Per sempre
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Sei strana, sai? Hai paura di tornare a casa da sola, ma non in compagnia di un vampiro… Potrei ucciderti in un secondo e affondare i miei canini nella tua pelle, così da succhiare tutto il tuo sangue, eppure non ti preoccupi di questo.
In tutti questi anni ho ucciso non so quante persone per nutrirmi di loro. Amavo vedere nei loro occhi la paura e amavo appartenere alla razza dei vampiri, gli esseri più forti e crudeli del mondo! Io ero un mostro, Alice, mi dispiace, ma questa è la verità… Non mi fermavo davanti a niente!
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Book preview
Per sempre - Anna Maria Mazzella
casuale.
1
Fin da piccola sono sempre stata affascinata dal mondo delle tenebre e dalle sue creature. Lupi mannari, streghe, ma soprattutto vampiri, che abitavano la notte, i nostri incubi e le nostre fantasie. Era straordinario pensare che esistessero nel mondo esseri così affascinanti e misteriosi, che potevano volare, correre alla velocità della luce, e vivere per l’eternità, superando confini invalicabili per noi umani. Mi piacevano tanto queste storie, specialmente quelle riguardanti i vampiri. Creature eterne, veloci, dal corpo candido e marmoreo, bevitori di sangue senza anima e pietà.
Alla fine noi mortali pensavamo che fossero solo racconti o leggende, frutto della nostra fantasia, che ci aiutavano a fuggire, a volte, dalla realtà e dalla sua noiosa monotonia. Invece, due anni fa, esattamente nel 2008, in tutto il mondo migliaia d’immortali si fecero avanti, rivelando così a tutti la loro esistenza e rivendicando la volontà di acquisire diritti proprio come noi. Scatenarono, così, un sacco di polemiche da parte di religiosi e altre autorità che li credevano bestie di Satana.
Io, a dire la verità, ero super eccitata all’idea di poter incontrare un vampiro.
Il mio nome è Alice, ho vent’anni, vivo in Italia con mio fratello Luca, ho i capelli castani e gli occhi neri, non sono molto alta e il mio segno zodiacale è il cancro; amo mangiare il cioccolato e passare le giornate a guardare la tv. La mia vita era uguale a quella di tante altre ragazze: frequentavo l’università, andavo in palestra e avevo degli amici. Insomma, tutto tranquillo, fino all’incontro che mi cambiò la vita.
Era una sera di metà novembre, ero stata tutto il pomeriggio con Sara e il resto del gruppo; purtroppo si era fatto tardi e sfortunatamente mio fratello era impegnato, perciò mi toccò ritornare a piedi a casa. Durante il tragitto incontrai Simone, un mio compagno di classe fissato con il calcio e super presuntuoso, che stava con altri ragazzi che non conoscevo.
Subito si avvicinò e mi chiese: Dove vai tutta sola?
. Il suo tono era particolarmente fastidioso e il suo alito puzzava pesantemente di alcool.
A casa!
, gli risposi accelerando ancora di più il passo, ma senza rendermene conto uno dei suoi compagni mi si piazzò davanti:
Dai tesoro, non vuoi venire a fare un giro con noi? Ti facciamo divertire!
.
Realizzai in quel momento di essere stata accerchiata da quattro ragazzi minacciosi e soprattutto ubriachi. Allora mi venne in mente il mio papà: quanto mi mancava… Se solo fosse stato ancora con me, mi avrebbe sicuramente protetto. All’improvviso, una mano da dietro mi toccò il sedere, perciò mi girai di scatto e urlai:
Ehi, che cazzo volete, andatevene! Simo, ma che cavolo ti passa per la testa? Che diavolo fai?
; ma guardandolo in faccia notai il suo sorriso malizioso, che mi spaventò ancora di più:
Dai Ali, mi sei sempre piaciuta, non sai quante volte ho immaginato questo nella mia mente, non vedevo l’ora di farlo con te, amore mio! Vieni qua e succhiamelo!
. Cercai di restare calma e trovare uno spiraglio per scappare via, ma appena mi voltai qualcuno mi afferrò per i capelli e mi sbatté violentemente contro il muro. In quel momento, quando pensavo ormai di essere perduta, sentii una lunga folata di vento che fece schizzare i miei assalitori a non meno di tre metri da me, e mi ritrovai in ginocchio, a terra, con le lacrime che mi scorrevano sulle guance.
Subito alzai gli occhi e davanti a me vidi un ragazzo all’incirca della mia età, non molto alto e neanche molto muscoloso: aveva i capelli e gli occhi castani chiari, ma soprattutto la sua pelle brillava come l’argento sotto i raggi della luna, perciò capii che era un vampiro.
Stai bene?
, mi chiese in tono serio. Feci cenno di sì con la testa e mi alzai da terra. Ora lo avevo a meno di un metro di distanza: notai i suoi lineamenti duri e marmorei, ma allo stesso tempo delicati, le sue labbra perfette e la sua immensa forza. Mi accorsi che stava per allontanarsi, allora feci un passo avanti e lo trattenni per il braccio destro: la sua pelle era dura e fredda a tal punto da scatenare in me una lunga scossa, che dalla mano mi attraversò tutta la schiena, facendomi rabbrividire.
No! Ti prego, non andare via, potrebbero tornare!
. Cosa non vera, poiché i miei assalitori erano ancora a terra inermi. In realtà non volevo perdere quella sensazione di piacevole calma che avevo provato nell’essere stata protetta, così d’istinto gli chiesi:
Ti prego, accompagnami a casa, abito da queste parti
. Ero sicura di un no
, invece, gentilmente, mi rispose: Va bene
.
Dopo essermi tranquillizzata un po’, mi ricordai di una cosa: Scusa, che maleducata! Non ti ho nemmeno ringraziato… Solo che ancora devo assimilare bene tutta la situazione!
. Mi guardò e sorrise dolcemente, perciò aggiunsi: Perdonami se te lo chiedo, sei un vampiro, vero?
.
Subito lo vidi farsi scuro in volto, quasi malinconico, come se la mia domanda lo avesse infastidito. Immediatamente mi scusai: Mi dispiace, non volevo… Sai, da quando siete usciti allo scoperto non ho mai avuto modo di incontrarvi e…
.
Mi interruppe gentilmente e iniziò a parlare: Sei strana, sai? Hai paura di tornare a casa da sola, ma non in compagnia di un vampiro… Potrei ucciderti in un secondo e affondare i miei canini nella tua pelle, così da succhiare tutto il tuo sangue, eppure non ti preoccupi di questo
, e sorrise di nuovo.
Allora risposi: Bè, se hai fame ti consiglio di mangiare quegli idioti stesi lì per terra! Io non ho un buon sapore, credimi!
.
Ah, questo non è vero! Hai delle vene stupende, sento scorrere il tuo sangue in tutto il corpo. Sai, la mia preferita è l’arteria che ti scende lungo il collo e arriva al cuore… Con l’accelerare dei suoi battiti diventa proprio invitante…
.
Non mi ero accorta che in quell’istante si era avvicinato pesantemente a me e il suo volto era praticamente attaccato al mio; però, invece di avere paura, per un attimo restai immobile, perché non volevo perdere nemmeno un particolare di quel viso così perfetto. Dopo qualche secondo ricominciammo a camminare, e lui aggiunse: Di solito non si deve dare confidenza agli sconosciuti, non pensi che i tuoi genitori si potrebbero arrabbiare per questo?
, disse dolcemente.
Già… Lo farebbero, se solo fossero ancora con me. E poi, noi ci conosciamo già! Piacere, io sono Alice! E tu invece?
, affermai sorridendo e porgendogli la mano destra in segno di saluto.
Godric!
, ribadì in tono serio e senza grandi effusioni. Distolsi lo sguardo da lui un attimo e mi accorsi che purtroppo eravamo già a casa.
Eccomi, io sono arrivata, grazie!
.
Bene!
, rispose lui. E mentre andava via, dissi: Quando potrò rivederti?
.
Si girò, mi sorrise e sentii una lunga folata di vento. Capii, a quel punto, che era sparito.
2
Per tutta la sera non pensai ad altro: al suo dolce sorriso, alla sua pelle, al suo strano nome e alla sensazione che aveva lasciato in me.
Mentre cercavo di addormentarmi, guardai in giardino e lo vidi proprio lì, in tutto il suo splendore da predatore indistruttibile. Allora, senza nemmeno pensarci, uscii da casa e corsi da lui. Ci guardammo per qualche istante e poi ci avvicinammo. Le sue dure e freddi mani mi accarezzavano con dolcezza tutto il corpo, i suoi occhi scuri fissavano i miei. Ci baciammo appassionatamente.
Le sue labbra fredde aderivano perfettamente alle mie. In un attimo mi sentii sollevata da terra… Mi avvinghiai con le gambe al suo corpo roccioso: lui mi appoggiò con dolcezza e con decisione alla vecchia quercia del giardino, e nel baciarmi scese, seguendo il mio profilo, lungo il collo, i seni, la pancia, poi mi aprì dolcemente le gambe e… Ma all’improvviso suonò la sveglia: mio dio, era tutto un sogno! Eppure sembrava talmente reale, così vero… I suoi gesti, i miei gesti, tutto era talmente vivo... Purtroppo, però, ero appena tornata alla realtà e alla vita di sempre.
Quel giorno, anche se faceva freddo, c’era un sole fantastico: questo mi fece pensare a lui, al fatto che in quel momento stesse chiuso in chissà quale bara a dormire e a proteggersi da un’orribile e dolorosa morte.
Arrivata all’università, incontrai Sara, la quale mi raccontò che Simone e alcuni dei suoi amici erano stati consegnati alla polizia da un benefattore anonimo. Subito sorrisi e ciò destò la sua curiosità:
Mi dici che ci trovi di divertente? Poverino, mi dispiace tanto!
. Decisi di non risponderle e di riservare la mia avventura per me, così annuii e la assecondai: Già, hai ragione, poverino!
.
Fortunatamente la giornata passò veloce e scese presto la sera. La luna alta nel cielo mi faceva pensare a Godric e al nostro incontro. Decisi di scendere in strada a fare due passi: alla fine prolungai la camminata per più di mezz’ora, ma di lui nemmeno l’ombra. Perciò tornai a casa di corsa e andai a letto. Stavolta lo sognai in tutta la sua bellezza, imponenza, ma anche dolcezza: più mi avvicinavo alla sua immagine e più lui si allontanava, si dissolveva dal mio sogno, come la nebbia al mattino riscaldata dal sole. Iniziai a chiamarlo: Godric! Godric!
, e proprio in quel momento mi svegliai.
Il mattino seguente fu, almeno per mio fratello, l’ora della verità. Fu lui a iniziare il discorso: Sorellina, che hai? Ti vedo un po’ strana stamane!
.
Senza indugiare gli raccontai dell’incidente con Simone, dell’incontro con Godric e del mio forte desiderio di rivederlo. Lì per lì rimase di stucco, poi aggiunse: Comunque, quel vampiro lascialo stare, visto che alla fine non è tornato. Non ha capito cosa si è perso, non stare in pensiero per lui. E poi non credi che sia un po’ troppo grande per te?
. Già, mio fratello non amava i vampiri, ma neanche li odiava, pensava anzi che fosse giusto che vedessero riconosciuti i loro diritti e che potessero trascorrere una vita tranquilla senza doversi nascondere.
I giorni passavano e non facevo che pensare a lui e alla voglia che avevo di vederlo. I miei incubi erano sempre più frequenti e il mio umore cambiava in continuazione. Quando raccontai a Sara l’accaduto, litigammo di brutto, poiché il padre e tutta la sua famiglia erano contro i vampiri, tanto che fummo costrette a porre fine alla nostra amicizia. Tuttavia, proprio quando ormai avevo perso tutte le speranze, sentii bussare alla mia finestra, cosa che mi stupì parecchio, considerato che vivevamo al quarto piano. Quando l’aprii, rimasi a bocca aperta: era lui, era salito fin su per venire