Antifa: Storia contemporanea dell'antifascismo militante europeo
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Anteprima del libro
Antifa - Valerio Gentili
lotta
PROLOGO
Riempire il vuoto
L’antifascismo militante tra le macerie della classe operaia
Ho concepito Antifa come seguito ideale di Bastardi senza storia (Castelvecchi, 2011). Per questo la ricerca che segue si concentra su un tema appena accennato nel precedente lavoro e dà spazio alle vicende di quei gruppi antifascisti che, a partire dagli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, hanno combattuto per le strade delle metropoli europee la prepotente rinascita della fenice bruna sullo sfondo di una crisi internazionale meno disastrosa ma per certi versi simile a quella che stiamo vivendo attualmente. In quegli anni, forieri di radicali trasformazioni internazionali, la Destra estrema riorganizzò le proprie fila attorno a un nuovo mantra: la battaglia contro l’immigrazione. Un discorso che, riportando all’ordine del giorno la bestemmia della «purezza della razza» e agitando la problematica di un confine all’interno del quale difendere la «Fortezza Europa», avrebbe ottenuto un grosso impatto mediatico. Classi politiche sfiduciate e corrotte, insieme a una Sinistra in preda a una pesante crisi d’identità, fecero il resto. La suadente retorica della Destra radicale, il suo messaggio semplificatore e marginante, parlava alla pancia dei popoli europei un linguaggio che finì ben presto per sedurre fette consistenti di ceti medi impoveriti e classe operaia orfana di ideali. Mentre il novello socialismo escludente dell’estrema Destra rivendicava casa, lavoro e servizi per i popoli autoctoni, chiusura e difesa dei confini e recupero dei miti mobilitanti della tradizione, redivive squadre d’assalto ingaggiavano una guerra senza esclusione di colpi per il controllo delle strade. Nuovi aspiranti führer, intanto, si ergevano a difensori delle virtù