Le parole in cucina. Storia di parole e gastronomia
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Book preview
Le parole in cucina. Storia di parole e gastronomia - Annalisa Spinello
© goWare
novembre 2014, prima edizione
ISBN 978-88-6797-278-4
Progetto e cura: Enrico Lanfranchi
Redazione: Paola Guazzotti
Copertina: Lorenzo Puliti
Fotografie: Alessandro Boscolo Agostini (dove indicato)
Sviluppo ePub: Elisa Baglioni
goWare è una startup fiorentina specializzata in digital publishing
Fateci avere i vostri commenti a: info@goware-apps.it
Blogger e giornalisti possono richiedere una copia saggio a Maria Ranieri
Gli articoli sono tratti e liberamente adattati dal blog La parola è servita (sul sito DizionariPiù di Zanichelli editore)
L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti dei brani e delle illustrazioni riprodotti nel presente volume.
Le foto di Alessandro Boscolo Agostini sono indicate con la dicitura Foto di © Alessandro Boscolo Agostini
. Le altre illustrazioni sono tratte da 123RF o da fonti di pubblico dominio.
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Presentazione
Che senso può avere un libro sulle parole che si usano in cucina? Pare quasi infinito il numero dei termini che caratterizzano una sfera fondamentale dell’essere umano come l’alimentazione. Pratica certo utile e necessaria, di recente sempre più ai confini col dilettevole. Un vocabolario immenso e in continua evoluzione non solo per l’affacciarsi di cibi e piatti esotici, ma anche per la riscoperta di parole rimaste a lungo confinate in cucine locali, o addirittura in ambito familiare nella nostra lunga tradizione alimentare che pesca talora oltre l’antica Grecia.
Molti sono i nomi legati al cibo che portano con sé un’antica storia, costellata da diversificazioni, specializzazioni e contaminazioni. Ripercorrerne la nascita e lo sviluppo ci aiuta a meglio comprendere la direzione di una parte dell’agire umano nel tempo, e a scoprire che alcune di queste parole sono indelebilmente scritte in un altro vocabolario, quello di un lessico familiare che attiene più alla sfera emotiva personale che a un vocabolario gastronomico.
Un ebook di rapida consultazione che vi farà fare un figurone nelle conversazioni con gli amici e con gli ospiti.
* * *
Annalisa Spinello si è formata a Padova, dove ha conseguito la laurea in Storia della lingua italiana e si è specializzata in Archivistica, Biblioteconomia e Information technology. È dottoranda in Letteratura e filologia presso l’Università di Verona.
Alessandro Boscolo Agostino chioggiotto di nascita, è un fotografo professionista attivo da circa dieci anni. Alterna il lavoro corporate alla sua ricerca fotografica personale. Alcuni suoi scatti sono stati usati da prestigiosi marchi nazionali e internazionali.
— Al lettore —
Cara lettrice, caro lettore, solo alcune righe per introdurvi a questi piccoli racconti. Sarò breve per due semplici ragioni. La prima: l’introduzione a un testo viene normalmente saltata, al limite ci si ritorna sopra alla fine se la lettura ci ha convinto. La seconda: gli scritti che vi propongo hanno un senso e significato per chi li ha scritti, non è detto che possa essere lo stesso per chi li leggerà. Ma che senso e significato si possono recuperare da un elenco di parole tratte dal vocabolario domestico della cucina, ortaggi e pietanze per la maggior parte? La domanda sorge spontanea dal momento che non vi troverete nessuna ricetta, nessuna indicazione pratica e utile per il trattamento del cibo, forse qualche citazione letteraria sparsa qua e là da gustare durante il consumo del vostro pasto quotidiano o da servire ai vostri ospiti a titolo di curiosità. Poca cosa, soprattutto se abbiamo poco o nulla in dispensa e frigorifero e gli invitati sono quasi alla porta. Quello che posso dirvi è il senso che ha avuto per me lo scriverli: la soddisfazione di una curiosità emotiva condotta con il rigore semiserio e spensierato di un presunto, o aspirante tale, storico della lingua.
Nel maneggiare le cose, gli oggetti della vita di ogni giorno capita di intrappolarci nelle parole, nei termini che denominano tali cose e oggetti nello stesso modo in cui ricordi e sensazioni sorgono spontanei e non controllati nel rivedere una vecchia foto in cui eravamo ritratti magari più giovani, più tonici e in serena compagnia di persone che non vediamo o frequentiamo più. Può succedere con qualunque stimolo e in qualsivoglia ambito: a me succede spesso quando incontro o re-incontro termini di frutte, verdure, pietanze, attrezzi di cucina e preparazioni varie. Da questa onda emotiva parte allora una curiosità che vuole indagare l’origine non tanto delle cose reali (lasciamo a biologi e chimici questo compito) quanto del perché si dice così
o perché noi diciamo cavolo-verza, voi dite cappuccio
. Capite, si tratta di una curiosità di poco conto e credo per molti di poco valore. E tuttavia scatena la possibilità di un viaggio, reale o virtuale, non solo fra vecchi e polverosi vocabolari, fra scritti di insigni studiosi o fra testi di scrittori antichi e moderni, ma anche nella mente che ripercorre le rotte dello spazio e del tempo delle cose che mangiamo o che abbiamo mangiato. Perché noi siamo quello che mangiamo
, come recitano tanti slogan che ci invitano a seguire diete e stili di vita più semplici e naturali. E in questo viaggio può succedere di recuperare il senso, purtroppo non il sapore, dei cibi di un tempo nel loro evolversi in cibo di oggi, a seconda, ovviamente, dei palati.
Cercando di perseguire questo obiettivo, ho trattato poco meno di una ventina di voci (ma quante ancora restano oggetto della mia curiosità!) del lessico della cucina secondo un criterio che rispetti il ciclo delle stagioni, se ancora ci sono. Un criterio soggettivo, quello proposto: mi auguro che la vostra emotività possa individuarne altri, ricomporre altre scene, imbandire banchetti, vecchi o nuovi che siano.
— Estate —
Insalata e macedonia
Foto di © Alessandro Boscolo Agostini
Per la verde lattuga trasparente,
fresca la foglia aperta al suo ventaglio,
c’è quest’olio di luce, queste mente
di poggio e dal suo tartaro fiorita
la viola d’aceto, spicca l’aglio.
Il carciofo