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Falliti e contenti
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Falliti e contenti

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I VIP, truccati e ritoccati col Photoshop, dall'alto dei loro rotocalchi patinati ci sorridono sardonici, quando strabuzziamo gli occhi davanti alle bacheche dei giornalai. Credono che la nostra sia invidia per quel mondo fasullo infestato di donne feroci assoldate e indecenti esosi giocattoli.
Ci guardano con sufficienza. Non si rendono conto di suscitare in noi solo disgusto. Credono di fare i furbi, con quegli yacht registrati alle Cayman, quei conti segreti in Svizzera, quei derivati tossici a Panama, ma a noi non c’incantano. Pare abbiano girato il mondo solo per evadere le tasse. Bella gente! Falsi, sleali, disonesti, siliconati. Una truffa umana.
Fanno una vita da cani - e se lo meritano - noi lo sappiamo e ce ne teniamo alla larga.
Conosciamo il valore delle piccole cose. Eh sì, nel piccolo noi ci viviamo alla grande. I VIP ci considerano FLOP*: dei Falliti! Stanno delirando, dev'essere un effetto collaterale del Botox , di cui sono imbottiti fino al cervello. Noi siamo semplicemente Felici, anche se troppo spesso non ce ne vogliamo rendere conto. Forse lo neghiamo per una forma di civetteria. O per scaramanzia?
Siamo come siamo perché vogliamo esserlo. Non potremmo essere diversi.
Siamo i migliori, lo dicono tutti: politici, mezzo-busti e annunciatrici TV. Noi siamo l’Umanità, né più ne meno. Lo affermano i Testi Sacri e la Costituzione. Ne siamo fieri e convinti.
Questo è il nostro meditato breviario.

* Falliti Leali Onesti Perdenti
LanguageItaliano
Release dateMar 11, 2013
ISBN9788867556861
Falliti e contenti

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    Falliti e contenti - Gianni Monduzzi

    Gianni Monduzzi

    FALLITI € CONTENTI

    Manifesto dell’orgoglio FLOP*

    *(Falliti Leali e Onesti Perdenti)

    Premessa

    Complimenti

    mi disse il Padreterno,

    che faceva l’inventario del Creato

    sei nato bello, ricco: un VIP...

    poi mi osservò perplesso

    "Fammi guardar meglio,

    che forse ho sbagliato riga."

    Premetto che...

    ... superati i sessant’anni, ho raggiunto, per dirla con Marguerite Yourcenar, l’età in cui la vita è una sconfitta accettata.

    Accettata? Beh, sino a un certo punto. Non pretendo di essere diventato un filosofo, un saggio pacificato. Forse lo diventerò; magari da morto. Per il momento sono ancora assalito da ripensamenti, da insofferenze, da piccoli e grandi furori.

    Un po’ mi brucia che la mia vita sia stata un FLOP.

    Nessuno dei miei amici me lo riconosce, e questo mi scoccia parecchio. Neppure l’Ufficio Imposte ci vuole credere.

    A torto. Confonde fisco con fiaschi. 

    Pretende di tassare i miei insuccessi.

    Mi si vuole togliere un titolo conquistato a prezzo di sforzi giganteschi, rispettando il prossimo e onorando la parola data sino all’autolesionismo.

    Come tutti i FLOP, sono partito da dietro, di rincorsa: per di più con l’impiccio dell’onestà, handicap che di rado permette recuperi.

    Le concorrenti a Miss Italia, abbastanza sicure del loro aspetto esteriore, dicono che l’importante è essere belle dentro; chi ha scritto questo libro, anche se la sua vita ha avuto qualche breve fiammata, più o meno ruggente, dentro è rimasto un FLOP.

    Lo rivendico: IO SONO UN FLOP (autocertificato).

    Un uomo d’insuccesso, a dispetto di certe apparenze fuorvianti, di episodi occasionali.

    Un esponente di quello che viene chiamato (certo per sfotterci) ceto medio: sempre meno medio; sempre più asssediato dalla paura di rotolare giù, sino agli infimi gradini della scala sociale, fra i pitocchi.

    Più che ai dettagli della mia vita personale, per descrivere la condizione FLOP ho attinto ai miei fantasmi, alle mie ossessioni, alle mie paure, e ai ragionamenti con cui cerco di tenerli a bada.

    Che cosa sia un FLOP lo dice la parola. Basta guardare le iniziali: un Fallito Lucido, un Onesto Perdente. A me piace interpretarle così. È un’interpretazione che io, FLOP scrittore, consiglio anche ai FLOP lettori di queste pagine: falliti e perdenti sì, però lucidi e onesti.

    Che nessuno ci tolga questa soddisfazione!

    La lezione di Darwin, per chi sa ben leggere, è che l’intera vita sulla terra è stata fondata sull’errore. Non si fossero sbagliate le prime cellule nel replicarsi, saremmo ancora tutti batteri, come i primi viventi, o forse neppure, saremmo solo proteine. Noi FLOP, che dell’errore siamo i sacerdoti, graziosamente ci congratuliamo.

    Il contrario del FLOP è il VIP. Anche nel suo caso le iniziali dicono tutto: VIP = Very Important Person. Non si tratta di un’interpretazione: è il significato ufficiale, quello registrato nei dizionari.

    La differenza fra i due acronimi si nota subito: noi ci arrabattiamo con l’italiano, a loro viene naturale trafficare con l’inglese.

    FLOP è anche un’onomatopea: il rumore di un buco nell’acqua.

    FLOP o PLOF: è la stessa cosa.

    VIP e FLOP sembrano nomi da cartoon: suonano svelti, vispi, divertenti; ma se, da FLOP quali siamo, ci rappresentiamo i VIP e i nostri rapporti con loro, non c’è granché da stare allegri.

    Questa la prima impressione.

    FLOP e VIP si nasce o si diventa?

    Bella domanda! Io mi sono fatto l’idea che si nasca, però con una differenza: i VIP sanno di essere nati tali (basta che osservino il sorriso mielato dell’infermiera nella nursery), mentre i FLOP non sanno di essere nati FLOP. Lo scoprono a poco a poco, e non è una bella scoperta.

    Questione di cromosomi, pare.

    Prendiamo il mio caso.

    Sono nato in una famiglia buona e affettuosa, ma afflitta da floppaggine plurisecolare. Neppure i più accondiscendenti fra i ricercatori araldici di Firenze, cui mia madre si era rivolta, sono riusciti a scovare un antenato VIP che rampasse tra le oscure fronde del nostro albero genealogico.

    Per quanto ne so, la cosa potrebbe durare dai tempi di Adamo ed Eva: anche loro due FLOP.

    Mi sembra impossibile che i VIP discendano da quegli sfigati. Secondo me, nel Paradiso Terrestre c’era un’altra coppia. Non mangiarono una mela OGM, ma una melagrana da agricoltura biologica, e il Padreterno, da ambientalista qual è sempre stato, fece finta di nulla.

    Per la mia famiglia le cose si trascinavano da un bel po’ di tempo (millenni, probabilmente: anche se non ho informazioni sicure su come se la siano cavata i Monduz a Babilonia o nell’antico Egitto) quando a un certo punto appaio io, e i miei trovano, o si inventano, ragioni per ben sperare.

    A dieci anni scassai una sveglia e riuscii (quasi) a rimetterla insieme. Restarono fuori solo una dozzina di rotelle dentate. Che con tutte quelle rotelle in meno la sveglia funzionasse e segnasse l’ora, ovviamente sbagliata, dimostrava la mia genialità.

    Cominciai a condividere l’opinione degli altri, che si aspettavano grandi cose da me.

    Cresciuto, abbandonai l’orologeria e feci svariati mestieri: il professore universitario, l’editore, l’assessore alla Cultura del Comune di Bologna, lo psichiatra...

    Tra i matti mi ci trovavo benissimo.

    Pubblicai anche dei libri da ridere, che il pubblico mostrò di gradire. Fu un breve attimo fuggente.

    Avere assaggiato il successo mi ha guastato, per qualche tempo, tutti gli altri piaceri. Qualcuno ha scritto che ogni uomo (anche FLOP) ha diritto a un quarto d’ora di celebrità. Dev’essere una raffinata tortura inventata da qualche VIP per rendere più amara la vita FLOP – meno quei quindici minuti di euforia malata.

    Chi, sia pure per un istante, assaggia il frutto proibito del successo, è condannato per il resto della vita all’insoddisfazione e al rimpianto.

    Poi scoprii l’Alta Finanza.

    Bond Argentini, azioni Parmalat...: ero un drago; non mi lasciavo sfuggire un’occasione.

    Il mio capolavoro fu investire nel settore immobiliare degli Stati Uniti giusto un mese prima del fallimento della Lehman Brothers.

    Mi ero fidato non del mio fiuto, ma di austeri banchieri, di brokers creativi, di agenti di borsa: tutta gente che ora viaggia in Ferrari con i miei risparmi.

    In un certo senso, alla fuoriserie ci sono arrivato, ma non la guido io.

    Forse è stato un affare, con quel che costa la benzina.

    Mi accorgo di quanto sia arduo riferire in poche righe l’andamento di una vita. Il curriculum è uno dei generi letterari più impervi. La verità è che mi sono dato da fare, anche se in modo discontinuo e confuso, ma alla fine l’esito non è stato quello sognato.

    Di una cosa sola sono sicuro: ho acquisito una cultura non trascurabile, nel ramo fallimenti. È come se avessi preso un master in catastrofi. Questa mia competenza mi è costata molto più di qualsiasi laurea a Oxford o a Harvard.

    Perché non andasse sprecata (come il resto) ho scritto il Manuale del Flop.

    Non ho la pretesa di insegnare agli altri a fallire: per chi ha la vocazione, niente di più facile. Un vero FLOP è capace di trovare ogni sorta di scorciatoie verso il disastro. La mia ambizione è un’altra: che questo libro funzioni come antidepressivo, come ansiolitico.

    VorreimostrarechelacondizionediFLOPèmenotragicadi quanto si creda. Esistono addirittura buone ragioni per essere contenti dei nostri insuccessi.

    Per andarne fieri.

    Qualche volta ho pensato di organizzare, come i gay, un FLOP Pride, una Giornata dell’Orgoglio FLOP; ma forse la situazione non è ancora matura, per una manifestazione del genere.

    In conclusione questo Manuale non è un atto di umiltà, bensì di consapevolezza. Non sono l’unico FLOP al mondo. Siamo in tanti, tantissimi. Ecosostenibili. Biocompatibili. Nella maggior parte dei casi, con una coscienza immacolata.

    Per questo spero di trovare legioni di lettori.

    In caso contrario, nessun problema. Solo una radiosa conferma.

    Quanto ai VIP, mi sono basato su quello che ne raccontano i media.

    È possibile che si tratti di un’immagine stereotipata, ma non posso farci niente: o si appartiene alla loro specie, o per frequentarli e conoscerli veramente occorre un certo tipo di talento (essere bravi come autisti, come amanti, come gorilla, come ruffiani, come lacché...: tutti lavori per i quali non sono mai stato tagliato).

    Una cosa è certa: senza di loro, non ci saremmo neanche noi. È a loro che guardiamo, per misurare le dimensioni monumentali del nostro fallimento.

    E dunque i VIP sono, insieme con i FLOP, i protagonisti di questo libro.

    Se qualcuno di loro dovesse sentirsi offeso, non venga a protestare da me. Protesti piuttosto con la televisione e con i giornali, nostre uniche fonti di notizie per tutto quel che riguarda la categoria cui appartiene.

    FLOP E VIP: VITE PARALLELE

    La giornata del FLOP

    Bio esiste

    Di solito, appena alzati, noi FLOP non mangiamo, al massimo trangugiamo un caffè. Non per ristrettezze economiche: una brioscia ce la potremmo permettere,

    ma non appartiene alla nostra tradizione.

    Vi ricordate di Maria Antonietta? Disse: Se non hanno pane, che mangino briosce.

    Quel saggio suggerimento non fu accolto dai FLOP (che allora si chiamavano sanculotti).

    La maggior parte di noi continua a ignorarlo.

    Al contrario, i VIP fanno colazioni abbondanti: cereali rari da agricoltura biologica,

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