Francesco. Il papa della povertà e del cambiamento
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Francesco. Il papa della povertà e del cambiamento - Francesco Maria Provenzano
Francesco Maria Provenzano
FRANCESCO
Il Papa della Povertà
e del Cambiamento
Proprietà letteraria riservata
© by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy
Edizione eBook 2013
Isbn: 987-88-6822-052-5
Via Camposano, 41 - 87100 Cosenza
Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672
Sito internet:www.pellegrinieditore.com - www.pellegrinilibri.it
E-mail: info@pellegrinieditore.it
I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.
a Maria Teresa e Jean Carmel
Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi’ Signore cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.
(Dal Cantico delle Creature, di San Francesco d’Assisi,
testo in volgare umbro XIII sec.)
Altissimo, onnipotente, buon Signore,
a te spettano le lodi, la gloria, l’onore e tutte le benedizioni.
A te soltanto, Altissimo, si confanno,
e nessun uomo è degno di pronunciare il tuo nome.
Laudato sii, mio Signore, con tutte le creature,
specialmente messer fratello sole,
che dà la luce del giorno e per mezzo del quale tu ci illumini.
Esso è bello e irraggia con grande splendore:
di te, Altissimo, ci presenta un simbolo.
(San Francesco d’Assisi)
PREFAZIONE
"In questi tempi sono necessari forti amici di Dio. Così nel XVI secolo Santa Teresa D’Avila, nella sua opera
Vita", descriveva il difficile momento storico che stava vivendo. Un momento di incertezza e confusione dovuta alla riforma protestante di Lutero. Le parole di Santa Teresa risultano oggi più che mai attuali, se pensiamo al bivio davanti al quale si trova oggi l’Europa. E siamo grati di avere avuto un una padre come Papa Benedetto XVI, e di essere sostenuti nella fede oggi dal nuovo Papa Francesco. La
gioia e la commozione che hanno accompagnato l’elezione di Jorge Mario Bergoglio al Soglio Pontificio si uniscono alla gratitudine per il nome da lui scelto, Francesco, per lo spirito di umiltà e di semplicità con cui si appresta ad affrontare le sfide che la Chiesa cattolica e il mondo intero stanno vivendo in questo momento. Dopo Papa Benedetto, grande interprete della modernità, abbiamo una guida sicura nella sua missione di testimone di Cristo, unica vera ricchezza del nuovo Pontefice. Francesco, nei suoi primi piccoli, ma già tremendamente significativi gesti di inizio pontificato, ci ha già rapiti e rassicurati che guiderà e servirà con coraggio la Chiesa in un momento storico particolare. È un momento storico particolarmente incerto per il significato del ruolo della politica nel mondo ed in particolare in Italia. Nelle parole che il Cardinal Bergoglio ha pronunciato in diverse occasioni, ma in particolar modo durante il Te Deum
del 25 maggio 2012, chi fa politica trova un contributo inestimabile, per andare a fondo del senso e della missione di chi gestisce la cosa pubblica. Il potere come ideologia unica è una follia menzognera e dannosa che impedisce la realizzazione del progetto di Nazione. Il dialogo e la ricerca della verità che ci spingono a costruire un progetto comune implicano ascolto, rinunce, riconoscimento degli errori, accettazione dei fallimenti e degli equivoci. Implicano di accettare la debolezza. Però diamo sempre l’impressione di agire al contrario: gli errori sono commessi dagli altri e sicuramente dall’altra parte. Se i pregiudizi ideologici deformano lo sguardo sul prossimo e la società secondo le proprie sicurezze e paure, il potere fatto ideologia unica accentua il fuoco persecutorio e pregiudiziale per cui tutte le posizioni sono schemi di potere e tutti vogliono dominare sugli altri. In questo modo si erode la fiducia sociale che è radice e frutto dell’amore
.
Purtroppo viviamo in un tempo in cui la politica sta manifestando parecchi di questi difetti. Senza volermi tirare fuori da responsabilità di alcun tipo, vorrei che queste parole rimbombassero in questi giorni nelle aule parlamentari italiane. Vorrei che tutti quanti, tutte le forze politiche alzassero per un attimo lo sguardo e cercassero di spogliarsi il più possibile da quell’ideologia per il potere di cui parlava Jorge Bergoglio.
Per compiere questo passo, così come la Chiesa, attraverso la scelta di Francesco compie un ulteriore passo verso l’essenziale della nostra vita, vale a dire Gesù Cristo, auspico che anche la politica riesca a recuperare quell’essenza senza la quale rischia di implodere e di mandare a fondo l’intero paese. Solo paragonando tutto quello che la
Chiesa dice, ma anche tutto quello che dicono gli altri, con quel complesso di esigenze e di evidenze che caratterizza il nostro cuore, il nostro desiderio di verità, di bellezza, di giustizia, il nostro volere che le cose vadano bene, avremo la speranza di un destino buono per le generazioni presenti e future.
Ma anche quello che è considerato il motto del nuovo Pontefice costituisce un atteggiamento determinante: Miserando atque eligendo
(guardò con misericordia e lo scelse), che spiega l’atteggiamento di Gesù verso il pubblicano, considerato da tutti un pubblico peccatore.
Perché quello che cambierà le cose non è il conflitto, non è la "politica nell’ideologia", ma "la politica nella verità", che è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera.
Senatore Mario Mauro, Ministro della Difesa
PREMESSA
Ho seguito questo conclave nelle vesti di giornalista accreditato e mi trovavo in Piazza San Pietro, quando alle ore 19 di mercoledì 13 marzo 2013: fumata bianca dal comignolo della Cappella Sistina. Ore 20 l’annuncio del protodiacono francese Jean Louis Tauran ai fedeli dalla loggia della Basilica: Annuntio vobis gaudium magnum Habemus Papam Georgium Marium Bergoglio qui sibi nomen imposuit Franciscum: il successore di Benedetto XVI, 266° successore di Pietro, è il cardinale Jorge Mario Bergoglio, 76 anni, gesuita, arcivescovo di Buenos Aires, originario di famiglia italiana. Ha scelto di chiamarsi Francesco, il primo papa con questo nome nella storia della Chiesa. La folla di fedeli radunata in Piazza San Pietro ha accolto con un’ovazione la notizia dell’elezione, al grido Viva il Papa!
. Le campane della basilica di San Pietro hanno poi suonato a festa per annunciare la scelta del successore di Benedetto XVI, giunta al quinto scrutinio del Conclave cominciato il 12 marzo. Le campane di migliaia e migliaia di chiese in tutta Italia e poi in mezzo mondo si sono sciolte suonando a distesa. La fumata bianca è stata vista in diretta da milioni di persone in tutto il mondo, e la notizia dell’elezione del nuovo pontefice è stata data in breaking news
da tutti i network.
Nella lunga attesa, la star di tutte le dirette tv è stata il gabbiano che si è appollaiato sopra il comignolo che veniva costantemente inquadrato. Prima di fare la sua comparsa dal balcone di San Pietro, il nuovo papa, dopo aver accettato l’elezione, è entrato nella Stanza delle lacrime
per la vestizione si è raccolto in preghiera nella Cappella Paolina. Poi il breve discorso alla folla. E ha subito conquistato le simpatie della massa di fedeli raccolte in piazza San Pietro e, probabilmente, di quanti lo hanno visto e sentito parlare in tv: con modestia, con umiltà, con semplicità si è rivolto a tutti, invitandoli a un minuto di silenzio, e poi ha detto: "Prima che sia io a benedirvi, vi prego di chiedere voi al Signore la benedizione per me".
Debbo confessare che l’elezione di questo nuovo papa mi ha particolarmente emozionato e per me resta un’emozione davvero indimenticabile e profonda e aggiungo che ogni giorno che passa lo adoro sempre di più, perché lo sento come uno del popolo, uno di Noi.
Papa Francesco genera e ci fa provare una sensazione emotiva intensa ed unica, che nasce dalle cose semplici e limpide e con i suoi gesti spontanei ci trasmette un messaggio di vero Pastore. Ormai coinvolge e avvicina tutti quotidianamente. Tornando a casa, ho trascorso la notte in bianco, perché sono stato letteralmente colpito da questo uomo umile, riservato, carismatico, che nel suo discorso ha evidenziato una semplicità grandiosa, supportata, però, da una forte personalità. Soffermandomi molto su questa figura sconosciuta ai molti credenti e praticanti come me, sono stato coinvolto, anzi direi rapito, e non vi nascondo la mia gioia e nello stesso tempo la paura, perché ho sentito dentro di me come una voce che mi diceva: Devi scrivere di questo papa
e con grande umiltà e, devo dirvi, con grande responsabilità mi cimento in questo mio saggio, invocando il Signore che mi guidi in questa mia avventura letteraria, con l’auspicio di riuscire a scrivere di questo Pontefice in una maniera semplice, ma comprensibile ai molti lettori che avranno la pazienza di leggermi.
C’è da aggiungere che papa Francesco dovrà affrontare durante il suo Pontificato molte sfide: il ridimensionamento della potente Curia romana, su cui pesa il dossier Vatileaks, il rinnovamento della Chiesa per salvare i valori della fede, il ritorno alla spiritualità, la riforma istituzionale, il dialogo con le altre religioni, principalmente con l’Islam. Nella sua azione il 266° successore di Pietro si poggerà sui seguenti pilastri: la povertà, la semplicità, l’umiltà, il rigore e il cambiamento, che saranno i cardini del suo cammino pontificale.
Sui valori della fede insisteva molto anche Benedetto XVI.
Nel suo libro Al cuore della fede. Il mio cristianesimo Joseph Ratzinger scriveva che la fede cristiana «è qualcosa di più di un’opzione per un fondamento spirituale del mondo». Nelle riflessioni raccolte nel volume, il teologo Ratzinger inizia con il mistero di Dio, il destino di Cristo, la speranza e l’amore-carità, per poi terminare con l’immortalità e la resurrezione dei morti, la Chiesa e la sua struttura di santità e, nello stesso