Il Principe, il Mago e la città della Gioia: Una Fiaba per la Nuova Era
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Il Principe, il Mago e la città della Gioia - Grazia Catelli Siscar
Ringraziamenti
I - IL RE CATTIVO E IL CONTAGIO DELL’ODIO
C’era una volta, tanto tempo fa, un regno ai confini del mondo, talmente sperduto che non era nemmeno segnato sulle carte geografiche. Talmente lontano dagli altri centri abitati della Terra che bisognava viaggiare a lungo per raggiungerlo.
Il re cattivo
Tuttavia era al tempo stesso irraggiungibile, perché nessuno sapeva dove fosse. Le vicende di come e perché diventò il luogo più isolato del pianeta sono narrate in questa storia.
Molte lune prima di diventare un regno sconosciuto, il piccolo reame confinava con altre terre di ponente, e le persone andavano e venivano per il commercio e per tutte quelle attività che fanno viaggiare gli uomini. I cittadini erano individui comuni, una varietà di esseri umani come ce ne sono ovunque: buoni, meno buoni, lestofanti e delinquenti.
Un giorno salì al trono, ancora giovanissimo, un re cattivo. Molto cattivo. E questo cambiò le cose.
Governati a lungo da un sovrano ingiusto e violento, negli anni anche i sudditi divennero persone cattive. A poco a poco il regno si trasformò in un covo di furfanti, gente egoista, senza onore e priva di compassione. I crimini commessi divennero talmente efferati che nessuno osava tramandarne la memoria.
Vedendo quella comunità sprofondare sempre più nel buio, l’arcangelo Hasherayel, responsabile dei paesi occidentali, prese una tremenda decisione e trasportò il regno lontanissimo, nell’angolo meno accessibile del mondo. Era necessario isolarlo affinché la cattiveria e il disonore, al pari di una terribile malattia infettiva, non contagiassero il resto dell’umanità.
L’arcangelo Hasherayel
Quando il re malvagio raggiunse le soglie della vecchiaia, e oramai non ci sperava più, la regina gli diede un figlio. Il principino fu chiamato Jonathan, e come sempre si conviene in queste occasioni – e anche perché la nascita di un erede attesa così a lungo sembrava un miracolo – per il battesimo fu allestita una grandiosa cerimonia.
Il regno era isolato dal resto della civiltà e la bella notizia non poteva raggiungere i castelli di altre monarchie per invitare principi, re, regine e cavalieri, persone di alto rango insomma. Il sovrano pretese quindi la partecipazione del popolo. I suoi funzionari mandarono messi di casa in casa per controllare che ogni cittadino, anche il più povero, si presentasse alla cerimonia degnamente vestito. Quella fu la sola occasione nella quale il re si dimostrò generoso: i poveri ricevettero abiti, calzature e cappelli degni della migliore nobiltà. Tutto doveva essere piacevole e bello al battesimo del tanto atteso erede al trono!
Una schiera di servitori aveva imbandito l’immenso tavolo nella sala delle feste, lungo almeno quindici metri, con vassoi di cibo altrettanto smisurati.
Le cuoche reali si erano invece date da fare giorno e notte ai fornelli, in mezzo a un frenetico andirivieni di garzoni carichi di vini, ortaggi e carni. I fagiani, le galline, le faraone e i polli erano stipati ancora vivi dentro una gabbia in attesa di finire arrosto (naturalmente nessuno aveva detto loro quale sorte li attendesse, però gli animali sentivano prossima la morte quindi starnazzavano come matti). Insomma, una montagna di cibo, ma d’altra parte il banchetto doveva sfamare un regno intero!
Oltre ai fastosi spettacoli dentro il palazzo, c’erano attrazioni a ogni angolo, strada o piazza della città: mangiafuoco che sputavano lunghe fiammate, uomini in equilibrio su altissimi trampoli, teatrini colorati con burattinai che inscenavano divertenti storielle. Tuttavia chissà se la gente si divertiva davvero, sapendo che al mangiatore di fuoco potevano mozzare la lingua se per disgrazia avesse sbruciacchiato la manica di qualche ricco mercante tra il pubblico, che all’uomo dei trampoli sarebbero state tagliate le gambe se malauguratamente fosse inciampato e caduto, o messi alla gogna i burattinai se le loro scenette non fossero piaciute a un nobile di passaggio! Come sempre quindi – persino durante le feste – si respirava nel regno una brutta aria, carica d’ingiustizia e di paura.
Il regno in festa per la nascita del principino
Il re invece se la