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Il Viaggio Alchemico nella Geografia dell'Invisibile
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Il Viaggio Alchemico nella Geografia dell'Invisibile

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Mode e modi di viaggiare alla scoperta di luoghi nel mondo e spazi dell’anima
Un libro per indagare in maniera originale sui diversi modi di viaggiare cercando corrispondenze fra il mondo che ci circonda e una nostra intima geografia dell’anima. Dal viaggio filosofico al viaggio alchemico per acquisire nuove consapevolezze “del mettersi in cammino”. Un percorso fra gli elementi, terra acqua fuoco e aria per scoprire attraverso esempi di viaggio le mete più in sintonia con noi. Viaggiare per sognare e sognare viaggiando, entrare in punta di piedi nell’universo delle emozioni scoprendo passo dopo passo il proprio mondo interiore. Senza migrare in terre lontane, basta lasciarsi andare e anche il giro dell’ isolato sotto casa può diventare un’esperienza da assaporare attraverso le nostre sensazioni. “Il viaggio alchemico nella geografia dell’invisibile” di Cinzia Galletto è un libro per scoprire, riscoprire o semplicemente rendere consapevole l’azione del mettersi in cammino. Ricordare che nel passato sin dai primi miti si è affrontato il tema del viaggio in tutte le sue sfaccettature. Aprire le pagine della storia e verificare che ogni epoca storica, ogni periodo ha prodotto un modo particolare di viaggio. Indagare nelle filosofie e sulle motivazioni psicologiche che ci aprono al “non conosciuto”. Pagina dopo pagina ci si rende conto di fare un viaggio nel viaggio: nei suoi simboli, attraverso antiche tradizioni e attraverso le parole di uomini protagonisti della nostra storia.
“Il Grande viaggiatore è colui che sa disvelare l’invisibile dei luoghi – colui che sa vedere oltre la realtà apparente” Leonardo Sciascia
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Marcel Proust
Così come un alchimista, il viaggiatore consapevole sa che il viaggio che sta per intraprendere gli farà scoprire lati nuovi di sé. Unendo e separando da sé cose e persone affronterà in più fasi un cambiamento, una trasformazione e come in uno specchio ad ogni passo nel mondo corrisponderà un passo nel suo universo interiore.
Pietre silenti, templi dalle atmosfere arcane riprendono vita se, chi li osserva, li sa vedere con occhi che travalicano la dimensione del tempo per approdare nella terra del sempre fatta di geografie invisibili ed energie sottili.
LanguageItaliano
Release dateFeb 11, 2016
ISBN9788892553453
Il Viaggio Alchemico nella Geografia dell'Invisibile

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    Il Viaggio Alchemico nella Geografia dell'Invisibile - Cinzia Galletto

    PARTE PRIMA - PROSPETTIVE DI VIAGGIO

    © Copyright All Rights Reserved - Tutti i Diritti sono Riservati. È vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente testo, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’Autore o citazione esplicita della fonte da cui provengono i testi estratti. 

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    Israele – Sinai – Miniere di Re Salomone

    PROSPETTIVE DI VIAGGIO

    Oggi si viaggia soprattutto per evasione, per fuggire allo stress quotidiano e anche i ritmi sono stati accelerati, violati. Con il boom recente dei viaggi del "Last minute si è andata perdendo anche l’aspettativa del viaggio e la sua preparazione, necessaria, interiore. Nella programmazione di un viaggio subentra l’attesa del giorno della partenza, la quale crea aspettative verso una meta pensata, sognata, studiata. Tutto ciò mette in moto una sorta di preparazione mentale e psicologica che agisce a livello inconscio, dando inizio, prima della partenza, a quel sottile processo di trasformazione che ogni viaggio dovrebbe provocare. Con i viaggi dell’ultimo minuto, le varie fasi di questo importante momento propedeutico si perdono e ci si trova catapultati da un giorno all’altro in realtà, diverse lontane: si subisce una sorta di shock psico-emozionale che rischia di snaturare il valore profondo del viaggio. Cambiamenti repentini di luoghi, di spazi e, con i fusi orari, anche di tempi, ci tuffano in viaggi centrifuga, che stordiscono, confondono e spesso ci fanno tornare (dopo pochi giorni) più stanchi, più stressati e in pieno panico di ripresa lavorativa. Oggi le distanze si sono accorciate, si viaggia di più e più velocemente e nel modernovillaggio globale il turista distratto rischia di trasformarsi in un accumulatore d’immagini. Per dirla con le parole di Franco Ferrarotti, oggi assistiamo ad una sorta di bulimia del viaggiatore che vuole vedere tutto e nel minore tempo possibile: un’ingordigia d’immagini senza volto, indifferente ai contenuti, sorda alle situazioni e cieca di fronte alle differenze. Assistiamo ad un paradosso estremo: nel mondo in cui tutti viaggiano, il viaggio si eclissa, resta il puro agitarsi."

    Il viaggio tende a diventare un fenomeno sempre più generalizzato, all’ombra della globalizzazione e delle culture transnazionali si rischia di perdere il concetto di diversità, di alterità. Identità individuali e collettive vengono riformulate svincolate dalla loro appartenenza ad un territorio. Assistiamo al generarsi di nuove dinamiche in grado di cambiare persino l’approccio antropologico al viaggio. Occorre scongiurare il rischio, in un futuro prossimo di spostarsi nello spazio senza poter più avere il privilegio di trovare il diverso. Se è vero,come afferma il filosofo bulgaro Cvetan Todorov, che il processo di identificazione parte da un riconoscimento della diversità e della dissomiglianza, un modello che porta all’uniformità delle culture, possiamo presumere che ci allontani dall’identità e dalla possibilità di riconoscimento. L’esperienza antropologica del viaggio, in questo panorama non troppo edificante, si vanifica. La conquista dell’identità e della visione di sé, generata dall’allontanamento dal noto e dal familiare verso un confronto con l’altro, il diverso si perde nella neutralità. Un appiattimento di colori, di sapori e persino di linguaggi. I vocaboli s’impoveriscono, la lingua si semplifica perdendo le connotazioni e la musicalità delle singole zone. Muoiono i dialetti, spogliando d’immagini colorate la comunicazione. Tutto diventa preciso, efficiente ma in un certo senso sciapo, come quei menù delle grandi catene di ristorazione che vengono proposti tutti tristemente uguali da Hong Kong a Città del Messico. Il tatto, il gusto, l’olfatto perdono sempre più il loro valore assorbito dalla coordinata tempo. Gli individui prodotti da questa società sono rapidi, veloci, non perdono tempo nel soffermarsi sul particolare ma come valanghe precipitano con un’accelerazione che cresce in modo esponenziale travolgendo, conglobando, assorbendo tutto ciò che gli si para davanti. Un film, internet, un paesaggio, un tempio, una guerra, come fagociti mangiamo con falsa ingordigia tutto ciò che vediamo. Siamo drogati di immagini e informazioni che stressano la nostra mente incapace di contenere tanto. Ma allora dove è finito il valore delle cose? Se il tempo ci divora e la fretta ci fa ammalare dove possiamo ritrovare i nostri spazi interiori? Viviamo una civiltà dell’IMMAGINE dove il significato lascia il posto alla forma (al suo significante) . Viaggi virtuali ci trasportano attraverso freddi schermi a scoprire gli angoli più nascosti del mondo e a vagare per stanze inesistenti di realtà apparente. Rischiamo di confondere reale e virtuale uccidendo la nostra emotività cancellando il valore percettivo dell’esperienza, del vissuto. In un paradosso estremo forse un giorno ci capiterà di confondere un ricordo di una cosa vissuta con un fatto semplicemente visto su Internet o in TV. La memoria visiva, acquisendo sempre maggiore importanza, arriverà a negare le altre forme di percezione: l’olfatto, le sensazioni tattili, i gusti che sono gli agenti principali della modificazione soggettiva del ricordo di un luogo o di un fatto. Tornando al tema del viaggio si può notare una standardizzazione anche nella scelta dei luoghi, che annulla, anche in questo caso, la soggettività, la possibilità della scelta di un itinerario individuale, speciale, unico. La standardizzazione dei pacchetti turistici è iniziata tanti anni fa. Si può affermare che la produzione in serie dell’itinerario turistico nasce con l’edizione della prima guida: Red Book di Murray del 1836 che conduce il flusso dei turisti in luoghi predeterminati giudicati degni di essere visti . La guida ne dà una classificazione a seconda del loro valore con 1, 2, 3, asterischi. Le guide di oggi percorrendo la stessa strada e i cataloghi dei tour organizzati, sollevano il turista dalle responsabilità di una scelta. Decidono per lui quello che merita essere visitato senza considerare la diversità di interessi e preparazione del singolo. Così il turista, diversamente dal viaggiatore, viene privato della libertà della scelta. Se il viaggiatore si programma attentamente il suo viaggio da casa, seduto sulla sua poltrona si prepara, studia itinerari e tappe (più avanti vedremo le differenze fra il tipo di viaggiatore che viaggia per conoscere e una forma di neonomade che viaggia per scoprire), il turista si abbandona ad una sorta di comoda passività. Lascia che siano le scelte oggettive a guidarlo si limita a osservare ciò che gli viene proposto come bello, interessante, emotivamente coinvolgente e a fare suoi questi giudizi. Questa sorta di comoda passività emozionale e assenza di scelta trasforma il turista in una sorta di pacco postale. Viene preso, trasferito, mobilitato, svegliato, nutrito, e persino animatoe divertito senza che lui ci metta nulla di suo. Non deve leggere, né documentarsi, pensare cosa visitare o dove dormire, basta che si lasci trasportare dalla corrente e guardare i luoghi in cui viene messo e ascoltare le parole che gli vengono dette… e il cervello? Diventa un opzional, volendo si può anche spegnere. In questo modo il turista conserva un immagine immobile del paesaggio. Viene orientato a conoscere un paese attraverso i monumenti e gli oggetti che hanno un valore di per sé, riconosciuti universalmente e legati ad un identità paesistica e cittadina ereditata da qualcun altro. Ma cos’è che ci mette in moto oggi , perché si viaggia sempre di più? Cosa cerchiamo in un viaggio? Come diceva Sant’Agostino la verità abita nell’interiorità dell’uomo e Emanuel Levinas Troverai te stesso in un esodo da te senza ritorno: è ancora la ricerca profonda del nostro io a metterci in movimento?

    LE MOTIVAZIONI AL METTERSI IN CAMMINO

    L’atto del viaggiare da sempre è legato all’emozione della scoperta. Esplorare nuove terre, trovare antichi tesori, incontrare popoli lontani, sperimentare modi diversi di cibarsi, vestirsi e persino affrontare la vita e la morte: in pratica trovare universi paralleli dove incontrare, l’altro, il diverso da sé. Ma cosa spinge l’uomo da sempre ad abbandonare il proprio nido di certezze e sicurezze per andare alla scoperta del mondo? Sin dall’inizio dei tempi l’uomo ha sempre sentito l’esigenza di partire di lasciare ciò che conosce per andare incontro la sperimentazione di identità differenti. Il viaggio apre all’insolito e al cambiamento è un incontro con l’inatteso, significa rompere con la realtà del quotidiano scandito da ritmi sempre uguali per trovare nuove realtà e scoprirsi diversi. Irrequietezza, insoddisfazione, curiosità, voglia di conoscere e imparare sono solo alcune delle molle che ci mettono in cammino. Come scriveva Antoine de Saint-Exupérie ne il Piccolo Principe: Ecco perché il Piccolo Principe aveva dovuto lasciare la sua stella e la sua rosa. Per prendere a poco a poco conoscenza. Quelle cose per conoscere le quali ci mettiamo in cammino e attraversiamo il mare, se sono poste sotto i nostri occhi non ce ne curiamo." Plinio il Giovane. Abbiamo bisogno di confrontarci col diverso per conoscere e per conoscersi, abbiamo bisogno di uscire dagli schemi per sentirci liberi e dare un nuovo senso alla propria vita. Il film Into the wilde Usa 2007 del regista Sean Penn nella vicenda del giovane protagonista, porta alle estreme drammatiche conseguenze questa necessità di libertà che non significa non avere regole ma sentire di potere scegliere la propria vita senza condizionamenti imposti giorno per giorno. Ogni scelta, è risaputo, include una perdita, e quindi la libertà di scegliere è comunque un atto che ci mette in crisi. Il viaggio implica il metterci in discussione con noi stessi, ecco perché spesso risulta più comodo acquistare viaggi già completamente organizzati o optare per un villaggio turistico dove l’impatto con il diverso risulta minimo e sempre attentamente regolamentato. Sono diversi gli psicologi che si sono occupati di questi aspetti relativi al viaggio e alle varie forme di turismo. Fra gli sviluppi e le teorizzazioni, un punto di vista significativo è stato esposto da Mannell e Iso-Ahola (1987) che occupandosi del comportamento ricreativo, e quindi anche turistico, hanno affermato come esso sia vincolato a due tipi di forze che agiscono contemporaneamente: - la fuga dall’ambiente e dalla routine quotidiana, che spinge ad evadere e ad allontanarsi dai problemi e dallo stress di ogni giorno. – il bisogno di ricompense psicologiche, che spinge alla ricerca di gratifiche sia a livello individuale che sociale. Altro studioso Dall’Ara (1990) individua in tre distinte aree le motivazioni del turismo: il Sé, l’altro da Sé e il dentro di Sé. I viaggi realizzati secondo le motivazioni del Sé portano ad esperienze in grado di rifornirci di energia fisica e mentale. Le motivazioni riguardanti L’Altro da Sé comprendono i viaggi in cui vi è la ricerca della trasgressione e dell’alterità. Infine, le motivazioni riguardanti il dentro di Sé portano a viaggi il cui obiettivo è riscoprire il senso della vita e l’interiorità. Queste motivazioni spesso si sovrappongono e difficilmente riconoscibili ci spingono comunque ad andare.

    Le motivazioni celebri del mettersi in cammino

    Del viaggio hanno detto, sul viaggio hanno scritto: filosofi, storici, scrittori - l’uomo di pensiero da sempre ha sentito la necessità di confrontarsi sul tema del viaggio. Viaggio vissuto come metafora della vita o come ricerca intima di se stessi, o ancora come fuga da se o per mettersi alla prova. Partire, viaggiare, tornare, incontrare, tutte le categorie relative al viaggio sono state filtrate attraverso le parole dei grandi protagonisti della cultura: da Seneca, Plinio, Strabone, passando per i grandi filosofi come Kant, Freud, Hesse senza dimenticare letterati e scrittori come Petrarca, Goethe, Byron per giungere, infine ai grandi viaggiatori contemporanei Kerouac, Chatwin, solo per citarne alcuni. Vi propongo quindi di fare un viaggio nelle menti di viaggiatori, un viaggio specchio di se stesso, un meta-viaggio che ci condurrà, come tutti i percorsi, a scoprire qualcosa di più di noi stessi attraverso l’incontro con l’altro: un altro d’eccezione, personalità di spicco che hanno saputo trarre dalla vita la propria verità e nel viaggio hanno trovato uno spunto di riflessione per l’essenza dell’uomo. Lasciamoci guidare come Dante dalla sua Beatrice, da questi grandi spiriti illuminati in un viaggio immaginario attraverso le parole per scoprire le emozioni che un viaggio vero può dare. Dedicato ad ogni turista che vuole riscoprire la sua dimensione di viaggiatore".

    Viaggio ed educazione

    Nel corso dei tempi si è viaggiato per affinare la propria educazione come si evince dalle parole di Francis Bacon Il viaggiare, nei giovani, fa parte dell’educazione; negli adulti, fa parte dell’esperienza. Chi viaggia in un paese prima di conoscere un po’ la lingua, vada a scuola e non in viaggio. Si viaggia per conoscere perché come afferma un antico proverbio cinese Vale di più un miglio fatto a piedi che la lettura di cento libri

    Motivazioni estetiche

    Afferma Herman Hesse Mi pare che l’essere in viaggio costituisca per noi il surrogato […] dell’esercizio dell’istinto estetico che, quasi completamente estinto presso i nostri popoli, era vivo presso i greci, i romani e gli italiani dei tempi gloriosi della loro civiltà. […]Il puro guardare, l’osservazione non turbata né dalla volontà né dal fine della ricerca, l’esercizio pago di sé della vista, dell’udito, dell’olfatto e del tatto rappresentano uno stato di beatitudine del quale i più sensibili tra noi sentono una nostalgia profonda; e il viaggio è il modo migliore per inseguire le tracce di quel paradiso perduto.

    L’ansia ci mette in moto

    Per Carl Jung il viaggio testimonia un’insoddisfazione che spinge alla ricerca di nuovi orizzonti. E l’ansia, come motore del mettersi in viaggio, bene è espressa dalle parole dell’ultimo grande viaggiatore Jack Kerouac: "Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati. Dove andiamo? Non lo so, ma dobbiamo andare".

    Il senso di assenza e di perdita, di cose lasciate alle spalle e non più recuperabili, è forse il pathos del viaggio moderno e l’umore predominante della società dei viaggiatori. Questa sensazione che manchi qualcosa, che dove era il centro non vi sia nulla, mette in moto alla ricerca di nuovi itinerari verso quei luoghi dove, in passato, esistevano dei forti centri di energia e spiritualità (omphalos).

    Ricerca del Sè

    Un’altra delle molle che ci porta a viaggiare, oggi come ieri, è il desiderio di autorealizzazione, un bisogno interno dell’individuo di diventare ciò che è può diventare, come recita in maniera molto efficace un antico proverbio indiano: "Viaggiando alla scoperta del mondo, troverai il continente che è in te stesso."

    Viaggio nel tempo/spazio

    Spesso poi il viaggio non si compie solo in uno spazio

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