Nascita e sviluppo di Monteleone nella Calabria medievale: saggio
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Nascita e sviluppo di Monteleone nella Calabria medievale - Giovanna Congestri'
Nascita e sviluppo di Monteleone nella Calabria medievale
saggio
Giovanna Congestrì
Published by Meligrana Editore
Copyright Meligrana Editore, 2015
Copyright Giovanna Congestrì, 2015
Tutti i diritti riservati
ISBN: 9788868151737
Prefazione di
Pietro De Leo
COLLANA TROPIENSIA. FONTI E DOCUMENTI
COLLANA DIRETTA DA PIETRO DE LEO
In copertina:
Cappella De Sirica-Crispo: lastre tombali monteleonesi (sec. XIII e XIV).
Foto di Federica Lavorato.
Meligrana Editore
Via della Vittoria, 14 – 89861, Tropea (VV)
Tel. (+ 39) 0963 600007 – (+ 39) 338 6157041
www.meligranaeditore.com
info@meligranaeditore.com
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INDICE
Frontespizio
Colophon
Licenza d’uso
Giovanna Congestrì
Copertina
Prefazione
Dedica
Introduzione
Nascita e sviluppo di Monteleone nella Calabria medievale
1. Declino di Vibona
2. L’arrivo dei Normanni nel Mezzogiorno d’Italia
3. Il feudalesimo prima dei Normanni
4. I Normanni in Calabria: il Conte Ruggero
5. La città di Ruggero: scavi archeologici a Mileto vecchia
6. La ripresa economico-demografica dei secoli XII e XIII
7. Gli Svevi e la nascita di Monteleone di Calabria
8. Lo scontro tra Svevi, Angioini e Aragonesi
9. Lo sviluppo delle fiere
10. Gli Ebrei in Calabria
11. L’organizzazione delle arti e la nascita del tessile
12. La moda nel Medioevo
13. La Monteleone medievale
14. La Cappella de Sirica-Crispo
15. Una finestra sul passato: i butti medievali di Vibo Valentia
16. La nobiltà nella Calabria medievale
17. La famiglia Pignatelli a Monteleone
18. Il castello di Monteleone
Ringraziamenti
Bibliografia
Sitografia
Note
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Grazie per il rispetto al duro lavoro di quest’autore.
Giovanna Congestrì
Giovanna Congestrì nasce a Vibo Valentia e si laurea giovanissima in Economia presso l’Università di Messina. Convinta che lo studio del passato aiuti a comprendere meglio il presente, si dedica con passione all’attività di ricerca di tutte quelle notizie volte ad approfondire la conoscenza della storia di un territorio, il Vibonese, delle cui vestigia è ancora così ricco. Nel 2007 viene pubblicato il suo primo lavoro storico-letterario Da Roma a Vibona Valentia
(premio Metauros 2015 - sezione storica). Ha collaborato con la rivista Sinergie
dell’associazione Domus Ideae
di Mileto, per la quale ha scritto un articolo sull’antico borgo di Rocca Angitola. Per l’associazione Archeoclub
di Vibo Valentia, ha collaborato alla realizzazione dei libretti illustrativi relativi alla manifestazione Chiese Aperte
. Attualmente vive a Vibo Valentia dove svolge l’attività di Commercialista e dove, con la passione di sempre, gestisce insieme al marito l’associazione culturale Pensieri, musica e parole
.
Contattala:
gcongestri@libero.it
Prefazione
Con la passione leopardesca per il natio loco
e il genio vivace che la distingue, Giovanna Congestrì dopo aver tracciato nel 2007 il percorso Da Roma a Vibona Valentia per descrivere accuratamente, secondo il metodo storiografico de Les Annales
, La nascita e lo sviluppo della civiltà romana: il riflesso di una storia avvincente nei fatti di una piccola città dell’Impero, qui ci regala un nuovo determinante tassello: quello relativo all’età medioevale, che in 18 capitoli racchiude il millennio dal declino della città romana Vibona nel tardo-antico a causa delle incursioni saracene, alla conquista normanno-sveva, allorché risorse e fu denominata tra il 1233 e il 1240 da Federico II Monteleone
, toponimo mantenuto sino al 1928, quando riprese l’antico.
Come l’autrice ricorda, instaurato il Regnum Siciliae nella zona del Poro, si affermò Mileto, città fondata nel sec. XI da Ruggero I d’Altavilla, con sede vescovile direttamente soggetta alla Sede Apostolica¹, trasferita da Bivona, dove è testimoniata a partire dal sec. V, secondo le fonti raccolte da Paulus Fridolinus Kehr, nel X volume dell’Italia Pontificia²; e con una rinomata zecca aperta verso il 1072, dove si coniavano i follari, oggi conservati nelle più rinomate collezioni numismatiche.
Benché le strutture architettoniche ed artistiche siano state orribilmente devastate dai ricorrenti terremoti, in particolare nel 1659 e soprattutto nel 1783, Giovanna Congestrì analizza con estremo rigore le antiche e preziose radici di tutto il territorio di Monteleone e Mileto, che nonostante le pesanti incursioni subite in età tardo-antica e medioevale e il devastante degrado idro-geologico contemporaneo, grazie agli scavi archeologici avviati dall’archeologo Ermanno Arslan a partire dagli anni ’70 del secolo scorso e continuati sino ai nostri giorni, hanno consentito di recuperare numerosi reperti tra cui un pregevole materiale ceramico.
Un’attenzione speciale in questo saggio è rivolta a ripercorrere le tappe salienti della storia politico-sociale del territorio e dei suoi abitanti con dettagliate indicazioni sui dati demografici, sui modelli di vita sociale ed economica, ponendo in risalto l’importante snodo portuale di Monteleone e dintorni per il traffico nel Mediterraneo legato sia al commercio del vino, sia ai prodotti tessili e manifatturieri, come la tessitura della seta, e controllato dalle corporazioni delle arti e mestieri e dagli Ebrei residenti nella cosiddetta "giudecca", dove praticavano l’usura.
Dati interessanti, spesso trascurati e omessi nella storiografia regionale, insieme con quelli riguardanti «l’uso di macchine, specie di magli e di pestoni azionati da ruote ad acqua».
Ma la trama fondamentale che tesse questo saggio storico-narrativo è la riposta alla domanda che l’autrice stessa si pone: «Che scene di vita potremmo vedere?»
Il primo risvolto è quello dell’analfabetismo. Si ricorda, infatti, che «la quasi totalità della popolazione durante questo periodo storico, è analfabeta; l’istruzione è appannaggio del clero, di nobili e regnanti», per poi subito ricordare che in quel periodo «l’insegnamento in famiglia non va troppo lontano, anche perché i bambini devono andare presto a lavorare nei campi o a bottega. Per le ragazze, invece, non c’è bisogno di istruzione. Non si considera importante che sappiano leggere, dal momento che devono occuparsi della casa e dei figli. È invece importante che sappiano filare, tessere, fare il pane, il bucato e ricamare, tutte cose che possono imparare direttamente in famiglia».
Segue una minuta analisi delle consuetudini giuridiche e religiose, ai rapporti familiari, alle abitudini matrimoniali, compreso il «morgingab» o dono del mattino
che il marito doveva fare alla sposa per compensarla della verginità perduta; alle feste religiose, familiari e cittadine, allietate dalla musica di chitarre e lire e suffragate da una serie di riti simbolici e propiziatori.
Senza dimenticare il ruolo della vicinia
con le assemblee e i capi elettivi, la quale forniva alla polizia cittadina
sentinelle che vegliavano di notte sulle mura insieme con le guardie di ronda per le strade, e soprattutto il ruolo dell’universitas (unione di tutti i cittadini) mirato al buon governo locale.
In questa stupenda finestra sul passato
non mancano puntuali riferimenti ai luoghi di culto (chiese e conventi), alla nobiltà cittadina (in particolare la famiglia Pignatelli) e al castello di Monteleone: immagine vivida della cittadina medioevale
dove non mancavano le neviere
, fosse indispensabili per la conservazione dei cibi, altro curioso tema di questo bel saggio, grazie al quale – a mio avviso – per il territorio del Poro non è più notte fonda
, ma l’aurora splende in attesa, però, di ulteriori iniziative come la continuazione di questa storia, e l’edizione critica non solo del Cartulario della SS. Trinità di Mileto, ma specialmente delle splendide pergamene conservate nell’Archivio Capialbi di Vibo Valentia: un auspicio che rincorro da decenni.
Pietro De Leo
A mia madre
Introduzione
Ogni paese ha la sua anima, il suo cuore, il suo sangue; ogni paese ha la sua storia fatta di sole, di erbe e di fiori, ma anche di pioggia, vento e lampi.
L’odierna Vibo Valentia ha un passato glorioso e millenario; tante sono le testimonianze dell’epoca greca, romana e medievale. Ma è proprio a quest’ultimo periodo che risale quello che oggi può essere considerato il simbolo della città di Vibo: il suo castello. Ancora ben conservato e sede del Museo Archeologico Statale, il castello sorge sulla collina che domina la valle del Mesima. Qualche tempo fa, lo osservavo con attenzione... anche se il suo aspetto attuale è frutto di vari rimaneggiamenti avvenuti nel corso dei secoli, le sue mura evocano ancora il ricordo di quegli anni in cui la società era dominata dalla legge del più forte; il grido dei deboli, il gemito dei poveri e delle tante vittime della violenza si perdevano nelle lacrime e nella rassegnazione impotente. È come se il passato si unisse al presente in una dimensione ravvicinata, mettendo a confronto due mondi così lontani e così diversi: il mondo medievale e il nostro tempo tecnologico e opulento.
Il Medioevo è considerato da sempre un periodo buio della storia, avvolto dalle tenebre e dominato dall’ignoranza