Cose che capitano
()
About this ebook
Read more from Marco Biffani
Fare acrobazia si può Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsVolare si può Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsScolpire in modo nuovo... si può Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsCacciare... Si può? - Marco Biffani Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsVincere un premio in un concorso nazionale di poesia e raccontarlo... si può Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDominare lo stress... Si può Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsOrthobby: Ovvero come trasformare l'orto in una palestra sportiva, ma molto più naturale Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsFare un architrave originale... Si può Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl fotovoltaico in modo nuovo si può Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsCavalcare si può Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsPescare si può Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
Related to Cose che capitano
Related ebooks
Jolanda, la figlia del Corsaro Nero Rating: 3 out of 5 stars3/5Un labirinto in mare Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Cambusiere dei Sette Mari Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsSennone e i ladri 'e mare Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsI solitari dell'Oceano di Emilio Salgari in ebook Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'uomo dei Pegni Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsUomini che andavano per mare Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsHo un mare di cose da dirti Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa Perla Sanguinosa di Emilio Salgari in ebook Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsI solitari dell'Oceano Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa regina dei Caraibi: Ediz. integrale con note e link di approfondimento Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL’isola del tesoro Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'isola del tesoro Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsNel paese dei ghiacci Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl tuffo dell'anatra Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsTutte le favole: di Jean de La Fontaine Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa Scotennatrice Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsJuan, il mare, il cricket e il sogno di Sebastian Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsAvventure in India Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl cappello del prete Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl commissario Richard. I superstiti dell'Hirondelle Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsJolanda la figlia del Corsaro Nero di Emilio Salgari in ebook Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa scimitarra di Budda Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl pesce rosso: Sul luogo del delitto un solo e unico indizio Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl vortice dei dannati Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsNel paese dei ghiacci di Emilio Salgari in ebook Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'isola del tesoro: Ediz. integrale Rating: 4 out of 5 stars4/5Sole d'estate Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl libro delle bestie Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsI misteri della Jungla nera Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
Christian Fiction For You
Lucifer - L'Angelo che divenne Diavolo Rating: 5 out of 5 stars5/5Delitto e castigo: Ediz. integrale Rating: 4 out of 5 stars4/5Il segreto del tribuno Rating: 5 out of 5 stars5/5Inferno Rating: 4 out of 5 stars4/5Purgatorio Rating: 4 out of 5 stars4/5
Reviews for Cose che capitano
0 ratings0 reviews
Book preview
Cose che capitano - Marco Biffani
Marco Biffani
COSE CHE CAPITANO
AbelBooks
Proprietà letteraria riservata
© 2014 Abel Books
Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.
Le richieste per l’utilizzo della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono essere inviate a:
Abel Books – Massimo Lerose editore
via Leonardo Da Vinci Pal. CEEPLA snc
04019 Terracina (Latina)
ISBN 9788867521364
a margherita
INDICE
Caretta caretta
La moneta d’oro
Vacanze romane
Jonatan
La libertà
Il cannone del Gianicolo
Servizio alla russa
Philosophia
Il sogno
Un futuro luminoso
Il Pantheon
Il sacro succo dell’uva
Elogio della bruschetta
Un esame vitale
Il Grande Raccordo Anulare di Roma, questo sconosciuto
Chi difende la romanità
dalla scomparsa?
Il pony
Perché Oscar Wilde?
Un comando difficile
Come mi sono tolto il vizio del fumo
Una sbronza fuori programma
La curva della morte
Quella rossa Alfa Romeo 1750 6C!
Cupido
Povera cornacchia!
Uno zingaro psicologo
Il Dinghy, una barca di altri tempi
I giochi a cavallo – il polo
La caccia alla volpe si pratica ancora in Italia
Quarantamila delle vecchie lire
Un ragazzino svelto
Un lavoro creativo
Il titolo dell’oro
Quanto l’oreficeria mondiale deve alla Famiglia Castellani
Sorpresa
Il cavallino rampante, un simbolo, tante vittorie. Un’esperienza
Allegra
Necrologio di un pino
La doma dei cavalli
Il sole
Gli orologi solari (e il concetto di latitudine)
Il caleidoscopio
Galoppare sulla spiaggia
Leggere e scrivere
Le vie dell’antica Roma
È utopia un Manifesto culturale mondiale
?
Il metodo del rilassamento dello Jacobsen
Usare l’orologio con le lancette come una bussola per orientarsi
Dello stesso autore
CARETTA CARETTA
<Guarda su quel banchetto…è ancora viva!> esclamò Gianfranco indicandola a Marco, suo cugino. Due ragazzi sui vent’anni in viaggio di vacanza per conoscere il sud dell’Italia.
Era una tartaruga marina grande quanto un piatto da portata, con l’ampio guscio leggermente curvo, solido, verdastro, a scaglie, una grossa testa pelata che sbucava da sotto il bordo anteriore del carapace e con gli occhi spauriti sopra un robusto becco tagliente sbirciava timorosa i dintorni e quattro grosse zampe verdi che si agitavano sul banchetto, bagnato del mercato, pieno di cassette di pesce, che ogni tanto l’anziano pescivendolo bagnava con ampi gesti della mano, inneggiando ad alta voce alla freschezza di quello che vendeva.
domandò Marco al pescivendolo con la parannanza bianca, indicando la grossa tartaruga marina.
< Ma quanto costa?> lo interruppe Marco a cui era balenata una idea balzana.
Quella bestia, strappata al suo mondo marino, vivo, colorato, immenso, senza limiti che si ritrovava proiettata, atterrita, su un banchetto e stava per essere venduta e mangiata, gli faceva pena.
Avrebbe voluto salvarla. Riportarla nel suo ambiente. Restituirle la libertà che quella mattina gli era stata tolta da un pescatore. Ma voleva fare anche altro…
Marco si consultò con suo cugino. Parlottarono a bassa voce fra loro, poi Marco rilanciò.
E il pescivendolo credendo che fosse una scusa:
<È pesce pregiato, si trova difficilmente al mercato. È una delicatezza per pochi. Viene fuori un brodo da leccarsi i baffi! Diecimila mi sembra un prezzo giusto!> replicò cercando consenso dai pochi astanti.
Marco voleva portare dalla sua parte i pochi avventori che quella mattina frequentavano il mercato rivolgendosi a loro più che al venditore.
E Marco si infervorava. Voleva quella testuggine. L’avrebbe pagata perfino quanto chiedeva. Anche se questo gli sarebbe costato quanto aveva messo da parte per altre necessità. Ma non voleva cedere.
Il pescivendolo capiva che i due ragazzi non volevano mollare e che quella disputa lo stava danneggiando, perché altra gente si avvicinava richiamata dalla voce dei due ragazzi che si faceva sempre più animata e accusatoria e invece di comperare il suo pesce ascoltavano incuriositi la disputa. Non ci stava ad essere colpevolizzato.
Marco cercava di coinvolgere quella piccola folla che si era creata intorno al banchetto del pesce.
Chi vende pesci al mercato li vende quasi sempre morti, e da più o meno tempo, tranne aragoste e capitoni, che più che suscitare pena stimolano solo appetito, quindi quel grosso animale verdastro che si agitava strusciando ripetutamente con le lunghe zampe anteriori il metallo del bancone, come se nuotasse, aveva creato curiosità negli astanti, i quali cominciarono ad intervenire in difesa dei due ragazzi, iniziando a parteggiare per loro che volevano ridargli la libertà.
Le intercessioni si moltiplicavano e i presenti avevano ormai sposato la causa dei due giovani.
Questi, poi, incassato il contante, sollevò quel tartarugone zampettante e, a braccia diritte lo tese a Marco mollandoglielo di colpo sulle mani, a rischio che il ragazzo non ne sostenesse il carico. Voleva con questo gesto sgarbato fargli pesare anche il fatto che gli regalava quasi dieci chili di merce.
I ragazzi si allontanarono sorridendo. Marco, con la maglietta bianca bagnata, e le braccia abbronzate, teneva alta la tartaruga stillante acqua, che si agitava freneticamente, sopra la testa, come un trofeo e ringraziava gli astanti per il supporto prestato, fra gli applausi della piccola folla che in poco tempo si era formata nell’ora più favorevole del mercato.
Il problema che si presentò loro era dove mettere l’animale dentro una Fiat Seicento, senza che si facesse male, ma anche senza che l’agitarsi soprattutto delle due zampe anteriori danneggiasse gli interni della macchina e intralciasse le gambe di chi guidava.
Decisero di togliere il sedile del passeggero e spostarlo dietro quello del guidatore, deponendo la grossa tartaruga sul pianale anteriore, rovesciata. La occupava quasi interamente.
Mentre Marco guidava, Gianfranco, seduto sul sedile di dietro, la teneva ferma sul tappetino gommato del pavimento della vettura, poggiandole delicatamente un piede, infilato in una scarpa da ginnastica, sul piastrone del ventre, giallastro ed embricato, senza premere troppo, ma evitando nel contempo di rimediare qualche graffio sulle gambe.
Dopo un breve tratto di strada raggiunsero un punto dove la scogliera era a pochi passi dall’asfalto e facile da discendere per arrivare al mare.
Era una giornata d’agosto, calda, piena di sole e di vita. Il cielo azzurro senza una nuvola.
In quel punto il mare, di un blu intenso, era molto profondo già vicino alla riva.
Fresco, trasparente e invitante.
I due ragazzi tirarono fuori la testuggine e, a turno, la tennero ferma, mentre ciascuno di loro si spogliava. Era una operazione facile perché entrambi indossavano già il costume sotto i pantaloni jeans, corti. L’animale aveva fiutato l’odore del mare vicinissimo, zampettava felice e anelava a ritornare in acqua.
Chiusa a chiave la Seicento, raggiunsero il mare.
Entrambi si misero le pinne, il boccaglio e la maschera e si immersero con lui.
Avete mai provato a farvi trascinare in mare da una testuggine marina di dieci chilogrammi, felice di tornare nel suo elemento? Contenta di essersi salvata da un mondo di gente famelica e rumorosa.
Giovane, frenetica e ansiosa di ritornare fra i suoi simili.
Era una sensazione che i ragazzi volevano sperimentare prima di liberarla, ed a turno si facevano trascinare dalla Caretta, afferrando i due lati del grosso guscio osseo con entrambe le mani.
Con le braccia leggermente curve, tese in avanti, e spingendo la tartaruga ad un livello più basso di loro, evitavano così di contrastare l’agitarsi delle sue lunghe e forti zampe anteriori che si muovevano con decisione, spingendo l’acqua all’indietro, mentre quelle posteriori le facevano da timone e si facevano trainare, senza pinneggiare, saggiando l’efficacia della sua nuotata.
Che non era indifferente.
Notevole la sua energia. Fortissimo il suo desiderio di libertà. Graditissimo il ritorno nel suo elemento.
Filava che era un piacere. Farsi trascinare, una goduria insolita per i due ragazzi. La novità li entusiasmava e si alternavano alla guida
dell’animale.
Era una sensazione piacevolissima. Avvertivano la forza delle zampe anteriori che le davano una discreta spinta in avanti sostituendosi alle braccia di chi veniva trascinato. Pilotandola opportunamente, i due ragazzi, a turno, ne regolavano, con il polso, anche la profondità, per poter rimanere il più a lungo possibile in superficie e respirare con il boccaglio. Ogni tanto favorivano nella testuggine il naturale istinto di immergersi e si lasciavano trascinare verso il fondo, regolandone la permanenza con il proprio fiato. Quando stavano per raggiungere il limite di resistenza la dirigevano nuovamente verso l’alto, pinneggiando se necessario.
Quanto doveva aver sognato quel momento l’animale mentre era nel misterioso e pericoloso mondo degli uomini! E lo dimostrava con una notevole capacità natatoria, azionando entusiasticamente le sue muscolose leve, con il grosso muso liscio, fuori del guscio e proteso in avanti verso la libertà.
I ragazzi si alternarono a lungo in quel gioco, regolandone la direzione per evitare di allontanarsi troppo dalla riva verso il mare aperto, dove l’animale cercava di trascinarli.
Quando finalmente stanco e felice Marco la lasciò andare la testuggine, sentendosi libera, aumentò la sua velocità e la videro immergersi verso il fondo agitando freneticamente le zampe anteriori e scomparire lentamente nelle profondità marine del Mar Tirreno, di un verde intenso, dove il sole non ce la faceva più a penetrare le tenebre.
Gianfranco, un po’ più in alto di Marco, li osservava dalla superficie, con la maschera, felice anche lui di una esperienza insolita finalizzata ad una buona azione.
LA MONETA D’ORO
Più che un portafortuna, quella moneta d’oro francese da 5 franchi del 1857, con su una faccia la testa di Napoleone III e sull’altra una corona d’alloro, era l’arbitro del destino di Jair. Un libero pensatore, come si era sempre considerato, senza obblighi per nessuno tranne che verso se stesso.
La vita non gli era amica, ma era stata sua la scelta di lasciare i genitori trapezisti in un circo di periferia, a soli 17 anni. Aveva imparato presto a leggere ed a far di conto presso una scuola di gesuiti del paese vicino la città nella quale il circo Delle meraviglie
di proprietà dei genitori, era stabile. Ma il suo rifiuto di imparare il latino lo aveva costretto a lasciare presto quella scuola. Il faticoso allenamento quotidiano, per ore, al trapezio e sui cavalli, al quale il padre l’obbligava, lo annoiava e lo riteneva senza futuro.
Ma lo aveva formato bene fisicamente. Alto, con le spalle larghe i folti capelli corvini di gitano, le mani forti con le dita affusolate. Si era fatto crescere due baffetti nerissimi, di cui era orgoglioso. Era diventato amico del violinista del circo, a cui forniva i crini bianchi della coda dello stallone per farne corde per il suo strumento ed aveva appreso da lui come rendere le dita forti, abili e disarticolate. Questi dispiegava un foglio di giornale sul tavolo e, poggiandovi sopra una mano completamente aperta, lo appallottolava tutto con le dita, senza spostare la mano. Era ipnotizzato da quell’esercizio. Le dita sembravano le zampe di un ragno che, camminando…stava fermo! E vi si allenava ogni giorno, preferendolo al trapezio.
Fuggito dal circo aveva fatto i mestieri più umili in una grande città. Cameriere, facchino, artiere, allenatore di cavalli, ma di ogni lavoro si stancava presto. Avendo imparato a giocare a carte nelle osterie, era diventato molto abile, ed aveva scoperto che poteva trasformarsi in un vero lavoro con cui pagarsi vitto, alloggio e anche qualcosa di più.
Con le dita divenute agilissime, faceva ruotare rapidamente una moneta dal mignolo, all’anulare, al medio, all’indice della mano sinistra e – arrivato al pollice – con un colpo secco la passava con destrezza sulla mano destra e – ripetendo la rotazione su ogni dito, arrivato nuovamente al mignolo, faceva una maestosa riverenza alla ragazza di turno, come se quella moneta fosse il suo cappello.
Si era fatto crescere persino un pizzetto nerissimo che gli dava l’aspetto di D’Artagnan (l’unico libro letto in gioventù, con quel coraggioso moschettiere che lo aveva affascinato).
Grazie alla sua abilità con le dita, a vent’anni era diventato un