Diario di un ragazzo bipolare
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Book preview
Diario di un ragazzo bipolare - Giuseppe Tricò
depressiva.
PRIMA PARTE
4/5/2012
LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA
Ho una visione della vita in cui la casualità regna incontrastata. Di conseguenza, per quanti possano essere i tentativi dell'uomo di porre ordine, un concetto come la giustizia non troverà mai riscontro in una tale realtà. Tuttavia, ogni qual volta inizio a ragionare su questo tema finisco sempre per pormi la stessa domanda: se il discorso fatto in precedenza fosse vero, perché ho l'impressione che nella vita funzioni tutto al contrario (in qualsiasi ambito)?
Ovviamente la mia è un'impressione totalmente soggettiva che, tuttavia, trova riscontro nelle vicende più banali: per esempio, negli esami per cui ho studiato dai due ai sette giorni ho preso voti alti... esami studiati un mese prima, voti bassi. Spesso la ragazza che m'interessa neppure mi guarda... e magari c'è un’altra ragazza che è pazza di me, sebbene sia io a non essere interessato. E quando capisco finalmente che quest'ultima era attratta da me, è troppo tardi. Sarà capitato a tanti di fare del bene e di non aver ricevuto nulla in cambio e sono abbastanza sicuro che sarà capitato di fare del male e, ironia della sorte, ricevere qualcosa in cambio. Forse anche in questo caso si tratta di una casualità ripetuta più volte, in cui si ha una reazione inversamente proporzionale all'azione che l'ha generata. Ogni mattina, dopo essermi svegliato, mi guardo allo specchio e cerco di darmi forza, mi guardo e penso sempre le stesse cose: non te la prendere con nessuno quando scoppia la tempesta. Sembra orribile perché non sai quanto tempo durerà e che danni provocherà, ma non lamentarti. Abbi fede, piuttosto. Continua a credere che ti possa capitare, da un momento all'altro, qualcosa di infinito. Non avere paura dei tuoi problemi, non alimentarli e spariranno. Non colpevolizzarti di nulla, sei perfetto così. Perdiamo grandi opportunità proprio perché non capiamo questo. Sii felice. Le situazioni spiacevoli si creano solo per farci capire che stiamo commettendo degli errori, che non viviamo più bene con noi stessi, che è il momento di cambiare qualcosa. Fuori ci sono tante opportunità, ma restando chiuso in questo vortice di pensieri non le afferrerai mai. La vita è un posto misero e sporco, quindi salta dentro l'esistenza e cerca queste opportunità.
Un giorno scoprirò che la felicità è a due passi da me, che non aspettava altro che andassi da lei.
5/5/2012
SIAMO L'UNO LA DROGA DELL'ALTRA
Vorrei scriverti, ho bisogno di dirti alcune cose. Non capisco più nulla, ho solo confusione, caos, e vorrei tanto condividere questo con te. Ma tu non hai tempo. Tu già credi che tutto debba andare così. Credimi, io non ho mai ascoltato una persona con la quale ho avuto una storia. Sento qualcosa e il solo pensiero di staccarmi dalla tua voce mi fa male. Non ho cancellato nulla e non credo che ci sarà mai motivo per cui debba farlo. Mi addormento, mi sveglio pensando a noi, e lo faccio in modo così naturale che a volte mi sento ridicolo. Che stiamo facendo? Perché? Perché non ci siamo mai più visti dal quel cazzo di giorno? Quella sera, un bacio, e me ne sono andato. Ci siamo sentiti due giorni, per poi tornare di nuovo a essere dei perfetti estranei. Perché non me lo butti in faccia questo macigno e mi dici cosa cazzo vuoi da me? Perché? La tua confusione è la mia confusione. Ma dopo un po' ci facciamo male ed io non voglio continuare a farmi domande senza avere nessuna risposta. Dimmelo una sola volta. Una. Basta, mi basterà. Non voglio essere tuo amico né tanto meno il tuo confidente. Non mi viene, non ci riesco e cerco di non chiamarti perché so che starei pezzi di ore senza stancarmi di te, dimenticando il tempo. Però tu non mi vuoi più, non sei più mia. Solo la follia mi salverà. Esatto, la follia è come la gravità. La paura in un incubo si basa sulla quantità di coraggio. Quanto è facile fidarsi dei pazzi, loro vedono la realtà. Oh, la realtà, le persone sane
neanche ne comprendono il significato, figuriamoci l'essenza.
Non riusciamo a distaccarci completamente, solo definitivamente: non sentirci, non vederci, scambiarci fugaci occhiate nella folla per poi fingere di non volerci salutare, di odiarci l'un l'altro. Ma quella è un'altra cosa. Siamo costretti a vivere così non perché siamo predestinati, quelle sono storie narrate da uomini anziani che nella vita hanno amato solo una donna: la madre. Uomini? No. Involucri vuoti? Nemmeno. Questa gente è solo triste, incapace di rompere la barriera delle emozioni e scartare un pacco regalo contenente ciò che mostrerebbe loro l'incapacità di vivere davvero. Io e te non siamo così. Io sono deleterio, tu troppo divertente. Immaginiamo entrambi un mondo senza l'altro, riusciamo anche a campare; e poi pensiamo, ci annoiamo. Quanto è lenta la tranquillità. Cerchiamo la serenità/caos per poi bramare di affrontarci, volerci bene, odiarci, volerci bene. Sono tutti colori dello stesso dipinto. Questo bramare ci logora, ci fa masticare veleno. Per usare una metafora: è lo stesso desiderio che prova un fumatore accanito, quello con i denti gialli e i polmoni fottuti, quando scende da un treno, dopo un lungo viaggio senza aver potuto drogarsi di nicotina per diverse ore.
Ma sai perché tutto questo per noi è deleterio? Perché è equo. Bene o odio,