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Hanno rapito la Befana
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Una visione d’insieme delle sette storie fantastiche della silloge di Federica
Bernardini consente di delineare i tre comuni denominatori che costituiscono
l’architrave su cui esse si reggono saldamente. Sono peraltro i fili conduttori
caratteristici di queste sette come di ogni favola che si rispetti. Primo elemento
comune è la giovane età dei protagonisti che si affacciano al mondo, spesso pronto con i suoi agguati a deluderne i lieti sogni e le gioiose aspettative. Altro elemento necessario è quella fantasia sempre fertile e convincente per i giovani,
accompagnandoli e stimolandoli fino a quando giungono ai margini del sentiero
sconosciuto, quello adolescenziale, dove devono incamminarsi. Terzo elemento di base, strettamente correlato e “mixato” ai primi due, è la duplice dimensione in cui le vicende narrate, incrociandosi in dissolvenza, si svolgono, cioè come in mezzo ad un “guado”: sulla sponda di destinazione c’è la vita reale che attende e, sulla sponda opposta, la dimensione onirico-immaginaria di provenienza. All’interno dello schema, certamente “classico” della favola, l’Autrice colloca con naturalezza e maestria, quindi con credibilità e godibilità, le componenti specifiche che sono tipiche della silloge.
Ciascuno dei sette racconti prende le mosse da situazioni riscontrabili nella
quotidianità ed è pertanto in grado di coinvolgere concretamente evocando nei lettori, piccoli o grandi che siano, analoghe esperienze loro proprie. Ciascuna di tali situazioni è caratterizzata da un aspetto problematico, da risolvere, anch’esso concreto e condivisibile, nel quale sono bene evidenziate le condizioni psicologiche ed emotive di chi è in mezzo all’accennato guado. Segue, in ogni racconto, un primo momento-clou di regressione verso la dimensione fantastica, più consona ai protagonisti, dove appare il “deus ex machina”: una persona o un evento inattesi che consentono di riprendere con fiducia il cammino verso la realtà prima ostile. Ed è un cammino ormai rasserenato perché arricchito da un’esperienza risolutiva che incisivamente lascia il suo segno. Si giunge così al secondo e conclusivo momento-clou, nel quale si configura un “modello” da seguire, una guida alla conquista di regole comportamentali e morali avendo colto il significato di valori e passioni della vita e del mondo. Due componenti, che ulteriormente impreziosiscono la raccolta di Federica Bernardini, vanno ancora sottolineate. Da un lato c’è la valenza etica esaltata dai tenaci “collanti” contenutistici che l’Autrice ha scelto per le tessere del suo mosaico: si va dalla forza decisiva dell’amicizia e dell’amore (temi dominanti in “La grotta incantata”, “L’astronave degli angeli”, “La fontana della vita”, “Il sogno di Matteo”) all’importanza determinante dei buoni sentimenti e della disponibilità verso gli altri (che emergono in “Il killer del computer”, “Hanno rapito la Befana”, “Ilaria e Chiaraluce”).
Bernardini consente di delineare i tre comuni denominatori che costituiscono
l’architrave su cui esse si reggono saldamente. Sono peraltro i fili conduttori
caratteristici di queste sette come di ogni favola che si rispetti. Primo elemento
comune è la giovane età dei protagonisti che si affacciano al mondo, spesso pronto con i suoi agguati a deluderne i lieti sogni e le gioiose aspettative. Altro elemento necessario è quella fantasia sempre fertile e convincente per i giovani,
accompagnandoli e stimolandoli fino a quando giungono ai margini del sentiero
sconosciuto, quello adolescenziale, dove devono incamminarsi. Terzo elemento di base, strettamente correlato e “mixato” ai primi due, è la duplice dimensione in cui le vicende narrate, incrociandosi in dissolvenza, si svolgono, cioè come in mezzo ad un “guado”: sulla sponda di destinazione c’è la vita reale che attende e, sulla sponda opposta, la dimensione onirico-immaginaria di provenienza. All’interno dello schema, certamente “classico” della favola, l’Autrice colloca con naturalezza e maestria, quindi con credibilità e godibilità, le componenti specifiche che sono tipiche della silloge.
Ciascuno dei sette racconti prende le mosse da situazioni riscontrabili nella
quotidianità ed è pertanto in grado di coinvolgere concretamente evocando nei lettori, piccoli o grandi che siano, analoghe esperienze loro proprie. Ciascuna di tali situazioni è caratterizzata da un aspetto problematico, da risolvere, anch’esso concreto e condivisibile, nel quale sono bene evidenziate le condizioni psicologiche ed emotive di chi è in mezzo all’accennato guado. Segue, in ogni racconto, un primo momento-clou di regressione verso la dimensione fantastica, più consona ai protagonisti, dove appare il “deus ex machina”: una persona o un evento inattesi che consentono di riprendere con fiducia il cammino verso la realtà prima ostile. Ed è un cammino ormai rasserenato perché arricchito da un’esperienza risolutiva che incisivamente lascia il suo segno. Si giunge così al secondo e conclusivo momento-clou, nel quale si configura un “modello” da seguire, una guida alla conquista di regole comportamentali e morali avendo colto il significato di valori e passioni della vita e del mondo. Due componenti, che ulteriormente impreziosiscono la raccolta di Federica Bernardini, vanno ancora sottolineate. Da un lato c’è la valenza etica esaltata dai tenaci “collanti” contenutistici che l’Autrice ha scelto per le tessere del suo mosaico: si va dalla forza decisiva dell’amicizia e dell’amore (temi dominanti in “La grotta incantata”, “L’astronave degli angeli”, “La fontana della vita”, “Il sogno di Matteo”) all’importanza determinante dei buoni sentimenti e della disponibilità verso gli altri (che emergono in “Il killer del computer”, “Hanno rapito la Befana”, “Ilaria e Chiaraluce”).
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Hanno rapito la Befana - Federica Bernardini
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