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Il tank 2
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Il tank 2

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Durante una vacanza in mare un gruppo di amici, tra cui una coppia dai trascorsi burrascosi, trova il motivo di confrontarsi con un insolito equipaggio di antagonisti, in un mare ricco di sorprese e imprevisti. Alcuni partecipanti sono alla ricerca di risposte con lo spirito di chi vorrebbe cambiare il mondo, per altri non vi è nulla da modificare perché si sentono così immobili e protetti nel loro guscio, quasi coccolati, da non sentire nessun richiamo. Un racconto dove le emozioni s’intersecano tra distinti punti di vista dando un diverso peso all’avventura.
LanguageItaliano
PublisherAntonio Poli
Release dateApr 23, 2013
ISBN9788867558629
Il tank 2

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    Il tank 2 - Antonio Poli

    Antonio Poli

    Il Tank II

    nell’arcipelago lussiniano

    Durante una vacanza in mare un gruppo di amici, tra cui una coppia dai trascorsi burrascosi, trova il motivo di confrontarsi con un insolito equipaggio di antagonisti, in un mare ricco di sorprese e imprevisti. Alcuni partecipanti sono alla ricerca di risposte con lo spirito di chi vorrebbe cambiare il mondo, per altri non vi è nulla da modificare perché si sentono così immobili e protetti nel loro guscio, quasi coccolati, da non sentire nessun richiamo. Un racconto dove le emozioni s’intersecano tra distinti punti di vista dando un diverso peso all’avventura.

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       Capitolo 1

    Era ormai primavera inoltrata, il secondo sabato pomeriggio di aprile, seduto sulla seggiola preferita della cucina, appena finito di sfogliare una rivista di arredo casa, e nell’attesa di poter bere una tazzina di caffè appena versato dalla sua moka, Nico sentì un forte impulso di evasione. Le settimane passavano veloci e anonime, una dopo l’altra senza che potesse ricordarle per qualche inconsueto evento. La noia della routine quotidiana lo aveva quasi avvelenato. Immaginò di partecipare a una spedizione, un viaggio, raggiungere una meta, prefissarsi uno scopo che potesse rievocare dentro di lui quella voglia di vivere che pareva aver perduto. Era alla ricerca dello stimolo giusto, per accrescere la sua autostima. Desiderava rafforzare i legami con i suoi amici, percorrere insieme un’esperienza unica, voleva provarci, ne era attratto. Era da un bel po’ di tempo che rimuginava dentro di sé questa spedizione, pensava che quella sarebbe stata un’ottima opportunità educativa per l’intero gruppo, la coesione in una piccola comunità vincolata dallo spazio ristretto e piena di regole, pensava gli avrebbe certamente giovato. In particolar modo se si fosse reso protagonista, nello svolgere un ruolo di assoluta responsabilità.

    In passato era stato costretto a rinunciare per futili motivi, dopo aver cercato di organizzare simili eventi, ora vi erano tutte le condizioni per evitare una ulteriore falsa partenza. Ben presto avrebbe pensato a come realizzare il suo progetto, si chiese se fosse stato capace di coinvolgere i suoi amici così come aveva previsto. Li chiamava i prescelti, poiché tra tanti erano quelli che forse avevano le migliori caratteristiche. La sua idea era concreta, si trattava di proporre una semplice crociera in mare, che era la sua grande passione. Però nessuno dei suoi amici aveva simili esperienze, Nico era convinto di poterne trarre un duplice vantaggio. Loro non potevano partire prevenuti, né potevano rifiutare una simile offerta.

    Lui aveva iniziato da piccolo ad andare sulle derive, poi era passato alle barche più grandi, e acquisito maggiore padronanza, poi si era impegnato al corso per la patente nautica, aveva partecipato alle regate organizzate dal circolo nautico di Eraclea, dove per un periodo aveva tenuto la sua barca. Per due anni di seguito si era tuffato in quel bel golfo di Trieste dove aveva partecipato alla Barcolana, poi aveva venduto la barca per ragioni economiche, rinunciando ad andar per mare con un mezzo proprio, ma cercando di conservare qualche buona amicizia nel settore della nautica. Più tardi si dedicò ad un corso da motorista, lì conobbe il figlio di un imprenditore di successo, grazie al quale scaturì per lui una nuova possibilità di navigare. Aveva così passato i due anni successivi imbarcato sul Prisma come comandante, uno Yacht da settanta piedi, con due motori da quasi seimila cavalli cadauno. Per la maggior parte del tempo era rimasto pacificamente ormeggiato in alto Adriatico, a disposizione delle poche volte in cui l’armatore decideva di muoversi, era uscito in mare in cinque occasioni, e ne era rimasto entusiasta, così elettrizzato mentre con la mano stringeva le manette, e volava sul pelo dell’acqua a quasi quaranta miglia orarie. La sua vita la preferiva in mare, ma quando più tardi ebbe l’occasione di un posto sicuro in un ufficio, accettò pensando alla comodità che una scelta del genere avrebbe comportato. Da quel momento si era spesso sentito prigioniero di una scelta sbagliata, era pur sempre un lavoro sicuro, ma era costretto a stare ricurvo al computer seduto ad una scrivania, e cominciava a sentire le conseguenze di quella scelta. Gli sarebbe piaciuto ritornare in mare possibilmente con una barca a vela, farsi cullare dal mare, sentire lo sciabordio delle onde infrangersi sul mascone di dritta mentre la barca manteneva la sua rotta. Sarebbe stato bello per lui rivivere quelle sensazioni, ma non era semplice pensare di cambiare, si convinse della buona alternativa che gli poteva offrire una vacanza.

    Aveva messo la sua vita nel binario della comodità più che in quello della stabilità. Nonostante questa sua melanconica nostalgia per un mondo trascurato, era riuscito a stabilizzarsi con il lavoro, e come tutti alla sua età cominciava a pensare di farsi una famiglia. Nico ora viveva con Laura. La sua precedente e breve relazione sentimentale con una donna straniera era terminata alcuni mesi prima, ma era riuscito a trovare subito un valido motivo per affezionarsi nuovamente. Era stato facile, Laura era una donna molto bella, con un distinto portamento. Solo frequentandola aveva intuito ben presto che lei era poco incline alle faccende domestiche, aveva trovato pane per i suoi denti, lui in passato aveva vissuto da solo per anni, e aveva imparato ad arrangiarsi in tutto. Il fatto di ritrovarsi in casa una donna che ne sapeva meno di lui non lo disturbava, pensava che sarebbe stato molto pèggio se fosse stata frigida.

    Laura era laureata in psichiatria, si riteneva una persona capace di indirizzare le persone che a lei si rivolgevano verso una possibile soluzione ai loro problemi. Era spesso gioviale e spensierata, ma sapeva anche essere estremamente precisa e petulante nei momenti sbagliati. Aveva sviluppato un notevole intuito nel capire le persone, e su questo pure si divertiva a fare qualche scherzo, quando era al ristorante alle volte, per una strana coincidenza, ordinava al cameriere proprio quello che al momento mancava, e comunque chiedeva delle modifiche ai piatti proposti nel menù. Con la sua simpatia e vitalità aveva ben presto destato l’interesse di Nico, che era riuscito a dimenticarsi all’istante dei suoi difetti. Lei aveva instaurato un rapporto piuttosto ossessivo verso il suo uomo, lo riteneva il suo indiscutibile oggetto del desiderio, lo ricolmava di attenzioni, ma aveva un problema. Questo era il motivo per cui lui si sentiva a disagio, anche se questo non glielo diceva, in principio ne aveva fatta una questione di galanteria, poi si era trattenuto per non ferirla. Laura questo lo capiva, ciò nonostante non riusciva a modificare il suo comportamento. Lei continuava a ripetergli che sarebbe finito male se avesse tenuto quella maschera che non gli permetteva di vedere quanto lei lo amasse. Laura pensava di non essere amata come desiderava, per di più era convinta che a lui interessasse poco. Era come se avesse fissato un parametro di qualità che quantificava il bene che lui le voleva. Quando non riusciva a ottenere ciò che desiderava, cominciava ad accusarlo inscenando una serie di discussioni che lui interpretava come fossero rappresaglie.

    Nico aveva qualche incertezza da questo punto di vista, sapeva che lei gli voleva molto bene, ma gli pareva di essere costantemente sotto esame. Anche se ne era stato catturato dal suo fascino, e come spesso accadeva dove c’era di mezzo il cuore, era anche disposto a soffrire un po’, pur di rimanere attaccato. In quel periodo si chiedeva spesso come si vedeva insieme a quella donna, quasi per avere delle conferme su quello che provava. Grazie al viaggio, gli si parava davanti una eccellente possibilità, poteva staccare la spina dal suo legame affettivo almeno provvisoriamente, ricavarsi uno spazio dove vivere dei momenti lontano da lei, con l’intento di ottenere un po’ di chiarezza.

    Nico non era insoddisfatto della sua vita o del suo rapporto affettivo, era semplicemente alla ricerca di un momento di svago e spensieratezza. Si era finalmente sbloccato qualcosa dentro di lui, sapeva cosa voleva fare, sarebbe stato semplice così immaginare come si sarebbe organizzato. Si decise a chiamare i suoi amici per fissare una cena al ristorante. Era l’orario giusto quella sera per chiamare. <> Il Cummenda non se lo fece ripetere due volte poiché era una buona forchetta e riusciva con manifesta soddisfazione a concedersi qualche bis alle volte; lui poi sopperiva alle grosse abbuffate facendo molto sport. Nico chiuse la conversazione con un grosso sorriso. Il Cummenda si allenava in piscina regolarmente tre volte la settimana, la sua attività lavorativa gli lasciava diverso tempo libero, era impiegato presso un consorzio di aziende vinicole. Il suo carattere era allegro, e piuttosto meticoloso nell’organizzarsi la giornata, quando era con gli amici, gli piaceva stare al centro sotto i riflettori. Era sempre curato e ben vestito. Ventisettenne alto un metro e settanta, era muscoloso, con capello riccio molto folto e di colore castano chiaro, con una faccia rotonda. Aveva di sicuro un carattere deciso, infaticabile nel suo generoso dispendio di energie in ogni cosa che faceva. Con le donne aveva un notevole successo, anche per il suo essere ostinatamente positivo e sereno, amava sentirsi invischiato in brevi avventure sentimentali. Viveva in una grande casa insieme a suo padre, riuscendo a coordinare le faccende domestiche senza l’ausilio della governante. Come seconda attività sportiva, aveva scelto il ciclo amatoriale, per il quale si preparava meticolosamente. I suoi amici gli avevano assegnato questo particolare soprannome, grazie alle sue lontane nobili origini.

    Nico chiuse la breve conversazione e consultò la sua rubrica, poi si accorse che era la sera sbagliata per sentire l’altro amico, che di solito era impegnato a giocare a calcetto, lo avrebbe chiamato il giorno seguente.

    Nico aveva in mente di chiamare un’altra cara persona sua amica, una vecchia conoscenza della compagnia di un tempo. L’aveva rivista in centro, davanti alle vetrine, la domenica precedente, e aveva colto nel suo educato sguardo una certa delusione, lui se ne era dispiaciuto. Giorgia era una ragazza in gamba, sola e impegnata nel lavoro, abbastanza socievole per rendersi gradevole in compagnia, si chiese se lei avesse avuto il tempo e la voglia di accettare una simile avventura in mezzo al mare qualora glielo avesse proposto. Lei era una donna diligente, poteva contribuire a mettere un po’ d’ordine in quella barca, per contro Nico che avrebbe avuto un mare di problemi da fronteggiare non voleva occuparsi anche di tenere a bada il disordine dei suoi amici. Lui stava valutando di invitare Giorgia per avere un aiuto per tenere in ordine la barca, sapeva di essere ordinato, ma nutriva dei dubbi nei confronti dei suoi amici. Una donna a bordo secondo Nico poteva garantire un migliore rispetto delle regole, una minore propensione a lasciarsi andare con vizi, gesti o parole sconosciute a qualunque galateo. Non si era reso conto che una donna come Giorgia poteva influenzare molto le persone, e che la sua presenza avrebbe modificato gli equilibri del gruppo fin da subito. Avrebbe involontariamente acceso tra i ragazzi una pura competizione per farsi notare nel bene o nel male secondo il loro umore oppure secondo la situazione del momento. Nico non poteva prevedere tutto, e pensò a lei principalmente per soddisfare il suo bisogno di ordine.

    Quella sera era eccitato per via del viaggio, si disse: <>

    L’indomani pomeriggio, approfittando di trovarsi solo in casa, compose il numero del Cavaliere. Il suo vero nome era Giovanni, ma per i suoi amici era soprannominato Il Cavaliere, riferendosi proprio al riconoscimento che lo Stato rende nei confronti di persone benemerite, appuntandogli al petto la medaglia crociata di colore verde, ordine al merito del lavoro. Tuttavia tra le sue numerose qualità personali, tutto questo non lo riguardava affatto, per i suoi amici che lo conoscevano bene e non lo avevano visto impegnato nel lavoro un solo giorno della sua vita, chiamarlo Cavaliere era esclusivamente un modo scherzoso per evidenziare questa sua straordinaria inettitudine. Per sua fortuna poteva disporre di un discreto patrimonio famigliare, forse al contempo causa della sua scarsa propensione all’impegno. Tuttavia lui stesso era solito raccontare di occuparsi di grossi affari nel campo dell’edilizia, proprio per mascherare questa sua inattività. Il suo riscatto costituiva nell’essere una persona molto informata, la maggior parte del tempo lo dedicava alle sue ricerche nella rete internet, in questo modo era sempre molto aggiornato. Era conosciuto come persona molto aperta, di buona compagnia, a lui piaceva molto fare regali e di conseguenza ne riceveva molti.

    Nico aveva riposto la sua attenzione in lui, per la sua intelligenza nel risolvere i problemi, ma sapeva di domandare quasi l’impossibile! Il suo amico non era per nulla incline al movimento né alla novità per sua natura, ma lui era deciso nel portare a termine la missione: riunire gli amici e andare per mare. Con questo carico di energia e trasporto, fece il suo tentativo. Alzò il ricevitore e compose il numero. <> Dopo una breve pausa, la risposta: <> Nico era contento, era già a metà dell’opera, usando le sue doti persuasive era certo di poter convincere gli amici con un po’ di pazienza, era anche sicuro di star loro offrendo un’occasione irripetibile.

    L’indomani i ragazzi si presentarono puntuali in ristorante, come loro abitudine, a dire il vero il Cavaliere aveva già avuto modo di sorseggiare un paio di aperitivi all’Aperol con tanto di piattino di patatine fritte, poiché era sua abitudine arrivare dieci minuti prima agli appuntamenti. Non aveva semplicemente dimenticato come doveva essere regolato il suo orologio in acciaio e di buona marca, per lui era una questione di puntualità, visto che disponeva liberamente del suo tempo, non riusciva a giustificare gli altri. Lui non poteva soffrire i ritardatari, sarebbe stato capace di andarsene se gli altri avessero tardato di pochi minuti. Il Cavaliere guardava ripetutamente fuori dalla finestra che dava sul piazzale dove aveva parcheggiato, si era già innervosito e preoccupato, mancavano cinque minuti allo scadere dell’orario prefissato e non vedeva nessuno, durante la sua attesa di tanto in tanto si era alzato ed era uscito più volte a fumare nervosamente.

    Il Cummenda si presentò un paio di minuti dopo, con una t-shirt della ‘North Sailing Team’ sotto una comoda giacca di lana, quasi avesse già intuito l’argomento proposto da Nico quella sera, voleva rimanere nel clima, indossando qualcosa di attinente alle ferie estive, era curioso di sapere di cosa dovevano discutere, anche se qualcosa forse lo aveva intuito. Stava armeggiando con la disposizione del tovagliolo e delle sue posate, tra un piatto di gamberoni e i crostini alle uova di lompo, annaffiati da un delicato vino bianco appena frizzante. Quella per loro era una situazione familiare, come quando insieme giocavano a poker, mentre lui teneva in mano un fantastico tris d’assi e aspettava solo di vedere cosa avessero in mano gli avversari.

    Nico arrivò subito dopo insieme a Laura, aveva sperato fino all’ultimo che lei fosse stata impegnata con qualche amica quella sera, lei vedendolo prepararsi si era vestita in silenzio e piazzata davanti alla porta d’ingesso, a quel punto lui non poté far altro che prendersela sotto braccio. Si presentò con in mano una carta nautica, l’aveva presa in garage dentro il suo armadio segreto, perché neppure Laura doveva sapere cosa vi fosse all’interno. Quello era il suo mondo, avrebbe scelto lui quando e se concedere ad altri di farne parte! Nell’armadio custodiva parte dei ricordi della sua vita, quelli legati alle sue attività marinare. Pure lei aveva taciuto, forse per non correre il rischio di dover discutere una possibile rinuncia. Nico era restio ad aprirsi completamente e parlare di tutto con la sua nuova compagna. La doveva capire meglio per poi pensare di poter togliere quelle barriere di difesa. Era impaziente di proporre il viaggio ai suoi amici, aspettava solo il momento giusto per prendere la parola, ma lasciò che la cena proseguisse senza cedere alle continue domande che gli venivano poste. Mentre la cameriera distribuiva i caffè iniziò il discorso.

    <> Esagerò. Poi continuò a parlare. <> Lo interruppe il Cavaliere. <> Nico non si perse d’animo, aveva un jolly da calare ancora, questo era il momento giusto si disse: <> E riprese a parlare. <> Li fece restare un attimo in attesa. <> Un attimo di pausa e poi il

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