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Adam Qadmon: La Creazione Minore
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Adam Qadmon: La Creazione Minore

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Nessuno può affermare con certezza che oltre la vita fisica, oltre il mondo materiale, ci sia solo il nulla, potrebbe esistere qualcosa che prescinde dall’osservatore fisico.

Su quest’argomento ognuno può esporre le proprie tesi, certo che nessuno potrà confutarle se non adducendo dogmi e atti di fede religiosa. Nelle pagine di questo libro noi proveremo a indagare la verità cercando di seguire solamente quel sapere obiettivo che si presenta alla mente profonda. Diciamo allora che per l’individuo comune, dopo la morte fisica, possono sussistere altre ipotesi, oltre a quella proposta da Epicuro.

Una di queste ipotesi prevede l’eterno ritorno nella sua unica e immutabile esistenza, che tuttavia, senza la conservazione della memoria, sarà sempre un’esperienza vissuta come fosse la prima e l’unica. La seconda ipotesi prevede, senza peraltro necessariamente annullare la prima, il ciclo delle reincarnazioni, che potrebbe anche ripetersi qualora l’eterno ritorno del mondo materiale dovesse replicarsi immutato. La terza ipotesi prevede invece che dopo la morte ci sia ad attenderci il nulla. E qui ci fermiamo, perché descrivere altre ipotesi, con pittoreschi paradisi o inferni, non è lo scopo di questo lavoro.

Lo scopo del nostro lavoro è invece quello di scoprire, delineare e se possibile attuare, la quarta via; una quarta via che potrebbe essere vista come l’alternativa alle tre ipotesi sopra accennate Nel formulare una quarta via, non possiamo sottrarci all’analisi obiettiva della storia, perché il percorso, almeno all’inizio della ricerca, è obbligato; perché tra le righe dei miti, dei libri sacri, delle pagine della storia antica, possono nascondersi preziosi indizi o insegnamenti che sarebbe un imperdonabile errore non considerare. Nella prima parte del libro conosceremo gli dei antropomorfi e i loro nomi maggiormente noti; più avanti, ci accorgeremo invece che quegli stessi nomi definiscono i domini che influenzano e attirano gli esseri umani. Infine, getteremo uno sguardo particolare dentro noi stessi, sull’uomo e sul primo passo che dovrebbe compiere per iniziare il cammino sulla via del risveglio.

"Nelle Scritture si parla di battaglie celesti, che gli stessi profeti indicano come devastanti. Si narra di una guerra per il trono dei Cieli alla fine della quale il perdente, Lucifero, fu scaraventato nell'abisso .... Lucifero per contrasto inventò la morte e la paura. Fu quella la sua opera omnia, la sua più grande intuizione e al tempo stesso fu la sua migliore strategia per dominare il neonato genere umano.."

"...Così il vecchio Dio, per dare dimora al proprio popolo, creò il mondo materiale. Una Creazione Minore però, perché fu realizzata all'intemo di qualcosa che già esisteva... Fu dunque luce.

Poi nacque l'uomo ... e infine, giunse Paura e con lei venne anche Morte..."

“Quando c ’è la morte non c'è più l’io e quando c 'è l'io non c ’è la morte "

Epicuro
LanguageItaliano
Release dateNov 11, 2015
ISBN9788869370755
Adam Qadmon: La Creazione Minore

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    Book preview

    Adam Qadmon - Roberto di Chio

    Conclusioni

    Presentazione

    Se l’io è memoria, la memoria un giorno sarà cancellata e con essa svanirà anche l’io. Questo è il quadro che con molta probabilità si raffigurerà all’atto della morte nella maggior parte degli individui; con ciò confermando quanto scrissero Epicuro e Lucrezio: quando c’è la morte non c’è più l’io e quando c’è l’io non c’è la morte.

    Tuttavia, nessuno può affermare con certezza che oltre la vita fisica, oltre il mondo materiale, ci sia solo il nulla, perché anche se la maggioranza degli individui non sarà chiamata ad esserne testimone, potrebbe esistere, oltre le famose porte della percezione, oltre il resto, l’altrove, qualcosa che prescinde dall’osservatore fisico.

    Su quest’argomento ognuno può esporre le proprie tesi, certo che nessuno potrà confutarle se non adducendo dogmi e atti di fede religiosa. Nelle pagine di questo libro noi proveremo a indagare la verità cercando di seguire solamente quel sapere obiettivo che si presenta alla mente profonda come una sinfonia armonica. Diciamo allora che per l’individuo comune, dopo la morte fisica, possono sussistere altre ipotesi, oltre a quella proposta da Epicuro.

    Una di queste ipotesi prevede l’eterno ritorno nella sua unica e immutabile esistenza, che tuttavia, senza la conservazione della memoria, sarà sempre un’esperienza vissuta come fosse la prima e l’unica. La seconda ipotesi prevede, senza peraltro necessariamente annullare la prima, il ciclo delle reincarnazioni, che potrebbe anche ripetersi qualora l’eterno ritorno del mondo materiale dovesse replicarsi immutato. La terza ipotesi, appunto in ossequio alla tesi di Epicuro, prevede invece che dopo la morte ci sia ad attenderci il nulla. E qui ci fermiamo, perché descrivere altre ipotesi, con pittoreschi paradisi o inferni, non è lo scopo di questo lavoro.

    Lo scopo del nostro lavoro è invece quello di scoprire, delineare e se possibile attuare, la quarta via; una quarta via che potrebbe essere vista sia come l’alternativa alle tre ipotesi sopra accennate oppure intesa come alternativa ai tre domini, quello del dio Re dei Cieli[1], quello del Portatore di Luce[2] o quello di Azazel[3].

    Per ultimo, vogliamo anche tentare di distinguere e dunque separare il simbolismo al quale sono associati i nomi delle succitate divinità, dai miti invece legati a quei nomi; miti che con buona probabilità si riferiscono a personaggi idealizzati e che racchiudono in quei nomi le gesta di molteplici esseri che in varie epoche remote hanno avuto ruoli importanti per l’evoluzione umana. La confusione non è dunque voluta o subita, ma è il tratto iniziale e formativo che accompagna quel sapere che ci apprestiamo a indagare. D’altronde, non possiamo nemmeno sottrarci all’analisi obiettiva della storia, perché il percorso, almeno all’inizio dellacerca, è obbligato; perché tra le righe dei miti, dei libri sacri, delle pagine della storia antica, possono nascondersi preziosiindizi oinsegnamenti che sarebbe un imperdonabile errore non considerare.

    Nella prima parte del libro conosceremo gli dei antropomorfi e i loro nomi maggiormente noti; più avanti, ci accorgeremo invecechequegli stessi nomi definiscono i domini che influenzano e attirano gli esseri umani. Infine, getteremo uno sguardo particolare dentro noi stessi, sull’uomo e sul primo passo che dovrebbe compiere per iniziare il cammino sulla via del risveglio.


    [1] Il dio Re dei Cieli qui citato è il Dio Padre a cui fa riferimento Gesù Cristo .

    [2] Lucifero significa letteralmente Portatore di luce, in quanto tale denominazione deriva dall'equivalente latino lucifer, composto di lux (luce) e ferre (portare).

    [3] La prima apparizione del nome Azazel si trova nel libro dei Vigilanti, la prima parte del Libro di Enoch. Il nome indica uno degli angeli ribelli che insegnarono agli uomini a costruire armi e alle donne ornamenti e cosmesi ( Enoch 8,1). In questo libro Azazel verrà chiamato anche Ha-Satan o Satana.

    Premessa

    Se una di queste parole ti crea disagio, disgusto o impone riverenza, allora il tuo pensiero non è veramente libero:

    Dio, Creatore, Gesù Cristo, Buddha, Madonna, bibbia, vangelo, santo, chiesa, battesimo, Giuda, Satana, demonio, diavolo, democrazia, anarchia, comunismo, fascismo, nazismo, Che Guevara, Fidel Castro, Lenin, Stalin, Hitler, Mussolini, giustizia, prigione, polizia, patria, guerra, pace, ebreo, negro, zingaro, incesto, stupro, madre, padre, patria, bomba atomica, figlio, amico, droga, sesso, ladro, violenza, malattia, cancro, AIDS, escrementi, sporco, nudo, colpa, paura, morte, fine... ecc. ecc...

    Per ognuna di queste e tantissime altre parole l’uomo saggio dovrebbe domandarsi il perché esse portano con sé quello che a tutti gli effetti è un tabù, una catena, e soprattutto, perché queste parole ci stimolano in profondità; sia nel bene sia nel male.

    Può essere allora che seguendo quello che appare un semplice indizio, qualcuno intraveda su di sé dei fili e cominci a capire che ciò che facciamo, che diciamo e che pensiamo, non sottintende quel libero arbitrio che tanto aneliamo; e così indagando, potremmo scoprire che le nostre vite rappresentano un interesse divino particolare o, come piace a noi pensare, un interesse conteso tra esseri superiori.

    Il lavoro esposto in queste pagine è la sintesi d’indagini, ma anche introspezioni, meditazioni e dibattiti, fatte all’interno di un gruppo di ricerca, e vuole essere autonomo rispetto al pensiero corrente, semplicemente perché prende forma partendo da un’analisi lontana da ogni tipo di influenza, sia essa religiosa, storica, politica, scientifica o teoretica, ma non per questo può essere considerato privo di connotazioni e riferimenti a tratti scientifici e spesso filosofici.

    La scelta di proporre un lavoro anarchico, rispetto alle regole dettate dalle religioni e dalla critica ufficiale, si è sviluppata in modo spontaneo e mai volutamente tendenzioso, perché è nata dalla convinzione che ogni settore del credo umano tende in misura variabile a influenzare la direzione del pensiero, laddove l’argomento trattato è determinante per il mantenimento o il raggiungimento di un particolare obiettivo.

    Qui non vogliamo ossequiare nessuno e neppure cerchiamo di far cassa scrivendo tematiche controcorrente; più semplicemente crediamo nella verità oggettiva, che è unica, e ci rendiamo conto che non sarà facile scrivere e leggere tematiche che non sono condivise dalla cultura dominante. Sappiamo però che il progresso dell’umanità, anche mentale, è in larga parte dovuto alla capacità del singolo di proporre idee alternative, magari anche troppo avanti nel tempo rispetto al comune sapere; con questo proposito ci rivolgiamo dunque al lettore attento, di modo che qualcuno in futuro possa trarre vantaggio dalle informazioni qui attinte e possa proseguire sul lungo e solitario sentiero del risveglio mentale.

    La cultura dominante non concede mai grandi spazi di manovra al di fuori dei propri confini consacrati e questo status è ben ravvisabile da ogni mente veramente aperta. Così accade che, senza possibilità di appello per chi osa indagare oltre, il dominio culturale mette sempre in atto forme protezionistiche, spesso tendenti alla denigrazione e alla derisione, che sono poi abilmente supportate da eloquenti servi mediatici. E le armi usate dai grandi maestri di dialettica e di propaganda, prodighi sacerdoti di questa cultura dittatoriale, sono davvero simili a quelle utilizzate dai governi di regime e, similmente a questi, derivano sempre da strategie capaci di difendere più o meno efficacemente il castello del potere dall’assalto delle idee innovative.

    Con ciò non vogliamo essere fraintesi, perché non predichiamo a favore del regno del caos mentale, bensì chiediamo e proponiamo al nostro lettore un semplice approccio libero da preconcetti verso le grandi tematiche che saranno trattate nelle prossime pagine. Consigliamo dunque di evitare giudizi affrettati, di modo da poter affrontare le questioni proposte con la maggiore libertà di pensiero disponibile e, se possibile, chiediamo anche di non sottoporci a quei roghi morali e a quelle inquisizioni culturali che troppo spesso derivano dall’attuale quanto nascosta aberrazione di pensiero.

    Di fatto, questa premessa la formuliamo per evitare alla critica ufficiale, quella dei salotti, delle cattedrali e degli atenei, le cantonate prese dal potere dominante che tanto male e danno hanno sparso per il mondo; com’è accaduto ad esempio con il rogo del grande Giordano Bruno[1], reo di essere semplicemente nato nel periodo storico sbagliato.

    D’altronde, a molti sarà noto già da tempo il fatto che il potere dominante ha sempre imposto con ogni mezzo la propria visione della realtà, creando con spietato cinismo quei falsi storici che hanno reso l’umanità cieca e ignorante e che in generale hanno prodotto quelle gravi distorsioni della verità che oggi è quasi impossibile sanare. Tutto questo rimestare nel torbido calderone culturale è comunque iniziato in un remoto passato ed è avvenuto principalmente per necessità superiori, ma si è reso concreto anche e soprattutto perché l’uomo, prima di essere un animale sociale, è pur sempre un inguaribile egoista.

    Infatti, soprattutto a livello terracqueo, dietro la manipolazione della storia, della religione, della scienza e della cultura in generale, si possono intravvedere sempre interessi di parte, del singolo o del gruppo, che finiscono per disegnare una realtà pregna di quelle false informazioni che, di fatto, costringono lo studioso a confrontarsi con artefatti molto simili alle opere teatrali. In altre parole, la ricerca della verità è una perenne lotta contro quella sorta di prestidigitazione mai dichiarata, che sovente porta persino gli stessi ricercatori a manipolare i propri lavori in funzione del risultato voluto o addirittura programmato.

    Per motivi divini e per questioni umane è stato dunque creato un mostro che ha divorato la verità ed ha gettato l’umanità nella tenebra dell’ignoranza; questo è un fatto ormai noto, almeno alle menti illuminate, ma purtroppo in via generale nulla è mai cambiato. Infatti, è rimasto pressoché immutato e legalizzato l’originale e dissennato atteggiamento manipolatorio, tanto che ancora oggi è di uso comune, se non addirittura inevitabile e naturale, lo spregiudicato utilizzo della menzogna istituzionalizzata. E questo purtroppo avviene in politica, per soggiogare le masse, per giustificare le guerre e per garantire privilegi, ma avviene anche nelle religioni e nelle scienze, per ragioni che di poco si discostano da quelle della politica.

    Nel lavoro qui proposto, in piena libertà di analisi e di pensiero e dunque distanti dai prepotenti divieti enunciati nei luoghi di culto o nelle austere aule universitarie, noi vogliamo semplicemente capire. E capire per noi significa essere aperti a qualsiasi verità ci venga rivelata.

    Rifiutiamo dunque a priori di ritenere limpida una storia dell’umanità solamente scritta dai vincitori; ci rifiutiamo di credere ad una religione distorta dagli interessi umani e guardiamo con grande sospetto molte teorie scientifiche, basate su di un’osservazione troppo soggettiva e spesso anche macchiate dal tornaconto economico. Infine, non accettiamo di soggiacere alla pesante mano del potere politico e a quella del censore morale, perché sentiamo forte il desiderio di capire cosa ruota veramente attorno a noi, alla nostra esistenza, alla nostra creazione, alla nostra fine, ma anche semplicemente perché vogliamo capire cosa ci spinge ad essere umani; anzi, troppo umani.

    Rischieremo allora di essere accusati di eresia, quando affronteremo il credo religioso senza palesare la minima soggezione verso il divino, e saremo tacciati d’incompetenza, quando metteremo in dubbio alcune teorie scientifiche che rappresentano un caposaldo per un sistema sociale basato sul profitto a prescindere o tendente comunque a garantire uno status consolidato; e infine, saremo diffidati dal potere politico e morale quando esprimeremo il nostro pensiero in modo libero e a volte persino anarchico. Ma tutto ciò che di negativo la nostra ricerca porterà alla luce, rappresenterà per noi un pregevole riconoscimento, perché qui, in queste pagine, non vogliamo essere condiscendenti con i poteri forti del pensiero umano e pertanto non possiamo che essere gratificati dal fatto che il nostro lavoro possa stimolare una presa di coscienza; fosse anche di semplice rifiuto. E come sovente avviene all’animaletto che per troppo tempo è rimasto prigioniero in gabbia e quindi rifiuta di scappare allorché gli si apre la porticina verso la libertà, noi sappiamo che non è facile buttare nei rifiuti le certezze che dopotutto fanno vivere una vita relativamente tranquilla, anche se per certi aspetti misera, per abbracciare una verità che ai più potrebbe apparire troppo scomoda. Ma sappiamo anche che l’abbraccio tranquillizzante della società perde in progressione il suo calore allorché il benessere economico, fisico e psichico, vengono meno; per questo motivo diciamo che l’uomo dovrebbe essere cosciente che in ogni caso, sempre, tale abbraccio è destinato a svanire miseramente nel medesimo istante in cui la stessa vita ci abbandona o quando gli eventi si presentano irrimediabilmente sfavorevoli e la sicurezza sociale si congeda da noi con una poco confortante dichiarazione d’impotenza.

    Ecco, noi consigliamo al lettore di concedersi un approccio alla lettura del nostro lavoro, immaginandosi per un momento di essere solo nel cosmo e abbandonato dal confortante abbraccio della società; lo stimoliamo dunque a cercare risposte alternative, immaginandosi calato suo malgrado in situazioni in cui la medicina fallisce, la politica ritiene di avere interessi in contrasto con i suoi e la scienza gli chiede tempo che purtroppo lui potrebbe non avere più.

    In altre parole, vogliamo semplicemente capire assieme al lettore perché ci troviamo su questa palla di terra che ruota nello spazio e per farlo abbiamo ritenuto significativo poter fondare la nostra analisi del mondo umano cercando in ogni lato del suo sapere; anche scrutando con interesse ciò che scrisse colui che è ritenuto in larghissima maggioranza il più grande portatore d’infamia dell’umanità. Stiamo ovviamente parlando di Giuda e del suo vangelo[2].

    In queste pagine esamineremo quindi attentamente il negativo delle cose e in generale soppeseremo ciò che la maggioranza degli uomini scarta a priori; poi con distacco scruteremo nel buio dei dogmi, liberi dai preconcetti e dalle etichettature che caratterizzano i tabù ritenuti inviolabili, e infine getteremo uno sguardo all’interno delle nostre contraddizioni. Il nostro lavoro sarà dunque condotto senza limiti imposti e in esso verranno analizzati ad ampio raggio i lati nascosti del nostro esistere, come se a farlo fossero menti aliene, chiamate solamente a proporre un punto di vista non umano. Questa, per quanto possibile, sarà la nostra cifra stilistica e rappresenterà in ogni indagine svolta quella musa ispiratrice che ci condurrà a reinterpretare parte del sapere umano.

    Vestiremo allora i panni di attenti riciclatori dei rifiuti del sapere umano e da essi selezioneremo ciò che è ancora utile e trarremo così nuova sostanza e nuova forma. Tuttavia, per tutto quanto fin qui detto in premessa, vogliamo ancora una volta sottolineare che il nostro lavoro s’impone di essere scevro da pregiudizi e quindi come tale dovrebbe anche essere letto; non fosse altro che per approdare a conclusioni diverse da quelle consacrate e che all’evidenza non riescono ancora a rispondere ai prepotenti dubbi che alla fine ogni essere umano è chiamato ad affrontare.

    Vi consigliamo quindi di procedere nella lettura delle pagine che seguiranno con vero distacco, abbandonando di volta in volta la tentazione di fare confronto con il proprio sapere o con le proprie convinzioni, perché ciò che proponiamo non vuole essere una rivelazione sostitutiva o addirittura stimolare una gara tra noi e il lettore; bensì vogliamo solamente proporre un punto di vista alternativo, il più possibile libero da riverenze di ogni sorta, in ossequio all’unica luce che può rischiarare il cammino e che non si chiama Sophia (sapere), bensì è da tutti conosciuta con il nome di Verità, la protetta del dio Thot. Questo perché il sapere può anche essere erroneo, arrogante e fuorviante, ma la verità può servire ad alcuni come stimolo per avviarsi lungo il sentiero del risveglio e ad altri può perfino apparire con la faccia di un mostruoso sconosciuto che prima o poi verrà a bussare alla porta. Tuttavia, siccome è raro e forse addirittura utopistico sperare di raggiungere in una vita una sufficiente parte della verità, anche solo riferendoci alle cose più banali, e tanto meno sarebbe sciocco aspettarci di trovare risposte complete e definitive in un solo libro, noi fonderemo la nostra ricerca sul dubbio e metteremo quindi in discussione tutte quelle certezze che gonfiano a dismisura il sapere e il credo umano. Così, inchinandoci agli insegnamenti di Socrate, noi ammettiamo sin da ora la nostra totale ignoranza verso tutto quanto è indicato come divino e, ritenendo saggio colui che come noi non possiede la verità, ma bensì la cerca, protendiamo l’orecchio verso l’unica fonte d’informazione che sappiamo autentica e che è la voce interiore; la voce del nostro amico daimon.

    Ascoltando con umiltà e sincerità questa voce e solo questa, ci accingiamo ora a meditare sui misteri della vita e della morte, nell’arduo tentativo di risvegliare in noi e nel lettore la reminiscenza sopita.


    Tra i punti chiave della sua concezione filosofica – che fondeva materialismo antico, averroismo, lullismo, neoplatonismo, arti mnemoniche, influssi ebraici e cabalistici – la pluralità dei mondi, l'unità della sostanza, l'infinità dell'universo ed il rifiuto della transustanziazione. Giordano Bruno elabora una nuova teologia dove Dio è intelletto e ordinatore di tutto ciò che è in natura, ma egli è nello stesso tempo Natura stessa divinizzata, in un'inscindibile unità panteistica di pensiero e materia.

    L'8 febbraio 1600, dinnanzi ai cardinali inquisitori e dei consultori Benedetto Mandina, Francesco Pietrasanta e Pietro Millini, è costretto ad ascoltare inginocchiato la sentenza di condanna a morte per rogo; si alza e ai giudici indirizza la storica frase: «Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam» («Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell'ascoltarla»).

    Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il crocefisso, il 17 febbraio, con la lingua in giova - serrata da una morsa perché non possa parlare - viene condotto in piazza Campo de' Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo. Le sue ceneri saranno gettate nel Tevere.

    [1] Giordano Bruno, nato Filippo Bruno (Nola, 1548 – Roma, 17 febbraio 1600), è stato un filosofo, scrittore e ex frate domenicano italiano.

    [2] Il Vangelo di Giuda è un vangelo gnostico che riporta alcune conversazioni tra Gesù e l'apostolo Giuda Iscariota. Questo vangelo presenta Giuda in una prospettiva molto differente, secondo la traduzione preliminare del 2006 della National Geographic Society: il gesto dell'apostolo non fu un tradimento, ma l'esecuzione di un ordine di Gesù stesso, che aveva bisogno di questo atto affinché il corso degli eventi che aveva progettato fosse messo in moto.

    La Religione

    Non fu Gesù il fondatore della nostra religione, la quale fu invece costruita in suo nome da alcuni uomini d’ingegno, e la religione cristiana non è altro che una ragionevole istituzione politica

    Goethe, maggio 1775, discussione della Tesi di Laurea

    L’influenza della religione cristiana ha determinato per molti secoli gli indirizzi socio-politici dell’Occidente, favorendo spesso conflitti di potere, ma anche benedicendo con l’approvazione di Dio molte guerre sante e meno sante; tanto che ancor oggi che il potere temporale della Chiesa si è di molto ridotto, essa tende comunque a conservare un dominio velatamente politico e dichiaratamente spirituale, tale da condizionare ancora la vita sociale all’interno delle maggiori potenze mondiali.

    Una fra tutte, nel nostro lavoro prenderemo in considerazione proprio la religione cristiana, perché la sua azione persuasiva ha lasciato tracce e macerie etico/morali ineludibili nelle menti dei popoli occidentali, ma soprattutto perché questa religione porta con sé gran parte dei dogmi che caratterizzano anche le altre fedi monoteiste. Tuttavia, la nostra indagine non avrà limitazioni penalizzanti, perché quando sarà necessario tratteremo anche questioni legate ad altre religioni; anche se per ragioni di spazio e tempo e di opportunità descrittiva, come si è detto, faremo principalmente riferimento alla religione del Cristo, ritenendo che in essa si possano riscontrare quei grandi indizi capaci di svelare molti lati oscuri della Creazione umana... che a ben vedere sussistono anche nell’ebraismo e nell’islamismo.

    Senza comunque tentare approfondimenti, che sarebbero inutili per la nostra tesi, qui diciamo solo che la religione cristiana ha come propria connotazione principale quella di essere un conforto per gli oppressi, per i poveri e per gli ammalati, ma aggiungiamo che tutto questo zelo caritatevole non sempre corrisponde ad altrettanta specchiabilità comportamentale; perché a dire il vero, i suoi basilari principi morali spesso non sono rispettati nemmeno dai devoti della domenica e, soprattutto, sono stati utilizzati nei secoli in larga misura come pura propaganda. Una propaganda molto attenta a fare proseliti e poco disposta a mettere in pratica i precetti morali divulgati; una propaganda che alla lunga avrebbe screditato completamente il credo cristiano, se non fosse stato per alcuni credenti e prelati che invece hanno dedicato al pensiero del Cristo l’intera vita. Detto questo, bisogna dunque ammettere che nella Chiesa sussistono, in equilibrio apparentemente precario, due grandi poteri: uno è rappresentato dalla fede incrollabile dei veri credenti e l’altro, in contrapposizione formale, è quello sostenuto da coloro che governano tale religione alla stregua di una multinazionale.

    Nulla di nuovo sotto il sole, certo, ma questa brevissima precisazione rappresenta, per il lavoro qui proposto, un fattore importantissimo attorno al quale, come vedremo, ruota gran parte del materiale analizzato. Per il momento ci basta comunque mettere in risalto il fatto che queste due facce della stessa medaglia potrebbero in realtà non essere l’emanazione del medesimo Dio.

    Infatti, per trovare immediate conferme a quanto appena detto basterà osservare in tempo reale, anche con poco impegno intellettuale, come alcuni vertici della Chiesa si prodigano ufficialmente, senza sosta e con ostinata determinazione, nella cocciuta divulgazione del credo cristiano, mentre al riparo dai riflettori, soprattutto nella vita privata, rimangono molto distanti dagli insegnamenti rilevabili nei vangeli. Non è comunque detto che si tratti sempre d’ipocrisia, ma di fatto si può ben capire che da una parte il povero missionario porta il proprio esempio e la propria fede nel mondo dei miserabili, mentre dall’altra gli alti prelati passano il tempo ad accumulare ricchezze, peraltro ostentandole con opulenza, come se la parola del Cristo non riguardasse loro... forse, aggiungiamo noi, perché prigionieri della convinzione di essere ministri del vero Dio e come tali manlevati dalle umane miserie.

    In questo senso la ricchezza dei vertici della Chiesa, ancora oggi pesantemente ostentata, rivela già una chiara distorsione teologica e ne rappresenta un insanabile peccato di egoismo. Ma le distorsioni in casa cristiana non finiscono con l’accusa di egoismo perché, come la storia ci insegna, in questa religione sussiste anche molta voglia di dominio, resa palese da quei secolari scontri teocratici che alla fine hanno portato alla formazione dei vari credo, tra i quali vorrebbe comunque emergere per autenticità quello cattolico. Come dire, per semplicità, che dietro la forzata convivenza di troppi porporati sono nati dapprima silenti e poi scoppiettanti quegli importanti contrasti ideologici che hanno prodotto ferite insanabili nella Santa Madre Chiesa.

    Semplici giochi di potere che, data l’evidente pretesa cristiana di rivestire il ruolo di autentica detentrice del pensiero del presunto unico Dio, ci fanno ancora una volta dubitare che tale pretesa provenga realmente da quella matrice divina che starebbe alla base del loro credo. Comunque, in ogni caso e fuori dalle ecclesiastiche dispute terrene, tali contrasti per noi indicano null’altro che dissidi umani semplicemente tesi a conquistare o a detenere il predominio sulle anime e spesso anche sulle menti e sui loro patrimoni economici. Per il momento ci dichiariamo quindi apertamente scettici nei confronti dei rappresentanti terreni del Cristo e qui confermiamo che intravediamo poco di divino nella religione scritta dagli uomini. Ma attenzione, perché essere scettici non significa essere per forza anche atei.

    La religione cristiana, com’è risaputo, poggia in gran parte su dogmi insondabili e, grazie a queste criptiche emanazioni divine, in passato ha preteso e imposto il rispetto del proprio credo con ogni mezzo… certamente con buone dosi di astuzia e sovente senza disdegnare l’uso della forza, al pari di qualsiasi altro potere molto, molto terreno; basti pensare che lo stato del Vaticano abolì la pena di morte solamente verso la fine del secolo scorso. A noi piace allora immaginare cosa avrebbe pensato il Cristo di questo vezzo molto umano di giudicare e uccidere anche e soprattutto per un reato di opinione; ed è per questo motivo che si rafforza in noi, passo dopo passo, l’ipotesi che i vertici della Chiesa non traggono ispirazione morale da quel Dio che il Messia predicava.

    Come abbiamo già accennato, è comunque importante non dimenticare che nel mondo sussistono molte altre religioni e soprattutto è saggio ricordare che ciascuno dei fedeli, dei seguaci, degli adepti o dei credenti di queste religioni, ritiene di essere nel giusto e quindi di essere il testimone della vera parola di Dio o degli dei. In ogni caso si tratta sempre di convinzioni rispettabili, anche se non condivisibili, perché derivano da principi radicati nel profondo degli individui al punto da renderne doloroso qualsiasi tentativo di estrazione; sono convinzioni che comunque non dovrebbero mai essere lasciate a disposizione dell’opera demolitrice di estemporanei sciamani o di esaltati predicatori che, con libera iniziativa e senza né arte né parte, sono sempre pronti a propinare nuove verità assolute. Invece, per il nostro modo di vedere, nella pratica religiosa dovrebbero essere sempre ammessi i dubbi; perché anche se allontanano dalla dottrina, essi possono aiutare a rompere le catene dell’inganno.

    Ecco perché, fatta salva la libertà di opinione e quella di poter mettere in evidenza le incongruenze, nessun uomo dovrebbe permettersi di screditare o deridere il pensiero religioso altrui e neppure tentare con il misticismo di fare proseliti o di cercare spettatori paganti; perché nel campo divino, a ben vedere, ognuno di noi, se è vero che porta dentro almeno il progetto dei propri creatori, dovrebbe poter riconoscere in piena autonomia la strada spirituale da intraprendere.

    Dunque, nessuna pretesa di condizionamento sarà malignamente celata nelle pagine di questo lavoro, perché la nostra vuole essere semplicemente un’analisi obiettiva e priva di dogmi e, in tal senso, ci pare di palesare fin troppo apertamente il desiderio di infondere nelle menti solo la voglia di riscoprire la verità; fosse anche diversa da quella della maggioranza. Semplicemente, su queste pagine forniamo un punto di vista nuovo, un codice sorgente aperto e libero da copyright divini, e lasciamo di buon grado a chiunque la possibilità di manipolarlo, modificarlo, stravolgerlo come meglio piace o soddisfa; perché ogni uomo nell’arco della propria vita dovrebbe avere almeno un’opportunità di poter imparare a camminare con le proprie gambe. Poi, se tutto ciò risulta invece troppo faticoso, pericoloso o dispendioso, le porte delle chiese, delle sinagoghe, delle moschee, dei conventi e dei santuari, sono sempre aperte per il ritorno delle pecorelle smarrite.

    Detto ciò, prendiamo atto che la Terra ha conosciuto religioni più antiche di quella cristiana, basate anch’esse su storie fantastiche, miracoli, dogmi e leggende, e di rimando

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