Dialoghi con la Morte: Tutto ciò che avreste voluto sapere sull’Aldilà
By Gehring Slavy and Imma Lucà
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Dialoghi con la Morte - Gehring Slavy
Gehring
PREFAZIONE DI SLAVY GEHRING
9.10.2013
Non potrò mai dimenticare questa data. A Mosca, in Russia, a distanza di più di tremila chilometri dalla Svizzera, paese in cui vivo attualmente, è morto mio padre.
Quel giorno stavo lavorando nel mio centro e avevo alcune consulenze private da fare. La mattina, dopo aver accompagnato il mio primo cliente alla porta, desiderai fortemente chiamare mia sorella per chiederle come stesse nostro padre che, da qualche giorno, era ricoverato in ospedale. Immediatamente in risposta al mio pensiero, squillò il telefono: era mia sorella che mi comunicava che papà si trovava in sala operatoria. Non potei fare altro che sedermi per qualche istante e mandargli la guarigione, così come facevo sempre da quando si era ammalato. Questa volta, però, capii che qualcosa non funzionava. L’energia della guarigione non riusciva ad arrivare al destinatario nonostante avessi invocato nel processo tutti i miei aiutanti del mondo spirituale.
A un certo punto, nella mia mente, mi apparve il volto della mia bisnonna trapassata tanto tempo fa, quando ero ancora una bambina. Pensai fosse arrivata per darmi una mano, invece si limitò a guardarmi con un dolce sorriso senza fare nulla per aiutarmi. Aprii gli occhi completamente insoddisfatta del mio lavoro. Va bene, – pensai – finisco la seduta con il mio prossimo cliente e poi riprovo di nuovo.
E dopo un paio di ore arrivò una telefonata di mia madre: il papà non c’era più.
Dio!
– gridai con tutto il mio dolore –. Sono sempre stata al tuo servizio! Ho aiutato molte persone e per una volta che ti ho chiesto di mandare la guarigione a mio padre tu non c’eri per me. Dov’è la tua generosità? Dov’è il tuo amore? Perché nessuno dei miei aiutanti spirituali mi ha avvertito che oggi il papà se ne sarebbe dovuto andare? Perché non ho percepito niente a riguardo? Come ho potuto non sentire una cosa del genere? Mi hai tolto le capacità medianiche proprio nel momento in cui ne avevo più bisogno!
Non capivo più niente. Ebbi soltanto la forza di chiamare mio marito che, immediatamente, arrivò al centro con un biglietto aereo per Mosca e mi accompagnò all’aeroporto.
Nel giorno del funerale il tempo era splendido e l’autunno cercava di mettere un po’ di colori anche nella mia Anima. Il sole scaldava il mio viso asciugandomi le lacrime e un vento leggero mi accarezzava dolcemente ricordandomi il tocco amorevole di mio padre.
Era tutto finito… Solo in quel momento mi resi conto che lui non avrebbe più fatto parte del mio presente e non ci sarebbe stato nel mio futuro. Solo il passato ci avrebbe legati. Solo il passato…
Ero troppo sconvolta dalla situazione per capire ciò che era ovvio: lo Spirito di mio padre sarebbe rimasto per sempre con noi, la sua Anima non avrebbe mai abbandonato la nostra famiglia. Ma Dio, quanto ci mancava la sua presenza fisica.
Dato che lavoro da molti anni con la medianità ho sempre pensato che sarei stata pronta ad affrontare una situazione del genere e che avrei avuto dentro di me forza e saggezza. Allora perché mi sentivo così combattuta? Percepivo la presenza dello Spirito di mio padre ma, allo stesso tempo, avevo paura di entrare in contatto con lui. Sentivo la sua confusione e tutto il suo dispiacere per quel trapasso inaspettato e questa sapienza mi faceva stare terribilmente male.
Dal giorno in cui lui se ne andò, io spensi consapevolmente la mia radio
medianica e non cercai la comunicazione neanche con i miei aiutanti spirituali. Mi immersi nel mio dolore terreno e il mio corpo rispondeva a me con il dolore fisico. Non volevo più sentire la voce del Mondo dello Spirito perché credevo mi avesse tradita.
Non potevo credere che mio padre fosse destinato a morire così presto.
Il destino… dicono che siamo proprio noi stessi a deciderlo, che siamo stati dotati di libero arbitrio per poter scegliere come vivere la nostra vita. Ma chi sceglie quando dobbiamo morire? Davanti a questa forza siamo tutti impotenti. Speravo soltanto che le guarigioni che gli avevo mandato durante la sua malattia e le nostre preghiere potessero almeno prolungare la sua vita di qualche giorno e alleggerire il suo trapasso. Ho capito che anche se tutto il mondo avesse pregato per la sua sopravvivenza, lui se ne sarebbe andato comunque perché ormai era giunta la sua ora.
Intuitivamente sentii che il Mondo dello Spirito stava cerando di dare le risposte a tutte quelle domande che mi passavano nella testa nel momento della mia folle disperazione, ma era ancora troppo presto per dargli ascolto.
Alcuni giorni dopo il funerale di mio padre, piano piano, cominciai a reagire alla realtà. Guardando fuori dal finestrino dell’aereo che mi portava via da Mosca, percepii l’energia della mia Guida spirituale che dolcemente stava cercando un contatto con me. Chiusi gli occhi e finalmente mi diedi il permesso di ascoltarla.
E mi disse soltanto…
Quel giorno non sei riuscita a percepire che tuo padre sarebbe andato perché la voce della Speranza era più forte di quella della Morte.
Il tempo passava ed io ricominciai a lavorare come sempre, dando i corsi e facendo le sedute private, ma dentro di me era cambiato qualcosa. Una volta, chiacchierando con una mia amica, le dissi in maniera provocatoria:
Se è vero che la Morte ha la voce, vorrei tanto farle un paio di domande.
Non immaginavo che quelle mie parole sarebbero state prese sul serio.
Qualche giorno dopo, di mattina, mi svegliai molto presto. Avevo ancora un’ora di tempo prima di dovermi alzare e cominciare la mia giornata da insegnante nella scuola di parapsicologia. Per incrementare le mie energie decisi di fare una breve meditazione. Stranamente feci molta fatica a concentrarmi perché percepivo un’energia sconosciuta che in modo molto evidente cercava di attirare la mia attenzione. Decisi di prestare ascolto al nuovo ospite spirituale e, incuriosita, mandai la mia consapevolezza verso il suo richiamo. Un vortice d’energia fortissima mi portò in un luogo buio, era come se qualcuno avesse spento la luce e cancellato tutti i colori. Il mio corpo si irrigidì, al punto tale da non poter più neppure muovere un dito. Questo, tuttavia, non mi impedì di percepire centinaia di sensazioni diverse che si susseguivano senza sosta: sensazioni di paura e, allo stesso tempo, di invisibile affetto, simile a un dolce abbraccio. L’energia che mi avvolse dalla testa ai piedi mi immobilizzò fisicamente, il mio cuore batteva a mille, e per capire meglio cosa mi stava succedendo domandai mentalmente: Chi sei? Non mi piacciono i tuoi scherzi.
La risposta fu immediata e sorprendente: Sono la Morte. Volevi parlarmi…
Titubante le domandai se fosse venuta a prendermi, ma lei si limitò a mostrarmi il sentiero della mia vita per indicarmi che ero solo a metà strada e che il mio momento non era ancora arrivato.
Allora perché sei qui?
– le chiesi.
Sono disposta a rispondere a tutte le tue domande.
Per tutto il giorno queste parole mi girarono per la testa. Pensai, alla fine, che non sarebbe capitato nulla di male se per una volta avessi provato ad entrare in contatto con la Morte e ascoltai ciò che aveva da dirmi. Si trattava semplicemente di un esperimento… ne avevo già fatti molti altri durante la mia vita medianica. Per me, una ricercatrice del paranormale, sarebbe stata un’ulteriore avventura. Sarebbe davvero stato un peccato perdere un’occasione del genere! L’unica cosa che mi bloccava un po’ era la paura di non sapere come sarebbe potuto finire il nostro incontro, vista la reazione che aveva avuto il mio corpo nel contatto con la potente energia della Morte. Mi faceva anche paura l’idea di rimanere con lei da sola. Inoltre, ragionando razionalmente, mi resi conto che se le avessi parlato durante la meditazione, non mi sarei più ricordata tutta la conversazione e non avrei neppure potuto trascrivere il nostro discorso. Convenni che la Morte avrebbe dovuto parlare attraverso di me, proprio come faccio con le Guide durante le sedute private di channeling e poi registrare tutto su dittafono. Ma come avrei potuto intervistarla nello stato di trance? Mi sarebbe servita una terza persona.
Imma! Ma certo! Avrei dovuto chiedere alla mia amica medium Imma Lucà di essere presente alla seduta. Lei avrebbe potuto fare delle domande alla Morte, registrare la nostra conversazione con un dittafono e poi avremmo trascritto tutto. La sua presenza, inoltre, mi avrebbe sicuramente trasmesso un po’ di calma. Ero certa di potermi fidare di Imma in questa faccenda così delicata e lei avrebbe di sicuro saputo cosa fare se, per caso, avessi avuto delle difficoltà durante la seduta.
Il mio intuito mi diceva che in futuro ci sarebbero state molte altre interviste con la nostra Ospite particolare e che Imma ed io avremmo scritto un libro a riguardo. Dato che ne avevo già pubblicati quattro, questa intervista rappresentava per me nuovo materiale per creare un altro testo. Era necessario però capire se la mia amica sarebbe stata disposta a partecipare al gioco.
Senza perdere altro tempo le telefonai e lei, con grande entusiasmo, accettò subito la mia proposta.
In quel preciso momento percepii la presenza di mio padre. Mi guardava con un sorriso un po’ confuso e mi chiese:
Tesoro, perché lo fai?
Le lacrime riempirono i miei occhi ed io gli risposi: Per te, papà.
Per alcuni mesi abbiamo intervistato la Morte. Lei ha parlato attraverso di me, ma rendeva partecipe anche Imma di tutte le sensazioni e gli argomenti che affrontavamo. Siamo diventate quasi tre amiche, anche se la Signora Morte, giustamente, ha sempre mantenuto una certa distanza. Sentivamo la mancanza della nostra Ospite quando, a causa dei nostri impegni lavorativi, passavano alcune settimane da una seduta all’altra.
Vi racconto brevemente in che modo si svolgevano le nostre interviste. Eravamo sempre nel mio centro Intuizia. Ci sedevamo una di fronte all’altra ed io entravo in contatto con la Morte attraverso lo stato di trance. La nostra Ospite, però, non mi lasciava mai cadere nello stato alterato di coscienza profondo perché voleva che anch’io l’ascoltassi con una parte vigile della mia mente. Il compito di Imma era quello di rimanere lucida completamente per poter annotare tutto ciò che succedeva attorno a noi durante la canalizzazione, fare delle domande alla Morte e alla fine della seduta trascrivere la registrazione inserendo nel testo le sue osservazioni. Tutte le interviste sono state trascritte in prima persona da Imma per rendere i lettori partecipi alla seduta.
Cosa posso aggiungere? Sono stata molto sorpresa dei temi trattati durante le interviste. So di certo che alcuni lettori metteranno in dubbio molti argomenti perché non rientreranno nei loro schemi mentali, nelle loro convinzioni e nelle loro credenze personali. Considerate tutto ciò che leggerete semplicemente come un altro punto di vista sulla morte, come un’altra teoria tra le molte esistenti. Imma ed io non abbiamo alcuna pretesa che voi consideriate questo libro la verità assoluta. Si tratta di un ulteriore spunto per la riflessione.
PREFAZIONE DI IMMA LUCÀ
Ricordo come fosse ieri quella mattina in cui ricevetti la telefonata di Slavy che, tutto d’un fiato e con una naturalezza incredibile, mi disse:
Ciao, che ne dici di scrivere insieme un libro sulla Morte? Potremmo intervistarla.
Lì per lì rimasi in silenzio perché nella vita mi sarei aspettata tutto, fuorché una proposta del genere. Un’intervista alla Morte? Ci pensai per una frazione di secondo e subito mi sentii avvolgere da una strana energia. Ero sommersa da mille emozioni e avvertivo anche un brivido di paura: chi non si spaventerebbe davanti alla Morte? Un conto è parlare con i morti, un altro è affrontare la Morte in persona; proprio quella Signora che ho temuto per molto tempo e con la quale ho discusso, nella mia ingenuità di bambina, incolpandola per aver portato via persone buone che a parer mio meritavano di vivere ancora. Di slancio, però, risposi di sì senza neppure sapere che cosa avrei vissuto. In fin dei conti mi occupo di medianità e quindi non avrei di certo potuto perdere l’occasione di sperimentare e conoscere la Morte da vicino!
Incominciai a riflettere su quali domande fossero adeguate ad un’ Ospite così importante e mentre pensavo ripercorrevo un po’ la mia vita, soprattutto i miei periodi bui e di dolore, nei quali ho avvertito accanto a me la Sua presenza tanto da provarne persino paura. La prima domanda che mi balenò in mente fu: Perché sei venuta bruscamente a farmi visita in ben due occasioni e non mi hai mai portata via con te?