God save the drag queen: Dall'officina al palco, un viaggio memorabile tra arte, piume e paillettes
Di Sara Perro
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Info su questo ebook
Sì, perché la drag non è un fenomeno da baraccone ma un'artista vera che canta, recita, fa cabaret e che ci mette tutto il suo impegno, talento ed estro artistico. Sara Perro, giornalista, parte dalla provincia di Torino per raccontare le storie di 3 drag - Barbie Bubu, Kelly Clackson e Maga Mela - per poi arrivare fino a Torre del Lago Puccini dove si svolge ogni anno Miss Drag Queen Italia.
Perché il mondo drag è fatto di associazioni sindacali, lavoro e preparazione. Ma anche di vite comuni divise tra il palco e l'officina, tra la spesa al supermercato e i fan, tra pregiudizi e accettazione in famiglia.
Un reportage unico, scorrevole e divertente per immergersi in un mondo super glitterato di ragazzi che si divertono alla grande!
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Anteprima del libro
God save the drag queen - Sara Perro
© 2015 Zandegù di Marianna Martino
ISBN 978-88-89831-53-3
Copertina di Davide Canesi
Le foto sono di Sara Perro
www.zandegu.it
info@zandegu.it
facebook.com/zandegu
@Zandegueditore
instagram.com/zandegueditore/
God save the drag queen
Dall’officina al palco,
un viaggio memorabile
tra arte, piume e paillettes
Sara Perro
[Zandegù]
God save the drag queen.
Se volessi fare la drag queen avrei già un nome: Anita Vicì.
L’ha inventato per me una delle regine che ho incontrato, sostenendo che avevo la capacità di infilarmi dappertutto come il noto prodotto per la pulizia dei gabinetti: l’Anitra WC, appunto.
Prima un nome, poi si vedrà. Di solito non succede così: c’è una scommessa, un gioco, qualcosa che scatta. C’è la voglia di stare insieme, di prendersi poco sul serio, perché nel mondo delle drag queen ci si diverte davvero.
Per qualche motivo poi si continua, si crede di poter abbandonare il proprio personaggio e invece si va avanti, semplicemente. Poi, solo a questo punto, viene il nome.
Di facile, in realtà, c’è poco: bisogna imparare a truccarsi, a vestirsi, a «costruirsi». Un lavoro per alcuni, per tanti un hobby.
Anita Vicì è solo un nome. Ci deve essere ben altro dietro.
Per capire ci si deve mettere comodi, senza pregiudizi e seguire lo spettacolo.
Lasciarsi illuminare dalla luce riflessa dalle paillettes e iniziare a vedere.
Una Barbie (Bubu) per amico.
Tutti guardavano nella sua direzione. Per la prima volta si sentiva al centro dell’attenzione. Con il vestito cucito apposta per l’occasione, la parrucca, l’andatura regale ancora un po’ traballante sui tacchi.
Era lì per vincere i mille euro in palio e finanziare il suo sogno di frequentare un corso di teatro.
Con addosso le vecchie tende che la zia gli aveva chiesto di buttare, era il più originale dei personaggi presenti.
«Quella sera ho vinto ed è nata Barbie Bubu. Non me ne sono più separato».
Dario entra in casa e posa la borsa del weekend sul divano. Ha appena finito il turno nella carrozzeria di famiglia, dove lavora come meccanico, e non ha trovato il tempo di disfare il bagaglio dell’ultimo fine settimana fuori.
Attorno è un caos di colori, lustrini,