L'albero della speranza e l'amore perduto
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L'albero della speranza e l'amore perduto - Francesco Dessì
FRANCESCO DESSì
L’ALBERO DELLA SPERANZA E L’AMORE PERDUTO
AmicoLibro
Francesco Dessì
L’albero della speranza
e l’amore perduto
Proprietà letteraria riservata
l'opera è frutto dell’ingegno dell'autore
© 2015 AmicoLibro
via Oberdan 9
75024 Montescaglioso (MT)
www.amicolibro.eu
info@amicolibro.eu
Prima Edizione
finito di stampare nel mese di settembre 2015
A Enrico Stefano
Prefazione
In quest’opera si raccontano il dolore e la fatica di chi deve avere il coraggio di guardare altrove affrontando il nuovo, e il dolore di chi resta cambiando la propria vita.
La ricerca di Pietrino sarà un affannoso cammino verso quell’amore che gli è stato negato, e di cui sente lo strazio nel cuore ogni volta che la vita gliene risveglia il ricordo.
L’andare via e il rimanere, per lui, sia dalle persone che dai luoghi in cui vive, saranno esperienze dolorose ma necessarie, che faticosamente nel tempo lo aiuteranno a ritrovare un equilibrio.
Perché appunto, le esperienze di rottura, di separazione, di strappo, saranno una costante sin dal primo giorno in cui Greca, sua madre, lo concepirà.
Ecco quindi che ancora una volta, Francesco Dessì, ripercorrendo un passato che in fondo non è tanto lontano, ci riporta in Sardegna, a Capoterra, coinvolgendoci in un continuo ed emozionante cammino attraverso il sentimento.
Carmen Salis
Capitolo Primo
Era una mattina di fine settembre.
Le campane suonavano a festa e Villa Sant’Efisio era addobbata come per le grandi occasioni: nelle vie principali le bandierine multicolori sventolavano al vento leggero del maestrale, diffondendo intorno un rumore soffuso, simile al gracchiare delle cornacchie.
Nel quartiere di Su Cuccuru de Sa Barona, in un drappo rosso appeso a un balcone nella casa del presidente del comitato Peppino Palmas, si palesava una grande scritta color oro che riportava Viva San Gerolamo. Via Marconi era pronta a ricevere il passaggio del Santo, il mirto e l’alloro già ricoprivano l’asfalto inebriando l’aria di un profumo speciale. Petali di rosa dentro i cesti di giunco. Tenuti stretti nelle mani delle donne, aspettavano di essere lanciati sul crocchio che ospitava il Santo.
Poco distante in una strada adiacente si sentiva la voce di una ragazza che chiamava in maniera insistente Nanda Nanda!
Ma Nanda non rispondeva, e passato qualche minuto, dopo un po’ si affacciò sulla porta d’ingresso Fernandino.
Dimmi Greca cosa c’è?
chiese con curiosità mista a stupore, sgranando gli occhi color nocciola.
Cercavo Nanda
, rispose la ragazza.
Nanda è uscita per andare dalla nonna a portare delle medicine, ma torna subito! Vieni pure dentro, fuori c’è frescolino. Ti preparo un buon caffè, anche io ne ho bisogno, stamattina non sono ancora riuscito a prenderlo con tutte le cose che ho da fare, mi ero pure dimenticato!
esclamò l’uomo ora con tono gentile, scandendo bene tutte le parole.
Fernandino anche se già cinquantenne era un tipo affascinante e piacevole: portava una bella capigliatura ancora nera come la pece e aveva un modo di fare spigliato ed elegante; la ragazza ne era molto attratta. L’uomo quel giorno era solo in quella casa grande immersa nel suo bel giardino con tanti alberi da frutto. Dopo pochi minuti il caffè era pronto e Fernandino lo versò nelle tazzine del servizio buono e lo offrì a quella ragazza seduta davanti a lui che aveva due occhioni verdi e bellissimi, capelli corvini lunghi e lisci.
Spero sia venuto buono, solitamente lo prepara Nanda. Lei è molto brava e non sbaglia mai! Mia moglie si arrabbia sempre quando dico che sua figlia riesce a farlo più gustoso!
disse l’uomo mentre versava lo zucchero nelle tazzine.
Basta così
, lo fermò con un gesto della mano Greca, per me è sufficiente un cucchiaino, non mi piace troppo dolce, preferisco sentire bene l’aroma del caffè
, aggiunse mentre cercava di tenere in equilibrio la tazzina sul piattino.
Fernandino continuava a fissarla, lei se ne accorse e imbarazzata chiese.
Cosa succede signor Fernandino, qualcosa non va?
Per tutta risposta l’uomo le si avvicinò.
Vedi, tu sei molto bella… se non fossi sposato...
e le fu ancora più vicino, troppo vicino. I loro due corpi si sfiorarono e la scintilla divenne fiamma, si abbracciarono e si baciarono nella bocca, a lungo, con passione.
Lei subito dopo cercò di svincolarsi pentita.
No, no signor Fernandino non voglio, non posso! Se arriva sua moglie sono guai per tutti e due!
Mia moglie è andata in città e Nanda sicuramente si è trattenuta dalla nonna, non preoccuparti!
insistette l’uomo continuando a guardarla con desiderio.
Fu così che i due non riuscirono a fermarsi, facendosi rapire dalla passione, noncuranti del rischio e delle conseguenze di quell’atto. Quando si salutarono Greca ancora aveva il cuore che batteva fortissimo: una sensazione bella, ma nello stesso tempo un grande senso di colpa soprattutto nei confronti dell’amica.
La ragazza rientrò a casa sua percorrendo di corsa le stradine del centro: via della Marina, un tratto di corso Umberto, via Santa Barbara.
Si rinchiuse per qualche ora nella sua camera a pensare e ripensare a quell’avventura che mai avrebbe pensato di vivere; ma ormai era successo e non poteva tornare indietro. Della sua storia non ne parlò con nessuno. Avrebbe voluto sfogarsi con la sua migliore amica, ma la sua migliore amica era appunto la figlia del suo amante.
Doveva tenere tutto nascosto: dimenticare. Non poteva parlarne con nessuno. Quel pensiero, piacevole e tormentoso, le attraversava la mente e il cuore, facendola tremare e tenendola sveglia tutta la notte.
Capitolo Secondo
Passarono così alcuni mesi fra pentimenti e tormenti finché un giorno la ragazza iniziò ad accusare dei misteriosi malesseri. Solo dopo qualche giorno i suoi timori divennero realtà: aspettava un bambino, era incinta.
In preda alla disperazione Greca non sapeva cosa fare e pensava a cosa avrebbero detto sua madre e suo padre e soprattutto come l’avrebbe guardata la gente, cos’avrebbero pensato di lei. Non si dava pace, lo sconforto aumentava ogni giorno di più, doveva nascondere un segreto terribile e allo stesso tempo le conseguenze di quell’errore sarebbero divenute manifeste a tutti.
Al quinto mese la giovane non resse più quel peso, aveva bisogno di confidarsi con qualcuno e così decise di raccontare tutto alla sorella maggiore Matilde, che era sposata con Luigino, cugino di Fernandino. Una sera si recò da lei, le due donne entrarono nella stanza da letto mentre gli uomini parlavano in cucina di caccia grossa.
Greca non sapeva come approcciare il discorso, era in difficoltà ma prese coraggio e disse Sai, mi è capitato un brutto guaio...
e lo fece abbassando lo sguardo.
Un guaio?
rispose Matilde preoccupata.
Sì, una cosa molto brutta. Sono disperata!
Una cosa brutta? Ma insomma cosa ti è successo?
insistette la sorella.
Mi è successo che un giorno, diversi mesi fa, andai dalla mia amica Nanda. Lei non era in casa, c’era solo il padre che mi fece accomodare per un caffè: ma poi è capitato che... lui mi ha abbracciato... io non volevo, ma alla fine in un momento di debolezza, lui ne ha approfittato...
E quindi?
chiese ancora Matilde. Greca aveva un groppo in gola non riusciva a continuare, lo fece solo dopo una lunga pausa, ricominciando a raccontare sempre senza sollevare lo sguardo verso la sorella.
Sono incinta
. Matilde sgranò gli occhi incredula.
Stai scherzando, vero?
No, no! Ti ripeto che è stato solo un attimo. Io non volevo...
rispose Greca disperata. Matilde reagì molto male, il suo sguardo era torvo ed era pronta a esplodere, ma vedendo la sorella in preda allo sconforto cercò di consolarla: l’abbracciò e la riempi di attenzioni fino a