Il filo della danza
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Una vita intrecciata dai fili della danza, in ogni sua forma e manifestazione. Una vita periodicamente reinventata, affrontando con l’armonia i cambi di rotta che il destino le impone. Poi, la svolta de-finitiva. La danza non è più una ricerca personale ma diventa un’attività per gli altri: scopre la dan-zamovimentoterapia. Attraverso il racconto della propria vita fuori dagli schemi, Orietta Ravenna mostra la via per una nuova percezione di sé e per un risveglio verso nuovi orizzonti.
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Anteprima del libro
Il filo della danza - Orietta Ravenna
Orietta Ravenna
Il filo della danza
© 2015 Gilgamesh Edizioni
Via Curtatone e Montanara, 3 – 46041 Asola (MN)
gilgameshedizioni@gmail.com - www.gilgameshedizioni.com
Tel. 0376/1586414
ISBN 978-88-6867-071-9
È vietata la riproduzione non autorizzata.
Testo e illustrazioni di
In copertina: elaborazione grafica di Matteo Bruni di un’opera di Iris Dall’Aglio
© Tutti i diritti riservati
UUID: 978-88-6867-071-9
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Indice
Prefazione
Domenica
Il canto del maggio
Teatro Augustus
Scarpette Rosse
Via Luccoli 33
Le donne
Lydia
Fotoromanzo
L’ombra sinistra
Il Clan
Iris
Magia
L’isola
Ut Unum Sint
Il Brasile
Isidora
Vittoria
La Danza Terapia (ma questa è un’altra storia)
ARCA
Risveglio Musicale
Aldo Messina
La Casa Di Ruth
Casa Circondariale
Il paziente anziano
Mio padre
Il dono
Il ritorno
Danzarima
La voce del silenzio
Desiderio
Appendice fotografica
Ringraziamenti
…il mio sguardo si apriva a nuove trasformazioni, attraverso il tempo diventa uno scambio di passi di danza tra l’oggi e il domani
.
Una vita intrecciata dai fili della danza, in ogni sua forma e manifestazione. Una vita periodicamente reinventata, affrontando con l’armonia i cambi di rotta che il destino le impone. Poi, la svolta definitiva. La danza non è più una ricerca personale ma diventa un’attività per gli altri: scopre la danzamovimentoterapia. Attraverso il racconto della propria vita fuori dagli schemi, Orietta Ravenna mostra la via per una nuova percezione di sé e per un risveglio verso nuovi orizzonti.
Orietta Ravenna, direttrice artistica dell’associazione Danzarima, ha una formazione di danza classica e contemporanea conseguita all’Accademia di Genova sotto la direzione di Ugo Dell’Ara. Diplomata Apid, Associazione Professionale Italiana Danzamovimentoterapia, ha collaborato con Alain Carré tenendo seminari in Francia. Svolge la sua attività in istituti sanitari, sia formando il personale sia interagendo personalmente con i degenti: ha collaborato, fra gli altri, con l’Università del Piemonte e con l’Ospedale Carlo Poma di Mantova. Ha conseguito una licenza superiore in teologia alla facoltà di Bologna. È sposata con Gianni Dall’Aglio, icona nel panorama musicale italiano.
...DANZAVO E MI SENTIVO AVVOLTA IN UN ABITO
LEGGERO COME UNA NUVOLA SOSPESA.
QUESTA EMOZIONE PROVENIVA DAL PROFONDO
DEL MIO ESSERE.
ODRY
A Gianni
Il dono è amore per la vita
Grazie, amore mio.
La mia vocazione ha origine nelle feste
di compleanno di famiglia.
Anziché mangiare la torta al cioccolato
chiedevo che per favore spostassero il tavolo
per poter danzare.
La mia vocazione comincia quando ero molto piccola.
Io sapevo che volevo danzare.
Se non lo sapevo io, lo sapeva la mia pelle
e ciò che non conoscevo di me...
Così sono cresciuta, sapendo che quello che volevo era la
DANZA
.
Maria Fux
Prefazione
Orietta Ravenna: moderna espressione della scuola pitagorica.
Pitagora (Samo, 570 a.C. circa – Metaponto, 495 a.C. circa), filosofo greco, matematico, scienziato, astronomo ha fondato a Crotone la prima scuola di musicoterapia.
Questa prevedeva tre livelli di iniziazione
. Il primo, il più basso, formava musici
, persone in grado di utilizzare gli strumenti musicali, il secondo abilitava ad essere matematici
, capaci di capire i rapporti numerici delle armonie musicali ed al terzo giungevano gli electi
, competenti nell’utilizzo della musica per guarire dalle malattie ed al tempo stesso per comunicare con Dio.
Orietta nel suo volume l filo della danza
sembra proporci lo stesso percorso.
Come la ballerina dalle scarpette rosse
, la Ravenna si avvicina naturalmente e istintivamente alla musica. Tramite la danza ne apprezza i ritmi e le espressioni numeriche per giungere abbastanza presto alla prima rivelazione: il primo gesto dell’uomo è stato certamente un movimento di elevazione, le braccia verso l’alto, in una comunicazione, forse una preghiera con il trascendente
. Si iscrive in teologia.
Il Destino Le chiede poi la prova d’amore
, vuol sapere da Lei se è pura teoria o se c’è una Verità, con la V maiuscola. Se realmente la pelle non è solo una parte del corpo ma il punto di contatto dove finisce l’io e comincia il noi
.
Un rene, dalla forma stilizzata di un padiglione auricolare, è lo strumento che il Fato utilizza per la prova. Orietta ha questi organi che non le funzionano bene, è necessario un trapianto e quindi un donatore. Il rene di Gianni, suo marito, non ha una buona compatibilità con quello di Orietta ma se due persone si amano, vibrano insieme ed i loro corpi, uniti in vibrazione simpatetica, risuoneranno armonicamente all’unisono
.
Una cosa è pensarlo, un’altra affermarlo ed ancora diverso è provarlo sui propri corpi. Loro ci hanno creduto, Gianni dona l’organo ad Orietta ed Il trapianto riesce. Non è solo teoria.
Qui si comprende il senso della parte più toccante, da questo punto di vista la più bella, del libro di Orietta Ravenna. Si legge nell’introduzione a Gianni. Il Dono è amore per la vita, grazie amore mio
.
Orietta e Gianni verso il Lambdoma
di Pitagora.
Aldo Messina
Domenica
Ho sempre amato la danza sino dal mio ricordo più antico. Mia madre Vittoria mi ha raccontato frammenti della sua vita a Pietrachetta, un paesino ai piedi del monte Cusna, nell'Appennino Tosco-Emiliano, che serba ancora il tragico ricordo dei ventiquattro civili morti nella strage del 20 marzo 1944, quando i soldati tedeschi spararono sugli abitanti inermi radunati in una piccola aia. Mia mamma viveva qui con la famiglia: erano tutti parenti e potevano contare sull'aiuto reciproco.
Nonna Domenica, che ho conosciuto solo attraverso i racconti e una foto color seppia risalente ai primi del Novecento, era una donna del suo tempo. Ricordo che del suo ritratto mi colpirono gli occhi brillanti di una luce intensa: sono certa di aver colto in essi la passione che le proveniva dal profondo dell'animo. Lavorava in campagna, tagliando il fieno e portando al pascolo le capre, e accudiva la casa e i cinque figli, mentre il nonno era impegnato al fronte della Prima Guerra Mondiale. Quando mia madre non era ancora nata, durante un breve congedo, si ammalarono i due figli maggiori: nonostante l'aggravarsi improvviso delle loro condizioni, il nonno fu comunque costretto a rispettare l'obbligo di ritorno al fronte. Mentre si allontanava a piedi per raggiungere il battaglione sul colle, sentì in lontananza i rintocchi funebri delle campane: non sapeva che quelle funeste note erano dedicate ai suoi due figli, morti a causa della Spagnola, la terribile epidemia che stava allora mietendo molte vittime. Solo di recente ho appreso che quella tragica pestilenza si è diffusa attraverso militari mercenari