Una cospirazione mondiale ha sequestrato il mio cane perchè io non raccontassi tutto ciò che sapevo
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Il seguito di "Antonio uccise Luis nella cucina con un'ascia perchè gli doveva dei soldi". Le avventure di Flanagan McPhee continuano in viaggi nel tempo senza senso, con suo figlio e sua nipote venuti dal futuro e suo nonno venuto dal passato. Un omaggio ad Asimov.
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Book preview
Una cospirazione mondiale ha sequestrato il mio cane perchè io non raccontassi tutto ciò che sapevo - Roberto López-Herrero
Roberto López-Herrero
Una cospirazione mondiale ha sequestrato il mio cane perchè io non raccontassi tutto ciò che sapevo
Una pazzia di viaggi nel tempo
© 2013 Roberto López-Herrero
robertolopezherrero.wordpress.com
© 2013 Prologo di Juan Ramón Lucas
Disegno di copertina: @ElExpecial su un disegno di @Mouche_Bleue. Fotografia: Pug by Poi Photography con licenza Creative Commons 2.0
Edito da AguayoLab Editorial.
AguayoLab@gmail.com
Tutti i diritti riservati.
ISBN-13: 978-1493514182
ISBN-10: 1493514180
––––––––
A la gente che mi segue su Twitter,
Veri responsabili di questa pazzia.
Tutto il testo contenuto in questo libro è stato sviluppato sotto la prospettiva e con lo spirito di divertire i suoi lettori.
Così che anche le marche, le persone e le istituzioni inserite nello stesso dovranno accettare che tutto è stato scritto cum animo iocandi
.
Non vi arrabbiate.
Prologo
Benvenuto, caro lettore, alla nascita di un nuovo genere letterario.
Il libro che stai per leggere (perchè se sei capace di iniziare a leggere il prologo, lo vuoi leggere davvero) o che hai già letto (molta gente legge queste cose aggiunte prima o dopo l'opera solo dopo aver letto la stessa) è una sorta di saggio comicofuturista di social network che o passerà alla storia della letteratura spagnola come il primo di grandi tentativi di adattare il linguaggio delle reti all'arte del romanzo, o diventerà il testo pioniere di una nuova finzione letteraria che si distinguerà per essere compresa tra i delitti sociali nelle prossime riforme del codice penale.
Nuovo genere, in ogni caso.
La sua lettura produrrà emozioni. Forse la meno complicata da descrivere è quella sensazione che l’autore ha introdotto come cocktail di frammenti di Terminator
, qualche idea di Un Mondo Felice
, un paio di nozioni di Le Incorreggibili Polpette
, riferimenti di Jardiel[1] con qualche citazione di Gila, e ha scritto ciò che è scaturito da tutto questo.
Facebook governa un mondo che non è riuscito a liberarsi di Berlusconi e i temi della rete ci aggrediscono da una dimensione nella quale entriamo e usciamo grazie a un poliziotto spagnolo, un punto torrentato, e suo figlio di colore che finiranno per cercare Jack Dorsey[2] per ucciderlo. Passiamo da un secolo all'altro alla velocità di Twitter e nel viaggio attraversiamo dimensioni, muri e mipiace
che visti così raccolgono una vitalità nuova e inquietante. Però divertente, molto divertente.
Perchè questa storia assurda ha un carattere dadaista ed è scritta con la sana intenzione di far ridere. E fa ridere. Naturalmente il suo autore è un tipo ferrato sulla materia, da anni scrive e parla per far ridere, ma questo non gli porta alcun merito.
L'umore è un mistero. La capacità di far ridere, di far scaturire sorrisi, di far tirare fuori un'espressione felice, è una qualità che mi è sempre parsa ammirabile. Queste persone che abbassano il livello di maleducazione, di atteggiamenti infantili o grossolani per farci ridere, stimolando la nostra possibilità di criticare, capire o perfino guardare noi stessi, mi aprono a una grande ammirazione. Roberto è uno di loro. In ogni giorno che ho passato con lui alla radio (e sono stati molti in quasi un lustro) non ce n'è stato uno nel quale non mi abbia fatto ridere apertamente, a volte senza riuscire a trattenermi, senza controllo, e perfino senza copione. Si lavorava a La Mirada Cítrica
con passione e talento; ma anche con disciplina e per ore e mattinate che nel freddo invernale di Aranjuez mi sembrava essere spaventoso. È uno di quegli umoristi seri, uno di quelli con il quale sai che non ti sbaglierai mai perchè osserva con attenzione la realtà, la disseziona con lucidità e intelligenza e la serve al punto giusto. Il suo punto giusto.
Quest'opera segue questa linea di compromesso con la realtà per far ridere dove più può far ridere e forse pensare.
Qui c'è il futuro e il presente dei social network, passati dal suo filtro per nulla innocente, e questo sguardo avrà conseguenze. Non so di che tipo, perchè ha rischiato di nuovo, come sempre, però le avrà.
Se tutto va bene, sarà celebrato. Se no, andrò a trovarlo in carcere. Ma starò con lui.
Questo dopo che mi avrà spiegato che diavolo gli ha fatto Sergio Dalma[3], per quanto è bello e per quanto canta bene. Seriamente.
Juan Ramón Lucas,
giornalista e ballerino di flamenco.
In qualche momento di un futuro lontano
––––––––
Sta diventando una probabilità troppo assurda. Assurda, pericolosa e, il peggio di tutto: una profusione di pensatori liberi
disse il Capo Programmatore Azcona con un gesto di disapprovazione verso l'Esecutore.
–Le analisi dimostrano che nemmeno i Cambi Minimi Necessari hanno funzionato.
–Dica quello che vuole Esecutore. Questo secolo ci sta scappando dalle mani e non vedo che nè lei nè gli analisti state facendo le cose giuste. Un pianeta governato tramite un social network? Questo è anarchia! Non mi sorprenderebbe per niente che tutto devii in una cruenta guerra con conseguenze catastrofiche per il Futuro e l'Ordine. Il popolo non deve pensare. E ancor meno decidere. È ovvio che quello che stiamo facendo, lo stiamo facendo male, molto male.
–Vedrá signore, ho avuto un'idea di tutto rispetto. –Disse l'Esecutore Laso, con un certo timore davanti al suo superiore. –Nel XXI secolo c'è stato un cretino che ha alterato tutto quello che avevamo pianificato e...
–Mi vuole dare lezioni di Storia?
–No, signore, è solo che se lei lo autorizzasse, mi piacerebbe forzare il tempo e introdurre elementi del suo futuro.
–Faccia quello che più le piace. Se in una cronosettimana non ci saranno risultati, cambierò io stesso questo secolo e metterò di fronte ai Governi quel tipo afroamericano così sorridente, il russo omofobo, il galiziano inetto e la signora tedesca con quel pessimo carattere.
–Si fidi ci me, Capo Programmatore. La Storia si scriverà di nuovo e senza problemi.
–Che Asimov ci perdoni per quello che stiamo per fare...
Giovedì, 7 agosto 2042
––––––––
Una pioggia di iPallottole positroniche volava sopra le nostre teste. Il fumo e le folgori ci impedivano di vedere al di là del nostro naso. I maledetti booker ci avevano circondati a causa di una gaffe di Y0ts3r e del suo eterno mio cognato mi ha detto che da qui vediamo meglio
. Tutti sanno che non ti puoi mai fidare di un cognato.
Adesso avrebbero messo in libertà i plus perchè ci massacrassero e i nostri cani da guerra non avrebbero potuto fare niente. Jackie era in ritardo e non era ancora arrivato nessuno all'entrata del tunnel dei Nuovi Ministri. È curioso come qualcosa con più di cent'anni possa chiamarsi nuovo
. Mi stavo fuorviando, come dicevano i vecchi, sto partendo di testa
. Che espressione, è normale che ci portino a questa guerra... Tanti tagli, tanta austerità, tanta crisi che ancora non è finita... è normale che stessimo diventando pazzi, che iniziassimo a rispondere Fav!
a quello che ci dicevano...
Merda, Jackie, merda... Tu, no. Abbiamo già perso molte persone in questa assurda guerra perchè sia tu la prossima. Mi alzai per disfarmi della protezione che mi dava un Samsung Galaxy Note VIII mezzo rotto e cominciai a sparare al pazzo.
Dovevo mantenere la calma, lo sapevo, io ero il comandante (un titolo più onorifico che reale perchè il mio stipendio, nonostante fossi a un livello alto nel rango militare, era scarso, come tutti dopo l'ennesima raccomandazione del FMI, prima che volassimo, tre anni fa, ma il danno economico era fatto) e dovevo essere un esempio per i miei ragazzi. I miei nervi erano già troppo preoccupati di perdere i miei compagni...quando il rumore cessò per qualche secondo, desiderai con tutte le mie forze:
–Jackie! Merda, Jackie! Dove cazzo sei?
Tornò il rumore delle pallottole positroniche che ronzavano, giravano, raggiungevano i nostri, mischiandosi alle grida.
–Negro! A terra! –Mi avvertì il maestro Tonino, il nostro parroco, medico e scaricatore di porto. Quest'uomo era un fenomeno ad aggiustare le armi, le persone e le anime, ma aveva il tatto di una mattonata sui coglioni. Non sono nero, sono afroamericano. Beh afroispanico, o afrognolo, o come si chiami un nero in Spagna. Cazzo, mi ha mentito il maledetto Tonino.
Le raffiche di spari infuriavano, le esplosioni anche, i booker ci superavano cinque a uno, i nostri cadevano come mosche. Qualcuno suonò molto finocchio. Pensai che già che ti stanno uccidendo, almeno che tu possa farlo con un po' più di dignità, però senti, ognuno muore come può o come gli pare e se il ragazzo ha deciso di fare un musical nei suoi ultimi minuti, chi sono io per dirgli il contrario?
Rimanemmo così dieci minuti o dieci ore perchè, come dicevano i testi classici, il tempo passa pianino. Ancora di più in piena battaglia contro creature che hanno come obiettivo quello di sterminarci, come noi abbiamo fatto con molte specie animali nel passato. Ho visto morire molti dei miei in questo arco di tempo: Vadín, che leggeva a ogni ora tutto ciò che poteva anche se erano libri scritti male; Craich, che organizzava sempre feste perchè il morale rimanesse alto, anche se aveva bisogno di localizzare una capra impagliata (io ho sempre preferito non chiedere) e dodici