Prima di ogni noi: Romeo e Giulietta ai tempi di Facebook
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Per Romeo e Giulietta, protagonisti di “Prima di ogni noi”, quell'asse inizia a girare con una banalissima iscrizione a un social. Non hanno bisogno di scompigliarsi i capelli per un litigio, di fremere per uno sguardo, di macerarsi per un ritardo; al massimo giusto qualche caffè, sparso tra un post, un tag e un'icona. Nessun rischio e pericolo di pungersi le dita. Eppure, comunque riescono a farsi del male. Trovano la chiave per colpirsi nel labirinto delle parole... Parole. mica baci, abbracci, sospiri, respiri affannati dietro un balcone. Parole tra due finestre,su uno schermo con la barra del titolo a tenerli uniti.Ma questo che amore è.
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Prima di ogni noi - Elisabetta Di Francia
Domenica
Introduzione
La natura dell'essere umano è una pietra che muta nel tempo. E tempo può significare anche cinque minuti
. Chi sei? Te lo sei mai chiesto? Magari nei deliri di onnipotenza, all'aperitivo con i colleghi o nel gruppo di amici con cui condividi grandi bevute, ti sei detto che sei la persona più straordinaria che il pianeta Terra abbia mai concepito. Bene. E quella volta che invece sei stato mollato proprio durante quell'aperitivo, in ufficio o al supermercato, in palestra o sotto una consolle, e ti sei detto che invece non eri abbastanza? O che la colpa era sua, troppo presa da tacchi e vestitini?
E tu, ricordi quando da bambina ti leggevano le favole? Cosa sognavi di diventare? Moglie? Madre? Manager? Chi eri stamattina quando il mascara allo specchio ha tradito le tue aspettative tra un "selfie" e un altro? Sei abbastanza straordinaria anche tu?
Chi sei? Chi vuoi diventare? I grandi interrogativi filosofici su cui ci si arrovella da secoli. Poi arrivano i social. Le finestre che apri sul mondo degli altri e sul tuo. Perché qualsiasi lavoro tu faccia o non faccia (perché sai la crisi.. la crisi..
o perché non hai esperienza – e non te la faranno fare), chiunque tu sia e diventerai, hai sollevato la maniglia di quella finestra almeno una volta da stamattina. E ti sei sentito/a la voce divina della verità, o della bellezza, o della comicità, o della saggezza. Perché nel Sacro Graal dei social si sedimentano tutte le virtù umane. È una di quelle visioni empiriche del Paradiso che stranamente
Dante non aveva potuto sperimentare. E se - a finestra chiusa - la strada ti vede ipocrita, confuso o impreparata, noiosa o inadeguato, non importa. Purché tu possa essere notato. Trovare riscontri. Criticare. Contestare. O più semplicemente condividere una parte di te con la cerchia dei 150, anche se hai migliaia di amici
. Perché 150?
A proposito delle reti sociali - intese come legami di conoscenza casuale, lavorativi e familiari - l’antropologo e psicologo evoluzionistico Robin Dunbar ha dimostrato che, in qualsiasi contesto e periodo storico, il nucleo minimo di persone unito da legami molto stretti, è costituito da circa tre o cinque persone. Poi, a mano a mano, la cerchia si allarga fino ad arrivare a un massimo di 150, oltre il quale si pone un limite cognitivo di interazione.
Vale anche per i social. Cameron Marlow, resident sociologist di Facebook, in un'intervista rilasciata a The Economist [1] , dichiara che nonostante l'ampio range di variabilità, ogni utente ha una media di 120 amici, e le donne qualcuno in più degli uomini. Famiglia, lavoro, amici intimi
e ..altri. Gli altri sono quelli dei tag per le festività, quelli a cui auguri buon compleanno
perché giri quella maniglia e ti trovi un promemoria che non hai scritto tu. Non è il post-it attaccato alla bacheca dell'università, non è quello della sala riunioni, non è la lista della spesa per il fine settimana snocciolata sul background di frasi tenere. E' l'omino invisibile del social
che ti ricorda gli auguri da fare a chi, con molta probabilità, nemmeno conosci. Ma in fondo i legami sociali, seppure virtuali
, non si alimentano anche di queste nuove conoscenze tra amici di amici
di chi...? Se fino a qualche tempo fa, stringevi la mano all'amico dell'amico, lo scrutavi, permettevi al corpo di fiutare
quanto – e se – ci fosse un'affinità tra di voi; ora l'amico dell'amico gira quella maniglia e si imponenel tuo spazio, quasi lo abitasse da sempre, senza se e senza ma. E i suoi stati d'animo possono perfino influenzare i tuoi. Le emozioni sono quindi contagiose ed esiste la possibilità che le interazioni tra la nostra cerchia mettano in moto un meccanismo di reciproca influenza? Sì, sembra proprio di sì.
Nel 2012, Adam Kramer, data sciencist di Facebook, Jamie Guillory, della California University e Jeffrey Hancock, della Cornell University, allo scopo di verificare l'impatto emotivo che il social ha sugli utenti - e se determina conseguenze anche nei comportamenti offline
– hanno messo a punto una ricerca su un campione di 689.003 persone inconsapevoli. Per una settimana, hanno modificato l'algoritmo che determina le notizie nella home
di Facebook. Le cavie involontarie
erano divise in due gruppi. Al primo gruppo comparivano soltanto i post a sfondo positivo, al secondo i post con i termini negativi. In totale sono stati filtrati, attraverso l'utilizzo dei software Linguistic inquiry e Word count, tre milioni di post - 122 milioni parole, di cui il 3.6% erano positive e l'1.6% negative.
I risultati, pubblicati sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences [2] , hanno dimostrato che chi leggeva espressioni negative
, ne