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Roma Roma Roma: (1983-2013) Un urlo d'amore lungo trent'anni
Roma Roma Roma: (1983-2013) Un urlo d'amore lungo trent'anni
Roma Roma Roma: (1983-2013) Un urlo d'amore lungo trent'anni
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Roma Roma Roma: (1983-2013) Un urlo d'amore lungo trent'anni

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“Roma, Roma, Roma, (1983-2013) un urlo d’amore lungo trent’anni”, non è solo la cronaca giornalistica degli ultimi trent’anni di storia romanista.
E’ senz’altro molto di più, perché infinite potrebbero essere le sue definizioni, ognuna della quali vestita di un abito perfettamente cucito addosso.
Potremmo definirlo un viaggio nel tempo in 3 dimensioni, dove scegliere di navigare attraverso l’incedere delle continue emozioni prodotte dalle imprese di undici uomini; oppure ripercorrere le gloriose e burrascose vicende dei suoi tanti allenatori e presidenti, scoprendo così come anche l’altra società, quella civile, sia nel frattempo radicalmente mutata. Decidere quindi per un ritmo narrativo incalzante, foriero di risultati ed informazioni di calcio giocato, oppure scegliere la storia dei suoi condottieri tecnici e societari, per capire come ci si sia evoluti, in questi ultimi tre decenni, nella mentalità di allenare, nel fare comunicazione e soprattutto nel modo di creare business all’interno del mondo del calcio.
Tra aneddoti inediti o sopiti, curiose interviste e dichiarazioni sconcertanti, “Roma, Roma, Roma”, può rappresentare, pertanto, anche il lento, sebbene non indolore, passaggio da un calcio di fattura “artigianale”, costruito sulla passione e la dedizione, ad uno sempre più spiccatamente “marketing oriented”.
Non avendo un vero inizio e tanto meno una chiara fine, potremmo definirlo, infine, un autentico tributo per tutti coloro che sono cronicamente afflitti dalla sindrome giallorossa, ovvero un riconoscimento speciale per ricordare loro che, dopo ogni giorno grigio, ci sarà sempre e comunque un momento da celebrare.
Un libro che può essere aperto e letto in qualsiasi delle sue pagine, con la possibilità, per tutti, di riconoscersi e poter dire: “Io c’ero”.
Trent’anni, tre luci differenti: le stesse identiche, grandi, indimenticabili emozioni.
LanguageItaliano
Release dateDec 2, 2013
ISBN9788898006366
Roma Roma Roma: (1983-2013) Un urlo d'amore lungo trent'anni

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    Roma Roma Roma - Alessandro Cristofori

    Ringraziamenti

    INDICE

    INDICE

    DEDICA

    PREFAZIONE (di Tonino Cagnucci)

    IL LIBRO

    1. I CAMPIONATI

    Gli anni ottanta

    Gli anni novanta

    Gli anni duemila

    2. GLI ALLENATORI

    Nils Liedholm;

    Sven Goran Eriksson;

    Luigi Radice;

    Ottavio Bianchi;

    Vujadin Boskov;

    Carlo Mazzone;

    Carlos Bianchi;

    Zdenek zeman;

    Fabio Capello;

    Cesare Prandelli;

    Rudolf Voeller;

    Luigi Delneri;

    Bruno Conti;

    Luciano Spalletti;

    Claudio Ranieri;

    Vincenzo Montella;

    Luis Enrique;

    Aurelio Andreazzoli;

    Rudi Garcia.

    3. I PRESIDENTI

    Dino Viola;

    Flora Viola;

    Giuseppe Ciarrapico;

    Franco Sensi;

    Rossella Sensi;

    Thomas DiBenedetto;

    James Pallotta;

    Saluti e ringraziamenti

    DEDICA

    DEDICA DELL’AUTORE

    Se sono arrivato a scrivere questo libro, il merito è soprattutto di Mario. È lui la persona che mi ha portato allo stadio per la prima volta in quel Roma-Aalst di Coppa Uefa, nel lontano ottobre 1995. Quella sera mi sono innamorato, a soli otto anni, della Roma, molto più che una semplice squadra di calcio. Mario non mi ha mai imposto nulla e anche quel giorno non mi ha detto niente, decidendo di non influenzarmi nella scelta di amare la Roma e il calcio per tutta la vita. Ho fatto tutto da solo, lui si è limitato a mettermi davanti agli occhi quella meravigliosa realtà giallorossa, lasciandomi la possibilità di scegliere se farla mia oppure no. Mario è fatto così, mi ha sempre concesso grande libertà. Mi stima, mi vuole bene e la cosa è ovviamente reciproca. Da lui ho sempre ricevuto pochissimi complimenti, ma soprattutto critiche. Quando ero ragazzino ho giocato a calcio, lui mi ha sempre accompagnato godendosi la partita rigorosamente in disparte per non mischiarsi nella folla di genitori urlanti e prodighi di suggerimenti invadenti per i propri figli. Ricordo che nel tragitto che facevamo in macchina per tornare a casa mi diceva sempre: Devi far meglio questo… oppure Cerca di migliorare in quest’altro, io ci rimanevo male perché sentivo che gli altri ragazzi ricevevano sempre tanti complimenti anche se avevano giocato meno bene di me. Da quando ho iniziato a lavorare in radio due anni fa, Mario non si perde un minuto di ogni mia diretta, continuando ad evitare plausi zuccherosi ma bensì cercando di spronarmi a migliorare sempre di più. Oggi rispetto a quando ero un ragazzino con il borsone a tracolla e la tuta sociale della mia squadra addosso, riesco ad apprezzare e capire l’importanza di quelle critiche. Anche se a volte abbiamo qualche discussione, devo ringraziarlo per avermi trasmesso l’umiltà, la voglia di fare e quell’ironia indispensabile per affrontare la vita. A Mario, mio padre, dedico questo libro, che racconta di una passione che ci unisce da quando facemmo le scalette della Tribuna Tevere mano nella mano per la prima volta.

    Buona lettura Papà, tanto lo so che dopo aver letto l’ultima pagina di questo libro mi dirai: Potevi fà de mejo.

    PREFAZIONE

    PREFAZIONE (di Tonino Cagnucci)

    Questo è un bel libro per tre motivi: perché è utile, perché l’autore mi sta simpatico, perché è un libro romanista. E’ utile perché ci stanno dentro gli ultimi trent’anni della storia della Roma, scritti con una sintesi senza pretese, pulita e documentata, che compendia tutti i momenti che devi sapere, sia se sei tifoso, sia sei giornalista: dalla costruzione della squadra campione dell’83 alla ricostruzione dell’estate del 2013. In mezzo c’è una specie di bignami con più sapori di un qualsiasi altro bignami. Il fatto che l’autore mi faccia ridere è ovviamente un fatto mio: ci sta sempre un po' di soggettività in qualsiasi cosa, anche in questo libro che pure vuole soltanto raccontare gli ultimi trent’anni della Roma. E' una soggettiva romanista. Trent’anni di Roma. Alessandro Cristofori che è della Roma ne ha ventisei. Il fatto che abbia scritto di una Roma che non ha visto, che si sia impegnato a scrivere di una Roma che non poteva nemmeno vedere, che sia andato a ricercare quegli anni, a leggere libri, aprire siti, a chiedere alle persone giuste tipo me, fa di questo libro un libro romanista. Più della materia che tratta. La Roma è romanista per i suoi tifosi, per la passione e il rispetto che ci mettono nel seguirla. Nel rispetto c'è sempre un po' di umiltà, in questo libro ce n’è molta. Nessun velleitarismo da romanzare, ma una lastra. E’ un piccolo ritaglio di un altro ritaglio più grande, la storia della Roma e la storia di chiunque. Trent’anni nei ventisei di Alessandro non viceversa. La storia della Roma è di tutti, anche di quelli che non hanno visto Falcao (e questo per me è difficile accettarlo...), che non hanno vissuto la notte della Bianca luce di Agostino, che non sanno nemmeno che il vero Nela è quello coi capelli lunghi. Lo scudetto del 1983 è anche di Alessandro Cristofori e questo libro è un modo per dire questo. E poi è un modo per dire un'altra cosa, una che m'ha raccontato lui e che non ha scritto ma che lo ha fatto scrivere: Io sono diventato della Roma il giorno di Roma-Slavia Praga. Mi ricordo tutto di quella partita, 'sta cosa grandiosa della coreografia, la partita e la rimonta, la gioia di tutti e poi quel gol di Vavra che dicevo no, non può essere . L'incredulità, soprattutto l'incredulità: mica è finito tutto così?. E invece sì. Mi ricordo bene che il giorno dopo a scuola c’era da fare un compito coi giornali, perché la maestra delle elementari ci faceva comprare a turno i quotidiani una volta a settimana per farci un tema. Fatalità quel giorno toccava a me prenderli, sono andato in classe, non sono riuscito a dire niente e sono scoppiato a piangere come un ragazzino, m’ha chiesto perché e io me vergognavo a dirle che era per la Roma. Glielo hanno detto i miei compagni, lei ha provato a capire visto che fra l’altro era friulana e quindi distante da queste cose. Poi ne ha parlato coi miei genitori il giorno del ricevimento… Io di quel Roma-Slavia ricordo questo giorno dopo.

    Questo libro è il tema che Alessandro non ha scritto quel giorno. Perché poi se Cristofori fa ride e il libro che scrive è un compendio di trent'anni di Roma è perché magari certe cose riesce a dirle in un solo modo. Questo libro è romanista anche per questo, per quel dimmi cos'è che uno non lo sa dire, è romanista per il ricevimento dei genitori, per quelle lezioni che i padri insegnano ai figli, per la dedica che Alessandro fa al papà che lo ha portato allo stadio e che lo ha fatto romanista. Poi magari si accorgerà che quel Roma-Slavia Praga è stata giocata un 19 marzo, il giorno della festa del papà. Perché le cose della vita, soprattutto quelle belle, prima o poi tornano tutte. Dimmi cos’è, ma soprattutto, dimmesentefaride Alessa'.

    Tonino Cagnucci

    I CAMPIONATI

    I CAMPIONATI

    GLI ANNI OTTANTA

    Campionato 1982/83

    Siamo all’inizio della terza stagione del decennio degli Anni 80.

    La Roma, dopo l’arrivo del calciatore brasiliano, Paulo Roberto Falcao, sbarcato a Fiumicino il 10 agosto del 1980 grazie alla riapertura delle frontiere da parte della Figc, che dal 1966 aveva proibito alle squadre italiane di tesserare giocatori provenienti da altre federazioni, ha iniziato a ragionare e giocare da grande squadra. Il Divino mette in pratica i dettami tattici di Liedholm, richiamato dall’Ingegner Viola nella capitale dopo la felice esperienza al Milan.

    La Roma dello Svedese, del Bomber Pruzzo, di Bruno Conti e di Di Bartolomei, ha già vinto una Coppa Italia e sfiorato lo scudetto del 1980/81, volato a Torino per una questione di centimetri, come ironizzerà Viola, in riferimento al gol annullato a Turone nello scontro diretto decisivo. Nell’estate del 1982, la Roma è chiamata a rinforzarsi per sferrare un nuovo e decisivo attacco ai campione in carica, la Juventus di Giovanni Trapattoni. Da quest’anno, si verifica un importante cambiamento nel calciomercato, sarà possibile infatti, tesserare un secondo calciatore straniero. Al brasiliano Falcao, si va ad aggiungere anche Herbert Prohaska, centrocampista austriaco in forza all’Inter. I tifosi non sono molto soddisfatti, poiché sognavano l’acquisto del talento polacco Boniek e vedranno l’ingaggio di Prohaska come una sorta di ripiego. In realtà il numero 8 si rivelerà fondamentale per il nuovo scacchiere tattico di Liedholm. Oltre a Prohaska, Viola ingaggia Michele Nappi come vice Nela, mentre nel ruolo di terzino sinistro, il presidente esaudisce un’espressa richiesta di Nils Liedholm, Aldo Maldera. Il terzino milanese, arrivato proprio dal Milan, a quasi 30 anni, si rivela un giocatore di primaria importanza per le sue doti da fluidificante, la personalità, ma soprattutto il gran tiro da fuori. Oltre al vice Nela, Liedholm chiede anche un ragazzo che possa crescere all’ombra di Paulo Roberto Falcao, il perugino Claudio Valigi. Salutano la capitale, giocatori che hanno dato molto alla Roma in questi anni: Ramon Turone, Luciano Spinosi, Dario Bonetti e Roberto Scarnecchia. L’acquisto che però si rivelerà una vera e propria chiave di volta per la stagione romanista, sarà quello di Pietro Vierchowod. Il ragazzo, arrivato in prestito dalla Sampdoria, è un difensore molto veloce che permette a Nils Liedholm di arretrare sulla linea dei difensori il capitano Agostino Di Bartolomei. Il numero 10 è un giocatore dalla grande visione di gioco, carisma e personalità da vendere, oltre a un tiro pazzesco. Il suo tallone d’Achille è la rapidità, ma con una freccia come Vierchowod al fianco non ci saranno problemi. Arretrare Di Bartolomei consente a Liedholm di creare un centrocampo fortissimo composto da Prohaska, Falcao e quando si sarà ristabilito dal terribile infortunio, Carlo Ancelotti. Non solo ma quella del capitano è un ruolo da centrocampista aggiunto, che consente alla Roma, in fase di possesso palla, di avere sempre la supremazia a centrocampo, vantando quello che verrà definito L’uomo in più.

    Durante il ritiro di Riscone di Brunico, oltre alla felicità per l’Italia fresca vincitrice del mondiale spagnolo, c’è grande entusiasmo per la Roma che sta nascendo. Viola smentisce l’ipotesi di una cessione di Paulo Roberto Falcao e anche il Barone Liedholm è soddisfatto del mercato: Possediamo quei ricambi che ci mancavano la scorsa stagione: praticamente la Roma ora ha una doppia squadra. Questo ci permetterà di reggere alla fatica, agli incidenti e alle squalifiche. Abbiamo sempre perso per mancanza di alternative. Ora ne ho sin troppe. Il debutto in campionato è contro il Cagliari il 12 settembre 1982. Liedholm deve fare i conti con le assenze, soprattutto con quelle più illustri di Falcao e Conti. Ma il Barone quando in estate ha parlato di avere sin troppe alternative non sbagliava di certo. Saranno proprio Valigi e Prohaska gli autori di una grande prova. In gol vanno Faccini, che segna la prima rete di questa stagione, poi un autogol di Loi e infine la rete del definitivo 3-1 siglata da Maurizio Iorio. Il 19 settembre 1982, invece, è il giorno del debutto in campionato tra le mura domestiche e all’Olimpico arriva il Verona di Bagnoli. Per vincere la gara bisogna aspettare il 90’ quando l’arbitro Pieri assegna un rigore per un’uscita troppo irruente di Garella sui piedi di Falcao. Dal dischetto va Di Bartolomei che con il suo classico bolide insacca per il primo successo stagionale. Il rigorista è Roberto Pruzzo, ma a fine partita, lo stesso numero 9, spiegherà la decisione di aver lasciato l’incombenza al capitano: Per scaramanzia. L'anno scorso, nel giorno della consegna del premio riservato al capocannoniere, ci fu assegnato un rigore e io lo sbagliai. Siccome anche stavolta avevo appena ricevuto il premio, non ho voluto correre rischi! Scaramanzia a parte, mi sentivo anche stanco, così ho preferito lasciare l'incarico a Di Bartolomei che possiede un tiro più potente di me. Anche Agostino confermerà: Mi ha detto, tiralo tu e io non mi sono tirato indietro. Certo, la responsabilità al 90' è notevole, la vittoria era affidata al mio tiro. Ma non ho fatto tante considerazioni, in quei momenti bisogna soltanto concentrarsi e non pensare ad altro.

    Il 26 settembre a Marassi contro la Sampdoria, la Roma conosce la prima sconfitta della stagione, fatale una rete del diciottenne Roberto Mancini. Sul gol ha qualche responsabilità anche Di Bartolomei che si fa bruciare nello scatto dal giovane attaccante sampdoriano che dichiarerà a fine gara: Ho visto l’Inter, la Juve e la Roma, vi assicuro che i giallorossi sono i più forti. Mi sono piaciuti di più, con loro è stata la partita più dura. Il ragazzo di Jesi ha ragione, nonostante la sconfitta la squadra di Liedholm lascia intravedere delle trame di gioco di altissimo livello.

    La Roma coglie un doppio successo con Ascoli in casa e Napoli in trasferta, mentre alla sesta giornata affronta il Cesena tra le mura domestiche. Arriva un 2-1 che fa balzare gli uomini di Liedholm in testa alla classifica con dieci punti. Quella giocata il 17 ottobre 1982, è anche la gara del ritorno in campo di Carlo Ancelotti, a distanza di quasi un anno dal terribile incidente al ginocchio, il 25 ottobre 1981.

    Carletto a fine partita sarà visibilmente emozionato. In un’intervista al Correre dello Sport a firma Francesco Campanella, dichiarerà: Un grande pubblico, sono quasi rimasto bloccato. Adesso mi sento bene, sto a posto fisicamente. Il peso è quello forma. Voglio ringraziare tanta gente ma in particolare il professor Perugia che mi ha operato. La giornata successiva si va a Torino contro la Juventus e dopo l’iniziale vantaggio di Chierico, i giallorossi vengono sconfitti 2-1, con immancabili polemiche arbitrali, visto che il gol della vittoria bianconera, vede la sospetta posizione di fuorigioco di Michel Platini. A lamentarsi è in particolar modo Bruno Conti che tira le orecchie all’arbitro D’Elia: Platini era in posizione irregolare e l'arbitro non ha neppure fatto recuperare un minuto eppure c'erano state delle soste forzate.

    Il passo falso di Torino permette al Verona di agganciare la Roma in testa alla classifica, i giallorossi ritroveranno la vittoria contro il Pisa la settimana successiva e dopo il pareggio di Udine, arriverà la grande prestazione contro la Fiorentina in casa: 3-1 il risultato, con grande prestazione di Bruno Conti Marazico autore di una doppietta. Un successo importante che fa gioire soprattutto il presidente Dino Viola: Questa è la più bella partita della mia squadra negli ultimi anni. Un gioco d'alta classifica che ricorda quello degli azzurri nella fase finale del mondiale. Il pubblico si è divertito ha incoraggiato la squadra, per l'intero arco della partita, è stato veramente splendido, al pari dei giocatori. Intanto i giallorossi stanno compiendo anche un buon cammino in Coppa Uefa: nei trentaduesimi di finale hanno eliminato l’Ipswich Town, poi è stata la volta degli svedesi del Norrköpping e così agli ottavi dovranno vedersela con i tedeschi del Colonia. L’andata, disputata il 24 novembre fuori casa, termina 1-0 per i tedeschi, mentre la partita di ritorno è in programma l’8 dicembre 1982. È il giorno dell'Immacolata, una leggera pioggerellina e un tempo da lupi, fanno da corollario alla sfida europea. Al 41’ del primo tempo, Iorio porta in vantaggio i suoi, quando i supplementari sembrano ormai ad un passo, una bordata dal limite di Paulo Roberto Falcao regala alla Roma la qualificazione e soprattutto fa esplodere in un boato assordante lo Stadio Olimpico. Lo stesso numero 5, sempre più trascinatore della squadra, racconterà la preparazione del tiro: Sull'angolo battuto da Conti, qualcuno ha sfiorato la palla di testa. Quando mi sono visto la porta spalancata, ho tentato il tiro. Se avessi colpito rasoterra, Schumacher ci sarebbe potuto anche arrivare. Mentre la prima pagina della Gazzetta dello Sport sarà: Falcaooooo - un urlo all’88’. I giallorossi sono in un momento di grazia e piegano anche l’Inter 2-1, ancora Iorio e ancora Falcao grande protagonista autore di una rete su punizione che coglie di sorpresa lo stesso Bordon: Era da più di un anno che provavo quel tiro, non prendetevela con Bordon, lui non ha colpe, dichiarerà O’Rey di Porto Alegre. Intanto il pareggio di Torino contro i granata, il 9 gennaio 1983, permette alla Roma di laurearsi Campione d’inverno con 22 punti.

    La seconda partita del girone di ritorno si gioca a Verona il 23 gennaio 1983. È una gara molto delicata visto che i gialloblu inseguono i capitolini a sole due lunghezze di distanza e che la Roma va a giocare priva proprio del suo fuoriclasse brasiliano espulso col Cagliari dopo aver regalato l'ennesima vittoria con un gol spettacolare di testa a volo d'angelo altezza terra.

    Contro gli uomini di Bagnoli, Iorio segna il gol del vantaggio ma dopo due minuti Penzo pareggia i conti. Grandissima prova di Franco Tancredi, che a fine partita, si rende protagonista di uno straordinario intervento su un tiro di Dirceu diretto all’incrocio; il portiere si ripeterà anche su Sella che tirerà – due volte - a botta sicura da due passi. Tancredi è il protagonista di giornata e a fine gara dichiara: Dirceu è stato bravo, ma senza fare cose eccezionali, se venisse a vedere in allenamento quanti tiri del genere fa Liedholm, arricchirebbe il suo bagaglio tecnico. Il mister mi allena così, continuamente su questi tiri. Il colpo di reni è stato una cosa normale. No, non è stata questa la parata più difficile.

    Il contemporaneo pareggio delle dirette inseguitrici fa avvicinare la Roma al titolo, ad esserne convinto è anche Maurizio Iorio: Io mi auguro che adesso la Juve batta il Verona. Noi con la Samp potremmo soffrire, ma in casa non concediamo nulla. Se domenica vincono Roma e Juventus è fatta. Restano ancora dodici partite, per riprenderci la Juve dovrebbe fare il pieno, cioè 24 punti e sperare che noi non si vada oltre i 18. Vi sembra possibile?. Proprio Iorio batterà la Sampdoria: 1-0.

    La Roma continua a macinare gioco, punti e gol, ne arrivano addirittura 5 contro il Napoli, dove Di Bartolomei, Pruzzo, Nela e Ancelotti si divertono con Castellini. È una vittoria importante questa del 20 febbraio. Le sconfitte di Verona e Inter fanno allungare la Roma a 30 punti a +5 dalla diretta inseguitrice, il Verona, ma soprattutto a + 6 dalla Juve. Il Corriere dello Sport uscirà con una prima pagina, che vede il capitano Di Bartolomei con il tricolore sul petto e il titolo sarà: La Roma può cucirsi lo scudetto sul petto.

    Dopo il pareggio di Cesena, la Roma va a giocare i quarti di finale di Uefa in casa contro il Benfica che sbancherà l’Olimpico. I giallorossi pareggeranno la gara di ritorno, dicendo così addio ai sogni di gloria europei. Ovviamente il sogno più importante e vivo è il tricolore, il 6 marzo 1983 si gioca Roma-Juventus, vincere vorrebbe dire chiudere ogni discorso. Il primo tempo finisce senza gol ma nella ripresa al 63’ Falcao in avvitamento sblocca il punteggio sotto la Sud. Vista la concomitanza degli altri risultati, all’83’ i giallorossi si ritroveranno con un margine di sette punti sulla Juventus e di sei sul Verona. Ci sono tutti i presupposti per la festa anticipata e invece in quattro minuti si rovescia tutto. All’83’ Platini si rende autore di un gol su punizione magistrale mentre all’87’ Brio segna la rete della vittoria bianconera. Il nervosismo è alle stelle, nel sottopassaggio Bruno Conti insulta Gentile, Marocchino e l’arbitro Barbaresco, venendo trattenuto e contenuto dai dirigenti giallorossi. Un pastore tedesco a bordo campo mozzicherà Sergio Brio. Il distacco dalla seconda è di tre punti ma i romanisti sono scioccati, avvertono il pericolo di poter perdere anche questo campionato fin qui stradominato. Qualche settimana prima di Roma-Juventus, Falcao aveva accettato l’invito al programma Mixer condotto da Gianni Minoli. Dopo la sconfitta giallorossa e il clima di depressione calcistica che si respira in città, la redazione del programma chiede a Falcao se vuole rimandare la sua partecipazione. Il Divino risponderà che proprio in quel momento bisognava parlare ai tifosi. Paulo Roberto ci mette la faccia e davanti le telecamere guarda dritto negli occhi la sua gente: Vinceremo lo scudetto. Parole che gasano l’ambiente, i tifosi seguono in massa la trasferta di Pisa il 13 marzo 1983. La Roma gioca con una cattiveria indescrivibile sarà proprio Falcao a segnare il gol dell’1-0, nell’esultanza si arrotola la manica della maglietta come a invitare tutti i suoi compagni a ricominciare a vincere. La vera svolta del campionato arriva il 27 marzo 1983. I giallorossi pareggiano 2-2 a Firenze ma è da Torino che arrivano notizie importanti: la Juventus sta conducendo 2-0 il derby ma il vecchio cuore granata batte forte e così il Torino riesce a vincere in rimonta per 3-2! I tre gol vengono realizzati in quattro minuti dal 71’ al 75’, il tutto a rendere ancora più romanzesca questa fantastica storia.

    Con quattro punti di vantaggio la Roma deve solo amministrare, alla quartultima la capolista pareggia a Milano contro l’Inter 0-0, la Juventus vince e si va a -3. Contro l’Avellino nella terzultima giornata, un eventuale successo giallorosso e una sconfitta bianconera, consegnerebbe lo scudetto alla Roma. Contro i campani Falcao e Di Bartolomei, decidono la gara, ma la Juve non molla e pareggia 3-3 con l'Inter dopo essere stata sotto 3-1. Lo scudetto si potrà vincere a Genova contro il Grifone alla penultima giornata, ai rossoblu serve un punto per salvarsi ai giallorossi invece, il pareggio sarebbe sufficiente per la conquista del secondo tricolore della storia.

    Ormai manca poco e la squadra ha la piena consapevolezza che il traguardo è a un passo. Prima della gara contro l’Avellino, Galeazzi chiederà a Di Bartolomei: Capitano mancano solo tre giornate l’equipaggio chiede andremo in porto o no? Il capitano risponderà con grande sicurezza: In porto sicuramente. vediamo di arrivarci col vessillo. L’8 maggio 1983,a Marassi c’è tutta Roma, una Roma che vuole quel traguardo, che vuole cucirsi quel pezzetto di stoffa tricolore sul petto dopo quarantun anni. Passano solo 19 minuti e Pruzzo su assist di Di Bartolomei segna un grandissimo gol di testa. Il pareggio di Fiorini arriva al 42’. Il secondo tempo è una lenta attesa del triplice fischio di D’Elia, i tifosi di Genoa e Roma lo attendono a bordo campo, pronti ad invadere il terreno di gioco festeggiando all’unisono, gli uni la salvezza gli altri lo Scudetto.

    La partita finisce e la festa può finalmente aver inizio.

    http://www.youtube.com/watch?v=OltkzLuMxyA

    È lo scudetto di Viola che da vero Ingegnere ha costruito una squadra perfetta per Liedholm che ha saputo plasmarla alla sua maniera dei campioni conclamati come Falcao, Nela, Pruzzo, Conti, Di Bartolomei, Ancelotti e Maldera, dei ragazzi rivelazione come Vierchowod e Iorio, del grande portiere Tancredi e della scommessa vinta Prohaska. È uno scudetto strameritato soprattutto per i tifosi e per le amarezze che hanno dovuto sopportate in troppi lunghi anni.

    L’ultima gara contro il Torino è una festa e finisce 3-1, gloria anche per il vice portiere Franco Superchi e per Paolo Giovannelli. Prima della gara la società invita i suoi tifosi a non invadere il campo per permettere il giro di campo alla squadra e così succederà. Nel frattempo la squadra di Liedholm viene eliminata proprio dalla Juventus nei quarti di finale di Coppa Italia disputati a giugno ma forse questa, è la sconfitta più indolore della storia romanista. Quel giorno si continua fare festa e proprio in faccia alla Vecchia Signora. L’attenzione di tutti ora è rivolta alla prima partecipazione alla Coppa dei Campioni con la possibilità di giocare la finale a Roma. E' un evento talmente grande che inizia subito.

    ROSA AS ROMA 1982/83

    Portieri: Franco Superchi 1 pres -1 gol; Franco Tancredi 30 pres -23 gol;

    Difensori: Massimo Gregori; Settimio Lucci; Aldo Maldera 26 pres 1 gol; Michele Nappi 16 pres; Sebastiano Nela 28 pres 2 gol; Ubaldo Righetti 12 pres; Maurizio Turone (da ottobre 1982 al Bologna); Pietro Vierchowod 30 pres.

    Centrocampisti: Carlo Ancelotti 23 pres 2 gol; Gianni Boccia; Odoacre Chierico 16 pres 2 gol; Bruno Conti 26 pres 3 gol; Agostino Di Bartolomei 28 pres 7 gol; Paulo Roberto Falcao (Bra) 27 pres 7 gol; Giuseppe Giannini; Paolo Giovannelli 1 pres; Herbert Prohaska (Aus) 26 pres 3 gol; Roberto Scarnecchia da ottobre 1982 al Napoli; Claudio Valigi 13 pres

    Attaccanti: Paolo Baldieri; Maurizio Iorio 25 pres 5 gol; Paolo Alberto Faccini 3 pres 1 gol; Roberto Pruzzo 27 pres 12 gol.

    Allenatore: Nils Liedholm (Sve)

    Campionato 1983-1984

    La Roma si appresta a vivere la stagione 1983-1984 con due obiettivi chiari: difendere il tricolore e provare a dare l’assalto alla Coppa dei Campioni, che vede la Roma parteciparvi per la prima volta. La squadra campione d’Italia viene ritoccata: nonostante le insistenze della piazza, Viola deve lasciar partire Vierchowod che torna alla corte di Mantovani dopo il grande anno in prestito vissuto in giallorosso. Anche l’attaccante Maurizio Iorio, autore di gol decisivi nel campionato scorso, viene ceduto all’Hellas Verona. Per sostituire l’attaccante, Viola ingaggia dalla Fiorentina, Francesco Ciccio Graziani, mentre Prohaska torna in patria all’Austria Vienna: Il trasferimento è reso necessario dal fatto che Liedholm si è messo in testa di allenare un fortissimo centrocampista brasiliano, Toninho Cerezo. Il nuovo acquisto arriva dall’Atletico Mineiro e per essere tesserato la cessione di Prohaska è inevitabile. Come vice Falcao viene ingaggiato dalla Triestina il ventunenne inglesino, Mark Strukelj.

    L’avvio di stagione vede la Roma grande protagonista nel girone di qualificazione della Coppa Italia, che i giallorossi vincono con nove punti. L’esordio in campionato è contro il Pisa, ed è subito un successo: 2-0 con le reti di Di Bartolomei e Conti. I tifosi però sono in trepidante attesa per la prima partita in Coppa dei Campioni della storia giallorossa: 14-09-1983, per l’andata dei sedicesimi di finale del più importante trofeo europeo per club, va in scena, Roma-Goteborg. La squadra è un’orchestra perfetta e vince 3-0 con i gol di Vincenzi, Conti e Cerezo. Il terzo gol romanista è da manuale del calcio, un’azione manovrata con tocchi di prima, velocità e palla a terra e un doppio velo di Falcao. Il pubblico è in delirio. Il presidente Viola è estasiato e auspica uno stadio che possa accogliere adeguatamente la grande passione del popolo giallorosso: L'elogio più grande lo faccio al pubblico e non per l'incasso record, ma per quello che ha saputo trasmettere alla squadra. Bisogna anche capire il disagio di questi tifosi in uno stadio ormai troppo piccolo. Noi abbiamo fatto del tutto per accoglierli meglio, sacrificando anche 9.000 posti. Però ci vuole qualcosa di nuovo per accogliere spettacoli simili. Al terzo gol ho guardato il pubblico, non volevo vedere altre immagini. In campionato la Roma continua a vincere, la prima sconfitta arriva alla quarta giornata, contro il Torino, il 2 ottobre 1983. Il 23 ottobre, si torna a giocare il derby della capitale, la Lazio infatti è di nuovo in Serie A. Per l’occasione la Curva Sud si rende protagonista di una delle più belle scenografie di sempre: un telone bianco riempito dalle due parole scritte in rosso più semplici ma allo stesso tempo più belle del mondo: Ti Amo. Una dichiarazione d’amore come se quella squadra, la Roma, fosse una donna, che i tifosi giallorossi non tradiranno mai.

    Così come non tradisce la squadra, dopo 4’ Nela porta i suoi già sull’1-0 mentre al 63’ Pruzzo chiude la partita sul 2-0. Tancredi para un rigore a Giordano sotto la Nord. L’autore del primo gol, Sebino Nela, si gode il successo senza esagerare. Il buon Sebino sa bene che la Roma ha battuto comunque una matricola: Ci siamo ricordati che c'era la Lazio solo sabato mattina. Forse ci ha distratto la Coppa, ma la verità è anche un'altra. Il vero derby per la Roma non è questo, ma quello con la Juve. Non lo dico con ironia verso i laziali. Noi vogliamo vincere lo scudetto, ora sono più felice per il sorpasso sulla Juve, che per aver battuto la Lazio. I giallorossi si godono il primato e dopo aver strapazzato il Napoli per 5-1, il 2 novembre 1983 si apprestano a disputare il ritorno degli ottavi di Coppa dei Campioni contro il Cska Sofia. All’andata i giallorossi hanno vinto 1-0 grazie a un gol di Falcao e nella gara di ritorno dell’Olimpico, Non passa lo straniero come recita lo striscione esposto in Curva Sud, infatti i Lupi vincono anche stavolta e Graziani sarà l’eroe di giornata. All’indomani, direttamente dalle pagine de La Stampa, leggiamo una curiosità riportata dal giornalista Mario Bianchini. Il presidente della Repubblica Italiana in persona, Sandro Pertini, si è voluto subito complementare con Viola per il bel successo in campo europeo: Sono le 19.23 e nello spogliatoio della Roma squilla il telefono. Viola: E' la presidenza della Repubblica. Il presidente giallorosso si affretta a ricevere per primo i complimenti di Sandro Pertini che vuole poi al telefono Liedholm e anche Falcao. E' entusiasta della prova fornita dai campioni d'Italia e con il consueto entusiasmo vuole porgere questo omaggio ai vincitori.

    Distratta dalla Coppa che porta la Roma a spendere molte energie fisiche e nervose, la squadra cade in campionato perdendo contro Udinese e Inter oltre al pareggio casalingo contro l’Ascoli.

    Il 4 dicembre 1983 c’è però il grande appuntamento contro la Juventus prima in classifica con un solo punto di vantaggio sui giallorossi. Conti regala il vantaggio ma la Juventus dal 72’ al 77’ sigla due reti, all’89’ Odoacre Chierico, con un sombrero sopra la testa di Platini, dalla fascia destra crossa al centro per Roberto Pruzzo che con una splendida rovesciata segna il gol del definitivo 2-2. Il centravanti giallorosso a fine gara è raggiante ma tira qualche frecciata a Sergio Brio: Ho sfatato un piccolo tabù perché contro la Juve avevo fatto reti di nessuna importanza. Se Brio fosse rimasto in campo non so se avrei finito la partita, in 7' avevo già beccato otto calcioni. Lui dice che io conosco benissimo le ragioni per cui gli sono antipatico. Una volta per sempre perché non le spiega?. Purtroppo Ancelotti si infortuna di nuovo, una distorsione alla caviglia che lo porta ad uscire dal campo in lacrime e a uno stop importante. Il centrocampista si conferma un giocatore tanto bravo quanto sfortunato. La Roma chiude il girone di andata a 19 punti, a tre punti dai campioni d’inverno juventini.

    I primi mesi dell’84 però, non sono molti fruttuosi in campionato, tre pareggi consecutivi per 1-1 contro Pisa, Sampdoria e Milan, fanno aumentare il distacco dalla capolista Juventus a quattro punti. Alla ventunesima giornata è in programma il derby di ritorno contro la Lazio, invischiata nella lotta per non retrocedere. A sorpresa gli uomini di Carosi segnano due gol con D’Amico nei primi 24’. Anche se a fatica la Roma riuscirà ad acciuffare il pareggio con Di Bartolomei e Cerezo ma la Juventus si allontana ancora di più.

    Non c’è tempo però per piangersi addosso, il 7 marzo 1984 bisogna prepararsi ad accogliere all’Olimpico la Dinamo Berlino, per l’andata dei quarti di finale. Una Roma maestosa schianta gli avversari con un perentorio 3-0 con i gol di Graziani, Pruzzo e Cerezo. La Roma sfonda il muro dei tedeschi sarà il titolo del quotidiano La Stampa. I giallorossi in stato di grazia, in virtù dei successi contro Napoli e Udinese arrivano ad accorciare le distanza sulla Juventus, ora a soli due punti quando al termine del campionato mancano sette partite. Il ritorno contro la Dinamo è una sconfitta indolore, il 2-1 dei tedeschi consente comunque ai giallorossi di guadagnare l’accesso alle semifinali. La squadra ci crede, lo dimostrano le parole di Conti: Siamo nella semifinale di Coppa dei Campioni, un traguardo che all'inizio del campionato probabilmente esisteva soltanto nei sogni. I sogni invece adesso stanno brillantemente realizzandosi. Adesso vogliamo vincere questa Coppa: Siamo entrati a vele spiegate nella semifinale dimostrando di essere una grandissima squadra e non vedo perché non dovremmo sperare di arrivare alla finalissima dell'Olimpico e alla conquista del prestigioso trofeo. I giallorossi tengono il passo della Juventus pareggiano ad Ascoli e piegano l’Inter in casa 1-0 con il gol di Di Bartolomei. Intanto l’11 aprile 1984 è il giorno di Dundee-Roma.

    I campioni d’Italia volano in Scozia senza Falcao squalificato e complice una serata storta finiscono per perdere 2-0.

    La qualificazione è compromessa. Intanto i romanisti sono infuriati con il tecnico del Dundee, McLean, che durante la partita, sul punteggio di 2-0, ha pesantemente insultato i giocatori della Roma apostrofandoli reiteratamente con l’epiteto di Italiani bastardi. Quando al tecnico viene fatto notare questa cosa, risponderà piccato: Non sono le parole che possono far vincere o perdere una partita, voglio che sia ben chiaro che noi ci siamo sempre comportati bene e sportivamente. Non è vero che io ho insultato qualcuno, forse avranno capito male. La società giallorossa è infuriata: negli spogliatoi il presidente Dino Viola annuncia reclamo visto che i giocatori del Dundee si sono rifiutati di sottoporsi al test antidoping: Ho parlato con il delegato dell'Uefa, l'olandese Van Praag, e questi mi ha dato ragione ma qui nessuno ne sa nulla e sembra che non ci sia nemmeno un laboratorio attrezzato. Presenteremo senz'altro riserva scritta. Qui si va contro i regolamenti e non mi interessa molto se qualcuno ha già tirato fuori un giudizio negativo sugli italiani che mancano di sportività.

    La voglia di accedere alla finale è tale che le due successive e decisive partite per il campionato, lo scontro diretto con la Juventus e la trasferta di Avellino, finiscono per fruttare solo due punti agli uomini di Liedholm, lo scudetto ormai è andato.

    Il 25 aprile 1984 si gioca il ritorno della semifinale di Coppa dei Campioni, Roma-Dundee. L’Olimpico è stracolmo d’amore per quei due colori e come al solito cerca di scendere in campo insieme alla squadra per trascinarla ad una storica finale. I campioni d’Italia appaiono letteralmente trasformati rispetto alla gara d’andata e al 38’ Pruzzo ha già segnato due gol. Manca il terzo sigillo per staccare il biglietto per la finale del 30 maggio. Al 57’ viene fischiato un calcio di rigore. Sul dischetto si reca Di Bartolomei che come al solito non sbaglia e segna il 3-0. La Roma è attenta e non commette sbavature, la finale è sua! A contendersi con i giallorossi la Coppa dalle grandi orecchie ci saranno i fortissimi inglesi del Liverpool. Nel dopo partita tifosi ma anche calciatori non hanno dimenticato gli insulti di McLean, Nela lo rincorre per ricordarglielo ma fortunatamente non va oltre a qualche urlaccio e a un gesto esplicito. Chi dovrà saltare la finalissima dell’Olimpico è invece Aldo Maldera che in diffida verrà ammonito dall’arbitro Vautrot. Il campionato si chiude il 13 maggio 1984, all’Olimpico che tra diciassette giorni ospiterà la finale di Coppa dei Campioni, si verifica l’invasione di campo. La Roma chiude il torneo a 41 punti, due in meno rispetto alla Juventus campione d’Italia. I giorni che precedono quel 30 maggio, sono lunghissimi, in città non si parla d’altro e le file per il biglietto sono interminabili e il giorno della vendita ci saranno anche problemi di ordine pubblico. La Roma rinuncia al sorteggio per ospitalità e indossa la maglia bianca. Al 15’ gli inglesi passano con un gol di Neal, viziato da un fallo su Tancredi. Il pareggio di testa di Roberto Pruzzo arriva al 44’. Lo stesso bomber non è al meglio e nella ripresa sarà richiamato in panchina causa di una fortissima colica. I supplementari non bastano per decretare il vincitore, la Roma accusa sempre di più la fatica e anche Cerezo, un altro potenziale rigorista, chiama il cambio. Si va ai calci di rigore che verranno calciati sotto la Sud. Gli inglesi anche se stanchi non sembrano tesi, i giallorossi invece sono molto provati.

    Dal dischetto Nicol sbaglia il primo rigore mentre Di Bartolomei realizza. In quel momento la Roma è Campione d’Europa. Purtroppo sbaglierà anche Conti, che tirerà alto e Graziani che scheggerà la traversa. I due calciatori, tra i migliori in questa stagione, si faranno ipnotizzare dai balletti irriverenti di Grobbelaar. Il rigore di Kennedy realizzato subito dopo l’errore di Graziani, consegna la Coppa al Liverpool, che diviene la prima squadra a vincere il prestigioso trofeo ai rigori. A fine gara la disperazione è indescrivibile. Falcao sarà criticato per non essersi presentato sul dischetto, dove invece è stato mandato Graziani i cui errori dagli undici metri avevano consegnato in passato alla Roma, più di una Coppa Italia, questo quando Ciccio indossava la maglia del Torino. Il giorno dopo la Gazzetta dello Sport scriverà: Sembra che al momento di battere i rigori, Falcao abbia chiesto di essere esentato. Era stravolto dalla fatica, non se l'è sentita di calciare. Il primo tiro era stato affidato a Graziani, ma dopo l'errore dell'inglese, Liedholm ha subito chiesto a Di Bartolomei se la sentiva di prendersi quella responsabilità. Il capitano non ha avuto un attimo di esitazione ed ha segnato. Il quinto rigorista era Chierico, Liedholm lo aveva lasciato all'ultima battuta proprio perché sarebbe stato il rigore più delicato. Ma purtroppo, Chierico non lo ha nemmeno tirato. Quel suo rigore sarebbe stato completamente inutile. Si chiude un ciclo visto che Liedholm e Di Bartolomei, il tecnico e il capitano di tante battaglie sono pronti per dire sì al Milan. Allo svedese in conferenza stampa viene chiesto: Il finale di stagione riserva ancora la Coppa Italia: come affronterete questo impegno? Lei stesso sarà in panchina per queste ultime partite? Questa la risposta di Liedholm: Aspetto che sia il presidente a decidere. Ma si, forse già stasera definiremo la nostra separazione. Mi spiace molto non andar via con un successo, mi spiace molto che i giocatori non abbiano avuto la più grande soddisfazione della carriera, ma sono bravi, quasi tutti giovani e potranno rifarsi presto".

    Il 26 giugno 1984 dopo l’1-1 dell’andata, la Roma contro il Verona vince la sua quinta Coppa Italia grazie all’autorete di Ferroni. È una festa sobria, sono tutti ancora molto tristi per l’esito della finalissima e per le partenze di Di Bartolomei e Liedholm. Il capitano onora la maglia e la fascia fino all’ultimo secondo, anche il modo di alzare la coppa al cielo è molto contenuto, Ago lo fa con una sola mano e senza abbozzare nessun sorriso. La Sud intanto dedica il tributo al suo grande Capitano: Ti hanno tolto la Roma non la tua curva.

    Si volta pagina, Viola ha scelto. Il suo nuovo allenatore sarà un ragazzotto svedese tecnico del Benfica: Sven Goran Eriksson.

    ROSA AS ROMA 1983/84

    Portieri: Attilio Gregori; Astutillo Malgioglio 1 pres -2 gol; Marco Savorani; Franco Superchi; Franco Tancredi 30 pres -26 gol

    Difensori: Dario Bonetti 13 pres 1 gol; Aldo Maldera 25 pres 5 gol; Michele Nappi 20 pres; Sebastiano Nela 27 pres 2 gol; Emidio Oddi 18 pres; Paolo Petitti; Ubaldo Righetti 21 pres.

    Centrocampisti: Carlo Ancelotti 9 pres; Antonio Carlos Cerezo (Bra) 30 pres 6 gol; Odoacre Chierico 17 pres 1 gol; Bruno Conti 27 pres 7 gol; Stefano Desideri; Agostino Di Bartolomei 28; pres 5 gol; Paulo Roberto Falcao (Bra) 27 pres 5 gol; Giuseppe Giannini 2 pres; Stefano Impallomeni; Mark Tullio Strukelj (Ing) 11 pres 1 gol.

    Attaccanti: Corrado Baglieri; Paolo Baldieri 1 pres; Francesco Graziani 24 pres 5 gol; Roberto Pruzzo 27 pres 8 gol; Francesco Vincenzi 11 pres 1 gol.

    Allenatore: Nils Liedholm (Sve)

    Campionato 1984-1985

    La nuova Roma di Viola ha deciso di puntare sul giovane Eriksson. Ma chi è il nuovo tecnico della Roma? Lo svedese ha 34 anni e con Liedholm condivide solo la nazionalità. La sua è una zona molto veloce con pressing alto e gioco d’attacco. Anche gli allenamenti sono molto più duri rispetto a quelli del Barone. Viola se n’è innamorato in Roma-Benfica di Coppa Uefa giocata nella stagione dello scudetto della Roma. Dal ritiro di Castelvecchio Caldaro, il giornalista Gianni Bezzi, a proposito dei metodi di allenamento del giovane tecnico, scriverà: La cura Eriksson ha fatto impallidire i giallorossi, ben due ore di durissimo lavoro, senza tregua, alla prima uscita pomeridiana. Lo svedese ha alternato lavoro tecnico a impegno atletico, schemi tattici e partitelle a lunghe serie di corse e slalom: davvero un esordio mozzafiato. Eriksson è preoccupato dei prossimi duri impegni di Coppa delle Coppe: Si, ho necessità di portare la squadra presto in forma perché abbiamo alle porte impegni in campo internazionale e il tempo a disposizione purtroppo è poco".

    Di Bartolomei ha seguito a Milano il maestro Liedholm, capitano diventa Bruno Conti. Nel frattempo Viola non fa acquisti eclatanti, mentre il Napoli si rinforza ingaggiando il grande Diego Armando Maradona dal Barcellona. Cerezo intanto si dice entusiasta dei metodi del nuovo allenatore mentre si registra la grana Falcao che sembra sempre più distante dalla Roma mentre qualcuno non gli ha ancora perdonato il rifiuto di presentarsi sul dischetto contro il Liverpool. Al Divino viene rinfacciato anche un eccessivo incremento del suo stipendio dopo il rinnovo di contratto.

    Da registrare anche che Eriksson figura come direttore tecnico in quanto non ha l’abilitazione ad allenare in serie A. Ufficialmente il tecnico dei giallorossi è Roberto Clagluna.

    L’avvio di campionato della Roma è piuttosto stentato, quattro pareggi in quattro giornate e la prima sconfitta arriva alla quinta il 14 ottobre 1984 contro il Milan. Contro i rossoneri, per la prima volta i giallorossi si ritrovano di fronte Di Bartolomei e Liedholm. Il primo dei due gol rossoneri è proprio firmato dall’ex capitano che esulta sotto la curva milanista. Liedholm dà una lezione ad Eriksson alle prese con i problemi d’ambientamento al calcio italiano, la Roma priva di Falcao per infortunio, continua a stentare e a non mostrare il bel gioco promesso dal giovane tecnico svedese.

    Il primo successo arriva finalmente alla nona giornata, il 18 novembre 1984. Il 2-1 contro la Fiorentina lo firmano Iorio, tornato nella capitale, e il giovane centrocampista Giuseppe Giannini, che ha stregato Eriksson e che in assenza di Falcao sta dirigendo le operazioni a centrocampo.

    Il 16 dicembre 1984, è una data importante per la storia del club giallorosso: la Roma espugna il San Paolo battendo il Napoli di Maradona nessuno però può immaginare che il gol al 20’ di Falcao sarà la sua ultima rete in maglia giallorossa. Il brasiliano continua ad accusare problemi al ginocchio: Ho di nuovo il ginocchio gonfio, domani faremo un altro controllo medico.

    Ormai orfana di Paulo Roberto, la giovane Roma di Eriksson continua a battagliare in campionato cercando partita dopo partita di assimilare meglio i dettami tattici del nuovo allenatore ma il rapporto tra i calciatori, specie quelli più anziani e il tecnico non sono dei migliori. Anche per i metodi di allenamento che alcuni faticano a comprendere. Il 6 marzo 1985 la Roma disputa l’andata dei quarti di finale di Coppa delle Coppe, l’avversario è di quelli ostici, il Bayern Monaco. In Germania i tedeschi vincono 2-0, la Roma deve arrendersi allo strapotere fisico degli avversari.

    Il 20 marzo 1985, all’Olimpico si gioca la partita di ritorno. L’Olimpico è stracolmo per l’ennesima volta, i tedeschi passano con Matthäus, Nela pareggia all’80’, ma Kogl segna un minuto dopo: la Roma è eliminata. La sensazione però è che quella sia una sconfitta simbolica, la Roma sta vivendo una fase di transizione per non dire di ridimensionamento, in panchina c’è un tecnico giovane così come in campo vanno futuri potenziali campioni che per il momento sono solo dei giovani con tanta passione e volontà. Di Bartolomei, Liedholm e Falcao sono andati via e Viola è alle prese con qualche difficoltà economica. Per una tifoseria che solo un anno prima ha vissuto l’emozione di una finale di Coppa dei Campioni, questo quadro potrebbe apparire frustante. Invece è proprio in questa situazione che l’animo romanista esce fuori. I tifosi sospingono la squadra cantando a squarcia gola per tutta la partita e più il 90’ si avvicina e più incessante si fanno i cori e lo sventolio di sciarpe e bandiere. A fine gara il tecnico dei bavaresi, Lattek dichiarerà: "Io sono rimasto sconvolto da quello che è successo all'Olimpico.

    In tanti anni di carriera non avevo mai visto una squadra che sta perdendo, che è eliminata, fuori dalla coppa, sostenuta così dai propri tifosi. Semplicemente meraviglioso, vorrei poterlo avere io un pubblico così. In Germania una cosa del genere non sarebbe accaduta, mai e poi mai. Che spettacolo, quasi mi sono emozionato. Il coro che i tifosi cantano senza fermarsi un secondo è emblematico: Che sarà sarà, ovunque ti seguirem, ovunque ti sosterrem, che sarà sarà, sulle note della nota canzone Que sera sera" di Doris Day.

    Lo stupore del tecnico del Bayern è lo stesso che colpisce anche Lerby, uno dei calciatori della formazione tedesca: E' stata una cosa entusiasmante, questo è stato lo spettacolo di folla più bello, più vero che io abbia mai visto. Non lo scorderò mai. Sono gli Italiani i veri grandi tifosi di calcio, ed io sono davvero orgoglioso di avere giocato e vinto davanti alla gente di Roma. Mi hanno commosso. Invidio i giocatori della Roma per questo.

    Un estratto dal libro "CUCS - COMMANDO ULTRA' CURVA SUD 12 ANNI DI STORIA, IMMAGINI, PASSIONI E FOLLIE DI UNO

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