La Regina dei sette cieli
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La Regina dei sette cieli - Giuseppe Muru
Gli Dei dell’universo, si sa, sono otto, più il Dio Padre.
Ma ciò che molti non sanno è che inizialmente regnava uno solo.
Egli allora non aveva un nome, una figura, rispecchiava semplicemente tutto ciò che esisteva.
Oggi lo chiamiamo Dio. Un’entità superiore dotata di straordinaria e infinita potenza, colui che muove sole, stelle e galassie intere. L'essere supremo, onnipotente e onnisciente. Padrone del buio e della luce che comanda tutte le otto direzioni dello spazio. (est,nord,ovest,sud,nord-est, nord-ovest, sud-ovest, sud-est) attraverso le quali il potere cosmico si irradia, e incarnano le otto divinità che presiedono gli otto punti (cardinali e intermedi)
Passò miliardi di anni creando mondi sempre più belli, milioni di razze animali diverse, piante d’incomparabile bellezza e rarità, mari con acque limpide, tempestose, monti risplendenti di colori.
Era bravo a realizzare Mondi immensi.
Espanse lo spazio all’infinito, progettò miliardi di galassie e universi.
Tutto questo non riempivano appieno la sua soddisfazione, sentiva il bisogno di fare qualcosa che lo appagasse; doveva riempire il vuoto che aveva dentro. Vedeva le sue creature lottare per la sopravvivenza e il territorio, animali contro animali, questo non gli dispiaceva ma sentiva che gli mancava qualcosa.
Un giorno improvvisamente gli venne un’idea: prese le sembianze di una PantheraBlytheae. Conosceva ogni angolo dei suoi universi ma non aveva mai provato di persona le emozioni delle sue creature. Conobbe il dolore, l’odio, l’amore; si rese conto che era quello che cercava, l'unica soluzione che avrebbe colmato il suo vuoto, era avere dei figli. Dovevacreare altri Dei come lui, coloro che sarebbero stati i suoi Principi. Era consapevole che creandoli col suo spirito avrebbero ereditato tutti i suoi poteri ma sapeva altrettanto bene che oltre ai suoi pregi avrebbero appreso anche i suoi difetti. Egli era padrone di tutto ciò che esisteva, quindi anche del bene e del male; non poteva e non voleva crearli diversamente.
Per miliardi di anni fu indeciso: il rischio era grande, sapeva che non avrebbe potuto niente contro i suoi figli, pensò che avrebbero potuto distruggere tutto ciò che da lui era stato creato.
Il bisogno di parlare, litigare, con un altro suo simile era sempre più grande: tutto quello di cui si era circondato rispondeva alle sue richieste, ai suoi ordini, alle sue leggi. Mancava qualcuno che, essendo al suo pari, lo contraddicesse.
Fu così che un giorno si decise a dare vita ai suoi figli.
Avrebbe potuto crearli direttamente ma pensò che con una madre sarebbero stati più felici; inoltre per sentirli veramente figli doveva concepirli. Dal suo spirito si strappò una costola dando vita alla sua Sposa.
Per mille anni tutto l’universo fu colmato di luce per lei, fece esplodere mille stelle che, come dei fuochi scintillanti, riempirono lo spazio di miliardi di colori.
Poi arrivò il tempo di realizzare la sua prole.
Per otto volte il suo spirito colmò il ventre della sua sposa, facendo nascere otto Dei.
Ognuno aveva acquisito una parte di personalità e potere uguale al proprio padre ma differente da quella di tutti gli altri fratelli.
Therapon nacque con la predilezione delle fiamme, Gegorio con quella per gli inferi; Anthimo era per l'amore degli animali, Kosmas aveva il dono del freddo, Basileus per la guerra, Zoter per l'innovazione, Petro per la creazione di nuovi generi alimentari e Orthros per le catastrofi naturali.
Il momento tanto atteso stava prendendo forma.
Finalmente si sentiva appagato.
Sapeva che un giorno avrebbe pianto per i suoi figli ma si sentiva soddisfatto, insieme alla sua sposa avrebbero insegnato loro il rispetto per i genitori, tutto l’altro sapere già faceva parte di loro.
La felicità della sua compagna lo appagava ampiamente, i secoli passavano e con essi tutte le sue paure.
I suoi figli si amavano e si stimavano, avevano potere assoluto, potevano creare e disfare tutto ciò che volevano.
L’unica cosa proibita era il soffio di Dio. Non potevano creare creature con il loro spirito come fece il padre con loro rendendoli immortali.
Per miliardi di anni tutto procedette come Dio padre aveva comandato. Poi, un giorno, Anthimo disubbidì al padre: col suo spirito diede vita a creature simili a lui dotate di ragione, intelligenza e immortalità.
Non appena Dio Padre lo scoprì, colmo d’ira puntò il dito verso quelle nuove creature con l'intento di disintegrarle con un lampo.
La Dea Madre intervenne in tempo: Lasciali vivere e morire per loro destino come gli altri animali, rendili mortali, perdona Anthimo, sai che le gesta sono nobili ma soprattutto non lasciare che la tua ira crei rivalità con i nostri figli
.
Dio Padre non poté che darle ragione e così fece.
Però li rese mortali: la loro fisicità sarebbe un giorno andata a svanire ma costruì un posto per le parti delle anime che il figlio aveva donato a quelle creature e lo chiamò il Paradiso Terreste
. Li avrebbero vissuto per sempre.
Tutti gli Dei, entusiasti della novità, iniziarono a dare vita a quelle splendide creature, ne crearono due generi diversi: l’Uomo e la Donna.
I secoli passavano e il Dio Padre era sempre più entusiasta della scelta del figlio; anche se l'uomo era pieno di difetti, era proprio ciò che mancava nell’Universo fino allora troppo perfetto.
I pianeti dove l'uomo aveva possibilità di sopravvivenza erano infiniti, ma in particolare in una immensa galassia vi erano sette pianeti.
Secolo dopo secolo questi mondi si popolarono di vita animale e vegetale. Ovviamente la razza dominante era l’uomo.
In uno di questi pianeti viveva ormai da migliaia di anni un popolo tanto evoluto da essere riuscito a riunire i sette pianeti in un'unica legislazione stellare. Il congresso era composto da settanta ministri, dieci di ogni pianeta; il loro potere era immenso, potevano proporre guerre o decretare la pace.
Solo una persona era al di sopra di loro, il Re Erixs.
Lui solo aveva il potere e la facoltà di emanare norme sulla condotta della guerra e sullo stato di neutralità.
Egli comandava la stanza dei bottoni, il suo mondo era chiamato Tarmassia
. I Tarmassiani ovviamente erano il popolo dominatore, il primo che con la tecnologia aveva conquistato lo spazio stellare.
In passato avevano rischiato l’estinzione: le guerre avevano contaminato il pianeta rendendolo sterile per centinaia di anni. I pochi sopravissuti come monito avevano salvato la documentazione dei disastri successi per colpa dello sviluppo delle armi termico"solari, delle radiazioni atomiche, delle guerre batteriologiche.
Si era deciso di eliminare ogni arma di distruzione di massa.
Ci erano voluti ventimila anni per ripopolare il pianeta.
Ora la medicina e lo sviluppo tecnologico li aveva resi quasi immortali; la vita media superava i mille anni di età. Si era creato un linguaggio universale, solamente ad alcuni