Alimenti Energetici: Come modificare corpo, mente e anima attraverso la forza vitale degli alimenti
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Book preview
Alimenti Energetici - Monica Grando
BIBLIOGRAFIA
PREFAZIONE
di Stefano Momentè
Un libro complesso per un tema complesso. Ma proprio per questo stimolante e ricco di fascino.
La visione energetica del Sistema Uomo come di un insieme costituito da spirito, mente e corpo, parti strettamente correlate e mutualmente influenzabili è infatti un qualcosa che mi appartiene. E che prima di me apparteneva a molti grandi.
Monica Grando affronta questo tema con grandi ambizioni.
Molti gli argomenti trattati, tanti gli spunti per ulteriori approfondimenti. Molte le porte che infine lascia aperte per accedere a mondi diversi. Ma ottimo il risultato finale. Perché è l’insieme che deve migliorare se si vuole raggiungere la salute perfetta.
La visione che oggi viene definita olismo ha una storia antica. Arnold Ehret, ad esempio, riteneva che solo un corpo i cui condotti energetici fossero perfettamente puliti dal muco e dalle tossine permettesse di esprimere appieno tutta la propria essenza spirituale, che il corpo stesso fosse un veicolo con cui noi, esseri spirituali, operiamo in questo aspetto fisico dell’Universo.
La condizione di buona salute, per Ehret e molti altri, viene valutata in termini di energia funzionale, una forma di corrente nervosa, altresì definita bioelettricità, che muove gli arti e fornisce vitalità a tutte le cellule del nostro organismo. Se per di più nel nostro animo albergano odio, risentimento e pensieri insani, li riverseremo inevitabilmente anche contro noi stessi avvelenando il nostro corpo pur nutrendolo con il cibo migliore. E qui torna l’energia sotto forma di carburante.
Ehret riteneva che con un veicolo in condizioni disastrose non possiamo esprimere la nostra vera essenza se non a un livello di consapevolezza apparentemente inferiore a quello che si ha in realtà. Perché se siamo intossicati abbiamo funzioni inibite e sensi intorpiditi.
Un po’ quel che spiegava anche Herbert Shelton, altro grande igienista: ogni cellula è circondata da un liquido, la linfa, che la nutre e provvede a liberarla dalle sostanze di rifiuto che la cellula stessa elimina. Le sostanze di rifiuto liberate nella linfa verranno poi successivamente eliminate dagli organi emuntori e dalle ghiandole.
Quando però un organo è indebolito, esso non svolge in maniera efficace il proprio compito e spesso i detriti finiscono per accumularsi. Questo processo può continuare senza che si manifestino particolari sintomi, fino a che anche gli organi forti non si indeboliscono, smettendo di lavorare come dovrebbero.
Shelton definiva il primo dei sette gradi della malattia come derivante da indebolimento energetico. In cui l’energia nervosa viene ridotta o esaurita e tutte le normali funzioni corporee risultano menomate. In special modo l’eliminazione attraverso gli organi emuntori dei veleni endogeni ed esogeni. Il primo stadio di un processo progressivo e cronico di tolleranza tossiemica che prosegue attraverso tutti gli stadi successivi. Shelton era però anche convinto che la vita tendesse a dirigersi sempre e comunque verso uno stato di salute. E che la condizione naturale di ogni essere umano fosse quindi lo stare in salute, tendenza naturale di ogni organismo, se messo nelle condizioni favorevoli per raggiungerla.
La forza vitale, la stessa forza che spinge verso la guarigione, inoltre, è uguale alla forza della malattia ed entrambe sono caratteristiche della vita. Il fine ultimo è l’autoconservazione di ogni essere vivente, quindi anche la malattia va vista come un processo utile all’autoconservazione.
Lo stato di malattia acuta ha il significato di una azione riparatrice dai danni inflitti all’organismo, mentre uno stato di malattia cronico è un tentativo di creare una stabilità con le condizioni avverse che non si possono superare nello stato attuale.
Il nostro organismo ha una incredibile capacità di adattamento alle condizioni più estreme, come l’intossicazione continua da stimolanti o da cibi malsani, oppure da stili di vita e pensieri negativi.
Tuttavia il cronicizzarsi di una malattia lo indebolirà gradualmente e periodicamente potremo assistere a crisi di sfogo della stessa, aventi lo scopo di eliminare le cause dell’indebolimento sino ad arrivare nuovamente ad un limite accettabile di tolleranza, quando l’energia sarà tornata a fluire correttamente.
INTRODUZIONE
Questo scritto nasce con la volontà di dare una nuova chiave di lettura all’ambito dell’alimentazione, ambito che mi appassiona da molti anni e sul quale ho compiuto diversi studi giungendo oggi ad una mia personale visione che voglio condividere attraverso questa analisi. Quando si parla di alimentazione solitamente si fa riferimento a parole quali macronutrienti (carboidrati, proteine, grassi) e micronutrienti (vitamine, minerali, enzimi) e coloro che si occupano di alimentazione tendono a parlare quasi unicamente di calorie e consumo energetico.
Per molti anni anche il mio approccio è stato in questi termini; da sportiva, infatti, ho sempre visto l’alimentazione unicamente come un mezzo per raggiungere dei risultati e pertanto era per me semplicemente frutto di calcoli matematici: tanto introduci, tanto devi consumare. Ho imparato come contare con maniacale precisione le calorie degli alimenti e a stare attenta a non superare il mio fabbisogno energetico.
Oggi, grazie alla mia crescita personale e soprattutto grazie agli studi in Naturopatia, in particolare attraverso l’affascinante mondo della radioestesia, sono giunta ad una nuova conclusione che sento più adatta al mio stile di vita attuale in cui attribuisco più importanza al cuore che alla mente e quindi all’ascolto della mia anima e non solo dei bisogni fisici del corpo. Ritengo che dietro all’alimentazione ci sia molto altro e se è vero, come disse il filosofo Feuerbach, che siamo ciò che mangiamo
, dovremmo prestare molta attenzione a ciò che introduciamo quotidianamente nel nostro organismo.
La mia intenzione attraverso questo testo è di dimostrare come ciò che ci nutre non sono solo i cibi che ingeriamo e ciò che essi contengono ma anche i pensieri, le parole, le sensazioni e tutto ciò che ci circonda. Vedremo anche, nel corso del testo, come gli alimenti abbiano una loro forza vitale misurabile e che, una volta introdotti nel nostro organismo, possono aumentare la nostra energia di base o indebolirla. Non tutti gli individui rispondono agli alimenti con le stesse modalità ed è molto interessante vedere come ognuno può reagire in maniera diversa allo stesso alimento.
Attraverso i miei studi e l’esperienza con le persone che si rivolgono a me, ho inoltre potuto notare come un cibo che abbassa l’energia vitale per i diversi motivi (perché fuori stagione, industrializzato, derivato dalla sofferenza animale ecc.), possa essere modificato nella sua energia rivolgendogli parole e pensieri positivi, sottoponendolo ad una musica armonizzante o attraverso trattamenti come il Reiki.
L’alimentazione dovrebbe essere frutto di scelte consapevoli e non solo limitarsi ad un conteggio meccanico delle calorie o di quantità di nutrienti. È importante ascoltarsi e vivere ogni pasto come un momento di raccoglimento interiore durante il quale diventare consapevoli che ciò stiamo introducendo andrà a costituire una parte di noi. Il nostro corpo è una macchina perfetta che sa, grazie alla connessione con intelligenze superiori, quello di cui ha bisogno in ogni istante e se ascoltassimo ciò che ha da dirci saremmo naturalmente indirizzati verso l’alimentazione migliore per noi.
Purtroppo nessuno ci insegna ad ascoltarci e la società in cui viviamo ci spinge a scegliere alimenti che il più delle volte non sono salutari per noi, ma anzi si allontanano dalla natura e quindi da noi; i nostri pasti sono per lo più consumati in velocità, le pietanze preparate con scarsa amorevolezza e la scelta dei cibi è molte volte motivata più da un senso di praticità che da un ascolto intimo di ciò di cui avremmo realmente bisogno. La preparazione dei pasti dovrebbe essere un atto d’amore che compiamo verso gli altri e soprattutto verso noi stessi.
Dovremmo tenere in considerazione l’importanza del nutrimento e comprendere che le nostre scelte alimentari hanno degli effetti sulla nostra salute. L’uso del cibo per stare bene è una pratica sana, efficace e fondamentalmente economica. Inoltre quando pensiamo all’alimentazione, non possiamo dimenticare che, al di là del cibo che soddisfi le esigenze fisiche, occorre prestare grande attenzione a ciò che serve per mantenere viva ed in salute la parte più profonda di noi.
1. SIAMO CIÒ CHE MANGIAMO
1.1 LA CONCEZIONE OLISTICA DELL’ESSERE UMANO
È sempre più evidente che lo stile di vita frenetico contemporaneo ha considerevolmente peggiorato le nostre condizioni di salute ed è sempre più diffuso un certo scontento nei confronti della medicina chimica e tecnica che pare essere troppo spesso inefficace per curare i nostri problemi di salute e a volte presenta anche degli inconvenienti. Le persone iniziano a cercare delle risposte alle loro problematiche e non si accontentano di una semplice prescrizione medica, talvolta data dopo un brevissimo consulto che non ricerca l’origine primaria dei disturbi. Questa insoddisfazione ha generato in opposizione un movimento salutista genericamente chiamato olismo
¹ (dal greco όλος, cioè la totalità
) che ha dato vita ad una medicina olistica
. La concezione olistica del corpo umano riconosce che le funzioni di questo ultimo sono determinate da svariati fattori sia interni che esterni quali il cibo, i luoghi in cui ci troviamo, le emozioni, le persone che ci circondano ecc.; secondo questa concezione ogni segnale che il nostro corpo ci comunica attraverso i sintomi esprime come sta l’organismo nella sua totalità. Se prendiamo in considerazione la medicina occidentale possiamo notare come essa si basi su una concezione meccanicistica, newtoniana dell’universo e consideri il corpo umano come una macchina. Questo inevitabilmente la porta ad occuparsi per lo più di sintomi isolati senza cercare una causa comune, di parti separate come se ogni apparato non fosse legato agli altri e alla totalità del corpo, di persone isolate da un contesto come se in realtà non facessimo parte di relazioni che ci influenzano e come se noi stessi non influenzassimo la realtà circostante.
La concezione olistica è ancora oggi presente in tutte le società tranne quella occidentale e quelle che ne hanno subito l’influenza. Le due visioni, quella meccanicistica e quella olistica, dovrebbero collaborare per riuscire ad avere una visione d’insieme ottimale; l’olismo infatti, dedica una scarsa attenzione ai particolari mentre la concezione materialistica si preoccupa troppo dei dettagli trascurando gli insiemi più ampi in cui essi sono inseriti. È dalla collaborazione delle due che si possono avere le risposte migliori.
Fu durante la rivoluzione industriale che avvennero le prime modificazioni nella concezione del corpo umano in quanto la medicina introdusse nel suo vocabolario termini derivanti dal lavoro di meccanici e artigiani. Solo a partire dal XVI secolo con l’introduzione massiccia di queste macchine nell’estrazione dei minerali, nella prevenzione degli incendi e nell’ingegneria civile il cuore poteva essere paragonato ad una pompa
². La precedente visione del corpo umano, influenzato da umori e vapori, fu sostituita quindi da una visione prettamente meccanicistica anche grazie agli enormi progressi attuati dagli studi scientifici compiuti più approfonditamente nel XVII secolo. Si iniziò a pensare al corpo umano come ad una macchina in cui ogni parte funzionava autonomamente e perfettamente, che poteva bloccarsi