Prontuario di diritto romano
By AA. VV.
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Il diritto romano servì come base per la pratica legale attraverso l'Europa occidentale continentale, così come nella maggior parte delle colonie delle nazioni europee, inclusa l'America latina e pure l'Etiopia. Il sistema inglese e nord americano della common law fu influenzato anche dal diritto romano, in particolare nel loro glossario giuridico latineggiante (ad esempio stare decisis, culpa in contrahendo o in pacta sunt servanda). Anche la parte orientale dell'Europa venne influenzata dalla giurisprudenza del Corpus Iuris Civilis, specialmente nei paesi come la Romania medievale (Valacchia, Moldova ed alcune altre province medievali) che creò un nuovo sistema, un mix del diritto romano e locale. L'Europa orientale fu inoltre influenzata dal diritto medievale bizantino.
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Prontuario di diritto romano - AA. VV.
Sommario
PRONTUARIO DI DIRITTO ROMANO
CAPITOLO I IL REGNUM
1. PREMESSA: La tradizione sulle origini di Roma e la storiografia moderna
2. LA COMUNITA’ PRIMITIVA: Roma comunità politica
3. Territorio,abitanti,istituzione nella costituzione arcaica
3.1. Il territorio
3.2. I cives e la loro condizione
3.3. Le curiae
e i comitia
3.4. Il senatus
3.5.IL REX.
4. Le relazioni internazionali
LA MONARCHIA ETRUSCA
5. I re etruschi
6. Le riforme dei epoca etrusca
7. La fine del regnum
CAPITOLO II LA LIBERA RES PUBLICA
LE VICENDE DEL CONFLITTO SOCIALE DAL V al III Secolo
8. Il conflitto patrizio plebeo;la prima secessione
9. La plebe come movimento organizzato
10. Il decemvirato e le leggi Valerie Orazie
11. Dal plebiscito Canuleio alle leggi Licinie Sestie
12. Verso il patteggiamento degli ordini
L’EGEMONIA ITALICA E MEDITERRANEA
13. L’ascesa politica di Roma
14. Le conseguenze sugli assetti territoriali
ISTITUZIONE E ORDINAMENTI DELLA LIBERA RES PUBLICA
15.Gli abitanti di Roma e i loro Status
nel V secolo
16. ISTITUZIONI POLITICHE TRA IL V E IL II SEC.
16.1. Il senato
16.2. Le magistrature
16.3. I sacerdozi
16.4. Le assemblee popolari
16.5. L’exercitus e la guerra
17. Roma e il territorio
17.1. L’ager Romanus (ager publicus,coloniae,municipia. Prefecturae)
17.2. L’ager peregrinus
18. Gli statuti di cittadinanza nella Repubblica matura
19. La finanza pubblica
CAPITOLO III LA CRISI DELLA LIBERA RES PUBLICA
LE CAUSE DELLA CRISI
20. La causa prima
21. Le concause: fattori di ordine economico- sociale
22. Fattori di ordine militare e finanziario
23. Fattori di ordine etico- spirituale- culturale
24. Fattori di ordine politico
I PROBLEMI FONDAMENTALI DELL’ETA’ DELLA CRISI
25. Premessa
26. La questione agraria
27. La questione della cittadinanza
28. Questione dell’exercitus
LE VICENDE DELLA CRISI E I TENTATIVI DI RAZIONALIZZAZIONE DELLO STATUS REI PUBLICAE
29. Profili generali
30. Il movimento graccano e la razionalizzazione del sistema costituzionale in senso democratico
31. La reazione sillana e la razionalizzazione del sistema costituzionale in senso aristocratico
32. La dissoluzione della costituzione sillana fra sovversione ed imperia
straordinari
33. La dittatura cesariana ed il tentativo di razionalizzazione del sistema in senso monarchico
34. Il triumvirato costituente e la fine della libera res publica
CAPITOLO IV IL PRINCIPATO
AFFERMAZIONE,CONSOLIDAMENTO E CRISI DEL NUOVO REGIME
35. I fatti istitutivi del novus status rei publicae:dalla transaltio del 27 ai fundamente del 23 a.C.
36. Il consolidamento del novus status
: successione ed investitura
37. Il secondo principato: le riforme andrianee
38. L’età dei Severi ed il tramonto della città-stato
39. L’anarchia militare e la crisi del novus status
LA CURA ET TUTELA REI PUBLICAE UNIVERSA
DEL PRINCEPS
40. Premessa
40.1.Il senato
40.2.I comizi
40.3.Le magistrature
40.4.I nova officia
40.5.La cancelleria imperiale
40.6.Il cosilium principis
L’ASSETTO TERRITORIALE
L’assetto territoriale
42. Le province
CAPITOLO V IL DOMINATO
LE VICENDE POLITICHE
47. Diocleziono. La successione imperiale
48. Costantino e i suoi successori
49. La scissione:impero d’Occidente ed impero d’Oriente
LE ISTITUZIONI DEL DOMINATO
50. I poteri imperiali
51. L’Ordinamento burocratico dello Stato
52. L’ordinamento periferico
53. Le antiche istituzioni:Senato
53.2.Le magistrature
54. La finanza pubblica
LA POPOLAZIONE NEL BASSO IMPERO
55.Liberi e schiavi.Le classi sociali:la popolazione
PARTE SECONDA
iura populi Romani
vicende costituzionali e produzione del diritto nell’esperienza romana
CAPITOLO I LE ORGINI
56. "Leges,mores,ius.(L’ordinamento giuridico)
56.1. Formalismo dell’ordinamento arcaico
56.2. I principi ispiratori del diritto arcaico
56.3. Linee essenziali degli assetti normativi originari
CAPITOLO II NORMAZIONE E DIRITTO NELLA LIBERA RES PUBBLICA
57. Le fonti del diritto
57.1. Leges
, mores
e interpretatio sacerdotale
57.2. La fine del monopolio sacerdotale
57.3. L’ interpretatio
dei giuristi laici
57.4. Il ius Honorarium
57.5.Ius honorarium e interpretatio prudentium
57.5.Ius gentium
58. DIRITTO PRIVATO E DIRITTO CRIMINALE
58.1 Il diritto privato sostanziale
58.2. Il diritto privato processuale
58.3. Diritto e processo criminale
CAPITOLO III RIFLESSI DELLA CRISI SULL’ORDINAMENTO GIURIDICO
59.Premessa
60. Riflessi sul sistema delle fonti e sulla iuris prudentia
61. Riflessi sul diritto privato
62. Riflessi sul diritto e processo criminale
CAPITOLO IV IL PRINCEPS
E LA CURA LEGUM ET MORUM
63. Premessa ;la cura legum et morum
64. Princeps
e legislazione comiziale:le novae leges
augustee
65. Princeps
ed attività normativa del Senato: dal ius referendi
alle orazione in senatu habitae
67. Princpes ed iterpretatio prudentium
:dal rispondere ex auctoritate principis
alla svolta adrianea
68. Il potere normativo del Princeps
:le costitutiones
CAPITOLO V LA GIURISPRUDENZA CLASSICA
69. L’attività pratica:involuzione dell’agere e del cavère
70.Il ruolo del giurista nel consiluim principis e nella cancelleria imperiale
71. L’attività didattica e le stationes ius publice docentium et respondentium
72.I generi letterari
73. Prudentia iuris privati e prudentia iuris publici
CAPITOLO VI IL DIRITTO PRIVATO DELL’ETA’ CLASSICA
74. Ius novum o extraordinarium
75. La lex Iulia iudiciorum privatorum
e le cognitiones extra ordinem
CAPITOLO VIII SCIENZA E POLITICA DEL DIRITTO NEL DOMINATO
80. L’attività giurisprudenziale in età postclassica
80.1. Le raccolte di leges
80.2. le compilazioni a catena
81. Potere imperiale e pratica del diritto
82.Le leggi romano-barbariche
83. Il confessionismo cristiano e la sua influenza sulla legislazione
83.1. Il diritto pubblico
83.2. Il diritto criminale
83.3. Il diritto privato
PARTE TERZA – L’ EREDITA’ GIURIDICA DI ROMA
84. L’opera legislativa di Giustiniano. Il primo Codice
85. Il Digesto
86. Le Istituzioni
87. Il codex repetitae praelectionis
88. Le novellae
CAPITOLO X - IL PROCESSO
LEGIS ACTIONES
Legis actio sacramenti
Legis actio sacramenti in personam
Legis actio per manus iniectionem
Legis actio per pignoris capionem
Legis actio per iudicis arbitrive postulationem
Legis actio per condictionem
IL PROCESSO FORMULARE
L’actio iudicati
La formula
L’intentio
La demonstratio
La condemnatio
L’adiudicatio
La praescriptio
L’exceptio
Classificazioni delle azioni
Le Azioni pretorie
Azioni arbitrarie
Azioni penali e azioni reipersecutorie
I rimedi pretori
La in integrum restitutio
Le cautiones, o stipulationes praetoriae
Le missiones in possessionem
Le cognitiones extra ordinem
Gli atti negoziali
Invalidità
La mancipatio
La in iure cessio
La stipulatio
Altre forme negoziali
Divergenza tra manifestazione e volontà
L’errore
L’exceptio doli
L’exceptio doli generalis
Il metus (timore)
La causa
La condictio
La condizione
Condizione risolutiva
Il termine
Il modus
La rappresentanza
Rappresentanza diretta
Sostituti processuali
Le persone
La schiavitù
Le azioni adiettizie
Le liti di libertà
Cessazione dello stato di schiavitù
La manumissio fedecommissaria
Le personae in causa mancipii
Status civitatis
Status familiae
La conventio in manum si compiva mediante confarreatio, coemptio, usus.
Il divorzio
La dote
I filii familias
Limitazioni della capacità giuridica
Capacità di agire
CAPITOLO VI - LE COSE
Diritti reali
L’occupazione
L’accessione
La specificazione
La traditio
Legato per vindicationem
L’adiudicatio
La litis aestimatio
L’usucapione
La rei vindicatio
Altre azioni a difesa della proprietà
L’azione publiciana
Proprietà pretoria
Proprietà provinciale
La praescriptio longi temporis
Consortium ercto non cito
Le servitù prediali
L’usufrutto
Il quasi usufrutto
L’usus
Il diritto di superficie
Gli agri vectigales
L’enfiteusi
Pegno e ipoteca
Il possesso
L’interdictum uti possidetis
L’interdictum utrubi
L’interdictum unde vi
L’interdictum de vi armata
CAPITOLO XIV - LE OBBLIGAZIONI
Requisiti della prestazione
Obbligazioni indivisibili
Obbligazioni alternative
Obbligazioni generiche
Responsabilità
La mora
I CONTRATTI
Il mutuo
Il deposito
Il sequestro
Deposito irregolare
Il comodato
La fiducia
Dotis dictio e promissa iurata liberti
I contratti letterali
La compravendita
L’evizione
Vizi occulti
I patti aggiunti
La locazione
Locatio rei
Locatio operis
Locatio operarum
La società
Il mandato
I contratti innominati
Il precario
La transazione
Negotiorum gestio
I legati obbligatori e i fedecommessi
I fedecommessi
Solutio indebiti
I delitti
Il furto
La rapina
Il danneggiamento
L’iniuria
Altri illeciti extracontrattuali
Obbligazioni quasi ex delicto
Estinzione delle obbligazioni
L’adempimento
La remissione del debito
Solutio per aes et libram
L’acceptilatio
Il pactum de non petendo
La novazione
La stipulatio Aquiliana
La delegatio promittendi
Litis contestatio e sentenza
La compensazione
Cessione dei crediti
Trasferimento di debiti
Obbligazioni parziarie
Obbligazioni solidali
Garanzie personali
Gli atti in frode ai creditori
SCHEMI
PRONTUARIO DI DIRITTO ROMANO
COLLANA IUS FACILE PER ESAMI UNIVERSITARI E CONCORSI
All Rights Reserved
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Via Pasquale Galluppi, 85
47521 Cesena (FC)
Italia
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www.invictuseditore.it
CAPITOLO I IL REGNUM
Sommario: 1. La tradizione sulle origini di Roma e la storiografia moderna - 2. Roma comunità politica. – 3. Territorio.abitanti e istituzioni nella costituzione arcaica. – 3.1 Il territorio (urbs e pomerium,ager publicus). – 3-2. I cives e la loro condizione(patrizi e plebei;clientes). – 3.3. Le curiae e i comitia (comitia curiata e comitia calata). – 3-4. Il senatus (composizione;competenza). – 3.5. Il rex (creatio: funzioni e poteri). – 4. Le relazioni internazionali.
1. PREMESSA: La tradizione sulle origini di Roma e la storiografia moderna
Secondo il racconto tradizionale Roma avrebbe avuto origine intorno all’VIII sec. a.c. da un insediamento coloniale promosso dalla vicina Albalonga. Sulla città così fondata, caratterizzata da istituzioni quali un capo unico vitalizio, un consiglio di anziani e un’assemblea; da una originaria bipartizione degli abitanti in un’aristocrazia dominante di patrizi e in una classe subordinata di plebei.
2. LA COMUNITA’ PRIMITIVA: Roma comunità politica
Solo alla fine del VII sec. a.C. compaiono i primi segni della presenza di una comunità che tende ad organizzarsi secondo criteri corrispondenti a quelli di una città-stato, ossia una comunità nella quale è presente uno spazio politico, ossia un luogo individuato destinato alle funzioni politico-giudiziarie, il comitium, accompagnato da elementi di un’organizzazione caratterizzata da stabili relazioni sociali, istituzionali e religiose, curia.
Da ciò si è supposto che la più antica storia di Roma sia caratterizzata dal passaggio da un sistema organizzativo preurbano fondato su pagi, cioè aggregati rurali privi di un centro, ad un sistema urbano, caratterizzato da un processo di aggregazione culminato nella formazione di una città.
È da tale momento che è possibile tracciare la storia delle istituzioni e dell’ordinamento di tale comunità.
3. Territorio,abitanti,istituzione nella costituzione arcaica
È a partire dal VII sec a.c. che Roma si presenta come un aggregato che tende a configurarsi come città-stato, una comunità (civitas) fatta di gruppi iure sociati, sottoposti cioè ad un ordinamento che ne regola la convivenza politica, che si caratterizza per il fatto di riconoscere ai suoi appartenenti liberi di sesso maschile una condizione che li rende idonei a scegliersi un capo e ad essere guerrieri e proprietari.
3.1. Il territorio
Il territorio di Roma appare caratterizzato dalla sua distribuzione in un due parti. Una prima parte, urbs, delimitata da uno spazio di confine segnato da riti particolari e caratterizzato dalla presenza di mura e che i romani chiameranno pomerium, sottratto alla possibilità di abitarlo e ararlo, costituente il luogo destinato a sede della comunità, alle attività politiche e di culto pubblico.
Una seconda parte costituita da un contado, di indefinita estensione considerato ager publicus, destinato ad assicurare alla comunità, attraverso le attività agricole e pastorali, i fondamentali mezzi di sussistenza.
3.2. I cives e la loro condizione
Gli abitanti di Roma si distinguevano ab origine in patricii e plebei. Solo i primi, discendenti di coloro che erano stati membri del senato allorché la città era stata fondata, erano organizzati in gentes, in aggregazioni cioè caratterizzate da un vincolo di solidarietà che lega tra loro più gruppi familiari aventi divinità, culti e costumi comuni, e dal reciproco diritto dei gentiles di succedersi, in mancanza di possibile successione intrafamiliare. Solo ai patrizi è inoltre consentito sedere in senato, di rivestire cariche pubbliche e sacerdozi e di occupare l’ager publicus.
I plebei, la moltitudo costituita da tutti gli altri appartenenti alla città, hanno piena capacità giuridica di diritto privato e sono ammessi al godimento di diritti pubblici rilevanti, come la partecipazione ai comitia e alle attività militari.
Ad essi è poi consentito legarsi ai patrizi attraverso lo speciale vincolo di clientela e conseguire la possibilità di sub-occupare l’ager publicus per concessione del patronus patrizio cui si sono legati.
La clientela comportava una serie di diritti e doveri reciproci, tra cui il dovere del patronus di istruire, consigliare ed assistere, anche in giudizio, il cliens, il corrispettivo dovere del cliente di riscattare il patronus prigioniero e il reciproco dovere di non accusarsi.
Per quanto riguarda le attività economiche, i patrizi si caratterizzavano per essere dediti all’agricoltura e all’allevamento del bestiame, mentre i plebei per essere dediti alle attività di trasformazione dei prodotti e al loro commercio.
3.3. Le curiae
e i comitia
L’unità organizzativa elementare fu la curia, che indicava la riunione degli uomini (viri, uomini cioè atti alle armi) legati ad una o più gentes nel corso della quale si discutevano i problemi comuni e si compivano le cerimonie religioso sacrali.
Le curiae divennero la struttura politico-amministrativa di base della civitas. Le curiae, ciascuna con un proprio luogo stabile di riunione, con propria denominazione e proprio capo (curio), erano in numero di 30. Tale numero discendeva dall’adozione di uno schema organizzativo a base ternaria e si coordinava con la tradizione di una popolazione già distinta in tre gruppi (tribus):
I Ramnes, antichi seguici del latino Romolo;
I Tities, antichi seguaci del sabino Tito Tazio;
I Luceres, che discendevano dal ceppo etrusco.
Da ogni curia venivano levati 100 uomini in modo da assicurare la formazione dell’esercito, all’epoca costituito appunto per la fanteria della legione di 3000 uomini.
La prima forma di assemblea politica era costituita dal comitium, assemblea costituita da cives che si radunavano convocati in un apposito luogo delimitato del foro detto comitium.
La tradizione attribuisce a tale assemblea funzioni costituzionali. Così i comitia curiata avrebbero votato proposte ad essi sottoposte che sarebbero diventate leges, eletto il capo politico e gli ausiliari.
I comitia curiata erano convocati per disposizione del rex; la riunione, preceduta dalla presa degli auspicia, cioè dall’interrogazione della volontà divina, poteva aversi solo se questi risultavano favorevoli ed era presieduta dal rex.
Il voto si esprimeva per curiae ed era comunicato dal lictor, il messo del curio.
Dai comitia curiata si distinguono i comitia calata. Si trattava di riunioni convocate per assistere a particolari atti rituali e alle quali interveniva il collegio pontificale, e per i quali il populus veniva regolarmente convocato.
3.4. Il senatus
Alla primitiva costituzione della città appartiene il consesso dei patres denominato senatus.
Senatori sarebbero stati i patres delle gentes confluite nella città-stato. Quanto alla composizione la tradizione non offre dati uniformi; tuttavia secondo una versione i senatori sarebbero stati creati in numero di 100 da Romolo, duplicati in seguito alla fusione latino-sabina ed elevati a 300 da Tarquinio Prisco. Secondo un’altra versione alla morte di Romolo sarebbero stati 150; per cui si è affermata la convinzione che i senatori non fossero in numero fisso in quanto erano tali coloro che ne avevano i requisiti: il numero era allora variabile. È però sicuro che a partire dalla Monarchia di Tarquinio Prisco il numero dei senatori diventa fisso, ossia 300. È probabile tuttavia che si sia presto distinta la posizione di coloro che erano patres di antica origine da quella di coloro che erano patres di più recente ammissione. Solo ai primi sarebbero state riservate alcune delle più importanti funzioni senatorie, quali l’interregnum e l’auctoritas.
La prima consisteva nella costituzione, in caso di vacanza della suprema carica, di un collegio di 10 senatori, uno dei quali veniva investito, di 5 giorni in 5 giorni, delle insegne del comando quale interrex. L’interregnum cessava quando l’interrex di turno avesse ritenuto maturo il momento di convocare i comitia perché si pronunciassero su un candidato.
La seconda funzione consisteva nell’approvazione delle deliberazioni comiziali.
In ogni caso al senato è attribuita la funzione di rilasciare ab origine pareri su tutte le materie sulle quali il rex ritenesse di acquisire l’opinione dei patres.
3.5.IL REX.
Il rex è il capo religioso, politico e militare della città, eletto con la partecipazione del popolo e del senato e investito dei suoi poteri a vita.
La scelta del rex non presupponeva l’appartenenza alla città. Rex può divenire chiunque, anche uno straniero.
La creatio del rex ed il conferimento a lui dei pieni poteri seguiva una certa procedura; l’apertura dell’interregnum; la convocazione, nel momento in cui l’interrex lo ritenesse opportuno, dei comitia; l’approvazione comiziale del candidato con successiva ratifica senatoria della deliberazione; la inauguratio, ossia la solenne consultazione degli dei, del rex eletto; il conferimento al medesimo della facoltà di esercitare l’imperium attraverso una apposita deliberazione dei comitia (lex curiata de imperio).
Al rex spettano funzioni religiose, politiche e militari. L’insieme dei poteri connotano la potestas regia.
a)Funzioni religiose
Il rex è il sommo sacerdote, interprete della volontà divina, custode della vita religiosa della comunità, che cura con l’ausilio dei collegi sacerdotali.
Di tali collegi il più importante è quello dei pontifices, costituito da 5 membri presieduti dal pontefice massimo nominato dal rex.
Ai pontefici spetta preservare le tradizioni religiose e difendere la pax deorum, ossia le buone relazioni tra la città e le sue divinità, attraverso il controllo dei riti, dei culti e di tutte le attività pubbliche e private che avessero connessione con i sacra, ivi comprese le attività giuridiche, per la necessità che il ius non contrastasse con il fas, ossia la volontà divina rivelata attraverso i signa.
In tale ambito l’autorità dei pontefici non incontra limiti nell’autorità di alcuno, così anche il rex, formalmente di rango più elevato rispetto al pontefice massimo, dovesse sostanzialmente subire le direttive del collegio pontificale.
Notevole importanza rivestiva poi il collegio degli augures, costituito da 3 sacerdoti, depositari della scienza degli auspicia e degli auguria, ossia delle regole e dei riti collegati che presiedevano alle indagini rivolte a conoscere la volontà degli dei.
Tuttavia trarre gli auspicia spettava a chi era investito del supremo potere politico, quindi al rex, ma le norme che li disciplinavano erano indicate dagli auguri, che pertanto, nella sfera di loro competenza, avevano una posizione analoga a quella dei pontefici, per cui si imponevano anche al rex, il quale peraltro non poteva esercitare l’imperium se non dopo l’inauguratio.
Ai Feziali spettava poi la cura religiosa degli atti che instauravano relazioni internazionali, quali la dichiarazione di guerra, i trattati di pace.
Altri collegi sacerdotali sono:
I Flamini, il cui compito era quello di mantenere aperto il rapporto tra gli uomini e alcune sfere del divino;
Le Vestali, cui spettava di mantenere viva la fiamma di Vesta;
I Salii, ai quali spettava di provvedere alle feste che celebravano i passaggi stagionali dalla pace alla guerra;
I Fratres Arvales, cui spettava di assicurare i culti rivolti a proteggere i campi coltivati;
b)Funzioni politiche
Il rex è il capo politico della città. A lui spettano i poteri di indirizzo e di organizzazione della vita della comunità, potere che esercita facendosi approvare le relative proposte (leges regiae).
A lui spetta di esercitare, attraverso i suoi subordinati, i poteri di polizia (c.d. coercitio) necessari per mantenere ordinata la vita cittadina; può, dunque, ordinare l’arresto e la fustigazione, irrogare multe. A lui spetta esigere le prestazioni personali e monetarie necessarie per assicurare la realizzazione delle opere è delle attività pubbliche. Il rex presiede i processi privati e cura la repressione dei crimina. Esso, nell’esercizio di tali funzioni è coadiuvato da un praefectus urbi, che il rex nominava quando doveva assentarsi dalla città perché si potesse rendere giustizia e provvedere agli imprevisti; dai duoviri perduellionis e dai quaestores parricidii incaricati di attività connesse alla repressione criminale.
c)Funzioni militari.
Il rex è il supremo capo militare, i cui poteri esercita in virtù dell’imperium, ossia della facoltà di rivolgere ordini non sottoponibili ad alcun controllo e ai quali i destinatari non possono sottrarsi. Ausiliari sono i comandanti delle singole unità in cui è organizzato l’esercito.
4. Le relazioni internazionali
Sin dai primi secoli dell’ultimo millennio a.c. Roma è membro di una lega che vede associate popolazioni con le quali ha in comune lingua, convinzioni religiose e costumanza varie, e con le quali intrattiene relazioni pacifiche. L’appartenenza a tale lega latina non limitava la sovranità degli aderenti, né quanto ai loro ordinamenti interni, né quanto al loro diritto di guerra e di pace con popolazioni non confederate. Essa prevede una assemblea annuale nella quale convengono i princeps delle diverse comunità, ed ha lo scopo di preservare l’unità di culto tra gli aderenti e di favorire una loro politica tendenzialmente unitaria verso l’esterno. La presidenza di essa, in un primo momento spettata ad Albalonga, fu affidata a Roma che divenne la comunità-guida dei popoli latini.
Ciò tuttavia non esclude che Roma potesse avere rapporti anche con comunità diverse definite Hostes (straniere) con le quali intratteneva rapporti commerciali e pacifici ma anche relazioni di guerra.
La dichiarazione di guerra era affidata ad alcuni membri del collegio dei Feriali che si recavano sul confine nemico per compiere i gesti e rendere le dichiarazioni rituali.
Si accoglie poi il principio antico secondo cui i prigionieri da iustum bellum divengono schiavi di chi li cattura.
LA MONARCHIA ETRUSCA
Sommario: 5. I re etruschi – 6. Le riforme di epoca etrusca. – 7- La fine del regnum.
5. I re etruschi
Superata una prima fase nella quale Roma conservò i connotati di una città che rifletteva i caratteri di una comunità nella quale prevaleva l’influenza politica del ceppo latino-sabino, essa si ritrovò governata da re etruschi.
Questi si sarebbero insediati senza il rispetto delle procedure fin allor osservate.
La tradizione rappresenta tale vicenda come una svolta che avrebbe posto le premesse per la fine del regnum.
I re etruschi avrebbero modificato radicalmente l’atteggiamento verso il senato, caratterizzando in senso marcatamente militare il potere del rex, e ricercando spesso più che il consenso patrizio i favori della plebe.
Roma si presenta come il centro urbano più grande ed importante del Lazio, interessato da un’intensa rete di commerci e nel quale appaiono svariate attività artigianali. L’affermarsi di attività economiche urbane favorì la formazione di ceti benestanti, esclusi tuttavia dal patriziato e quindi dal governo della res publica. Ciò comportò un naturale avvicinamento tra re e ceti urbani benestanti, in quanto i primi cercavano in tali ceti il fondamento del loro consenso e i secondi aspiravano al conseguimento di uno spazio politico più adeguato al peso economico che essi avevano nella comunità.
6. Le riforme dei epoca etrusca
Alla monarchia etrusca si devono svariati interventi diretti a caratterizzare in modo nuovo le antiche istituzioni, nonché ad introdurne di nuove.
a)Così, il carattere militare con cui si connota la carica regia. Nessuno dei re etruschi è asceso alla carica nel pieno rispetto delle forme e dello spirito delle regole