungibile. Il suo, di sguardo, non si cura delle donne e degli uomini pronti a perdersi nei suoi occhi. Ha una bellezza sconvolgente. Il gessato da uomo che indossa è da mozzare il fiato.
La guardiamo incedere sicura.
Ovviamente, raggiunge il tavolo di Saatan.
Il cantante si volta infastidito. E l’istinto di mandarla via si placa all’istante. Lei abbassa lo sguardo sulle due ragazze e queste se la battono all’istante, intimorite.
La donna si siede, accende una sigaretta e soffia il fumo.
Tutti vi guardano
dice con voce roca e sensuale. Una voce che fa vibrare la mente di Saatan, tocca delle corde nascoste nel profondo del suo animo.
Stiamo dando spettacolo
ammette lui, con un sorriso sottile come una ferita.
Sai chi sono?
Lo immagino.
No. Non puoi. Ma puoi chiamarmi Luci. Questo posto è mio.
Si guardano per qualche istante. Poi, il cantante riprende la conversazione.
Tra poco smettiamo di fare casino e ce ne andiamo.
Non mi farai certo un favore. La notizia della tua presenza si è sparsa. Stai attirando clienti.
Attiro sempre pubblico. È il mio lavoro...
dice lui, con astio.
E non ti va.
Cazzo, no!
Strano da parte di un divo del rock.
Non era questo che volevo.
Ah.
La donna si stira languida sulla poltroncina. E che cosa volevi?
Volevo quello che credo vogliano tutti. Volevo la libertà. La possibilità di percorrere la vita con i miei passi. Scegliere... La libertà di scegliere.
La libertà di scegliere
ripete lei. Assapora le parole, come se fossero cibo esotico. È la cosa più difficile. E la più costosa. Si è quasi sempre schiavi di un sistema di regole. Di leggi. Solo che non le vediamo.
Be’, le mie stanno diventando catene. E fanno male. E mi sono rotto il cazzo: non le voglio più!
Capricci?
insinua lei, a occhi socchiusi e sorridendo.