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Greed
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Ebook223 pages2 hours

Greed

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LanguageItaliano
Release dateJan 20, 2014
ISBN9788868853471
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    Greed - Davide Volonté

    Davide Volonté

    Greed

    «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell'abbon­danza la sua vita non dipende dai suoi beni».

    Vangelo di Luca 12,15

    ***

    Ogni riferimento a luoghi, a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

    ***

    ISBN:Non disponibile

    Questo libro è stato realizzato con BackTypo

    un prodotto di Simplicissimus Book Farm

    Greed

    Indice dei contenuti

    PRIMO GIORNO

    1.

    2.

    3.

    4.

    5.

    RIVELAZIONI

    1.

    2.

    3.

    4.

    5.

    SCELTA LIBERA

    1.

    2.

    3.

    4.

    5.

    SENZA RAGIONE

    1.

    2.

    3.

    4.

    5.

    TIRARSI FUORI

    1.

    2.

    3.

    4.

    5.

    EPILOGO

    PRIMO GIORNO

    1.

        La berlina procedeva lenta nel traffico del mattino. I flussi d’auto si trascinavano lungo le strade di Milano, destinati ai semafori successivi. Sotto il cielo di Maggio, i frastuoni riecheggiavano in tonalità stridenti.

    L’orologio indicava le sette. L’uomo riabbassò il polsino della camicia e si riassestò sul sedile posteriore, sforzandosi di scrutare la prospettiva che il finestrino gli offriva. Ogni tanto adocchiava l’autista, silenzioso e impeccabile; molto più spesso spostava lo sguardo al trolley, come se sentisse il bisogno di aggrapparsi all’unico oggetto che in quel momento gli appartenesse.

    La sua mente stava ripercorrendo a ritroso le vicende dell’ultima ora, da quando l’auto di NRG, avvolta dalla luminescenza rosea dell’aurora, aveva parcheggiato sotto casa sua. L’uomo ripensava al batticuore celato tra le tendine, dalle quali aveva spiato i movimenti di quel tizio che era sceso dalla berlina e si stava avvicinando al cancelletto. Donatella stava dividendo l’attenzione tra il marito e il respiro affannoso di sua figlia Elisa.

    Sono loro, aveva bisbigliato lui, fissando la strada lontana sei piani dal suo sguardo.

    Sei sicuro di voler andare? Se non te la senti, troveremo un altro modo per…

    Sai che non esiste un altro modo. Tu occupati della bambina, al resto penserò io.

    Il cicalio del citofono li aveva fatti trasalire, sopraffacendo i loro pensieri.

    Andrà tutto bene. Al mio ritorno, Elisa potrà curarsi.

    La donna aveva annuito, il viso velato dalle prime lacrime, mentre lui si era diretto verso la cornetta.

    Va bene, scendo subito.

    Stai attento, ti prego. Se dovesse succederti qualcosa, io…

    Stai tranquilla, dai, non piangere: parteciperò a un reality, non a una guerra. Piuttosto, sai se Giovanna riesce a passare, oggi?

    Si, mi ha garantito che viene direttamente qui, quando finisce il turno in ospedale.

    Bene. Stalle addosso, mi raccomando. È una brava infermiera, ma a volte si distrae…

    Non ti preoccupare, amore.

    L’uomo aveva spostato lo sguardo sulla bimba, avvolto da una nostalgia disarmante.

    Fatti forza, stellina. Papà tornerà tra cinque giorni e ti porterà un bel regalino. Vedrai, per il tuo primo compleanno organizzeremo una grande festa!

    Le aveva dato un bacio sulla guancia, prima di recuperare il bagaglio e voltarsi verso Donatella.

    Allora, io vado…

    Sua moglie si era avvicinata e gli aveva preso la mano. Si erano fissati a lungo, dritti negli occhi, complici di intese e speranze che nessuna espressione poteva descrivere.

    Solo una cosa, prima. Voglio che tu sappia che approverò ogni tua scelta, qualsiasi essa sarà. So quanto il tuo cuore sia generoso e so anche quello che significhiamo per te.

    Lui aveva sorriso, colmo d’orgoglio.

    Devi promettermi che non ti sentirai mai solo, soprattutto nei momenti di sconforto.

    Te lo prometto.

    Buona fortuna, amore mio, gli aveva sussurrato infine, tranquillizzandolo con un bacio.

    Anche a voi. Spero tanto di non deludervi.

    Non potresti neanche volendo. Vai là sereno e fa’ solo del tuo meglio, senza assilli. Pregherò il Signore ogni momento, affinché sia la volta buona.

    Lo sarà. Vedrai, stavolta lo sarà.

    Ricordava bene com’era iniziata, quella storia: si era coricato da pochi minuti, dopo aver salutato l’arrivo di un’alba che gli era sembrata come tante altre. Nel dormiveglia, aveva udito gli squilli fastidiosi del telefono, quindi la voce di Donatella. Qualche parola che gli era giunta ovattata e infine la porta della camera che si era aperta.

    È per te, tesoro. Dicono che sono della televisione.

    Quelli del canone? E cosa diavolo vogliono?

    No, dicono che sono emissari di un’emittente privata. Vogliono parlare con te.

    Si era alzato, frastornato dalla fatica di quel turno pesante come un macigno, che tornava ogni maledetta notte dalle dieci alle sei.

    Pronto?

    Buongiorno, parlo con il signor Lorenzo Beccardo?

    Si, sono io.

    Sono Devazzani, signor Beccardo, e chiamo per conto di NRG. Sono sicuro che ci conosce, signor Beccardo.

    Certo che vi conosco, ma non sono abbonato alla vostra pay TV. E, glielo dico subito, non sono interessato a farlo.

    Risata garbata, all’altro capo dell’apparecchio.

    No, signor Beccardo, non sono un venditore, ma un dirigente televisivo. Ed è per me una gioia comunicarle una notizia che cambierà la sua vita.

    Quel Devazzani aveva detto ben poche cose, pur avendo speso un’infinità di parole e condito i suoi proclami con un’allegria che inquietava. Alla fine, era riuscito a spiegare il motivo della sua chiamata: il network stava organizzando un nuovo reality show, che metteva in palio un premio in denaro.

    Rigorosamente denaro contante, signor Beccardo; niente gettoni d’oro o altri trucchetti televisivi.

    Il sorteggio era stato fatto includendo tutti i tabulati delle aziende italiane, perché NRG era alla ricerca di persone vere, provenienti dalla classe lavoratrice. Non voleva attori di seconda scelta, né raccomandati inetti. Il nome di Lorenzo era stato semplicemente estratto tra milioni, sfidando tutte le leggi matematiche della probabilità.

    Un vero colpo di fortuna; non crede, signor Beccardo?

    Io… io non capisco…Non ho partecipato a nessun concor…

    Tutti i lavoratori l’hanno fatto, senza saperlo.

    Come sarebbe a dire, scusi? Io non ho dato alcun consenso al trattamento dei miei dati personali! Qui si tratta di violazione della privacy!

    Non si perda in dettagli inutili, per cortesia: riceverà ogni spiegazione a tempo debito. Piuttosto, rifletta su quanto le sto dicendo. Lei può vincere molto denaro, signor Beccardo.

    Quanto, esattamente? Di che cifre si sta parlando?

    Come può immaginare, non le posso anticipare niente. Deve fidarsi di me, ma soprattutto di NRG: un marchio che è una garanzia.

    Mi spiace, ma al momento sono a corto di certezze…

    Signor Beccardo, la sto invitando a partecipare al nostro gioco. In cambio dell’opportunità che chiunque vorrebbe, le chiedo solo la disponibilità e cinque giorni del suo prezioso tempo.

    Ne parlò come se si trattasse di una richiesta semplice. Faceva alla svelta a proporre, lui. Era un dirigente, guadagnava montagne di soldi e disponeva del tempo a suo piacimento.

    Signor Beccardo, questo è un treno da prendere in corsa. Sono le tempistiche televisive, lo sa meglio di me perché mi sembra un uomo attento. E anche molto, molto fortunato. Almeno al gioco, signor Beccardo. Vedrà, ci saranno grandi sorprese se deciderà di accettare. Le offro l’occasione per porre fine a tutte le sue difficoltà.

    Difficoltà, lei dice? Mi creda, sono molto più che semplici diff…

    Detesto doverla interrompere, signor Beccardo; purtroppo, altre urgenti faccende mi reclamano. Comprendo benissimo le vicissitudini delle persone, gli affanni quotidiani. Per questo portare ottime notizie mi rinfranca il cuore.

    Devazzani aveva deciso di stringere i tempi. Si era limitato a informare il suo interlocutore che aveva a disposizione sette giorni di tempo per prendere una decisione. Accettando la proposta, Lorenzo avrebbe conosciuto la data in cui un’auto si sarebbe recata a casa sua e lo avrebbe accompagnato al luogo prescelto. Una volta raggiunta la location, poi, un incaricato dell’emittente sarebbe stato ben disponibile a fornire tutte le delucidazioni necessarie, a lui e agli altri fortunatissimi concorrenti.

    Devazzani si era infine congedato, dopo aver assicurato di richiamare allo scadere del settimo giorno. La sua ultima precisazione era stata che, tra gli effetti personali di ogni partecipante, non potevano esserci né telefonini né oggetti pericolosi.

    La berlina imboccò la tangenziale. I primi riverberi del sole luccicavano sui finestrini e sulle lamiere dei veicoli, indaffarati ad aprirsi un varco tra le corsie intasate.

    Ne avevano parlato insieme un sacco di volte, lui e Donatella. Il loro animo era diviso tra sconcerto e diffidenza: da una parte, si era imposta la consapevolezza che potesse trattarsi dell’unica opportunità per salvare la loro bambina. Se non avessero tentato, il rimorso li avrebbe martoriati per tutta la vita. Dall’altra, era cresciuta la convinzione che dietro quella faccenda si nascondessero solo dei ciarlatani dal sorriso ipocrita, pronti a vendere enciclopedie oppure a proporre polizze sulla vita, sulla casa o su chissà cos’altro.

    In fondo, quali alternative avevano? Donatella, esaurito il tempo di maternità, era stata costretta a lasciare il lavoro di commessa, per accudire Elisa a tempo pieno. Lorenzo, dal canto suo, era vincolato a una mansione mal retribuita e senza margini di miglioramento, che ogni maledetta notte lo inchiodava alla garitta di custodia del parcheggio. Oltretutto, le lunghe ore di solitudine gli concedevano solo l’occasione per commiserarsi e rimuginare, unici compagni gli spettri delle sue angosce.

    La situazione non era certo migliorata quando avevano deciso di rivolgersi alle persone più vicine: l’illusione di ricevere sostegni concreti si era infranta contro l’indifferenza e l’ipocrisia. I parenti si erano dileguati appena fiutato l’odore di possibili richieste di denaro, non prima però di aver speso toccanti parole di conforto. Gli amici avevano cominciato ad accampare un’infinità di pretesti e, nelle ultime settimane, a evitare perfino di rispondere al telefono. Tutti avevano finto ed erano fuggiti imbarazzati; le ferite dei Beccardo, soli e sfiniti, bruciavano sotto le lacrime.

    La berlina lasciò la Tangenziale e procedette in direzione di Pavia. Tra le brughiere emergevano cascine e fienili, animali al pascolo protetti da recinti di legno.

    - Non manca molto, signor Beccardo. Tra venti minuti saremo a destinazione.

    - Va bene, grazie - rispose l’altro, soddisfatto per aver scoperto che anche l’autista aveva una voce. Ormai ci siamo, pensò, raggiunto da un’improvvisa paura fisica che cercò di respingere con un respiro profondo.

    Era giunto il momento di valutare quell’opportunità per ciò che era. Se avessero tentato di propinargli libri o polizze, non avrebbe fatto altro che alzare i tacchi e andarsene. Poco gli importava di come sarebbe tornato a casa; in autobus, in treno o perfino a piedi. Non c’era più tempo per esitare, non per Elisa. Era suo padre, e doveva andare fino in fondo. In caso di fallimento, sarebbe semplicemente ripartito una volta di più. Non si sentiva solo, Donatella condivideva ogni suo respiro. C’era anche il buon Dio, da qualche parte. E magari un angelo etereo, seduto accanto alla sua bambina.

    Ormai ci siamo.

    Il passaggio dell’auto scatenò un’esplosione di uccelli. Lorenzo chiuse gli occhi e dilatò le narici; la verità era dietro l’angolo.

    2.

       La strada sterrata affondava nel ventre del boschetto, scortata sui cigli da file di robinie che imponevano la loro ombra. Dopo trecento metri, oltre la curva, apparve una casa: s’intravedeva appena, protetta da una recinzione di siepi. Beccardo sentì il respiro accorciarsi, mentre il cuore pulsava nelle tempie. Ormai ci siamo, si disse per l’ultima volta.

    La berlina giunse davanti al cancello automatico, che si aprì immediatamente. S’immise nel viale selciato, attraversò il giardino e raggiunse lo spiazzo del parcheggio. Si arrestò davanti al vialetto pedonale, dal quale si poteva raggiungere il portico. Nell’androne sostava un gruppo di persone; alcune di loro sembravano indossare lo stesso abito, come se si trattasse di un’uniforme.

    Recuperato il bagaglio, Lorenzo scese dall’auto e chiuse la portiera. Osservò l’autista ripartire con decisione e ripercorrere il viale, fino a scomparire oltre il cancello. Si avviò verso gli altri, esplorando le composizioni che lo attorniavano. Le aiuole esplodevano in un mosaico di azalee e ortensie, conturbato dalla fragranza delle rose. La vivacità dei tulipani si alternava all’erba rasa, dove la brezza correva in soffici onde.

    Un individuo gli si stava avvicinando. Beccardo lo scrutò con attenzione: si trattava di un giovane dalla bella presenza, apparentemente sicuro di sé. Sfoggiava un vestito scuro, di raso, abbinato a una camicia color ghiaccio e a una cravatta gialla. Il passo sicuro faceva intendere che si trattasse dell’incaricato menzionato da Devazzani, anche perché, fino a pochi istanti prima, si era intrattenuto con quelli che dovevano essere gli altri concorrenti. Alle sue spalle si erano mossi i tre accompagnatori, forti della loro corporatura da lottatori di wrestling. Si fermarono dietro di lui, nascosti da un paio di occhiali a specchio, e si limitarono a incutere timore dall’alto del loro metro e novanta.

    - Buongiorno, signor Beccardo, mi chiamo Davide Briola. A nome di tutto lo staff di NRG, le do il benvenuto. Come avrà già intuito, questa sarà la casa in cui si svolgerà il gioco. Bruno, per cortesia, pensa al bagaglio del signore.

    Lorenzo vide che uno dei tre bellimbusti era uscito lateralmente dal piccolo plotone e stava avanzando verso di lui. Non era sicuro di volergli lasciare il trolley, però si convinse alla svelta, complice la fisicità imponente di questo Bruno. Se le cose si fossero messe male, ritenne, non avrebbe fatto altro che riprenderselo e tornare a casa.

    - La prego, mi segua. La accompagno dagli altri concorrenti.

    Percorsero insieme il breve tragitto, fino all’androne. Lorenzo inalò il fresco profumo che l’uomo emanava; sembrava provenire dal movimento dei suoi lunghi capelli ondulati.

    - Signori, vi presento il quarto e ultimo concorrente: il signor Lorenzo Beccardo.

    - Molto lieto - sussurrò timidamente lui.

    - Monica Pacci - si presentò l’unica presenza femminile, allungando la mano. Era una donna di bell’aspetto, elegante nel vestito e nelle movenze. Le forme seducenti erano perfettamente proporzionate al metro e settanta di altezza. Gli occhi smeraldini brillavano, incastonati in un viso delicato. Le ciocche ramate accompagnavano i movimenti.

    - Tommaso Andreini! - esclamò uno dei due uomini, elargendo una salda stretta di mano. Il viso scavato era il preludio alla sua costituzione esile, evidenziata da una statura che superava il metro e ottanta. La chioma castana e scompigliata copriva collo e orecchie, rivitalizzata da un ciuffo disordinato sulla fronte. Nei suoi occhi scuri aleggiava una strana inquietudine; Lorenzo si chiese quale fosse il tormento che lo avesse trascinato fin lì.

    - Io sono Michele Cortina - disse distrattamente l’ultimo, senza muoversi. La sua altezza, di poco superiore a quella della donna, metteva in risalto un ventre leggermente sovrappeso. I capelli erano neri, fitti e lisci, dall’attaccatura bassa. Le sfumature di grigio dei suoi occhi mostravano uno sguardo fiero, perfino provocatorio. L’uomo sembrava annoiarsi, ma forse era solo infastidito da una compagnia indesiderata.

    Osservandoli meglio, Beccardo ebbe la sensazione che fossero tutti suoi coetanei, intorno alla quarantina. Solo Monica sembrava più giovane di qualche anno. Ritenne però inutile spingersi oltre; non era mai stato bravo a indovinare l’età delle

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