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L’irripetibilità delle cose
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L’irripetibilità delle cose
Ebook44 pages33 minutes

L’irripetibilità delle cose

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About this ebook

Può succedere a tutti. Trovarsi d’un tratto, una notte insonne, per strade buie di paese, a girovagare soltanto per ammirare indisturbati la bellezza sempre nuova del cielo stellato. Fermarsi a riflettere, lontani da rumori e distrazioni quotidiane, sull’unicità e la preziosità di ogni momento che ci è donato. E d’un tratto, il caso - o forse il destino sempre in agguato - basta a farci incontrare chi si insinua nella vita e nella coscienza perché niente, poi, sia come prima, e tutto torni in discussione: le proprie certezze tenacemente o ingenuamente difese, le piccole ipocrisie necessarie al sopravvivere delle apparenze, le abitudini che soffocano ogni spontaneità umana. E poi un gesto folle, eccessivo ma forte. Che ci ammonisce sulla necessità di trovare il coraggio per scegliere di non subire la vita ma di vivere sempre da protagonisti, e ci insegna a maturare sfidando l’irripetibilità delle cose e accettando l’irriducibile diversità di chi ci sta intorno. Un racconto dedicato a tutti coloro che non hanno mai pensato di poter cambiare il proprio punto di vista sul mondo e sulle persone.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 13, 2014
ISBN9788891153807
L’irripetibilità delle cose

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    L’irripetibilità delle cose - Nicola Romano

    vetro.

    CAPITOLO I

    Quella notte d’agosto restai a lungo dinanzi alla finestra a contemplare le stelle. Ripensai alla giornata finalmente conclusa. Che tristezza. Nessuno dovrebbe mai ripensare alla giornata appena trascorsa con un avverbio come questo. Come se avessimo a disposizione l’eternità. La nostra esistenza non è così lunga da permetterci termini come ‘finalmente’.

    Ogni giorno trascorso è un numero in meno nel conto alla rovescia che ci separa dalla fine. Esprimersi con un finalmente equivale a dire: ‘Meno male. Un giorno in meno da vivere, un giorno in più per morire.’

    Eppure quella interminabile notte era frutto di un altrettanto interminabile giorno. Neppure ricordo quale fosse il motivo di tanto rancore per un giorno che nulla sembrava avere di diverso dagli altri. Ricordo solo la pace che mi avvolse nel contemplare il cielo stellato.

    Decisi di uscire. Era da tempo scoccata la mezzanotte e non avrei trovato più nessuno. Indossai una camicia blu, come a voler entrare in sintonia con quel cielo che mi invitò a godermi la notte per riscattare il mio disprezzo per un giorno consumato in malo modo. Superai il vecchio mulino, la fontana e i lampioni che fiancheggiavano la via principale. Mi diressi verso una piccola via senza illuminazione. Quella luce sulla strada mi distoglieva dalle stelle. Avevo bisogno del buio per mantenere il contatto visivo col cielo. All’orizzonte il fuoco divorava le stoppie di grano, mentre in lontananza udii i latrati dei cani spaventati da quel rosso che pareva volesse raggiungere l’immensità del cielo.

    Improvvisamente mi fermai. Mi resi conto che i miei passi turbavano il silenzio che avvolgeva quella strada. E poi, che senso avrebbe avuto camminare ancora? Mi sedetti su di una grossa pietra dinanzi a una casa diroccata e ricominciai nuovamente a osservare il cielo, cercando di riordinare le idee dal punto in cui le avevo lasciate prima di uscire.

    D’un tratto sentii un colpo di tosse provenire dalla finestra della casa diroccata. Subito pensai a un altro appassionato di stelle, ma ben presto mi resi conto dell’assurdità di quell’idea. Mi voltai e vidi un uomo trascinarsi lentamente verso la finestra alla ricerca di un appoggio. Non saprei dire quanti anni avesse. Sicuramente molti, a giudicare dalle lunghe rughe che, nonostante l’oscurità, si stagliavano ben visibili sul

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